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Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


mercoledì 23 Febbraio 2011, 15:48

Sogno e realtà nei trasporti milanesi

In questo veloce giro milanese mi è capitato di scontrarmi di nuovo con i trasporti pubblici lombardi, e di verificare con mano la differenza tra annuncio e realtà.

Alle stazioni infatti sono ben visibili gli annunci di una serie di novità nel trasporto regionale: in pratica la regione ha introdotto un abbonamento “globale totale” che permette di usare qualsiasi mezzo pubblico in tutta la Lombardia, dal bus alle funivie, dai treni ai battelli, per 99 euro al mese. E mi sembra un’ottima idea per chi si sposta molto. Poi, la regione offre sconti sugli abbonamenti familiari: addirittura, se ho visto bene, dal terzo figlio in poi l’abbonamento è gratis e già il secondo lo paga pochissimo, e inoltre ogni abbonato adulto può portare con sè un figlio o nipote bambino gratuitamente. Tutto bellissimo. E poi, in tutti i capoluoghi di provincia viene introdotto l’abbonamento treno + mezzi urbani. Fantastico, il Piemonte prenda esempio.

Poi ti scontri con la realtà. E la realtà è che io dovevo andare da Porta Venezia a Porta Garibaldi senza prendere il passante, perché poi da Garibaldi dovevo proseguire in metro con il mio socio e così potevo usare un biglietto solo. A piedi ci va mezz’ora scarsa, è un percorso che ho fatto varie volte, ma non volevo presentarmi sudato stile maratona, e dunque ho pensato: ci sarà un mezzo di superficie che fa questo percorso, in cinque minuti son là.

Anzi, sapevo, per esserci passato davanti varie volte, che da Repubblica c’era un pullman intuitivamente denominato 29-30 Collegamento che andava a Garibaldi. Questo perché le linee 29/30 sono l’equivalente tramviario sulla circonvallazione interna di ciò che sono i filobus 90/91 sui viali esterni: sono due circolari e il numero distingue il verso di rotazione (noi torinesi invece usiamo la stessa numerazione nei due versi, 16 destro e 16 sinistro). Poi, per i lavori di Porta Nuova, hanno interrotto la circolare e dunque è rimasta una sola linea non circolare con un percorso a U, denominata 29/30, e appunto una navetta di collegamento per il tratto mancante.

Ora, alla stazione di Porta Venezia, nell’atrio del passante, c’è una cartina della città con i percorsi dei mezzi: sono andato a controllare e con mia sorpresa ho trovato il 29/30 ripristinato sul suo percorso. Bene, ho pensato, hanno finito i lavori e riattivato il tram, che efficienti. Fatta la mia commissione vado alla fermata, e trovo una situazione un po’ confusa: il pannello indica solo il 9, alla palina c’è scritto anche 29, ma non passa. Alla fine intuisco che qualcosa non va, prendo il 9 e vado fino a Repubblica.

Alla fermata del 9 in cui scendo c’è un’altra cartina: questa volta riporta la situazione che conoscevo io. Bene, mi basta attraversare la piazza e prendere il 29-30 Collegamento. Vado alla fermata, e trovo un cantiere che la circonda; tutto per aria, e soltanto un vecchio e arrugginito cartello di forma ottocentesca a indicare una fermata provvisoria, senza indicare che linee vi transitano. Perdo di poco un bus col numero 37: poco male, non è il mio. Aspetto, aspetto, aspetto… e arriva un altro 37: orribile sospetto. Chiedo all’autista: il 29-30 Collegamento non esiste più, è sostituito dal 37. Che non era indicato su nessuna delle due cartine.

E’ un po’ tutto così: per esempio, col nuovo orario hanno di nuovo rivisto le fermate a Rho dei treni regionali Torino-Milano. Sono treni pagati dal Piemonte per i pendolari piemontesi, e a noi piemontesi serve che fermino a Rho Fiera, da dove si può prendere direttamente la metropolitana. Ma ai pendolari milanesi fa comodo la fermata a Rho Centro, storicamente attiva da sempre, e allora giù di comitati e proteste. La soluzione? Col nuovo orario, circa metà dei treni ferma a Rho e l’altra parte ferma a Rho Fiera. Ma senza un pattern prevedibile: devi sapere a memoria quali fermano qui e quali fermano là. Se tu arrivi dal passante ferroviario e vuoi scendere per prendere il treno per Torino, devi sapere prima senza errori quale delle due è la fermata giusta per quell’ora lì: se no, scendi e ti vedi il regionale sfrecciare davanti senza fermarsi, e perdi un’ora. Ti succede una volta, e la volta dopo li mandi tutti a cagare e prendi l’auto. Geniale.

Ecco perché quando vedo i mirabolanti annunci sul trasporto pubblico sono contento, ma so che poi la realtà è un’altra cosa, fatta di tanti piccoli dettagli che però, se mal gestiti, rendono il sistema quasi inutilizzabile.

[tags]trasporti, lombardia, piemonte, treni, bus, milano, torino, rho[/tags]

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domenica 20 Febbraio 2011, 13:55

Mettiamo a fuoco Pisapia

Un commento volante sul “casa-gate” milanese di Pisapia, fatto ieri su Facebook, ha dato origine a una lunga e accesissima discussione… e allora vorrei condividere qualche riflessione e chiarire meglio il mio pensiero.

Innanzi tutto i fatti: a Milano si è scoperto che il Pio Albergo Trivulzio (proprio quello di Mario Chiesa), invece di affittare i propri appartamenti (molti nelle zone più eleganti e costose del centro) a prezzo convenzionato ad anziani indigenti, o di affittarli a prezzo di mercato per poi impiegare i soldi ricevuti per l’assistenza, li affittava a prezzo stracciato alla “bella gente” milanese: manager come Ariedo Braida (DG del Milan), politici come Testoni e Buonocuore (PDL), parenti di politici come il nipote dell’ex sindaco craxiano Pillitteri, parenti di manager come il fratello di Montezemolo, e infine anche la giornalista di Repubblica Cinzia Sasso, compagna del candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia. Gente di ogni colore e pensiero accumulata da una cosa sola: far parte di una élite cittadina e avere per questo un privilegio economico di ingente valore.

Quanto sopra accade in ogni città e con ogni tipo di “amico degli amici”; anni fa a Roma c’era finito dentro pure D’Alema, anche perché tra i padroni di casa molto gentili e generosi ci sono non solo gli enti di beneficenza e gli enti pubblici, ma anche banche e assicurazioni di destra e di sinistra. Ovviamente quel che stupisce (gli ingenui) in questo caso non è il coinvolgimento di manager e politici di centrodestra, la cui furbetteria è data per scontata, ma il coinvolgimento della persona che si presenta per riportare moralità, legalità e giustizia sociale a Milano, un politico da sempre rosso che più rosso non si può.

Si sprecano in giro i commenti moralisti: è un corrotto perché avrebbe dovuto denunciare, avrebbe dovuto rinunciare. Avrebbe davvero dovuto dire alla compagna di lasciare la casa, peraltro ottenuta prima che si conoscessero e dunque, quasi certamente, senza il suo interessamento? No, secondo me no, non è questo che mi scandalizza. La responsabilità primaria di una situazione così è soprattutto di chi ha gestito l’ente, e non sappiamo nemmeno bene come e perché la signora Sasso abbia ottenuto l’alloggio; e quasi certamente Pisapia non c’entra nulla con l’assegnazione, e non aveva né la responsabilità né la possibilità di cambiare le politiche dell’Albergo Trivulzio.

La cosa che mi disturba è invece il commento di Pisapia sul suo blog. Invece di scusarsi, di riconoscere che effettivamente la sua compagna gode di un privilegio iniquo, di impegnarsi se diverrà sindaco ad azzerare tutti questi contratti d’affitto e far sì che il malcostume cessi, si lancia in un poco credibile grido al complotto, ai giornalisti prezzolati che ce l’hanno con lui. E’ questo per me lo scandalo! Sappiamo tutti come funziona l’Italia, come spesso il moralismo sia ipocrita e fuori luogo, come i media siano pilotati, ma io pretendo di affidarmi a persone che si impegnino a cambiare il sistema e non a perpetuarlo o a giustificarlo. Su questo, lui dice solo “state certi che contro quelle inefficienze mi batterò”, fallendo in due punti: primo, nel definirle “inefficienze” invece che, come sono, ingiustizie; secondo, nel non prendere alcun impegno concreto e credibile.

E’ probabilmente questa la cosa che più danneggerà Pisapia: molti, da oggi, pensano – anzi, no: sentono – che lui non sta dalla parte di chi vuole cambiare le cose davvero, ma dalla parte (ben affollata) di chi recita di volere il cambiamento solo per avvantaggiarsene. Pisapia ha dimostrato di essere un esponente di quella “sinistra col cachemire” che a parole vuol fare la rivoluzione, ma che poi ama i salotti e le belle case in centro. In questa vicenda Pisapia e la sua compagna non hanno commesso alcun reato, ma hanno dimostrato di far parte di quella cerchia di privilegiati il cui stile di vita è pagato anche con l’abuso e la privatizzazione dei beni comuni; una cerchia con cui i suoi potenziali elettori non vogliono avere più niente a che fare.

[tags]milano, pisapia, affittopoli, trivulzio, case, moralismo, privilegi[/tags]

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martedì 15 Febbraio 2011, 22:05

Balleremo

Non guardo mai Annozero, Ballarò e simili, mi hanno stufato da molti anni. Stasera ci sono capitato per caso, perché sono solo in casa, perché ho cenato tardi e ho acceso la televisione un po’ per caso. Ho visto solo lo scambio iniziale, Cicchitto da una parte, Bindi dall’altra.

Ho visto due persone che parlano di realtà diverse, parallele, esattamente speculari, e non si capiscono, né hanno intenzione di capirsi; ma non è più un giochino, veramente esistono due Italie per cui anche le basi, “Stato”, “democrazia”, “giustizia”, significano cose opposte, incompatibili, non negoziabili (chi distingue è un venduto al nemico). Ho percepito una tensione che si tagliava col coltello, senza alcun tentativo di abbassarla, anzi. Dal modo in cui si parlavano, mi sono stupito che nessuno, dalle rispettive claque che gli stavano dietro, si sia alzato per andare a menare gli avversari. Alla fine, la Bindi era talmente furiosa che aveva il collo tutto rosso.

Questo, del resto, è ciò che succede nelle strade, quando i due fronti si incontrano: non c’è più nessun tipo di dialogo, solo insulti e grida. Sulle mie bacheche Facebook, sempre più spesso vedo persone che parlano di bloccare il Paese, di “fare come in Egitto”: pacificamente se ci si riesce, ma alcuni dicono chiaramente che se non bastasse la protesta pacifica non si fermeranno lì. Speriamo che Berlusconi si dimetta, che gli facciano capire che – come sempre alla fine dei regimi – più si insiste a restare al potere e più si rischia di finire a piazzale Loreto.

Ma ho come l’impressione che balleremo parecchio.

[tags]berlusconi, cicchitto, bindi, televisione, ballarò, democrazia[/tags]

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lunedì 14 Febbraio 2011, 15:53

Per cacciare chi

Chi ieri c’era lo ricorderà per un pezzo: la manifestazione Se non ora quando?, oceanica, variopinta e insieme priva di colori (politici), ha invaso ogni angolo del centro, quasi troppo piccolo per contenerla tutta, con i SUV degli indifferenti impazziti e respinti da una fiumana di persone che strabordava nel mezzo di ogni via. Un pezzo d’Italia ha dimostrato di esserci; un pezzo d’Italia che non era lì per cacciare il Berlusconi politico, ma per cacciare il Berlusconi essere umano.

Le stesse organizzatrici sono state sopraffatte, tanto è vero che molta gente non si è nemmeno accorta che in fondo a piazza Vittorio c’era un camioncino con un microfono e con qualche intervento (vedete qualcosa nel video). Comunque, per aver organizzato una cosa del genere, le si può davvero perdonare qualche piccola pecca, come l’uso totalmente a sproposito del termine “flash mob” e una tale abbondanza di lessico femminista anni ’70 che mi sa che a casa di qualcuna si era rotto il congelatore. Mi ha colpito, peraltro, la demografia profondamente diversa rispetto alle manifestazioni antiberlusconiane del popolo viola: l’età media era decisamente più elevata, facce e abbigliamenti molto più “borghesi”.

Con mia grande sorpresa, almeno a Torino, davvero non si vedevano bandiere di partito; tutt’altra cosa rispetto alla manifestazione di Arcore, dove il popolo viola milanese si è dimostrato una sezione dell’IDV mal camuffata (mi hanno appena segnalato questo loro commento parecchio triste). Qui non ci è venuto nemmeno in mente di aprire lo striscione, anzi ci siamo pure tolti le spillette, e con grandissimo piacere. Qualche politico, in giro per l’Italia, ha provato squallidamente a mettere il cappello sulla manifestazione, in primis il fuffosissimo Vendola e il loquace Di Pietro. La mia sensazione, però, è che ieri davvero le persone fossero in piazza contro tutto lo schifo di ogni colore, e non contro Berlusconi pro Bersani.

Già, perché se cacciare Berlusconi è un dovere morale, dopo Berlusconi ci sarà Tremonti, o al massimo, anche in caso di elezioni ora, ci potrebbe essere il grande papocchio Casini-Fini-Rutelli-Bersani-Vendola, e magari avremo qualche signorina in meno in Parlamento per meriti privati, ma non avremo risolto un bel niente. Non siamo come in Egitto o in Tunisia, dove il regime è chiaro e monolitico; il nostro regime è ameboide, multistrato e multiforme, e se ci dà in pasto un Craxi è per piazzarci sopra un Berlusconi, un finto uomo nuovo in realtà pronto ad obbedire come il precedente. Un’Italia sinceramente democratica è possibile solo cacciando tutti quelli che hanno collaborato attivamente a vent’anni di berlusconismo, da destra o da sinistra, e tutti quelli che loro hanno piazzato nei gangli del sottopotere; nessuno escluso.

[tags]politica, manifestazione, femminismo, 13 febbraio, se non ora quando, berlusconi, craxi, bersani, di pietro, popolo viola[/tags]

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lunedì 7 Febbraio 2011, 23:11

Ad Arcore, una domenica complicata

È impossibile raccontare per bene una domenica intensa come quella di ieri ad Arcore: bisognava esserci. Sto ancora riflettendo, sto cercando di capire cosa sia veramente successo, ma intanto vorrei condividere alcuni pensieri.

Come Movimento 5 Stelle di Torino e del Piemonte, siamo stati molto incerti sin dal principio se partecipare alla manifestazione per le dimissioni di Berlusconi. Il cosiddetto “popolo viola” è diviso in tante anime, e se quella torinese è ruspante e priva di compromessi, quella nazionale è saldamente in mano all’IDV (l’autoproclamato portavoce Gianfranco Mascia, che peraltro soltanto i media riconoscono come tale, è stipendiato dal partito di Di Pietro). Sapevamo, insomma, che sarebbe stata una manifestazione su cui i partiti dell’opposizione avrebbero cercato di mettere il cappello; e sapevamo anche che Grillo è contrario a queste manifestazioni, vista l’ipocrisia di chi le organizza.

Tuttavia, alla fine io, Biolé e tante altre persone del Movimento abbiamo deciso di andare: ce lo imponevano il sentimento generale e la rabbia di molti dei nostri sostenitori. Abbiamo però deciso di rendere ben chiaro il nostro pensiero, a scanso di strumentalizzazioni, e dunque ci siamo presentati con questo striscione:

licenziamolitutti.jpg

Immaginavamo che non sarebbe stato gradito, ma quel che non avremmo mai immaginato è che i militanti del PD e di IDV sarebbero arrivati direttamente ad aggredirlo, i primi verbalmente, i secondi anche fisicamente. Questo è quel che è successo:

A me ovviamente spiace che si litighi, che ci si divida, che ci siano reazioni così forti a quella che è una posizione, la nostra, più che legittima in democrazia; eppure questa reazione dimostra quanto berlusconiani siano anche i partiti dell’opposizione, coi militanti che adorano il “presidente Di Pietro” come quegli altri adorano Silvio, e con i piddini che si sentono padroni della piazza e danno per scontato di avere un diritto divino di andare al potere dopo Berlusconi. Io penso invece che cacciare Berlusconi per metterci dei berlusconiani meno capaci non serva a nulla; e allora, licenziamoli tutti.

La seconda parte riguarda i famosi “scontri”, di cui tanto avrete sentito parlare. I più cruenti sono avvenuti quando noi eravamo già sull’autobus – immagini qui – e dunque non posso testimoniare, ma dai video sembrano comunque cariche a manganellate contro una dozzina di ragazzi inermi, che si potevano portar via di peso e basta; e infatti oggi i due arrestati sono stati già liberati.

Prima, però, c’è stata la pantomima del corteo-non-corteo. Gli organizzatori hanno insistito che non si doveva andare fino alla villa, ma era ovvio che la maggior parte dei manifestanti fosse lì per quello; e dunque, dal basso, ne è scaturito un corteo pacifico e non violento, cercando di ottenere con la semplice pressione della folla di poter arrivare fino al cancello della villa. Non di rado succede; percorsi e programmi vengono cambiati in corso d’opera accordandosi sul posto tra i rappresentanti della questura e i manifestanti, e nessuno si fa male.

Qui, però, abbiamo avuto a che fare con organizzatori che se va bene erano poco avvezzi, e se va male erano sin dall’inizio intenzionati a far sì che la manifestazione si limitasse a qualche bella foto uso giornali, ma non disturbasse Silvio più di tanto. Fin dal principio hanno cominciato a spaventare la gente, e così la piazza si è divisa, metà ferma lì e l’altra metà in corteo. E quando ci si divide cominciano i guai.

Noi del Movimento, insieme a Resistenza Viola Piemonte, abbiamo scelto la terza via: ci siamo infilati in una strada laterale cercando di arrivare alla villa per un altro percorso, aggirando il corteo già bloccato. I poliziotti erano piazzati talmente male che con due svolte e senza nemmeno volerlo ci siamo trovati oltre il cordone di agenti che bloccava il corteo! A quel punto un po’ di agende rosse e bandiere viola hanno accerchiato da dietro gli agenti, che dopo dieci minuti di tensione sono stati costretti a ritirarsi.

Lì, effettivamente, si è formata una prima linea dei centri sociali contro il cordone di polizia ed è iniziata una guerra di nervi e di parole, occhi negli occhi per due ore – anche se io non ho affatto visto lanciare sassi e bottiglie verso la polizia, come ha dichiarato Maroni oggi. Al primo giro di manganellate noi abbiamo ritirato lo striscione del Movimento, perché la violenza non è tra i nostri metodi, e ce ne siamo andati, rimpiangendo l’occasione perduta: tutti uniti saremmo arrivati alla villa pacificamente, e invece è stato dato modo alla manifestazione di finire come doveva finire, con un gruppetto di persone a scambiarsi spintoni e manganellate con gli agenti, e tutti gli altri a fare da sfondo alle foto di Repubblica e alle dichiarazioni di Mascia alle trasmissioni amiche.

Dopo un po’ di tempo è arrivata una carica più intensa, e ho visto gli infermieri correre e un ragazzo con la testa spaccata e completamente coperta di sangue, e poi l’ambulanza che, incredibilmente, è stata fatta passare proprio attraverso la linea dello scontro. E poi sono arrivate le ridicole dissociazioni del “popolo viola”, ridicole perché è giusto deplorare la violenza, ma non si organizza una manifestazione del genere in un clima del genere per poi scaricare le stesse persone che hai fatto arrivare lì da mezza Italia – e ad andare verso la villa non siamo stati in “venti facinorosi”, ma metà della piazza.

Resta la sensazione che il “popolo viola” – nonostante lo splendido gruppo torinese e nonostante i tantissimi che alla base ancora ci credono – sia ormai nelle mani dei media dei partiti d’opposizione; e che agli stessi partiti interessi soffiare sul fuoco per prendere voti, ma non necessariamente per far cadere Berlusconi. Resta però la sensazione che il clima sia molto teso, e qui mi riprometto anch’io di cercare di non perdere la testa, anche se in quei momenti è difficile, anche se la piazza e la folla sono ambienti che cambiano facilmente la psiche di chi vi si ritrova.

[tags]manifestazione, arcore, berlusconi, popolo viola, idv, pd, mascia, politica, scontri[/tags]

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martedì 1 Febbraio 2011, 08:54

Per cominciare la giornata

Un video che ieri sera alle 22 è a 300 visualizzazioni e che stamattina è a 30.000 non può che essere un capolavoro.

A noi che abbiamo portato in giro per tre anni una versione amatoriale di Grease fa ancora più ridere; ci immaginiamo Berlusconi e Apicella che nel loro inglese perfetto si mettono a riscrivere il testo…

[tags]berlusconi, apicella, arcore, grease, musical, ruby[/tags]

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lunedì 31 Gennaio 2011, 10:43

La vera agenda digitale

Oggi è un’altra giornata dedicata ai temi digitali: sono in viaggio verso Roma per partecipare all’assemblea annuale di Società Internet, che – oltre all’ordinaria amministrazione – sarà dedicata alla riflessione su un tema urgente e spinoso: visto il modo pessimo in cui la politica italiana tratta Internet, come ci si deve rapportare con le istituzioni?

Negli anni si sono aperti canali di dialogo, ma sono stati poco fruttuosi; io stesso, per alcuni anni, mi sono pagato viaggi a Roma per partecipare come esperto a una consulta ministeriale che però, ogni volta che il governo o il Parlamento si accingevano a fare danno con l’ennesima assurdità legislativa, non veniva mai nemmeno consultata. Stanca prima e Nicolais poi avevano cominciato alcune attività anche di alto livello internazionale, come quella sulla Carta dei Diritti della Rete, che però Brunetta ha di fatto annullato.

A livello nazionale, basta pensare quanto si è dovuto sudare per eliminare la schedatura degli utenti del wi-fi, un’idea che altrove non sarebbe mai stata presa in considerazione in primo luogo; e però restiamo uno dei Paesi europei con la più bassa penetrazione della rete. Da noi Internet è vista come un pericolo: è l’unico media non controllato dal Presidente del Consiglio e in generale dai vari gruppi di potere, è il luogo dove tutte le malefatte dei nostri “politici” e “imprenditori” vengono alla luce, è lo strumento con cui si riescono ad organizzare manifestazioni dal basso, fuori dal teatrino di finta opposizione e accordo sottobanco.

Proprio oggi, dopo un po’ di marketing virale nei giorni scorsi, molti miei amici lanciano Agenda Digitale, un appello base che più base non si può, la cui unica richiesta al mondo della politica è semplicemente “parliamone”. Parliamo di come portare Internet in tutta Italia e a tutti gli italiani, di come usarla per promuovere conoscenza, creatività, idee, ricchezza, intelligenza, futuro. E’ una richiesta a cui non si può non aderire (ovviamente aderisco) e avrà dunque un grande successo, ma – anche se spero di essere smentito – non risolverà niente, perché quando si tratta di parlare, di dire a ogni comunità ciò che vuol sentirsi dire, i nostri governanti sono sempre in prima fila. E’ sulle azioni che latitano, e nell’attuale scenario politico non potranno che continuare a latitare.

Non so, nella pratica, come i promotori dell’appello intendano dar seguito alla richiesta di discussione; di spazi per presentare proposte e discuterle con i politici ce ne sono stati già molti, per esempio gli IGF Italia, dove però i politici vengono, sfilano, si danno qualche stoccata l’uno con l’altro, poi vanno via e chi s’è visto s’è visto. Io sono già oltre; stancatomi da un pezzo di questi riti, la mia agenda digitale è diversa; non uso Internet per pietire attenzione, ma per mandarli via.

[tags]politica, internet, internet governance, isoc, società internet, agenda digitale, igf italia, digital divide, sviluppo[/tags]

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giovedì 27 Gennaio 2011, 08:02

Flash mob a Porta Nuova

Forse avrete sentito al telegiornale che ieri sera a Porta Nuova c’è stato un “flash mob”: un nutrito gruppo di persone vestite di nero, principalmente donne, si è radunato nell’atrio della stazione e, ad un segnale convenuto, ha cominciato a ballare. Poi è stato esposto uno striscione che diceva “L’Italia non è una repubblica basata sulla prostituzione.”: l’obiettivo era contestare la cultura apertamente sessista e squalificante verso le donne che è riemersa in questi ultimi tempi, a partire dagli scandali sessuali del Presidente del Consiglio.

Un “flash mob” è una manifestazione aperta a chiunque e organizzata in un luogo pubblico senza preavviso, semplicemente spargendo la voce, e iniziando di colpo, ad un segnale noto solo ai partecipanti, per cogliere di sorpresa tutti quelli che passano di lì; una volta sarebbe stato impossibile farlo, ma oggi c’è Facebook. Peraltro questo “flash mob” ha avuto poco di “flash”, visto che tutti erano lì già mezz’ora prima esibendo apertamente cartelli e vestiti, che la manifestazione era stata ampiamente annunciata sui media ufficiali – ne aveva parlato persino La Stampa, con tanto di link – e che c’erano più telecamere che nel caveau di una banca. Se la sorpresa è un po’ mancata, l’effetto però è stato ottimo, così come la risonanza della manifestazione stessa.

Il momento migliore, però, è arrivato inatteso: alla fine, quando la musica si è spenta e tutti erano in silenzio non sapendo bene che fare, qualcuno (non so se sincero o provocatorio) ha gridato “Forza Silvio!”. Lì la folla ha reagito fischiando, e poi con un minuto di grida, “dimissioni, dimissioni”, che ha quasi fatto venir giù i muri della stazione.

La rabbia che una parte del Paese ha verso Silvio è ampiamente giustificata, ma spesso dimentica il fatto che il problema è culturale e non politico, e che le cose non sarebbero molto diverse con altri partiti al governo (per quanto quello dell’approccio alle donne sia uno dei campi dove esiste ancora una diversità). Comunque, l’intensità del sentimento è impressionante; e per domenica 6 febbraio è prevista una grande manifestazione ad Arcore. Vedremo cosa succederà; nel frattempo, ecco qui sotto il video di ieri sera, mentre su Youtube potete trovare anche una versione integrale senza tagli.

[tags]flash mob, torino, porta nuova, berlusconi, ruby, contestazione, donne, pari opportunità[/tags]

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domenica 23 Gennaio 2011, 19:56

A velocità normale

Trenitalia insiste: la bassa velocità non è possibile. Se, come me, dovete ritornare da Ferrara a Torino di giovedì pomeriggio, e chiedete al sito di Trenitalia le opzioni disponibili, ottenete soltanto soluzioni via treni alta velocità, e al massimo il passaggio sull’unico e solitario intercity rimasto dall’Adriatico per Torino. Ovviamente i prezzi sono sostanzialmente casuali ma comunque cari; la soluzione più veloce (3h 17′) costa 64 euro e parte alle 16:48, ma se volete partire due ore prima dovrete spendere 79 euro pur mettendoci venti minuti in più, per la teoria demenziale per cui Trenitalia vende spezzoni di treno e non un viaggio completo, per cui l’alta velocità costa carissima anche se poi gli orari vi costringono ad attendere a lungo in stazione il treno successivo. L’intercity ci mette quasi cinque ore e costa 35 euro; e se volete arrivare per le 17 dovete prendere una soluzione AV che costa 55 euro e ci mette praticamente quanto l’intercity.

Supponete però di essere, come me, in viaggio di piacere in una giornata senza impegni, e dunque che preferiate viaggiare più lentamente ma evitare di dover aprire un mutuo per pagare i treni AV. Si può; è solo che Trenitalia cerca di evitare in ogni modo che lo facciate, spingendovi sull’alta velocità. Cliccando su “tutte le soluzioni” cominciate a scoprire qualcosa; per esempio che esiste la possibilità di andare da Ferrara a Torino con tre treni regionali in catena, impiegandoci solo un quarto d’ora in più che con l’intercity, e spendendo 21,30 euro: un terzo o un quarto che con l’alta velocità, e in certi orari l’incremento di durata del viaggio rispetto alla soluzione AV è soltanto di mezz’ora.

I treni regionali hanno altri vantaggi: per esempio, se ne perdi uno ce n’è generalmente un altro un’ora dopo (anche se purtroppo questo non è vero sulla Piacenza-Torino). Puoi anche inserire delle pause: e infatti io ho scelto di partire da Ferrara un’ora prima e avere un’ora di pausa a Bologna, nella quale fare pranzo con calma, una passeggiata e un po’ di foto. Non c’è bisogno di prenotazione, sali e scendi quando vuoi, e anche se alle volte c’è l’assalto, alle volte hai tutta la carrozza per te o quasi. Non ci sono manager coi telefonini, turisti americani coi valigioni, annunci pubblicitari all’altoparlante sulla qualità dello spumante offerto in prima (sì, sui Frecciarotta li fanno). E la velocità ti permette – oltre che di connetterti con il telefonino senza che la connessione cada ogni minuto per via del cambio di cella – di vedere meglio il paesaggio.

Sono dunque arrivato alla stazione di Ferrara all’una e un quarto; ho cercato di fare il biglietto alla macchinetta (una di quelle nuovissimo stile), che però, a differenza del sito, non mi mostrava la soluzione via treni regionali nemmeno selezionando “tutte le soluzioni”, e insisteva a farmi prendere l’alta velocità. Non è un caso: è una nuova “scelta commerciale” di Trenitalia, per cui sui percorsi lunghi le emettitrici self service sono riservate ai percorsi via treno veloce o almeno via intercity. Tanto si sa che le ferrovie non sono un servizio, ma una società a scopo di lucro…

Comunque sono andato alla biglietteria, dove mi hanno fatto il mio biglietto regionale senza fiatare, chiedendomi solo conferma del percorso. Già, perché avessi avuto più voglia e più tempo avrei anche potuto esplorare, prendere qualche linea secondaria come la Ferrara-Suzzara e poi la Suzzara-Parma, anche se ci avrei messo un’ora in più.

Alle 13:32 ho preso a Ferrara il treno RV (“regionale veloce” – sono gli ex interregionali, che per un po’ sono stati rinominati “regionale” come gli altri, e ora hanno di nuovo un nome diverso, anche se la tariffa è la stessa dei locali) che arrivava da Venezia: assalto di studenti ma carrozza poco affollata. Alle 14:06, puntuali, siamo arrivati a Bologna e io ne ho approfittato per mangiare al solito self service di via Indipendenza e dare uno sguardo al devastante cantiere della stazione TAV.

Alle 15:26 si riparte per Piacenza; qui l’unico inconveniente, il treno arriva da Rimini e non solo si ferma a metà stazione, prima ancora del secondo sottopassaggio, ma ha le prime due carrozze sbarrate e fuori servizio. Davanti alle porte della terza carrozza si forma un grumo disumano di almeno cento persone a porta… io corro un po’ più in giù e riesco a salire e sedermi, ma questo treno viaggia effettivamente bello pieno per tutta l’Emilia; forse dovrebbero metterne uno ogni mezz’ora.

Il treno arriva però puntuale alle 17:02 a Piacenza, dove io ho il tempo addirittura di andare in bagno, proprio davanti al mio treno successivo fermo sul binario 1. Alle 17:17 si riparte, e stavolta in tutta la carrozza siamo in due: capisco perché la Piacenza-Torino RV ha pochi treni (6:38, 11:17, 17:17 e 19:17). Esistono comunque soluzioni che Trenitalia non vi dirà mai – ad esempio alle 14:17 parte un RV per Genova, da cui a Voghera si può prendere una coincidenza per Asti e poi un altro regionale locale fino a Torino. Il viaggio è tranquillissimo e posso godermi un magnifico tramonto sull’Oltrepò Pavese. Anche qui, arrivo in perfetto orario.

Sarò anche stato fortunato, ma continuo a pensare come potrebbero essere utili le ferrovie se si prestasse attenzione anche a un servizio capillare a velocità normale, invece di concentrare tutti gli sforzi su un servizio ad alta velocità costosissimo che poi, a meno che tu non ti stia spostando direttamente tra due delle sei città coperte dal servizio, a forza di coincidenze nel nulla ci mette quasi lo stesso tempo di prima.

Spesso è la mancanza di servizio che elimina l’utenza: se io so che ogni due ore posso prendere un treno economico e diretto da Voghera per Torino o da Asti per Piacenza ci faccio un pensiero, mentre se devo stare dietro a orari imprevedibili, prenotazioni obbligatorie e prezzi sempre diversi mi rompo e prendo l’auto. Gli ex interregionali sono stati volutamente ammazzati da Trenitalia per spingere le persone a prendere i treni più costosi, col risultato di spingerli invece sempre più spesso sull’auto.

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lunedì 17 Gennaio 2011, 18:31

Attenti alle fasce

Forse ve ne sarete accorti dagli spot, o forse dai messaggi allegati alle vostre bollette: da qualche mese è arrivata per tutti la tariffazione bioraria dell’energia elettrica. Grazie a una disposizione dell’autorità competente, da luglio 2010 anche i prezzi “calmierati” sono biorari; diminuiscono dalle 19 alle 8 e nel fine settimana, mentre aumentano nei giorni lavorativi dalle 8 alle 19.

Memore del fatto che gli aumenti dei prezzi energetici raramente sono fatti nell’interesse della collettività, mi sono un po’ insospettito: è una buona cosa che si incentivi ad usare l’energia quando costa meno produrla, ma alla fine sarà un cambiamento a costo zero? Mi sono insospettito ancora di più perché sul sito dell’autorità, così come nella pletora di blog e siti specializzati, si trovano molti avvisi e tanti comunicati trionfalistici, ma da nessuna parte si trova un confronto tra vecchi e nuovi prezzi; la tabellina sul sito dell’authority è fantastica, bella colorata ma senza uno straccio di cifra, nemmeno relativa. Le bollette non aiutano, illeggibili come sempre, anzi l’authority ha pure sanzionato Iren perché non ha nemmeno messo le informazioni illeggibili.

Alla fine, cercando ben bene, trovo questa tabella da cui desumo che, rispetto alla tariffa monoraria il cui primo scaglione (per residenti) è di 10,5 cent/kWh, la tariffa bioraria diventa 9,7 cent/kWh fuori ora di punta e 11,9 cent/kWh nelle ore di punta. Lo sconto quando l’energia costa poco è di 0,8 cent (-7,6%) ma l’aumento quando costa di più è di 1,4 cent (+13,3%): praticamente il doppio.

Se da una parte diminuisco di uno e dall’altra aumento di due, una banale proporzione insegna che perché il totale non aumenti devo mettere nella parte che diminuisce il doppio che in quella che aumenta; in altre parole, per non perderci bisogna che almeno due terzi del vostro consumo elettrico avvenga di notte o nel fine settimana. Ciò sarebbe anche matematicamente logico, dato che una settimana ha 168 ore e che quelle a tariffa maggiorata sono 55 (il 33%): in questo modo, se il consumo è costante il totale non cambia.

Più o meno lo dice anche l’autorità, “chi consuma troppa elettricità nelle ore più costose potrebbe far aumentare la spesa rispetto al passato”. Detta così è una tautologia; bisogna leggere la parentesi per capire che “troppa” è “più di un terzo”. Ora, se voi lavorate tutto il giorno fuori casa forse potreste consumare due terzi della vostra elettricità fuori ora di punta: ma chi come me lavora da casa – ma anche chi ci vive di giorno, cioè studenti, disoccupati e pensionati – è fregato: cosa faccio, lavoro al computer di notte? Non guardo la televisione o non accendo lo stereo prima delle 19? Non uso il microonde a pranzo?

L’autorità consiglia di rimediare spostando alla notte i consumi “mobili” nel tempo, come i grandi elettrodomestici. E qui avrei qualcosa da ridire: probabilmente i soloni dell’autorità vivono in villoni unifamiliari, e non hanno mai provato la gioia di sentire la lavatrice del vicino di casa accesa sulla propria testa verso mezzanotte. Ora, quando chiamerete i vigili, il vicino potrà pure dire che lui sta solo facendo quello che gli ha detto l’autorità… oppure chiamerete l’ambulanza, per soccorrerlo dopo che è uscito sul balcone a stendere la roba bagnata al gelo dell’una di notte.

Per molti utenti, questo sarà l’ennesimo aumento mascherato; e se non ve ne siete ancora accorti è perché in questa prima fase, fino al 2012, le differenze di prezzo tra le due fasce sono volutamente minime. Possiamo anche consolarci ripetendoci una grande verità, quella che il kilowatt meglio acquistato è quello non consumato, e sperare che tutto questo spinga a un po’ di risparmio energetico; resta il dubbio su una operazione che risponderà anche a criteri di mercato, cioè far pagare di più l’energia quanto costa di più, ma che va a colpire proprio le fasce più deboli – proprio quelle che le tariffe calmierate dovrebbero proteggere dagli sbalzi del mercato.

P.S. Se non siete soddisfatti, dice l’autorità, un’alternativa c’è: rinunciare ai prezzi calmierati e passare alle “tariffe di mercato”. Un cambiamento da cui non si può tornare indietro, ma chi mai vorrà farlo? E’ noto che la concorrenza fa scendere i prezzi, grazie ad offerte chiare e competitive, illustrate e fatte sottoscrivere senza sotterfugi… no? Ah no, scusate, quella dev’essere la Svizzera

[tags]elettricità, tariffe, servizi, energia, consumi[/tags]

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