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Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


giovedì 17 Gennaio 2008, 20:32

La misura della crisi

Oggi è stata una giornata pienissima, tanto che terminato l’ultimo appuntamento della giornata non ho potuto fare altro che infilarmi nel take away cinese dietro casa mia, per un mix di riso alla cantonese e pollo fritto; schivando, dal suo menu italiano, l’eccezionale offerta di un piatto di spaghetti al misto di male.

Volevo soltanto dire che la misura della crisi morale della classe politica italiana non sono soltanto le disgustose dichiarazioni di Romano Prodi a difesa di Clemente Mastella, che personalmente spero sia, in caso di colpevolezza, solo la prima vittima di una nuova e ampia rivoluzione giudiziaria sulla falsariga di Mani Pulite. Capisco la necessità di difendersi la poltrona, visto che la defezione di Mastella farebbe cadere il governo, e quindi meglio sostenuti da un indagato a capo di un partito arrestato (come lo definisce Travaglio) che a casa e privi dell’agognato potere. Dopo tale scivolone etico pro interesse personale, tuttavia, per me Prodi ha perso ogni dignità; se insiste, temo che comincerò seriamente a dubitare persino della sua onestà.

La vera misura della crisi, però, l’ho avuta stasera, passando un quarto d’ora in piazza Chironi, dove la circoscrizione organizzava un incontro con i cittadini a proposito del progettato parcheggio sotterraneo nella piazza; e dove un manipolo di cittadini allibiti, cercando con difficoltà di infilare qualche domanda pratica o qualche opinione ogni tanto, hanno dovuto assistere al teatrino di quattro consiglieri di circoscrizione che infilavano battute alla Ballarò interrompendosi a vicenda, chiamando in causa praticamente qualsiasi tema dall’immondizia di Napoli alle attitudini di Chiamparino, pur di criticarsi l’un l’altro; senza mai ascoltare nessun altro che il proprio dirimpettaio di teatrino, né dire quale fosse la loro proposta per migliorare l’impatto del parcheggio oppure per risolvere il problema della carenza di posti auto in maniera alternativa.

Se pure a questi livelli c’è una simile alienazione dei politici dal resto della società e dalla realtà delle cose, temo che non esista altra via che farne interamente pulizia.

[tags]mastella, prodi, casta, giustizia, politica, piazza chironi, pollo fritto[/tags]

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mercoledì 16 Gennaio 2008, 13:57

Un paese ridicolo

Si può non parlare oggi del Papa alla Sapienza? Forse ne avrei fatto a meno, ma più ci penso e più concludo che siamo un paese ridicolo.

Forse il meno ridicolo di tutti è proprio il rettore della Sapienza. Non sapremo mai se nell’invito al Papa ci fosse un qualche desiderio di visibilità o di acquisizione di meriti presso la Santa Sede, però resta il fatto che, da che mondo è mondo, all’inaugurazione degli anni accademici presenziano tutte le autorità locali, comprese quelle religiose. Sicuramente l’idea di invitare il vescovo può sollevare qualche dubbio, sicuramente essa è complicata dal fatto che tale vescovo è anche il Papa e che viviamo in un’era retrograda, con una espansione strisciante del clericalismo che fa davvero paura. Ma alla fin fine Ratzinger non sarebbe stato necessariamente fuori posto.

In quest’ottica, ci sta ovviamente anche che i docenti possano sollevare obiezioni, chiedendo che a parlare siano altre figure. E’ però francamente ridicolo ritirare in ballo Giordano Bruno, Galileo e dichiarazioni di vent’anni fa: il pastore tedesco lo conosciamo, ma anche esser bigotti è democraticamente permesso, e non si può addossare a questo poveruomo pure la responsabilità di duemila anni di intolleranza cattolica. Inoltre, è legittimo ma sgradevole chiederne l’allontanamento, perché comunque le idee vanno ascoltate, e soltanto dopo contestate. Sarebbe stato di gran lunga meglio far parlare il Papa, e poi riempirlo di critiche, magari anche di fischi, per le sue affermazioni.

Gli studenti okkupanti sono ridicoli di per sé; pensassero mai a studiare, o perlomeno a protestare per ragioni più concrete… Oggi su Radio Popolare intervistavano uno dei capi, che ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’annullamento della presenza del Papa è una grande vittoria, ma continuerà la lotta, perché è tuttora prevista la partecipazione di Veltroni e di Mussi, che meritano altrettanta contestazione.” Con uno che chiama alle armi contro quel noto fascio di Fabio Mussi, che discorso politico vuoi fare?

Ridicolo è ovviamente il Papa, e non soltanto per le sue dichiarazioni sui peni della persona e per la sua visione del mondo che fa sembrare il mio trisnonno un rivoluzionario. E’ ridicolo perché invece di andare a prendersi i meritati fischi si chiama fuori e fa la vittima, atteggiandosi a soggetto di censura quando il pensiero papista è tutti i giorni su tutte le televisioni e tutti i giornali; e questo è un comportamento furbo ed ipocrita che ci si aspetterebbe da un Mastella, non certo dal Papa. Così, certo, ottiene la solidarietà generale e non dovrà rendere conto di quel che dice in un ambiente non sdraiato verso di lui, ma allo stesso modo si sottrae al confronto delle idee. Pare che persino al Vaticano scuotano la testa e constatino ancora una volta come, a differenza del precedente, questo Papa magari passerà alla storia come un buon politico di affari italiani, ma certo non come un leader spirituale su scala planetaria.

Il più ridicolo di tutti, comunque, è – con tutto il rispetto – il Presidente della Repubblica Napolitano, seguito peraltro da tutti i politici grandi e piccini del centrosinistra (e del centrodestra, ma quelli nemmeno li contiamo). Invece di ribadire che l’Italia è un paese laico – una affermazione di cui ci sarebbe moltissimo bisogno – e che la scelta di chi invitare a una propria cerimonia può essere al massimo un affare privato della Sapienza, Napolitano fa dichiarazioni di prostrazione totale verso il Vaticano. Invece di ripetere il fatto che comunque il Papa avrebbe potuto tranquillamente parlare, salvo poi – come s’usa in democrazia – sottoporsi al rischio che altri non fossero d’accordo, blatera di “manifestazioni di intolleranza”, come se gli studenti e i docenti di una Università non avessero diritto di esprimere una opinione sull’opportunità di invitare qualcuno a casa loro.

Triste, molto triste; ma del resto, da una parte politica che esprime totale solidarietà al ministro della Giustizia a cui hanno “solo” indagato la moglie per concussione – invece di cacciarlo a pedate – che ci vogliamo aspettare?

[tags]papa, ratzinger, sapienza, università, mastella, napolitano, centrosinistra[/tags]

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lunedì 14 Gennaio 2008, 11:07

Skyfo (2)

La seconda parte del mio racconto su Sky rappresenta secondo me un utile esempio di come sopravvivere da utente in Italia.

Tutto comincia quando, nel bel mezzo della ristrutturazione della casa nuova, comincio a preoccuparmi dell’impianto satellitare: la casa nuova non ce l’ha, ed è uno di quei casi in cui da anni i condomini discutono se mettere l’impianto condominiale o no, senza mai accordarsi, per cui nel frattempo ci si arrangia. In più, c’è il problema che a sud della mia casa ce n’è una di due piani più alta, per cui non ci sarebbe visibilità del satellite.

Passo da un “punto Sky” vicino a casa mia per chiedere se possono fare un sopralluogo; mi rispondono che senza autorizzazione di Sky non possono muoversi, ma che Sky paga lo spostamento dell’impianto, basta chiederlo. Tutto contento, chiamo il solito 199 da 15 centesimi al minuto dove mi dicono che l’installatore si è bevuto il cervello. Ritorno al punto Sky e mi spiegano che a seconda dell’operatore si deve insistere, ma che insistendo lo devono fare perché “a mio cugino l’hanno fatto”. Richiamo due o tre volte ma gli operatori sono uniformi nel dirmi che non se ne parla nemmeno, che Sky mica può inseguire i propri utenti e che l’impianto gratis lo fanno solo ai nuovi clienti, il che peraltro sembra – in puri termini di business – piuttosto credibile.

A questo punto, prima di spendere venti euro in chiamate all’199, decido che tanto vale aprire un nuovo abbonamento, intestandolo a me: infatti quello della casa vecchia è di mia mamma. C’è oltretutto una promozione “presenta un amico” tramite la quale io potrei avere un mese di abbonamento gratis, che andrebbe a compensare il mese di doppio abbonamento nel caso in cui mia mamma decida di disdire quello vecchio via legge Bersani. Per usufruire della promozione, dice il sito, basta chiamare un altro 199 a cui ti daranno un codice da riportare sul sito quando si apre il nuovo abbonamento (vuoi mica che lo sconto te lo diano gratis?).

Pertanto, prevedendo di cambiare a gennaio, a inizio dicembre chiamo, così tanto per portarmi avanti. Peccato che si scopra che l’199 dedicato redirige a quello generico – tanto che l’operatore a un certo punto mi chiede “ma lei che numero ha chiamato?” – e in pratica che non ti dicono nulla se non gli dai i dati del nuovo abbonato, e che quando glieli hai dati ti dicano “Allora apriamo subito il nuovo abbonamento, va bene?”. Ok, era una trappola, ma contando che i tempi sono stretti decido che vale comunque la pena di far partire subito la pratica.

Dopo qualche giorno mi arriva la chiamata dell’installatore che agisce per conto di Sky, e fissiamo l’appuntamento per l’installazione. Quel giorno si presentano due ragazzotti con un parabolone in braccio, e facciamo per andare sul tetto; chiedo le chiavi al custode, che mi risponde che l’amministratore – a cui pure io avevo comunicato che avrei fatto il lavoro – gli ha dato ordine di non darci le chiavi per accedere al tetto, perché “mica ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto”.

Al che io chiamo l’amministratore e gli spiego che sì, se il condominio non ha l’impianto centralizzato e se il comune (come per Torino) vieta l’installazione sul balcone, ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto, indipendentemente dalla volontà del condominio e dell’amministratore, basta che non lo danneggi; ci sono tonnellate di giurisprudenza in merito. L’amministratore insiste e mi chiede due o tre giorni per pensarci e capire come gestire il problema; non volendo litigare col condominio prima ancora di essermici trasferito, accetto la transazione e rimando via gli operai (sul modulo Sky “permesso negato da condominio” è la prima casellina nell’elenco “motivo della mancata installazione”; penso ci siano abituati).

Passa quindi una settimana in cui l’amministratore ci pensa, e parla con l’unico condomino nonché rappresentante di scala che ha già messo la parabola, visto che, tecnicamente, io potrei attaccarmi alla sua ed evitare di metterne una seconda. Io chiamo un paio di volte e mi sento snocciolare ulteriori problemi, e se bucano il muro, e se poi ci sono infiltrazioni, e poi è brutto, e così via.

Poi arrivano le vacanze; al ritorno richiamo e l’amministratore mi dice che si è risolto tutto, basta che io chiami l’antennista tal dei tali che è tanto di fiducia e sa già tutto. Ovviamente rispondo che non ho nessuna intenzione di pagare di tasca mia il lavoro ad un’altra ditta visto che Sky me lo fa gratis e che ho fatto tutto questo giro proprio per questo; lui mi risponde di chiamarlo.

Lo chiamo, e l’antennista mi spiega che naturalmente possiamo attaccarci alla parabola dell’altro condomino, ma solo se il lavoro lo fa lui, perché se no “il condomino non si fida”. Al che sollevo il problema del costo, e lui mi spiega che non c’è problema, perché anche lui è autorizzato Sky: basta che io parli con Sky e li convinca ad affidare il lavoro a lui.

Insomma, la morale è che ci sono sì un sacco di problemi se io voglio fare l’impianto di testa mia, ma affidando i lavori alla ditta amica dell’amministratore i problemi magicamente svaniscono.

Non solo: io provo a fare la richiesta a Sky aspettandomi resistenza, e invece loro rispondono “certo, non c’è problema, abbiamo aggiornato la pratica”; in sostanza salta fuori che questa è, se non la regola, perlomeno una situazione frequente.

Alla fine va meglio così: in effetti l’antennista conosceva già il palazzo, quindi ha trovato il modo di far passare il cavo nelle canaline, sostituendo anche il cavo del terrestre per farcene stare due. Mi ha lasciato il cavo penzolante fuori dalla presa sostenendo che il frutto nella scatola non ci stava, e non saprò mai se era una scusa per risparmiarne il costo, o se è vero (o meglio, lo saprò chiamando il mio elettricista). Io ho il mio decoder nuovo e attivato da qualche giorno, e visto che l’altro abbonamento finisce a fine mese, anche i tempi sono perfetti.

Certo però che in Italia bisogna faticare – e accettare compromessi – per qualsiasi cosa.

[tags]sky, satellite, installazione, antennista[/tags]

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sabato 12 Gennaio 2008, 19:21

Skyfo

In quest’ultimo paio di mesi ho avuto parecchio a che fare con Sky, per vari motivi: prima si è rotto il decoder di casa, poi ho dovuto attivare un nuovo abbonamento per la mia casa nuova, e poi disdire quello di mia mamma. Tutte e tre le operazioni sono andate meravigliosamente avanti all’italiana, per cui vorrei raccontarvele un po’, cominciando dalla prima e dall’ultima.

La prima è stata in buona parte colpa mia: dopo aver provato a resettare il decoder un paio di volte (di solito togliere e rimettere la spina fa meraviglie) e controllato diligentemente tutte le connessioni, mi sono rassegnato a chiamare il servizio clienti, il quale è ovviamente raggiungibile solo mediante un numero 199 da 15 centesimi al minuto (perché loro ai clienti ci tengono, non li considerano mica limoni da spremere). O meglio, c’è anche – ben nascosto e solo per utenti registrati – un modulo web per contattarli via mail, per poi ricevere dopo due giorni una risposta che dice “Non siamo autorizzati a dare assistenza via mail, chiami l’199.”

Bene, chiamando l’199 risponde una gentile signorina che ti fa effettuare alcune lunghissime prove (e tu paghi) per poi farsi dire i codici d’errore, e concludere che c’è bisogno di sostituire il decoder. Essendo in attesa di disdirlo, ho deciso di lasciar perdere… è solo un paio di giorni dopo che, per caso, ho scoperto che durante le pulizie si era piegato l’allacciamento del cavo del segnale dentro la spina nel muro, non abbastanza da far smettere completamente il decoder di funzionare, ma abbastanza da confonderlo e farlo comportare come un ubriaco.

L’altra operazione è stata invece divertente come una corsa nei sacchi: difatti sul sito ci sono abbondanti istruzioni per richiedere qualsiasi opzione aggiuntiva, ma neanche una riga su come chiuderlo. Chiamo l’199 (ma come farò adesso, che non avrò più il fisso e ho il cellulare disabilitato ai numeri premium?), seleziono l’assistenza commerciale, risponde la signorina e dico: “Vorrei disdire l’abbonamento.” La signorina, senza dire nulla, mi riattacca bellamente in faccia: riparte la musichina d’attesa. Dopo dieci secondi, risponde un signorino; ridico la fatidica frase, e lui risponde deluso “Attenda”, e riattacca pure lui.

Al terzo tentativo, risponde finalmente una gentile samaritana – sarà la responsabile dei casi scottanti – che mi degna di attenzione, e mi spiega che l’abbonamento può essere chiuso soltanto alla scadenza annuale, dopo parecchi mesi. Io rispondo “Ma scusi, ma non c’era la legge Bersani, che…” A quel punto, pronunciata la fatidica parola Bersani, suona il cicalino: e la signorina mi dice “Ah, certo, se vuole avvalersi della legge Bersani allora può disdirlo subito, bastano 30 giorni di preavviso e ci deve pagare i costi tecnici.” Se non l’avessi già saputo, me l’avrebbero detto?

In effetti, come ho poi scoperto, in un angolino di una pagina al quarto livello del sito c’è un minuscolo link che recita “Adeguamento delle condizioni contrattuali satellite a partire dal 15 giugno 2007”, che fa aprire un popup con una pagina che spiega che Sky deve sostenere dei costi, poveri loro, per premere un bottone e rimuovere la tua smart card da quelle abilitate a vedere i programmi. Il bottone, però, deve essere ben complicato, visto che il costo varia a seconda del tipo di contratto e addirittura del numero di anni da cui sei cliente. Immagino che sia che devono trasmetterti dalle profondità della galassia una martellata virtuale, e quindi, visto che notoriamente le smart card si usurano col tempo, disabilitarne una più vecchia deve essere più facile. E quindi, il costo di premere il bottone è di 30 euro se sia l’impianto che il decoder sono tuoi, ma arriva magicamente a 225 euro (un anno e tre mesi di contratto, cioè più della durata del contratto stesso) se sei un cliente recente e se ti hanno dato un decoder in alta definizione… che peraltro sei tenuto a restituire a tue spese!

Insomma, io ho mandato la raccomandata a fine anno, rientrando fortunatamente nella categoria dei 30 euro, e attendo la disdetta per fine mese: e sono curioso di vedere se la staccheranno veramente o se si inventeranno ancora qualcosa. E’ però evidente che, almeno in questo caso, la legge Bersani è una grande presa per i fondelli: e vorrei ringraziare per questo i profumatamente pagati superburocrati dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato – che perlomeno ha un numero verde, attivo ben quattro ore a settimana, che cercherò volentieri di usare – e soprattutto dell’AGCOM, quella che emerge dai cumuli di monnezza napoletana soltanto per difendere i cartelli delle telecomunicazioni ai danni dei cittadini, sventolando la trita scusa di milioni di posti di lavoro in pericolo (in realtà ad essere in pericolo sono i milioni di euro annualmente sottratti agli italiani dagli operatori con trucchetti di vario genere).

Sky, oltre a non trasmettere un film decente manco a pagarlo (nel senso che fanno pietà pure quelli in pay per view), è un orrido monopolio autorizzato dalla politica italiana, che ha peraltro investito centinaia di milioni di euro nel digitale terrestre, ma mica per creare concorrenza a Murdoch: per costringerlo a spartire la torta con Mediaset e Laset. Certo, in Las Vegas si vedono un sacco di bei culi, ma sono contento di aver deciso di prendere un abbonamento meno ricco da Sky, e spendere i soldi risparmiati in una ADSL più veloce.

[tags]sky, bersani, tv, digitale terrestre, agcom, concorrenza[/tags]

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mercoledì 9 Gennaio 2008, 18:16

Ridere e piangere

Premetto che non voglio certo criticare i componenti del Comitato Consultivo Permanente sul Diritto d’Autore del Ministero dei Beni Culturali e delle sue sottocommissioni, organismi di cui fanno parte un certo numero di persone che conosco direttamente, e che hanno consegnato lo scorso 18 dicembre al Ministro Rutelli due proposte di riforma che rappresentano una possibile base per un significativo avanzamento della nostra legislazione in materia.

Mi chiedo soltanto come sia possibile partecipare a un simile tavolo di lavoro senza scoppiare né a ridere né a piangere, quando due (2) giorni dopo tale magnificata consegna il Parlamento, di propria unilaterale iniziativa e alla faccia di qualsiasi principio di concertazione, pubblico scrutinio o multi-stakeholder governance che dir si voglia, approva una norma probabilmente composta lì, estemporaneamente, da un paio di parlamentari che evidentemente pensano di sapere tutto di qualsiasi materia; o peggio ancora premeditata in privato, ossia suggerita loro nell’orecchio da qualche parte interessata e dotata di buoni agganci. Si tratta di una norma che, per i pochi che non lo sanno, sostituisce solo per Internet il diritto di citazione di parte dell’opera a fine di studio o di commento con un diritto di riproduzione dell’intera opera e però “degradata”.

Anche io faccio parte di una Commissione Consultiva, presso un altro ministero; e conosco sia i limiti dello strumento, che i vincoli che hanno le controparti governative, che la sensazione di avere molto da dire eppure concludere poco, in un ambiente come quello della politica italiana. Devo però dire che una sconfessione così plateale non mi è ancora capitata.

Ora l’onorevole Folena – che pure è onestamente ricettivo rispetto all’utilità del software libero e ai nuovi paradigmi della rete – minimizza l’accaduto e spiega che le intenzioni erano positive. Non ne dubito, ma sta di fatto che tutti i giuristi con cui ho avuto occasione di chiacchierare di quella norma sono unanimi nel ritenerla incostituzionale (perché discrimina Internet rispetto agli altri mezzi di comunicazione) e peggiorativa dei diritti storicamente acquisiti dai cittadini che fruiscono delle opere.

Come minimo, quindi, il Parlamento ha dimostrato al tempo stesso incompetenza in materia, grande supponenza, e grave mancanza di rispetto per gli “stakeholder” della rete e dell’informazione, che poi sono soprattutto i cittadini elettori; abbracciando una concezione della politica – quella per cui i politici imperano su tutto senza dover rispondere a nessuno se non, anni dopo, alle elezioni – vecchia, superata e dannosa, che porta il nostro paese contemporaneamente sull’orlo del disastro economico e del disfacimento sociale.

Questa norma fa il paio con altre belle pensate dei nostri politici relative al diritto d’autore, come l’idea di pretendere il pagamento di royalty per la raffigurazione anche senza scopo di lucro delle nostre opere d’arte, o persino dei nostri paesaggi, invece di metterli nel pubblico dominio. Il risultato? E’ evidente: le bellezze dell’Italia stanno sparendo da Wikipedia e da molti siti web. Certamente questo gioverà all’afflusso di turisti dall’estero, uno dei nostri principali motori economici, che già è in crisi da anni: una mossa geniale!

Basta sintonizzarsi sulla CNN in questi mesi per trovare a ciclo continuo spot che raffigurano le bellezze artistiche e paesaggistiche dei vari paesi del Mediterraneo: Grecia, Spagna, Portogallo, Croazia, Tunisia, Egitto, persino Cipro e Montenegro bombardano gli ascoltatori internazionali di pubblicità sulle proprie bellezze. L’Italia non c’è: non uno spot, non una immagine di Michelangelo o dei Faraglioni. Non solo non si fa pubblicità, ma fa di tutto per nascondere le proprie bellezze (quelle che ancora emergono dai cumuli di rifiuti). E poi scopre, dall’alto della mostruosa incompetenza di chi la dirige, che i turisti stranieri vanno altrove, e che anche il turismo va in crisi come tutto il resto.

Ah già, ma dimenticavo: in realtà, il problema di come attirare i turisti è sistemato. Rutelli ci ha già pensato: c’è il portale Italia.it

[tags]parlamento, politica, diritto d’autore, governance di internet, folena, rutelli, wikipedia, cnn, degradato, italia.it[/tags]

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domenica 6 Gennaio 2008, 21:09

Ancora rifiuti

Ricordo che tutto ciò che avevo da dire sull’argomento dei rifiuti in Campania lo dissi già mesi fa, esattamente qui. Aggiungo la spettacolosa new entry dell’idea, nata di comune accordo tra studenti e insegnanti, di chiudere le scuole dappertutto “come forma di protesta”, anche nei luoghi dove non ci sono discariche né eccessivi problemi igienici: pare proprio che a Napoli e dintorni nessun motivo sia troppo implausibile pur di non lavorare.

Credo comunque che lo spettacolo di questi giorni abbia pesantemente rinforzato nel resto d’Italia il supporto ad uno stato di polizia, al federalismo, alla secessione o al semplice razzismo anti-meridionale, a seconda del livello di frustrazione di partenza e del tipo di mentalità. Ma è tristemente vero che soltanto qualche politico dagli occhi pesantemente foderati di idealismo (o dalla forte base elettorale in quei luoghi) potrebbe non scorgere in tutto ciò il segno della fine dello Stato in quei territori – ammesso che lo Stato, inteso come entità indipendente e non succube della camorra e delle male abitudini, mai vi sia davvero esistito.

Io, invece, sogno un’altra rivolta di piazza: quella di migliaia e migliaia di cittadini campani, soprattutto giovani, che si mettano a raccogliere i rifiuti volontariamente, con le proprie mani. Quella di amministrazioni comunali che trovino ognuna un fazzoletto di terreno per raccoglierli. Quella, insomma, di orgoglio e di civiltà diffusa, da parte di un popolo la cui credibilità etica è ora pesantemente in discussione. Temo però che non la vedrò mai.

[tags]napoli, rifiuti, campania, civiltà, stato[/tags]

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sabato 5 Gennaio 2008, 09:27

Bit sprecati

Anche questi sono bit sprecati, per cui forse avrei fatto meglio a non fare nemmeno il post. L’argomento però appassiona, e quindi anche io volevo dire la mia in merito alle ripetute polemiche legate alla classifica dei blog italiani mantenuta da Blogbabel, cioè da un gruppo di rinomati blogger. (Se non ho capito male c’è pure Andrea Beggi; e se non sapete chi è Andrea Beggi, siete out!)

Per chi non la conosce, ecco qui: tutti i blog italiani ordinati per punteggio, cioè per un valore calcolato… calcolato… ecco, all’inizio contavano i valori dei motori di ricerca, come Google e Alexa, il numero di lettori in feed da FeedBurner, e il numero di link al blog ritrovati su altri blog. Poi si sono accorti che Alexa era inaffidabile e l’hanno tolto, e poi Tommaso Tessarolo (per chi non lo conosce, dirò che lavora(va?) per Mediaset e che lo conosce il mio socio) trovò il modo di pompare il numero di lettori nei feed – prerogativa subito offerta a tutti da un ironico Tessarolizr – e quindi tolsero anche quello, e poi… boh.

Premetto che io non sono affatto indifferente alla quantità e qualità dei miei lettori e ai loro giudizi: come già dissi, se uno scrive un blog è non solo per sfogare le proprie voglie creative ma anche perché qualcuno lo legga, se ciò che scrivo non interessa e nessuno lo legge tanto vale che mi dedichi ad altro. E poi, anche io sono competitivo, anche se per fortuna con l’età mi sta passando; per cui certo mi fa piacere scoprire che le mie posizioni in classifica migliorano.

Negli ultimi tre mesi o giù di lì, mi è quindi capitato di dare un occhio ogni tanto a ciò che di me diceva la classifica di Blogbabel. In questo periodo il blog non è cambiato molto, cioè non ho cambiato nè lo stile nè il contenuto degli articoli solo per salire in classifica, il numero dei visitatori e degli iscritti al feed è rimasto sostanzialmente costante (a un certo punto ho adottato Feedburner perché mi dissero che semplifica la vita, ma a quel punto non contava già più per le classifiche), eppure la mia posizione è partita da circa quattrocentesimo, è salita gradualmente fino a circa il trecentesimo posto, poi nel giro di una settimana è salita di botto a 120, poi in breve è scesa a 300, e poi è precipitata fin sotto l’ottocentesima.

Per alcune di queste variazioni (non tutte) esistono dei motivi tecnici. Ad esempio, ho scoperto che il balzo in avanti di duecento posizioni fu dovuto all’aver parlato della proposta di legge Levi-Prodi, ma non perché ne abbia parlato in maniera particolarmente intelligente o interessante; semplicemente perchè Blogbabel ha in home page un riassunto di tutti i blog che linkano le notizie più diffuse, quindi se metti un link allo specifico articolo che tutti gli altri stanno linkando finisci in home page, quindi se finisci in home page ci sono certamente due o tre genialoidi che fanno un post copiando e incollando la lista di tutti i blog che stanno in home page su quell’argomento, quindi ti aumenta il numero di link, quindi sali in classifica.

Ciò che mi sfugge è come tutto ciò possa essere utilizzato come metro di giudizio per dichiarare pubblicamente quanto sia interessante o anche solo quanto sia visitato un dato blog (e le due cose non vanno affatto insieme).

Il dramma è però lo scoprire che l’esistenza stessa della classifica non solo alimenta zuffe di vario genere, non solo stimola truffe di ogni genere da parte di perfetti sconosciuti che, pur non sapendo scrivere in italiano, si linkano a vicenda gli auguri di Natale pur di salire in classifica, ma altera significativamente il contenuto anche dei blog migliori.

Ti chiami Mantellini o Sofri? Vuoi restare nei primi dieci in classifica, il che significa prestigio, credibilità, interesse da parte dei media tradizionali, e magari pure inserzioni pubblicitarie? Allora, non importa quanto sei bravo, devi comunque usare ogni trucchetto per non farti scavalcare: per iniziare, parlare sempre e comunque di ciò di cui parlano tutti, e farti linkare in ogni modo. Per esempio, secondo voi, nell’ultimo post di un vero e riconosciuto guru – ben al di fuori dei blog – come De Biase, il link sulla parola “blogosfera” ha un senso? Non vorrei interpretare male, ma a me sembra una frase incollata lì di malavoglia solo per poter piazzare il link a un articolo che sta nella home page di Blogbabel o che comunque sarà molto collegato in giro e quindi farà punti.

E non ho nemmeno parlato di iniziative che pure esistono, come “estrarrò un iPod tra tutti quelli che mi linkeranno”, o “oggi è la giornata in cui regalo un link a tutti per farvi salire in classifica” (l’ha fatta persino il serissimo .mau., e io ovviamente ho risposto subito).

Sarà che io questa lezione l’ho imparata oltre dieci anni fa, quando ebbi la pessima idea di calcolare e pubblicare le classifiche sul traffico generato da ciascun singolo autore su ogni newsgroup italiano, e improvvisamente migliaia di lamer cominciarono ad inondare i gruppi di immondizia pur di salire in classifica.

Perciò è dall’alto di tale esperienza che vi chiedo: chiudete questa classifica, subito. Stimola i peggiori istinti di tutti noi, peggiora la qualità complessiva dei blog, dà una immagine falsa della blogosfera e comunque è completamente inaffidabile. Mi sembra sufficiente.

[tags]blogbabel, blogosfera, classifiche, beggi, tessarolo, de biase, sofri, mantellini, mau[/tags]

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lunedì 31 Dicembre 2007, 09:16

L’ha detto lui

Ieri papa Ratzinger – nonostante i giornali riportino una versione leggermente diversa – ha rilasciato urbi et orbi la seguente dichiarazione: “Il pene della persona e della società è strettamente connesso alla buona salute della famiglia.”

Non sto mica scherzando! Se non ci credete, qui c’è il video.

[tags]ratzinger, pene[/tags]

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giovedì 27 Dicembre 2007, 20:04

Poste

Oggi ho avuto un incontro ravvicinato con le Poste che merita di essere raccontato.

Dovendo inviare una raccomandata e pagare un bollettino, mi sono infatti recato all’ufficio postale vicino al mio ufficio, quello di via Stradella angolo via Sospello. Si tratta del classico ufficio postale di periferia, quello dove si realizza l’incontro perfetto: una manciata di impiegate imbranate, pigre e permanentemente incazzate a servire un’accolita di vecchietti che utilizza l’ufficio postale come centro d’incontro (alle volte li vedi pagare un bollettino e poi rifare la coda per pagare il secondo, per stare lì ancora un po’ e non dover tornare a casa a star soli, poveri).

Il problema è che, quelle rare volte in cui in uno di questi uffici entra un essere umano, egli viene colto dalla spiacevole sensazione di essere piombato dentro Il ritorno dei morti viventi, o in un universo parallelo del quale non sospettava l’esistenza.

Oggi sono arrivato circa alle 13, e l’ufficio postale straboccava di gente: prevalentemente vecchietti, ma anche un paio di esseri umani, con cui abbiamo subito solidarizzato. Dall’altro lato del vetro c’erano effettivamente tre postali tipici: donne con una età superiore al quoziente intellettivo. Io ero comunque fortunato, in quanto la coda all’unico sportello dedicato alle raccomandate era solo di cinque persone, mentre quella per i bollettini era oceanica.

Peccato che allo sportello ci fosse un vecchietto che stava spedendo pacchi di Natale in ritardo, in luoghi che come parte dell’indirizzo avevano stringhe che suonavano come “su pirru”, “sa puzzetta” e “sas perdas de lupu”, o cose così: insomma ci son voluti dieci minuti per smaltire solo lui. Nel frattempo è arrivata in fondo alla fila una signora con un pacco da spedire; l’impiegata la squadra e le fa “Eh no, scusi, non può arrivare con un pacco così tardi!” La signora è basita, visto che manca ancora mezz’ora alla chiusura, ma l’impiegata sbuffa e decide autonomamente che deve farla passare davanti a tutti, se no poi il pacco non partirà.

A questo punto arriva allo sportello un tizio che deve inviare cinque raccomandate; si fa dare i cinque foglietti e comincia a compilare, visto che per inviare una raccomandata è ancora necessario compilare vari rotoli di papiro egizio di diverse forme e dimensioni. Egli invita quindi il signore successivo a passare allo sportello, mentre lui compila; peccato che l’impiegata di cui sopra risponda con tono incazzato che lei sta già servendo qualcuno (cioè il tizio che scrive). Al suggerimento che forse si può ottimizzare e sveltire la coda gestendola in parallelo, lei non risponde, ma si mette a riordinare pile di carta e di pacchi sul fondo dell’ufficio; e poi ci dice che così si mette avanti col lavoro, se no le tocca restare mezz’ora dopo l’orario di chiusura (ossia uscire da lavoro ben alle 14,30). Io subito penso che comunque la coda si accumula, per cui è semplicemente un modo per far aspettare di più la gente in coda, che però andrà poi servita; poi penso meglio e realizzo che, come ho fatto io tante volte, se c’è troppa coda la gente non entra nemmeno, quindi così facendo l’impiegata si libera di un po’ di potenziali clienti.

A questo punto ci godiamo anche la scena di due vecchietti che arrivano, dopo quaranta minuti di coda, allo sportello a fianco, e chiedono di aprire un libretto di risparmio. L’impiegata di quello sportello fa una faccia scandalizzata, e dice: “Ma no! Signora, ma non vede quanta gente? Aprire un conto è un’operazione lunga, non possiamo farla adesso! Torni domani mattina all’apertura, alle 8 – 8,30 al massimo!” E io penso dove altro nel mondo potrei vedere una istituzione finanziaria che riceve un nuovo cliente che vuole depositare dei soldi e lo manda via sgarbatamente…

Per chiudere in bellezza, quando io finalmente sono allo sportello arriva una signora africana piuttosto anziana, si infila nella coda, batte sullo sportello e dice testualmente: “Io qui per polizia!”. Si capisce poi che non vuole il permesso di soggiorno, ma è stata mandata (non so da quale subappaltatore di subappaltatori) per fare le pulizie nell’ufficio. La risposta dell’impiegata è la seguente: “Non c’è il direttore, vada via, torni domani!”. La signora africana non capisce bene, dice che lei deve lavorare. L’impiegata insiste, chiede alla collega “Vogliamo pulire l’ufficio?”, la collega dice di mandarla via, e così urla alla signora “Vada via, vada via!”. La signora non capisce. Alla fine in due o tre ci offriamo di mediare, e spieghiamo alla signora che per qualche motivo non la lasceranno entrare a pulire, e che lei dica pure che il lavoro l’ha fatto. A quel punto l’impiegata urla ancora “Torni domani!”, e la signora – che magari vivrà a un’ora di bus di distanza da lì – chiede “Che ora?”. L’impiegata non risponde. Allora lo chiedo io, e la risposta è “Che venga quando vuole, cosa importa a me.”

E io mi chiedo perché in Italia non si possa finalmente abolire il divieto di licenziare la gente, specialmente nel settore pubblico; o in alternativa, come si sarebbe dovuto fare con Alitalia, trovare il modo di far fallire le Poste.

[tags]poste, dipendenti pubblici[/tags]

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venerdì 21 Dicembre 2007, 09:40

Ancora su Prodi e Berlusconi

Per completare il discorso sul governo, oggi commento ancora un paio di fatti.

Il primo è che, nel silenzio generale, si è verificato nelle ultime settimane un altro caso Dalai Lama, questa volta con la Russia. L’unica cosa che probabilmente avete letto è che, dopo le discusse elezioni in Russia, il primo premier europeo a congratularsi calorosamente con Putin per la nuova vittoria, ignorando i presunti brogli lamentati dall’opposizione e per cui hanno protestato vari altri paesi europei, è stato Sarkozy; Prodi, invece, ha tentennato, non sapendo da che parte stare. E così, qualche giorno fa la Autouaz, la principale azienda automobilistica russa ossia di quello che sarà nei prossimi decenni il maggior mercato europeo, ha scelto di vendersi a Renault invece che a Fiat: così la bellezza della nostra coscienza è assicurata, e lo sono anche i licenziamenti a Mirafiori. Peccato però che il governo abbia sì evitato di compiacere Putin, ma anche di criticarlo seriamente, abbandonando quindi l’opposizione suddetta al proprio destino; insomma, zero piccioni con una fava.

Il secondo è invece relativo alla maestria comunicativa di Berlusconi. Lo beccano in una intercettazione da brivido; e ammetto che mi lascia parecchio perplesso l’idea di poter non solo leggere la trascrizione di una conversazione telefonica privata tuttora soggetta a indagine della magistratura, ma di poterla addirittura ascoltare sul sito Internet di un settimanale. Ciò detto, il brano va ascoltato, perché dà veramente il voltastomaco; specialmente quando Berlusconi dice tranquillamente che il destino del governo Prodi è legato all’assunzione di tal Evelina Manna come attricetta in una qualsiasi fiction della Rai, visto che lui – dice – sta “cercando di avere la maggioranza in Senato” e che “questa Evelina Manna può essere .. perchè mi è stata richiesta da qualcuno con cui sto trattando”.

Ciò detto, Berlusconi risponde con un colpo da maestro: stasera dichiara che in Rai lavora solo “chi si prostituisce o chi è di sinistra” e che “In Rai non c’è nessuno che non sia stato raccomandato, a partire dal direttore generale che non è certo stato scelto attraverso una ricerca di mercato”. Il che è una verità; raccomandare qualcuno in Rai, avere un parente assunto in Rai è una prerogativa che ti arriva a casa insieme con il tesserino non dico da ministro, ma persino da peone dell’emiciclo parlamentare; e ve lo dico per averne avuto racconti di prima mano da più di una fonte.

Naturalmente, non è una giustificazione valida; eppure, chiaramente provoca la reazione voluta, ossia dichiarazioni ipocrite e fintamente indignate della Rai, della Federazione della Stampa e del sindacato dei giornalisti, tipo questa: “Di fronte ad accuse indiscriminate e dai toni inaccettabili, la Rai ribadisce la piena fiducia nei propri dipendenti e collaboratori, nelle loro capacità professionali e nel loro costante e reale impegno per il miglioramento del servizio pubblico radiotelevisivo”. Come si possa dire una cosa del genere restando seri non è dato sapere, a fronte di una situazione in cui praticamente tutti sono raccomandati e i pochissimi che non lo sono fanno i precari anche se sono meritevoli (pare che nemmeno la Gabanelli, conduttrice di Report e giornalista di indubbio valore, sia mai riuscita a farsi assumere a tempo indeterminato). Insomma, dopo essersi infuriati per Berlusconi, ci si infuria anche per la protervia della Rai tutta.

In questo modo, Berlusconi ha spostato l’attenzione dalle sue schifezze a quelle della radiotelevisione pubblica, come se il problema principale fossero le raccomandazioni e non l’interesse privato compiuto per suo conto da amministratori pubblici; e ha cercato di far dimenticare l’indignazione per le sue parole sostituendola con l’indignazione per la situazione in Rai. Noi non ci cascheremo, ma tanti italiani sì.

[tags]berlusconi, prodi, russia, putin, autouaz, raccomandazioni, rai, evelina manna, intercettazioni[/tags]

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