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Archivio per la categoria 'Life&Universe'


mercoledì 28 Ottobre 2009, 13:14

Città isteriche

Ieri sera dopo le undici sono arrivato a Milano, e mi è toccata la solita passeggiata da Dateo a casa. Ero su via Sismondi a non più di quattro o cinque macchine dall’incrocio con via Lomellina quando ho visto il semaforo dell’incrocio diventare verde. Ho pensato se accelerare il passo in modo da essere sicuro di attraversare col verde, ma stavo andando già di buon passo, trascinandomi la valigia, e ho pensato: comunque sono a una ventina di metri dall’incrocio, in pochi secondi sono lì e ce la farò comunque.

E invece, una manciata di secondi dopo, mentre ero ancora all’altezza dell’ultima auto parcheggiata, è venuto giallo, e poi, mentre arrivavo al bordo del marciapiede, rosso.

Mi sono fermato, ma subito ho notato che il rosso era accompagnato da una freccia per svoltare a sinistra per le auto che arrivavano dalla mia direzione; dato che la strada era deserta, ho pensato che sarei comunque riuscito ad attraversare la strada, che non è nemmeno particolarmente larga, durante quella fase. Così, dopo un paio di secondi di sosta, ho messo un piede sulla strada: e in quel momento la freccia verde per girare a sinistra si è spenta, senza nemmeno passare per il giallo, ed è venuto verde nell’altra direzione. Sarà durata quattro o cinque secondi in tutto!

Forse sono i tempi dei semafori di Torino ad essere lenti; da quando ci sono i semafori pedonali da noi hanno inventato il giallo eterno, ovvero il semaforo pedonale che fa un lampo verde e poi si mette sul giallo per quindici, venti, addirittura trenta secondi se la strada è larga, per permettere anche al vecchietto più lento di arrivare dall’altra parte in tempo; i gialli delle auto non sono così lunghi, ma di solito durano almeno una decina di secondi. A Milano, almeno su via Lomellina, anche i semafori sono isterici; i gialli durano tre-quattro secondi e quando sei in mezzo alla strada e li vedi apparire è bene che cominci a correre. Mi son chiesto se sia per dare multe, ma penso di no; credo che sia semplicemente una città che si è tarata su altri ritmi.

[tags]città, semafori, ritmi, velocità, traffico, milano, torino[/tags]

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venerdì 23 Ottobre 2009, 15:30

Integrazione compiuta

Stamattina, al solito Lidl in cui faccio la spesa, si è verificato un evento epocale. Premetto che faccio la spesa nei discount ormai da cinque o sei anni, e in questo periodo ho potuto orecchiare tutte le lingue del mondo: romeno, pugliese, arabo, cinese, veneto, tamarro (nei dialetti “tamarro di via Artom”, “tamarro delle Vallette” e “tamarro di Cascine Vica”) e numerose lingue africane. Ma è la prima volta che in mezzo ai corridoi del Lidl trovo due clienti – lui sulla cinquantina, lei oltre i settanta, madre e figlio – che si parlano in piemontese stretto.

Certo, forse sarebbe stato meglio se l’integrazione fosse avvenuta attraverso un cambiamento al rialzo del livello economico degli immigrati, invece che attraverso un cambiamento al ribasso di quello della ex classe media autoctona. Tuttavia, mentre mettevo nel mio carrello la confezione scorta di prodotto per friggere e un tronchetto di marzapane e cioccolato crucco fino nell’anima, non ho potuto evitare di sorridere.

[tags]lidl, discount, integrazione[/tags]

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sabato 17 Ottobre 2009, 11:15

Stormi d’uccelli neri

Ieri sera, dal balcone di casa mia.

DSC06033s.JPGDSC06034s.JPG

[tags]uccelli, migrazione, inverno, panorama, torino, carducci[/tags]

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martedì 13 Ottobre 2009, 21:29

Transforma urbana

“PIOLTELLO Ferma in tutte le stazioni vietato fumare” dice la scritta luminosa, e lo ridice. Lo ripete avanti e avanti all’infinito, e non è possibile ignorarlo; da qualsiasi posizione è un gioco perverso di riflessi, forse pianificato da un geometra ferroviario che sapeva di non essere destinato a subire la sua tortura di un’ora, su un treno serale, a farsi sparare un “PIOLTELLO Ferma in tutte le stazioni vietato fumare” rosso e luminoso negli occhi.

Questi treni sono progettati per urtare; nel mio i freni fanno un rumore come fossero mille unghie di Satana sulla lavagna dopo un compito in classe di latino particolarmente difficile, e le porte ti avvertono di ogni fermata cominciando ad emettere un forte ronzio almeno due minuti prima. Saranno sponsorizzati dalla Fiat; infatti sono l’unico italiano, tra un gruppetto di cinesi d’Occidente e un africano alto nella sua eleganza.

Uscire dal passante e trovarsi all’aria aperta è un trasporto immediato; già salendo le scale a riveder le stelle, la S verde di Dateo sembra una cometa, piantata dal basso in alto dentro alla galassia. Il cielo è visibile, cosa insolita per Milano; dev’essere dovuta al vento, che stasera respira maestoso e si porta via le foglie e le luci delle macchine.

Decido allora per la trasformazione; uso gli U2, musica urbana, per accompagnare la passeggiata nella notte. La città col sonoro muto è un altro pianeta; si può far finta che le automobili non stiano litigando per le briciole di un giallo, che il furgone non stia bloccando lo scivolo del marciapiede e che dai ristoranti esca sì profumo di risotto, ma non accompagnato dalla sigla del TG1. La notte copre e ricopre e stilizza la città, lasciando l’ammasso nel buio e facendone emergere soltanto le linee, una palizzata di insegne, una scacchiera di finestre. Un altro video e un altro audio, e Milano è sospesa; sradicata la lingua, da forma a transforma, da vero a possibile, da noto ad alieno.

[tags]milano, pioltello, città, musica, trasformazione, treni, luci, visioni[/tags]

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sabato 12 Settembre 2009, 09:49

Sapore

Ignorare il proprio compleanno è diventato molto più difficile da quando esiste Facebook. Una volta bisognava studiarsi le date a memoria o perlomeno avere una rubrica ben organizzata, dunque soltanto gli amici più intimi e qualche parente si ricordavano della ricorrenza. Adesso, già da un paio di giorni prima comincia un afflusso di auguri e celebrazioni da parte più o meno di chiunque tu conosca.

Non è male, comunque; anche se giunti a una certa età, nonostante Facebook, quei meccanismi adolescenziali per cui la tua autostima dipende dal numero di persone che si ricordano di te sono passati da un pezzo, fa sempre piacere avere una scusa per chiacchierare con gli altri. Cogliendo dunque l’occasione per ringraziare posticipatamente o anticipatamente tutti quelli che mi hanno fatto o mi faranno gli auguri, diventa doveroso passare alla seconda considerazione del post.

Da oggi sono più vicino agli anta che agli enta; ciò non cambia assolutamente nulla nella mia vita, eppure provoca la necessità di una riflessione. Io sono sempre stato molto bravo a fare le cose straordinarie (nel senso di statisticamente infrequenti) e molto meno a fare quelle ordinarie; tuttavia, anche al verificarsi delle infrequenze statistiche c’è un limite. Ogni tanto penso che, per proseguire sulla strada tracciata dai 25 ai 30 anni e dai 30 ai 35, dai 35 ai 40 dovrei andare sulla luna e scoprire il petrolio in città… In realtà, penso che il miglior risultato sarebbe fare meno cose straordinarie e più cose ordinarie; dunque mi riprometto, in una specie di sindrome di Lucio Battisti in sedicesimo, di sparire progressivamente dagli schermi.

[tags]compleanno, progetti, battisti[/tags]

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martedì 8 Settembre 2009, 18:37

Quante scene

È stata una manifestazione tranquillissima, un’oretta di slogan davanti al Municipio in cui il piatto forte era “la mamma di Maroni è una puttana / il padre di Maroni è un travestito / il figlio di Maroni è un clandestino / e il parlamentare non si tocca”. E’ inutile che adesso i giornali pubblichino le immagini degli unici trenta secondi di tensione, quando d’improvviso il gruppetto di duri e puri che stava davanti (età media vent’anni) ha spinto le transenne in là di un metro, a titolo dimostrativo, trovandosi immediatamente davanti un muro di poliziotti e carabinieri in assetto da guerra (età media vent’anni).

Son rimasti lì a guardarsi negli occhi per altri venti minuti e poi la manifestazione si è sciolta, i gobbi sono andati in “corteo” per via Garibaldi verso piazza Statuto mentre i nostri sono andati in corteo fino al Principi di Piemonte a cantarle a Lippi e alla sua nazionale di gobbi raccomandati scarsi e bolliti, svolgendo dunque ulteriore opera meritoria per conto dell’intera comunità calcistica nazionale.

I presenti erano un 100-150 del Toro e un 20-30 della Juve (ridicoli come sempre), arrivati in ritardo. I cori contro la tessera del tifoso li cantavamo tutti, quelli contro la polizia soltanto un cinquanta per cento (noi brava gente di una certa età ovviamente non li condividiamo e non abbiamo partecipato allo sfondamento, in parte anzi cercando ombra ristoratrice dall’altro lato della piazza). I cori contro Maroni li cantavano anche i passanti.

E ciò nonostante, anche oggi mi sono goduto fantastiche scene di presunta apocalisse: come le due signore che, dovendo passare sotto i portici della piazza per imboccare via Milano, giunte a venti metri dal manifestante più vicino si son messe a correre con gli occhi spiritati, come fosse in pericolo la loro vita. O come il tizio che, quando è stato acceso un banalissimo fumogeno, ha commentato “Guarda, bruciano tutto” (tipo il porfido della piazza?). Oggi era una manifestazione per i diritti civili dei tifosi di calcio, domani potrà essere una manifestazione di cassintegrati, ma ci sarà sempre un sacco di gente che a forza di ascoltare telegiornali invocherà ordine e disciplina a prescindere, spaventata da qualsiasi azione leggermente diversa dal timbrare il cartellino ogni mattina e fare la spesa all’ipermercato il sabato pomeriggio.

Può darsi anche che sia per la frustrazione di non aver mai avuto il coraggio di alzare la testa per nulla.

[tags]manifestazione, ultras, tessera del tifoso, calcio, polizia, ordine pubblico[/tags]

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giovedì 20 Agosto 2009, 14:10

Sofferenze

Arriva dal San Giovanni Bosco l’ennesimo caso etico dell’estate: l’infermiera che avrebbe somministrato una dose extra di calmante a un paziente morente e in coma, accelerandone di qualche ora la morte, e venendo poi denunciata da uno dei medici del reparto.

E’ molto difficile fare considerazioni dall’esterno, senza conoscere esattamente le cartelle cliniche e le situazioni specifiche. E’ facile prevedere che l’indagine si concentrerà su cavilli: se l’infermiera era autorizzata o no a decidere di fare una iniezione aggiuntiva (comunque, pare, di entità minima: un quarto della dose oraria), se è vero che tale operazione è di routine in casi come quello ed era già stata praticata dai medici, se – dato che tutti concordano sul fatto che il paziente sarebbe morto comunque entro poche ore – si possa tracciare dal punto di vista tecnico un nesso di causalità diretta tra l’iniezione e la morte.

Io preferisco esaminare la questione dal punto di vista umano: non vi è alcun dubbio che l’intenzione dell’infermiera fosse quella di diminuire la sofferenza di un paziente comunque spacciato (se vi fosse l’esplicita intenzione di accelerare la morte, naturalmente, non lo sapremo mai). Nonostante i titoli dei giornali, non si tratta di una eutanasia in senso proprio – ossia dell’uccisione artificiosa di un paziente in condizioni devastate ma stabili, che senza tale atto sarebbe sopravvissuto indefinitamente nel tempo – ma di un caso complesso di terapia del dolore. Da una parte è dovere del medico alleviare le sofferenze del paziente, somministrandogli medicine per ridurre il dolore; dall’altra è possibile che queste medicine ne accelerino la fine, e a questo punto come si può definire il bene del paziente?

Non si può: se il paziente fosse cosciente potrebbe valutare da solo se sia meglio vivere più a lungo soffrendo di più o vivere di meno soffrendo di meno, ma se non lo è, in assenza di un testamento biologico, qualsiasi scelta del personale medico o dei familiari (il cui eventuale potere di vita o di morte sul congiunto è anch’esso molto discutibile) può essere giusta o sbagliata senza che esista la possibilità di saperlo, visto che, oltretutto, nessuno può sapere dall’esterno quanto stia effettivamente soffrendo una persona morente che non è in grado di comunicare le proprie sensazioni.

Non può essere lo Stato a decidere della vita delle persone; la stessa legge che vieta di uccidere non ha un valore etico, dato che l’etica è personale e diversa per ognuno di noi, ma soltanto un valore sociale, vietando l’uccisione in quanto dannosa per gli altri e per la società. Dunque, se non può essere lo Stato, può essere soltanto ognuno di noi a decidere per se stesso in piena libertà, attraverso una certificazione inequivocabile della propria volontà per il futuro: appunto il testamento biologico.

In questo caso, però, il testamento biologico non c’era, e allora come poteva l’infermiera scegliere? Avrebbe potuto voltarsi dall’altra parte, evitare di curare il dolore del morente, lasciarlo al suo destino; ma non sarebbe anche in questo caso venuta meno al proprio dovere di cura del paziente? Alla fine, io credo che abbia preso la decisione giusta: dato che non era comunque possibile evitare la morte del paziente a breve, nel dubbio ha errato dal lato di diminuirne la sofferenza.

Per quanto i processi alle intenzioni siano difficili, dunque, da quel che si è saputo mi sembra che non si possa imputare niente all’infermiera; anzi, il rischio (purtroppo già vivo in molti ospedali) derivante da queste campagne mediatiche è che poi il personale medico non osi più curare le sofferenze dei pazienti in fase terminale, e non ti dia nemmeno una bustina per il mal di denti per paura che poi, per qualche complicazione, sia proprio quella bustina ad accelerare la morte e a portare ad accuse di eutanasia. Ma c’è una persona che secondo me invece va censurata: il suo collega che l’ha denunciata.

E’ evidente che, in una situazione senza uscita e senza risposte giuste, ogni persona – persona prima ancora che medico o infermiere – si comporterà in modo diverso a seconda delle proprie personali convinzioni. Dunque non c’è spazio per censurare le azioni altrui, a meno che non si pensi che la propria etica sia assoluta e obbligatoria per tutti, una convinzione che però in una società civile, multireligiosa, multietnica e profondamente diversificata non può trovare posto.

Dunque a me questo medico che ha denunciato la collega pare proprio senza cuore, al punto da anteporre le proprie personali convinzioni etiche e religiose a tutto il resto, mettendo nell’occhio del ciclone una collega che comunque aveva la sola intenzione di alleviare le sofferenze del paziente, e costringendo la famiglia del paziente a vedere il proprio lutto trascinato sui giornali per giorni, assediato da taccuini e telecamere, condannato a una trafila di indagini e autopsie e funerali rimandati; causando insomma molta altra sofferenza.

Certo sarebbe diverso se si fosse trattato di una vera eutanasia, dell’uccisione di una persona che altrimenti non sarebbe morta se non mesi o anni dopo. Ma in questo caso, le poche ore di sofferenza risparmiate al paziente valgono i giorni di sofferenza inflitti alla famiglia, ai colleghi, a chiunque abbia un minimo di sensibilità per le vicende altrui? Dal punto di vista medico-legale non lo so, ma, dal punto di vista umano, questa sì che mi pare una violazione dei principi etici di un medico.

[tags]eutanasia, ospedale, medicina, vita, san giovanni bosco, etica[/tags]

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domenica 16 Agosto 2009, 17:17

Scioglievolezze

Fa caldo, in questa domenica di Ferragosto. Fa talmente caldo che non c’è più niente da fare; l’idea di una qualsiasi attività – intellettuale, ludica, sportiva, lavorativa, organizzativa – si scioglie immediatamente nel cervello.

Si può ancora accettare solo il minimo per far passare il tempo – dormire, per esempio, o far partire un annoso backup che attendeva lì da sempre, o guardare quel contadino di Jorge Lorenzo che va a zappare la terra per l’ennesima volta.

Ho la sensazione che ci sarebbe di meglio a cui pensare, di meglio da fare. Ci si potrebbe occupare di vari generi di cose più importanti – lavoro, amicizie, ricerca, riflessione, politica… Ma gli è che in questi giorni ovunque ti giri ti accorgi che non c’è più niente; in Italia si è sciolto proprio tutto.

[tags]ferragosto italiano[/tags]

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sabato 8 Agosto 2009, 19:27

Flash forward

In questa amena settimana di febbre ormai agli sgoccioli ho esibito tutte le prerogative del maschio malato con signora al fianco, tra cui un certo numero di pranzi-minestrina in coppia sotto la luce del tinello, mangiati a fatica discutendo di medicinali. E così ho realizzato anche che tra poco più di un mese sarò più di là che di qua, cioè più vicino agli anta che agli enta e mi sono immaginato innumerevoli future occasioni di pranzi-minestrina con argomento medico, via via con qualche capello bianco in più e qualche dente in meno.

E’ la prima volta che ho un vero flash-forward – ma soprattutto, ho trovato la visione tutt’altro che spiacevole: mi devo preoccupare?

[tags]invecchiamento[/tags]

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mercoledì 22 Luglio 2009, 16:37

Assuefazione

Ci sono parecchie notizie interessanti dall’Italia che potrei postare oggi.

Ma sono tutte negative.

E allora ci si assuefa: ormai la crisi è normale, la precarietà è normale, l’insicurezza sul lavoro o per strada è normale, lo spaccio è normale, lo spreco di risorse pubbliche e i privilegi per pochi sono normali. E’ anche normale trovarsi in mezzo non ai tentativi di migliorare le cose, ma a quelli di scaricare la colpa su qualcun altro o di dimostrare che sì, ci si è comportati male, ma in giro c’è ben di peggio quindi non rompete le scatole.

Dunque fate finta che anche oggi io mi sia normalmente indignato; l’effetto pratico sarà uguale.

[tags]italia, crisi[/tags]

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