Adesso che le urne sono chiuse ma i risultati sono ancora ignoti (non si sapranno prima di domani pomeriggio, lo spoglio delle provinciali inizia alle 14), posso fare qualche considerazione sulla campagna elettorale e sulla nostra esperienza.
Esperienza che, comunque vada, sarà un successo: so che è quello che dicono anche i politici professionisti, ma nel nostro caso è vero e vi spiego perché. Quando, poco più di tre mesi fa, abbiamo preso la decisione di provare a presentarci alle elezioni provinciali, eravamo un gruppo di dieci persone senza nessuna esperienza; nessuno conosceva il nostro nome o il nostro simbolo.
Abbiamo deciso di esplorare questa idea aspettandoci un appoggio chiaro da Beppe Grillo; appoggio che è arrivato soltanto in parte, visto che, per scelte sue legate alla posizione abolizionista sulla Provincia, ci ha negato l’uso del nome nel simbolo, non è venuto a promuoverci (il suo staff ci ha addirittura vietato di salire sul palco a Rivoli) e non ci ha nemmeno permesso di mandare una mail a nome nostro alle migliaia di persone che si sono registrate sul suo sito per avere informazioni sulle liste a cinque stelle del torinese (molte di queste persone ci avrebbero votato con gioia, ma non hanno mai saputo della nostra esistenza).
Comunque, ci sembrava contraddittorio, rispetto alle nostre idee di partecipazione dal basso e di un movimento non personalistico, rinunciare a partecipare solo perché Grillo non si voleva spendere più di tanto per noi; l’importante sono le idee, non le facce, e sapevamo che, senza di noi, queste idee non sarebbero state rappresentate sulla scheda elettorale. In più, c’era anche il desiderio di fare esperienza e di cominciare a costruire; nessun movimento politico di successo, nemmeno la Lega, ha preso più di qualche frazione di punto percentuale alla sua prima apparizione… con la sola eccezione di Forza Italia, ma noi non avevamo le televisioni a nostra disposizione a fronte del contemporaneo scioglimento di tutti i principali partiti.
E così, abbiamo cominciato a capire come funzionava, e poi a cercare i candidati, pur senza voler accettare compromessi e candidare chiunque; non pensavamo di trovare abbastanza candidati, e invece, a sole tre settimane dalla scadenza della presentazione delle liste, li abbiamo trovati. Allora abbiamo messo in piedi la raccolta firme; onestamente non credevamo proprio di riuscire a raccogliere mille firme in così poco tempo, e invece ce l’abbiamo fatta, grazie al supporto e all’aiuto di tantissime persone; e siamo poi riusciti, grazie a un tour de force, a recuperare i certificati elettorali per mezza provincia, a mettere insieme tutte le firme e i timbri necessari, e a presentare un plico di carta alto trenta centimetri.
A quel punto abbiamo dovuto imbastire la campagna elettorale; anche lì, non pensavamo di riuscire a fare molto, e invece siamo riusciti a mettere in piedi un incontro di presentazione con Sonia Alfano e tanto di streaming video, un incontro con Paul Connett, e il concerto finale con i Fratelli Sberlicchio, nonché un certo numero di apparizioni sui media locali, un po’ di volantinaggi, i manifesti, gli appelli via internet, un programma dettagliato di 40 pagine, e un gruppo Facebook che ha ormai raggiunto gli 800 membri in poche settimane di vita (se ancora non vi siete iscritti…). Tutto questo imparando man mano come fare, tirando fuori i soldi man mano che servivano, ed essendo sostanzialmente quattro o cinque persone più una dozzina a dar man forte ogni tanto.
Sapevamo fin dal principio che, a meno di miracoli di dimensioni bibliche, nessuno di noi sarebbe stato eletto: per l’elezione serve prendere il 3% e vedrete che non lo raggiungeranno nemmeno molti partiti, figuriamoci una lista civica con tre mesi di vita. Un gruppo di venti persone, col passaparola e buone idee da proporre, può arrivare a mettere insieme tra amici e parenti un migliaio di voti; sono quelli che in una città anche di medie dimensioni (diciamo 50.000 abitanti) ti permettono di entrare in consiglio comunale. Sfortunatamente, su una provincia di 2.200.000 abitanti e 315 comuni, quei mille voti non sono nemmeno lo 0,1%…
Dunque voi volete sapere quanto prenderemo? Io ho scommesso che prenderemo circa lo 0,25-0,3%, ovvero attorno ai 3000 voti. Vorrebbe già dire che il nostro passaparola è stato efficace, che siamo andati oltre i mille voti “base” e siamo riusciti a convincere buona parte delle persone che abbiamo raggiunto. Già , perché il numero di voti che prendi è proporzionale non solo alla condivisibilità delle tue idee e all’efficacia del tuo modo di comunicarle, ma anche al puro e semplice numero di persone che riesci a raggiungere; e noi non abbiamo raggiunto che qualche migliaio di persone.
Il sito, ad esempio, ha fatto per tutto il mese di maggio una media di circa 250 visitatori unici al giorno; è salito di botto a 700 mercoledì e giovedì, e a 900 venerdì e ieri. Molte sono le persone che sono ritornate regolarmente; diciamo che il numero di persone diverse che sono passate dal nostro sito in questo mese potrebbe essere tra le 2000 e le 5000. E mica tutti quelli che ci hanno visto ci voteranno!
Poi naturalmente c’è il passaparola per e-mail o su Facebook, però quanto è facile che uno che ci scopre su Internet poi ci voti senza nemmeno aver fatto clic una volta sul sito? Idem per chi ha letto di noi sul blog di Grillo: anche lì è pieno di link (anche deep link) al nostro sito, è difficile pensare che uno interessato a votarci non ci abbia nemmeno cliccato sopra una volta.
Ci sarà ancora un certo numero di persone che ci voteranno senza mai averci visti su Internet, solo per il volantino, o per uno degli spazi che abbiamo avuto sui media. Ma di volantini ne abbiamo distribuiti solo qualche migliaio, i manifesti erano pochi e siccome noi siamo ligi sono spesso stati coperti abusivamente dagli altri, e gli spazi media sono stati davvero pochi. Capite quindi che già arrivare a 3000 voti sarebbe un bel risultato!
Allora, perché sarà comunque un successo? Perché abbiamo cominciato; perché questa è una base su cui costruire. Perché adesso sappiamo come fare, e la prossima campagna elettorale sarà sicuramente più organizzata, più visibile, migliore (magari riuscendo a raccogliere con anticipo un po’ più di soldi…). Perché abbiamo scoperto centinaia di persone che ci hanno aiutato, incoraggiato, promosso, e dato l’energia per arrivare in fondo (e ce ne voleva: chi mi ha visto negli ultimi giorni di campagna elettorale capirà ; stanotte ho dormito per circa 13 ore). Perché tre mesi fa eravamo un gruppetto di sconosciuti che persino il resto dei “grillini” torinesi guardava con scetticismo, e ora abbiamo contatti, credibilità , progetti, capacità . Paradossalmente, anche se i voti fossero diecimila o ventimila non cambierebbe quasi niente; quindi l’obiettivo per questo giro è stato raggiunto. Sappiamo tutti che il cammino sarà lungo e difficile; però se non si comincia non si arriva mai da nessuna parte.
Il successo maggiore, però, è stato davvero quello di cui scrivevo il due giugno; il senso di aver finalmente smesso di subire e di andare alla deriva, e cominciato a credere in un progetto e in un futuro. E’ davvero buffo, adesso, vedere quelli che ancora scrivono che “Saitta è stato penoso ma l’ho rivotato” o che, tra un po’ di sarcasmo su un blog e l’ennesimo commento snob sull’impresentabilità di Berlusconi, se la prendono con te e col tuo dito trovandoci un difetto qualsiasi, perché non hanno il coraggio di guardare la luna e di passare dal lamento all’azione (qualsiasi essa sia, non è detto che debba essere la stessa nostra); perché non hanno la coscienza a posto, e il fatto che tu gli dimostri che qualcosa si può fare li lascia senza più scuse. Mi spiace per loro, perché sotto sotto ci stanno male; ma confido che prima o poi capiranno.
Quindi, se domani sera i giornali del potere o i loro assuefatti lettori si divertiranno a criticare i nostri risultati, li lascerò fare: in questo momento, non è quello il punto. Noi, tutti insieme, abbiamo dimostrato che non è obbligatorio essere servi; e in un clima di disperazione e rassegnazione generale mi sembra davvero molto.
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