Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Dom 28 - 8:27
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


martedì 10 Luglio 2007, 14:22

Litigare da adulti

Ho cercato duramente di non parlare di questa storia; alla fine, però, non ci sono riuscito, visto che dopo una settimana continua ad essere su tutti i giornali.

Mi riferisco al giovanissimo (in termini italiani, visto che ha 31 anni) rampollo della famiglia che possedeva la De Agostini, Achille Boroli, che una settimana fa è finito sulle prime pagine per un tentato rapimento: stando al suo racconto, tornando a casa dal lavoro all’ora di cena, sarebbe stato inseguito in autostrada da Milano a Novara, quindi speronato al casello per fermarlo; sarebbe poi riuscito a fuggire soltanto grazie alle sue grandi capacità di guida al volante del suo macchinone.

Naturalmente, la storia non aveva granché convinto la magistratura: è difficile immaginare che una banda di rapitori, per quanto maldestra, possa scegliere come luogo del rapimento il casello autostradale di Novara Est all’ora di punta, con decine di auto ferme in coda, e una telecamera ogni centimetro quadrato.

E così, proprio grazie alle telecamere, è stata rintracciata l’auto dei presunti rapitori, che si sono rivelati essere due elettricisti del novarese. Essi hanno prontamente rilasciato interviste a ogni giornale e telegiornale d’Italia per raccontare la propria versione; che pare, onestamente, un po’ più credibile. Secondo loro, mentre in mezzo al traffico quasi cittadino della Milano – Torino sorpassavano un camion con il loro furgoncino, Boroli – bloccato dietro col suo macchinone – non avrebbe gradito, e avrebbe cominciato a fare fari prima e gestacci poi, sfrecciando via. Dopodichè, arrivati al casello di Novara, i due elettricisti hanno ritrovato quell’auto, bloccata nella corsia del Telepass perchè non riusciva a farlo funzionare; così, l’hanno aspettato subito dopo il casello per dirgliene quattro. L’altro, senza scendere, avrebbe ripetuto i gestacci di scherno, provocando risposte adeguate, e poi sarebbe scappato con manovre spericolate nel traffico.

Ora, non sapremo mai chi ha fatto cosa veramente; pare chiaro però che questa è stata una classica lite da traffico portata un po’ troppo avanti, certo non un tentato rapimento. Sarebbe sembrato meglio a tutti stendere un velo pietoso e piantarla lì, insomma.

E invece no: perchè ieri mi son dovuto sorbire il Boroli, intervistato dal TG5, che raccontava con faccia compunta che “comunque quei due mi hanno fatto tanta paura”, allo stesso tempo negando di aver mai parlato di rapimento (dar la colpa ai giornali non fa mai male).

Anche io sono uno di quegli automobilisti che ogni tanto, davanti a uno che si addormenta nel traffico o che fa una manovra vietata o pericolosa, fanno i fari. In genere finisce lì, ma una decina di anni fa quello davanti – un tizio strafatto dei suburbi grugliaschesi – cercò di buttarmi giù a portellate dal cavalcavia di Collegno; la cosa terminò solo per il pronto intervento di un carabiniere che passava di lì. Il punto, però, è che se lo fai devi essere pronto ad assumertene le conseguenze; se poi ci si mena, perlomeno è il caso di prendersi le proprie legnate con dignità, oppure, se non ci si vuol far male, di porgere il collo senza dignità, come i lupi sconfitti nel combattimento (che poi è quello che farei io, che certo non mi vado a menare).

Invece, fare i fari, poi scappare se l’altro reagisce, e poi chiamare la mampolizia e pretendere di avere ragione è un comportamento veramente triste. Ricorda gli ultras di una certa squadra di calcio bianconera nel loro leggendario scontro con i tifosi del Genoa (Monza, 2005), con tanto di video: per i primi due minuti marciano spavaldi con le mazze in mano, a provocare gli avversari; per il resto del video scappano a gambe levate prendendosi mazzate a ripetizione. Ma almeno non hanno chiamato la polizia.

divider
lunedì 9 Luglio 2007, 15:37

Customer service

Oggi a pranzo, come tutti i lunedì, siamo andati a mangiare kebab da Demir, il turco di piazza Adriano. Anche lui, come tutti i locali, ha un turbinio di camerieri con un tasso di ricambio da call center, in numero probabilmente insufficiente rispetto ai tavoli; anche lui aumenta i prezzi appena può. Eppure, sa che il suo cliente è ciò che fa la differenza tra vivere e perire: per cui, quando oggi il cameriere ha combinato un casino e la nostra ordinazione si è persa per una mezz’oretta, lui se ne è accorto e ci ha subito omaggiati di un piatto di patatine, che a lui saranno costate trenta centesimi, ma che hanno cambiato la nostra percezione del servizio.

Vorrei confrontare il tutto con la cena di ieri; in quattro, siamo andati a mangiare Da Michele in piazza Vittorio, un posto noto da anni come trattoria alla buona dai prezzi modici. Nonostante avessimo prenotato, i camerieri (indaffarati, perché il locale era pieno e anche lì il personale è accuratamente sottodimensionato) si sono impegnati per ignorarci per un buon quarto d’ora; alla fine, siamo riusciti a sederci soltanto afferrando fisicamente la padrona e costringendola a indicarci il tavolo. Siamo stati serviti da una povera ragazza che era tanto simpatica, ma ha rovesciato la birra quando l’ha portata, si è inciampata da sola finendo pancia sul tavolo portando i primi, e si è dimenticata un paio di volte di venire a vedere a che punto stavamo, lasciandoci lì in attesa e alla mercè delle zanzare. I piatti del giorno erano pubblicizzati ampiamente su varie lavagne e dai camerieri, ma ovviamente senza indicazione di prezzi; alla fine, mangiando benino ma niente di speciale, con porzioni in qualche caso abbastanza sparagnine, abbiamo speso 35 euro a testa (mezzo antipasto, primo, secondo, mezzo dolce, birra). Difficilmente ripeteremo l’esperienza.

Capisco che ai settori tecnologici abbiamo rinunciato, e come Paese puntiamo tutto sul turismo. Però c’è da sperare che vengano più turchi; magari riusciranno a insegnarci come far funzionare un ristorante.

divider
venerdì 6 Luglio 2007, 14:22

Strategie commerciali

Oggi nella pausa pranzo, tornato dalla montagna, sono andato a fare un po’ di spesa al solito Lidl. Non ero l’unico, perché dietro a me, nella coda alla cassa – e le code alla cassa del Lidl sono per definizione eterne, si fa in tempo a baccagliarsi, mettersi insieme, fare dei figli, litigare e mollarsi – c’era anche la panettiera dell’angolo, con tanto di completino da panettiera giallo e cuffietta bianca in testa. Era lì, e stava regolarmente acquistando un pallet di farina… beh, forse l’intero pallet no, ma almeno due piani dell’espositore, insomma direi un cinquanta chili di farina.

E io ho pensato a quanto sia affascinante il fenomeno: il Lidl, essendo stato il primo supermercato in Italia a vendere regolarmente i preparati per il pane e a mettere in promozione le macchine per pane ogni pochi mesi, ha contribuito significativamente al crollo delle vendite delle panetterie (avevo letto qualcosa come il trenta per cento in meno in cinque anni). Di conseguenza, le panetterie, per tagliare i costi… hanno cominciato a comprare la farina al Lidl, che ha preso due mercati in un colpo solo.

Certo, la cosa è anche indicativa di quanto sia strozzino il sistema della distribuzione alimentare italiana, quello che fa morire di fame i contadini nelle campagne di Pachino – avevo visto tempo fa un servizio su una famiglia che viveva in una baracca in mezzo al campo, e non mandava i bambini a scuola perché non poteva permettersi la benzina per portarli tutti i giorni fino in paese – ma poi ti fa trovare i pomodorini al mercato a quattro o cinque euro al chilo. Se un supermercato al dettaglio, per quanto discount, costa meno che il grossista, c’è qualcosa che non va.

divider
giovedì 5 Luglio 2007, 08:41

Bit rubati all’agricoltura

L’altro giorno stavo andando al lavoro, quando mi sono imbattuto in un gigantesco cartello tutto rosso. Sul cartello c’era scritto, in bianco, “Sinistra [SX]”, e poi il link, www.sxnet.it.

Sono andato a vedere: si tratta di un sito/community che, per ora, offre essenzialmente la possibilità di postare a chiunque si senta di sinistra. Il progetto è professionalissimo, tanto è vero che una veloce ricerca rivela la mano di una agenzia di comunicazione, Xister srl, che lavora anche per Mercedes e altri clienti non esattamente proletari; ma i tempi sono questi. Comunque, si scopre facilmente che il progetto è della Sinistra Europea, ossia, in sostanza, Rifondazione Comunista.

E così, adesso abbiamo un portalone in più, per goderci le perle comunicative inviate dal pubblico del sito, come questa:

Mi domando spesso come mai nessuno abbia il coraggio di chiedere ad Almunia perché era così “accomodante” con Berlusconi ed è così “pressante” con Prodi. Ho provato a mandare una mail alla UE ma ho avuto una risposta “pilatesca”…

(dritta nel “mai più senza”) o questa:

Vorrei aprire una discussione sul ruolo internazionalista che dovrebbe avere un vero partito di sinistra e invio i primi spunti partendo dalla considerazione che i partiti di sinistra del cosidetto “primo mondo” hanno potenzialità economiche e organizzative per solidarizzare politicamente e materialmente con le organizzazione di sinistra “terzomondiste”.

Insomma, un brillante esempio di come sprecare le possibilità offerte dalla nuova tecnologia per riprodurre vecchiume! Così, ho deciso di lasciare il mio contributo: mi sono registrato e, rispolverando le mie antiche abilità di troll, ho mandato il seguente post:

Io sono di sinistra, voi siete vecchi. Come aborigeni davanti a un computer, tutto quel che sapete fare con la società globale è prenderla a pugni.
Brindo alla prossima estinzione dei sindacati e degli elettori della “sinistra” neoconservatrice.
Auguri!

Sarei stato curioso di vedere come avrebbero preso il messaggio gli altri partecipanti alla community, se non fosse che mi ero scordato che questi sono comunisti: pertanto, dopo aver premuto “Invia” ho ricevuto il messaggio “Ti ringraziamo per aver partecipato. Il contributo prima di essere pubblicato deve essere approvato dalla redazione.” Vediamo se lo approvano, o se mi mandano a casa il KGB.

divider
martedì 3 Luglio 2007, 16:48

Il fu servizio civile

Sono tornato da un paio di giorni, e ho scoperto che non si può accendere Radio Flash senza venire bombardati da una serie di pubblicità che hanno tutte lo stesso oggetto. No, non si tratta del TFR, che ormai è scaduto: si tratta invece del servizio civile volontario, per cui bisogna presentare domanda entro il 12 luglio.

Questi spot sono curatissimi e ben fatti; alcuni esibiscono tanto di attori professionisti che recitano le parti della vecchietta in lacrime e del giovane virgulto che le corre in soccorso. Essi magnificano le grandi opportunità di crescita offerte ai giovani dai 18 ai 27 anni, che possono lavorare non soltanto più nell’assistenza sanitaria o nel volontariato di base, ma addirittura in centri culturali, associazioni di ogni genere, burocrazie e amministrazioni pubbliche, cooperative rosse e bianche, persino circoli e locali. Il tutto per 433 euro al mese pagati dallo Stato (cioè da me).

Eppure, io avrei sperato che almeno una radio giovanile e progressista mandasse in onda la verità. Uno spot onesto dovrebbe dire qualcosa come: “Sei un giovane tra i 18 e i 27 anni, parcheggiato all’università o disoccupato senza speranza? Vieni da noi! Potrai finalmente ottenere un contratto di un anno come sguattero precario, sottoinquadrato e sottopagato, e noi non tireremo fuori nemmeno quelle due noccioline che ti arriveranno come stipendio! E poi, tra un anno, ti daremo un calcio nel sedere e troveremo nuovi sguatteri precari a spese dello Stato!”

Forse sarebbe un po’ troppo onesto? Eppure, una volta il servizio militare, e di riflesso il servizio civile, avevano una loro dignità. Avevano delle regole chiare e una motivazione morale, a vantaggio della collettività. Poi, col tempo, tutto diventò una farsa, fino all’abolizione dell’obbligo per sopraggiunta e contemporanea cessazione delle idee che la società avesse il diritto di richiedere un anno della vita dei propri cittadini, e che essa potesse sapere come farne buon uso. Adesso, il servizio civile è solo un parcheggio per sovvenzionare attività no profit (buona parte delle quali sono attività commerciali travestite da no profit solo per eludere le tasse) a spese di tutti. Che tristezza.

divider
martedì 19 Giugno 2007, 18:56

Conferenza

Per i pochi che ancora non lo sanno, segnalo che venerdì a Milano presso lo IULM si svolgerà il terzo episodio di Condividi la conoscenza, la conferenza che Fiorello Cortiana organizza regolarmente per creare un dialogo tra tutti quelli che si occupano della società della conoscenza. Ovviamente ci sarò anch’io, nel pomeriggio, con un breve intervento dedicato a quanto sia difficile lavorare in questo settore in un’Italia ferma alle logiche industriali.

Maggiori informazioni qui, tra un po’ di musica libera e un forum di discussione: voi che di venerdì non avete niente da fare, siete tutti invitati a venire e contribuire al dibattito; è sempre meglio che lavorare.

divider
sabato 16 Giugno 2007, 12:48

Rifiuti

È parecchie settimane che voglio commentare sull’infinita vicenda dei napoli che vivono nella propria merda. E, come potete notare, intenderei farlo senza ipocrisie: per cui, non parlare di “cittadini della Campania che si oppongono alla localizzazione di nuove discariche per il conferimento dei rifiuti solidi urbani”, ma di “napoli che vivono nella propria merda”, esattamente come è.

Premetto chiaramente che la generalizzazione è sbagliata e che le categorie di cui parlerò sono geografiche solo in modo tendenziale: sicuramente a Napoli esistono moltissimi individui onesti, lavoratori e con il senso della collettività, così come anche a Torino esistono moltissimi napoli – il termine dialettale per indicare un immigrato campano privo di istruzione e poco avvezzo all’igiene personale – dalle origini più varie, Piemonte incluso.

Eppure, quel che è successo a Napoli, a Torino sarebbe inconcepibile. Anche qui ci sono proteste di piazza, anche estremamente intense, contro discariche e inceneritori, così come contro altre opere che nessuno vuole nel cortile, a partire dalla TAV. Tuttavia, non è mai successo che le proteste arrivassero a bloccare le discariche per più di qualche simbolico pomeriggio; e non è mai successo che le proteste continuassero in modo violento e menefreghista anche di fronte a mesi e mesi di monnezza accumulata per le vie, ai topi che montano, alla puzza che manda le persone all’ospedale, ai roghi improvvisati che generano ogni specie di fumo tossico e poi magari si attaccano alle auto, alle scuole chiuse per pericolo di epidemie.

Perchè, sempre per dirlo chiaramente, nessuno di noi vuole vivere nella propria merda: da persone educate, abbiamo un rigetto istintivo verso l’idea, e persino la discarica nel cortile, alla fine, ci appare per quel che è, ovvero un male molto minore rispetto all’avere l’immondizia per le vie.

Ma anche perchè, avendo raggiunto la maggiore età, siamo tutti in grado di capire che i rifiuti esistono, che qualcosa bisognerà pur farne, e che questo è un problema collettivo, da cui nessuno può chiamarsi fuori; e quindi, si protesta finchè si può, anche duramente, ma una volta che la decisione viene presa, tramite le procedure più o meno democratiche che come Paese ci siamo dati, la rispettiamo perchè è la decisione di tutti.

A Napoli, invece, regna il menefreghismo più totale: l’immondizia è un problema di qualcun altro, e la collettività non esiste, esiste solo l’io, confidando che prima o poi appaia San Gennaro, o più probabilmente qualcuno più fesso di noi, a farsi carico del problema; o festeggiando il ritorno della squadra di calcio in serie A colorando di biancoazzurro i batteri del colera. Vi è, insomma, il rifiuto della società, del vivere insieme, della legge e dello Stato: il rifiuto della civiltà.

Davanti al rifiuto della società, la società ha due gradi di reazione possibile: l’educazione prima, e la repressione poi. Tuttavia, l’educazione è lavoro difficile e di lungo termine; nel momento in cui la società viene attaccata frontalmente, essa può soltanto cedere, o imporre l’interesse collettivo con la forza.

E così, in un paese civile, ad Ariano Irpino come in tutti quei posti con la monnezza per strada e la gente in rivolta, avrebbero già mandato da tempo i carri armati. Si è deciso che la discarica deve riaprire? E la discarica riapra, a qualsiasi costo; perchè se non lo si fa, è segno che lo Stato non esiste. I politici che invece impediscono questa risposta – dal sindaco del paese a Bassolino e Pecoraro Scanio – sono quindi doppiamente responsabili: perchè come amministratori pubblici hanno il dovere di imporre il rispetto della legge e dell’interesse collettivo, e invece sono i primi a sabotarlo.

Tutto questo, naturalmente, verrà prontamente bollato da alcuni come fascismo, leghismo o razzismo; e invece è il discorso più di sinistra che c’è, perchè quelli che perdono, nell’assenza di regole, sono i più deboli e non i più forti; lo Stato esiste proprio a garanzia dei deboli. In questa come in tante altre cose (dall’evasione fiscale alla microcriminalità cittadina), lo Stato italiano ha provato di non esistere più: di essere soltanto uno zombie che cammina per inerzia.
E quindi, cosa ci stiamo a fare noi, persone oneste e con il senso dello Stato, in uno Stato che non esiste, che chiede tasse sempre maggiori per finanziare la corruzione, le clientele e le libagioni dei potenti – come in un qualsiasi feudo medievale – e non garantisce nemmeno il rispetto della legge?

Si è parlato tanto, quindici anni fa, di secessione. All’epoca, era una proposta da burla, con un pirla in canottiera che delirava di ampolle magiche. In questi anni, però, i politici di entrambi gli schieramenti hanno lavorato duro per renderla realistica; la situazione è degenerata silenziosamente, e non so se siamo prima o dopo il punto di non ritorno. Perchè il mio sospetto è che la secessione già ci sia: perchè io, con quei “cittadini” che vivono nella propria merda e con quei politici che li assecondano, non ho nulla da spartire. Non è questione di divergenza di vedute, ma proprio della mancanza delle basi minime per poter impostare una convivenza civile. Io, da questa Italia, dentro di me ho già seceduto, e sono certo che non sono l’unico.

Cosa succederà, non lo sa nessuno; o finiremo per emigrare tutti, e lasciare che gli altri completino la trasformazione dell’Italia in un immondezzaio; o finirà di consumarsi lo Stato, in mezzo a bancarotte e proteste di piazza, dando luogo all’anarchia; o scatterà una guerra civile (anche se, vista la narcolessia da Grande Fratello, credo non ci siano le premesse culturali).

In tutto questo, è dura dover constatare che, forse forse, il progetto leghista era ancora la cosa meno drammatica.

divider
venerdì 15 Giugno 2007, 19:47

ICI online

In mezzo a tante lamentele, finalmente lo Stato italiano ne ha fatta una giusta: da quest’anno è possibile pagare l’ICI per qualsiasi comune d’Italia tramite il modello F24, e quindi, con praticamente qualsiasi banca, è possibile pagarlo online tramite Internet banking. Finora, esisteva soltanto qualche comune che accettava pagamenti tramite RID (ma richiedeva una lunga e burocratica procedura di accreditamento iniziale) o tramite carta di credito (ma con commissioni esorbitanti: a Torino si pagavano dodici euro, contro l’euro del bollettino postale…).

In pratica, una volta ricavate le cifre da pagare, si prende un modulo F24 (cartaceo o elettronico che sia), si va alla sezione “ICI e tributi locali”, e si compila una riga per ciascuna riga non vuota del classico bollettino ICI, ossia una riga per ciascun comune e ciascun tipo di immobili ai fini ICI (“abitazione principale”, “altri fabbricati”…). In ciascuna riga, bisogna indicare il codice catastale del comune in cui sono situati gli immobili – quella lettera e tre cifre che compaiono anche nel codice fiscale, es. L219 per Torino, e che potete ritrovare ad esempio qui -, barrare la casella dell’acconto (a dicembre sarà il saldo), inserire il numero delle unità immobiliari di quel tipo, e specificare il codice tributo 3901 per l’abitazione principale, 3902 per i terreni agricoli, 3903 per le aree fabbricabili o 3904 per gli altri fabbricati, box e case della nonna compresi; e poi, completare con l’anno – 2007, perché l’ICI si paga subito per l’anno in corso… – e l’importo. Nella casella in basso, va indicato l’importo di detrazione applicato per l’abitazione principale in questo acconto: 66 euro quasi ovunque.

Dopodichè, si invia; in genere si può anche indicare come data di pagamento quella della scadenza (lunedì, in questo caso), in modo da pagare il più tardi possibile. In caso di dubbi, il Comune di Torino offre persino delle pittoresche istruzioni, piene di effetti di testo in stile Word 6.0. Non male!

divider
giovedì 14 Giugno 2007, 18:03

Russi

Per equità, faccio seguire al post precedente – sulla tipica ignoranza della propria lingua che affligge gli americani – un post sullo stile retorico dei russi.

Qualche giorno fa, mi è stato forwardato questo articolo di una newsletter russa. Non starò a tediarvi con la traduzione in italiano della traduzione in inglese che un bulgaro ha fatto per me; in sostanza, si tratta di un pezzo sull’imperialismo americano che si estende alla rete. Intitolato “Gli americani vogliono governare la rete russa” (ossia, i domini in cirillico), presto inizia con le domande retoriche come “Non sarebbe ora che la Russia stessa controlli l’Internet in russo?”, supportato dall’inoppugnabile argomento che i cinesi già fanno così.

Ma la cosa più bella è che, in uno stile che ricorda i comunicati del vecchio PCI, il pezzo viene chiuso con un richiamo ad una famosa frase dell’immortale compagno Lenin Stalin Kruscev Breznev Gorbaciov Eltsin Putin, e precisamente «Мы проявили слабость, а слабых бьют», ovvero, se la sfilza di traduzioni non inganna, “Abbiamo mostrato debolezza, e i deboli vengono battuti!”.

Se la ripetete pensando al ghigno malefico di Vladimir, non potranno che venirvi i brividi; anche se non sono del tutto sicuro che siano preferibili le citazioni dei comunisti nostrani, “Attento alle comunicazioni” e “Facci sognare”.

divider
martedì 12 Giugno 2007, 08:46

Ambulanze (video)

Il caso Selva – il giornalista e senatore di AN che ha chiamato un’ambulanza, inventandosi un malore, per farsi portare in tempo ad una trasmissione televisiva de La 7 – è su tutti i giornali, e ovviamente non richiede commenti. Quel che però ho visto ieri grazie a Blob, e volevo aggiungere, è che non è che la cosa sia stata fatta in segreto o con un qualsiasi senso di vergogna, tanto è vero che Selva l’ha detta di sua spontanea volontà davanti alle telecamere, visto che secondo lui era un argomento contro Veltroni e Bush: “Pensate che, dal caos che c’è in centro a Roma oggi, ho dovuto addirittura usare un’ambulanza per riuscire ad arrivare in tempo!”.

Quella parte, su Youtube non c’è (ce n’è un pezzetto su Repubblica); però c’è la parte successiva dell’intervista, dove Selva e il conduttore minimizzano, anche se il senatore confessa ancora apertamente di essersi inventato tutto; e racconta una serie di trucchi di social engineering per infilarsi dove non si deve.

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike