Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Gio 28 - 19:45
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per la categoria 'TorinoInBocca'


domenica 8 Maggio 2011, 11:09

Distanze culturali

Ieri mattina sono stato invitato al Teatro Colosseo, insieme agli altri candidati sindaco, a inaugurare la nuova edizione del progetto Bookrunning: un’attività collaterale al Salone del Libro (= finanziata da noi) che prevede la libera circolazione e scambio di libri tra chiunque voglia partecipare.

A me sembra una buona iniziativa, in una società che ha disperatamente bisogno di cultura; senza cultura non si può capire il mondo e senza capire si diventa schiavi. Ho dunque aderito di buon grado e ho pensato a che libro lasciare; di idee me ne sono venute molte, da In viaggio con Alex di Fabio Levi (la vita di Alexander Langer, uno dei pochi politici di cui varrebbe la pena di seguire le orme) a London: The Biography di Peter Ackroyd (ok, un saggio sull’urbanesimo di 800 pagine in inglese non era molto adatto, ma è veramente interessante). Però sin dal principio sapevo che il libro non poteva che essere questo:

guidagalattica.jpg

Alla Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams tengo talmente che non ho certo lasciato la mia copia ingiallita e consumata sin da ragazzino; ne ho comprata una nuova. Come ho scritto nella dedica, l’ho scelto “perché sotto un’apparenza leggera affronta con ironia i problemi esistenziali e sociali dell’umanità, e ci mostra prospettive inusuali con cui affrontare la diversità culturale e con cui accettare la casualità della vita.” E’ un riassunto molto crudo, e pensavo di raccontare di persona almeno l’inizio del libro, che incidentalmente parla proprio di cementificazione, burocrazia e arroganza del potere, solo… a modo suo. Pensavo di raccontare anche che la probabilità di essere raccolti entro trenta secondi da un’astronave dopo essere stati abbandonati nello spazio profondo è superiore persino a quella che ha una persona normale di diventare sindaco di Torino.

Sono arrivato lì e ho trovato già una distesa di libri pronti allo scambio: Pennac, Gramellini, Erri De Luca, Camilleri, Baricco, persino Stephen King. Come diversità culturale butta un po’ male, ho pensato; avrei proprio dovuto fare la gag che mi era venuta in mente e presentarmi con Cotto e mangiato di Benedetta Parodi. Fassino ha portato i libri di Aung San Suu Kyi per rimarcare che lui è stato in Birmania (anche se son sicuro che non avesse l’asciugamano) e Coppola non è proprio venuto, sostituito dall’altro Coppola che ha portato Cent’anni di solitudine. Bossuto ha portato un libro sul forte di Fenestrelle dove aveva scritto anche lui, Marra ha portato Rigoni Stern perché suo zio era alpino.

Il mio libro è stato accolto con un misto tra imbarazzo e derisione. Il giornalista Rai ha pensato che fosse un libro sulla mobilità sostenibile, per incentivare a usare di meno l’auto. Uno dei presenti ha supposto che fosse una guida turistica e che “galattica” fosse un modo di noi giovani per dire che era molto bella. Gli altri hanno pensato che fosse un romanzetto di fantascienza da leggere sotto l’ombrellone, non come loro che si dedicano a intellettuali come Camilleri e Baricco.

Raramente, insomma, ho potuto toccare con mano così bene la distanza culturale che separa la nostra generazione da quella che attualmente è al potere; e avere la conferma di come questa gente sia generalmente fuori dal mondo, provinciale e convinta di sapere già tutto – proprio l’atteggiamento che rende l’Italia così arretrata rispetto al resto del pianeta.

Comunque, il libro è stato debitamente registrato: e così, da qualche parte in giro per Torino potrete anche voi leggere la Guida galattica per gli autosoppisti di tal Douglas Adam

[tags]cultura, libri, salone del libro, bookrunning, douglas adams, guida galattica, torino[/tags]

divider
venerdì 6 Maggio 2011, 18:07

Immagini dal Movimento

Forse non tutti sanno che, per legge, tutte le forze politiche che partecipano a elezioni di una certa rilevanza hanno la possibilità di trasmettere gratuitamente messaggi autogestiti sulle televisioni private; è un succedaneo della tradizionale tribuna politica che invece realizza la Rai. E così, qualche giorno fa, mi sono trovato in un giardinetto con un minuto di tempo per esporre personalmente chi siamo e cosa vogliamo fare: e questo è il risultato.

In aggiunta, la settimana scorsa il nostro gruppo ha realizzato un’altra azione dimostrativa in Lungo Dora Firenze, rispondendo alle segnalazioni riguardanti lo stato di degrado e sporcizia: per ricordare che non vogliamo solo il voto, ma un cambiamento culturale; pur pretendendo che le istituzioni facciano ciò per cui sono pagate, vogliamo che ogni cittadino si abitui a prendersi cura anche del bene comune che gli si trova attorno.

[tags]movimento 5 stelle, torino, elezioni comunali, vittorio bertola, messaggi autogestiti, pulizia, degrado[/tags]

divider
mercoledì 4 Maggio 2011, 18:40

Il mio discorso da candidato sindaco

A costo di stare alzato tutta la notte, ho voluto montare per benino il filmato del mio intervento di sabato in piazza Castello. L’ho voluto fare perché molti mi hanno detto che, in un quarto d’ora, riassume bene la diversità del Movimento 5 Stelle rispetto a tutto il resto; e che basta sentirci parlare per un po’ per convincersi a votarci. E allora ve lo metto a disposizione, fatelo vedere a chi volete.

Vorrei però raccontarvi un piccolo retroscena: per quanto io abbia ormai una certa abitudine a parlare in pubblico, parlare davanti a una folla del genere non è affatto facile. Richiede una discreta dose di incoscienza, specialmente per le persone non troppo sicure di sé. Ho deciso cosa dire, e steso la scaletta del discorso, la notte precedente tra mezzanotte e le due; in mattinata, tra varie cose, ho provato un po’ di volte ad esporlo, senza grande successo. Quando è venuta l’ora di raggiungere la piazza, ho assaporato la paura; ho cominciato a pensare che avrei potuto fare davvero una figuraccia, e rovinare il lavoro di tanti mesi e di tante persone.

Ho tergiversato fin che è stato possibile, sono uscito all’ultimo, sono arrivato in piazza verso le 15 (avevo appuntamento allora con dei giornalisti). Alle 16 mi sono chiuso in un angolo di piazzetta Reale e ho provato di nuovo ad esporre il discorso; niente, non veniva, la tensione era alta, il cervello perdeva la concentrazione e volava altrove. Alle 16:45 mi ha chiamato l’assistente di Beppe per dire che stavano arrivando, e ho dovuto seguire la troupe della Rai, poi guidare Beppe verso il palco, accompagnarlo nella ressa. In un attimo mi sono trovato là sopra, e mi sono goduto poco i vari interventi. A un certo punto speravo che i candidati si moltiplicassero, che diventassero decine, centinaia, in modo che il mio turno si rimandasse all’infinito.

E infine è arrivato, non c’era più nessuno, Beppe ha iniziato a presentarmi, e io non riuscivo a pensare a niente; ho cominciato a ripetere mentalmente come un mantra le prime parole del discorso, il “my name is Cocciolone” che si arrende alla prigionia sul palco. E proprio allora, Beppe ha sbagliato l’accento del mio cognome. E’ lì che si è rivelata tutta l’ironia di questa situazione, di una persona normale – tanto normale che nessuno sa come si chiama – proiettata su un palco, con mezza città che si aspettava da lei qualcosa di intelligente. Dentro di me mi sono messo a ridere, e ho iniziato prendendo in giro Beppe (ne converrete, ci vuole una certa incoscienza). Sul palco hanno riso, sotto il palco hanno riso. La piazza ha cominciato ad applaudire, mi ha dato coraggio, e di lì è stata in discesa (grazie).

Non pensate, insomma, che le cose vengano facili; in tutto c’è preparazione, c’è studio, c’è impegno, c’è sofferenza. Ma quando poi va bene, c’è anche una gioia, una soddisfazione che vale tutto questo.

[tags]movimento 5 stelle, elezioni comunali, vittorio bertola, sindaco, torino, beppe grillo[/tags]

divider
lunedì 2 Maggio 2011, 11:10

L’unica ricetta per il lavoro

Imaggio2011.jpg

Ieri mattina siamo andati al tradizionale corteo del Primo Maggio: in un momento in cui i diritti dei lavoratori sono sotto attacco e in cui la stessa festa dei lavoratori rischiava di essere travolta dalla contemporanea overdose mediatica di Papa polacco, ci sembrava ancora più doveroso esserci.

A metà corteo, abbiamo incrociato la troupe della Rai che ne ha approfittato per chiedermi una dichiarazione. Ho esposto circa quindici secondi di pensiero su lavoro e diritti, e mi hanno detto “è troppo lungo, puoi farne una più breve?”. Così ne ho rifatta una versione da dieci secondi (ormai espongo a macchinetta in base alle richieste). Se vi siete chiesti perché nelle interviste parlo così veloce, ora sapete perché; certo che poi la sera, guardando il TGR, abbiamo visto che Fassino e Coppola hanno avuto un minuto abbondante a testa, Musy (che non era nemmeno al corteo, l’hanno intervistato apposta la sera prima) e Bossuto trenta secondi, e a noi ci han fatto penare quei dieci. D’altra parte in passato non ci menzionavano proprio, e dunque già abbiamo fatto un passo avanti.

Sul blog, comunque, non ho limiti di spazio, e allora volevo ribadire brevemente una cosa che ho detto anche sabato in piazza. Il lavoro, nei paesi sviluppati, non si crea certo tagliando i diritti, a meno che non vogliamo diventare il retrobottega povero della Cina; si crea invece tramite l’innovazione, puntando su settori ad alto valore aggiunto, che possono essere Internet e l’ICT, le nuove forme di mobilità (con la tradizione che abbiamo…), le energie rinnovabili, e tutto ciò che serve a una società che deve riorganizzarsi profondamente per essere sostenibile.

Questo discorso ve lo fanno tutti, pure Fassino; quello che però non vi dicono è che c’è una seconda parte che viene regolarmente omessa.

Infatti, se voi andate a vedere come sono nate le grandi aziende innovative degli ultimi anni, scoprite che Google è stata creata da due persone di 25 anni, Facebook da un ragazzo di 20, Napster e il peer-to-peer musicale da uno di 18. Perché, con tutto il rispetto per le altre età della vita, che offrono altre qualità, per innovare bisogna essere giovani (anche se quel che conta è la mentalità, che non necessariamente coincide con l’età anagrafica: uno come Coppola è vecchio dentro).

In una società come la nostra, in cui si è considerati “giovani” fino a cinquant’anni e fino a tale età è quasi impossibile avere posizioni di responsabilità, ottenere fiducia e fondi per creare qualcosa, avere ascolto e credito dagli altri, per non parlare di un minimo di stabilità e fiducia nel futuro senza le quali la propensione al rischio crolla per forza, è chiaro che non c’è innovazione: e dunque è chiaro che non c’è lavoro.

Questo perché le energie, che pure a Torino ci sono in abbondanza, sono bloccate da una classe dirigente anziana e fuori dal tempo, che teme di perdere i propri privilegi, e che al massimo si limita a piazzare i propri figli per raccomandazione; perché quel poco di spazio che è dato ai giovani non è assegnato per merito, ma per conoscenza. E qui entra in gioco la meritocrazia, un altro elemento fondamentale, che non deve servire a discriminare o a negare a tutti la possibilità di vivere dignitosamente, ma che è necessario perché le energie e le risorse spese in nuovi progetti siano affidate a persone capaci e dunque diano dei risultati.

Per questo noi diciamo che siamo gli unici che possono dare a questa città una speranza anche nel campo del lavoro: perché abbiamo le capacità, le energie e il profilo per rovesciare questo meccanismo.

[tags]lavoro, primo maggio, innovazione, meritocrazia, disoccupazione, sviluppo, economia[/tags]

divider
venerdì 29 Aprile 2011, 16:50

Ci vorrebbe la Formula 1

In quel teatrino che è la politica sui media, noi siamo costretti a inventarci sempre qualcosa di nuovo per non venire dimenticati; sono le stesse televisioni ormai a chiamarci e a chiederci “allora, cosa inscenate oggi?” – triste ma vero.

E così, ieri mattina abbiamo messo in piedi una piccola manifestazione in piazza Vittorio, ad uso delle telecamere del TGR Piemonte; e abbiamo cercato di cogliere l’occasione per sollevare un problema sentito da moltissimi torinesi: il pessimo stato delle strade cittadine.

E’ noto che inaugurare una nuova grande opera porta – oltre ai grandi appalti – visibilità e consensi, mentre non si può inaugurare la riparazione di una buca: questo è uno dei motivi per cui da anni ormai si taglia il più possibile sulla manutenzione dell’esistente, pur di poter finanziare nuove maxi-opere, che poi saranno a loro volta abbandonate all’incuria per costruirne altre di più nuove e così via.

Ci sono però occasioni in cui la manutenzione viene improvvisamente fatta; la prima è quando lì abita qualcuno di sufficientemente importante da rompere le scatole a chi di dovere o da far apparire la cosa sui giornali; la seconda è quando arriva un evento. (La terza è un po’ dove capita in vista delle elezioni.)

Sabato alle 15 in piazza Vittorio – finirà giusto in tempo per chi vuole spostarsi da noi in piazza Castello a seguire Grillo – si esibisce una monoposto Red Bull (quella sfigata delle due). Volete mica che il povero Webber becchi una buca? Ovviamente no, e allora si rifà con urgenza l’asfalto di tutto il percorso, addirittura con “asfalto ad alte prestazioni” (chissà quanto è costato).

Allora, vengano pure i circenses, ma io ci tenevo a far notare al signor sindaco che ci sono strade di Torino anche importanti che aspettano da anni una sistemata; ho citato corso Francia (che attende dal 2006!) e corso Lecce perché li conosco più da vicino, ma vale per tutta la città. Oltre al fatto che se la collettività paga dei lavori questi devono essere fatti bene, credo che siano anche queste piccole cose che fanno la qualità della vita.

[tags]red bull, asfalto, torino, manutenzione, buche, strade, movimento 5 stelle[/tags]

divider
giovedì 28 Aprile 2011, 18:45

Il cemento nella testa

La settimana scorsa abbiamo organizzato una piccola manifestazione su un argomento per noi molto importante: la cementificazione della città.

Non parliamo solo delle grandi cementificazioni, delle distese di palazzi di cartone costruiti su zone ex industriali malamente bonificate dove spuntano metalli inquinanti nelle pozze d’acqua, come in Spina 3 e come vorrebbero fare allo Scalo Vanchiglia (aka Variante 200). Si tratta anche delle piccole cementificazioni, delle meravigliose villette e palazzetti liberty che vengono rasi al suolo per costruirci sopra palazzi di dieci piani da vendere (non si sa a chi) a caro prezzo, o talvolta anche solo da mettere a bilancio di fantomatiche holding immobiliari da quotare in Borsa o giù di lì.

A me è partito un pezzo di cuore quando hanno abbattuto la villetta che stava all’angolo tra via Pozzo Strada e corso Peschiera, davanti alla quale passavo sempre da bambino per andare a scuola o ai giardinetti; e la stessa fine hanno fatto edifici simili in via Bardonecchia, in via Saffi e ancora altrove.

L’ultima però ha almeno fatto clamore: il palazzo di sette piani che il Comune sta autorizzando (per ora è passato solo in commissione) davanti alla Mole, al posto di un basso fabbricato, cancellando per sempre l’unica angolatura da cui si può vedere la Mole per intero. L’assessore Viano non ha avuto nemmeno la faccia di dissimulare, e ha detto chiaramente che il Comune vuole “fare cassa”.

Peccato che il territorio si possa svendere una volta sola, e che dopo aver costruito palazzoni in ogni angolo di Torino ci troveremo con una cementificazione insostenibile (con tutte le conseguenze che questo porta in termini di inquinamento, incremento del calore, traffico, densità umana ecc.) e soprattutto con una città irrimediabilmente imbruttita. E poi dicono di puntare su turismo e qualità della vita…

Noi abbiamo manifestato sul posto, in modo da ottenere un pochino di attenzione sui media per questo problema; ci siamo presi gli applausi degli abitanti, ma non basta. Però si illude chi pensa di poter convincere Fassino a ripensare queste scelte; perché gli immobiliaristi torinesi, come raccontiamo da anni, sono tra i principali amici del centrosinistra.

P.S. Nel corso della sua marcia di avvicinamento a piazza Castello (sabato alle 17, non mancate), stasera alle 21 Beppe Grillo sarà a Carmagnola, domani alle 18:30 a Ciriè e alle 21 a Pinerolo.

[tags]cementificazione, edilizia, urbanistica, torino, viano, chiamparino, mole, beppe grillo, movimento 5 stelle[/tags]

divider
giovedì 21 Aprile 2011, 22:15

I partiti sono veramente tutti morti

L’altra sera, alla GAM, si è tenuto un confronto tra candidati sindaco organizzato dall’Ordine dei Medici e da altri ordini delle professioni sanitarie. Ovviamente gli ordini hanno invitato solo i soliti tre: Fassino, Coppola e Musy. Io e altri candidati abbiamo protestato, e loro si sono giustificati dicendo che hanno invitato “i primi annunciati” (ma io sono stato annunciato un mese prima di Fassino) e “quelli più rappresentativi” (ma io sono accreditato di un numero di voti non molto diverso da quello di Musy). Infine, dopo lunga insistenza, abbiamo ottenuto di poter fare un breve intervento collaterale al termine della discussione.

Bene, raramente ho vissuto una occasione in cui si sia dimostrato meglio che i partiti sono tutti morti. I tre sul palco hanno parlato per un’ora dicendo più o meno le stesse cose, dandosi ragione a vicenda, e dissentendo solo per attaccarsi reciprocamente sul fatto che abbia fatto più buchi di bilancio Cota o Bresso. La sala stava affogando nella noia, quando è venuto il mio turno; io ho preso la parola e ho detto che forse invece delle promesse bisognava parlare di fatti; che era incredibile che questi avessero parlato per un’ora dei problemi di salute di Torino senza menzionare la medicina del lavoro e la sicurezza sui luoghi di lavoro, a pochi giorni dalla sentenza Thyssen.

Lì sono stato interrotto da un applauso a scena aperta; continuando, ho citato un’altra questione che era stata omessa, ovvero i danni alla salute cittadina derivanti dall’inceneritore, ed è arrivato un altro applauso; ho detto che Torino più che la capitale dei giovani rischia di diventare la capitale del cromo esavalente, che affiora in varie zone cittadine mai bonificate; terzo applauso. Lì il moderatore mi ha detto di stringere…

Dopo di me ha parlato un’altra candidata sindaco, Rossana Becarelli, che è direttore sanitario e ha raccontato dei problemi che hanno medici e infermieri a svolgere il loro lavoro nella scarsità di risorse e nella disorganizzazione in cui sono tenuti; e anche lei ha raccolto grandi applausi. Ok, poi ha parlato Giangi Marra, vabbe’; ma io e Becarelli abbiamo dimostrato che le idee, in queste elezioni, non stanno tra i candidati dei partiti ma tra quelli dei movimenti e delle liste civiche – nonostante il giorno dopo, ovviamente, i giornali abbiano parlato solo delle posizioni dei tre soporiferi sul palco.

Alla luce di questo, vi posso tranquillamente lasciare col video del nostro tirassegno di sabato scorso: in tutte le piazze d’Italia i militanti del Movimento si sono radunati per ricordare che quasi quattro anni fa furono raccolte 350.000 firme per la legge di iniziativa popolare per vietare i pregiudicati in Parlamento e limitare a due i mandati, e che da allora né il governo di centrosinistra né quello di centrodestra hanno mai messo in discussione la proposta. E allora noi vogliamo abbattere i partiti; perchè non hanno più contenuti né slancio, e davvero sono tutti morti.

[tags]partiti, movimento 5 stelle, elezioni comunali, torino, fassino, coppola, musy, bertola[/tags]

divider
mercoledì 20 Aprile 2011, 22:25

Patacca Comune

Per attivarsi nel Movimento 5 Stelle bisogna avere la testa molto dura, perché alle volte ti trovi contro un muro di gomma. Per esempio, noi da qualche giorno ci stiamo scontrando contro la burocrazia elettorale; non per quanto riguarda la nostra lista, perché era tutto a posto come al solito, ma per quanto riguarda le irregolarità degli avversari.

Le più grosse sono state già eliminate – inclusa una curiosa lista che a quanto pare era stata presentata da centinaia di elettori analfabeti, per il tramite di due persone che avevano raccolto le loro testimonianze giurate – ma ovviamente ci siamo ritrovati la solita lista di Renzo Rabellino, quest’anno denominata “MOVIMENTO no euro lista GRILLO parlante”. Stavolta è anche arrivato prima di noi, perché sin da due giorni prima della scadenza stazionavano davanti all’ingresso del Comune due buttafuori da discoteca a tenergli il posto (ci hanno detto di essere stati pagati 700 euro per il lavoro, chissà se è vero).

Quest’anno, però, il clima è tutto diverso. Le elezioni regionali sono gestite dal Tribunale, dove avevamo trovato molta disponibilità e supporto nel ricercare le irregolarità delle varie liste. Le elezioni comunali, invece, sono gestite da dipendenti del Comune, sotto le direttive di una commissione elettorale nominata per metà dalla prefettura e per l’altra metà dal consiglio provinciale. E chi siede in consiglio provinciale? Renzo Rabellino, ovviamente; e infatti uno dei componenti della suddetta commissione elettorale è il suo avvocato.

Naturalmente noi abbiamo presentato ricorso contro il simbolo della lista GRILLO, e per tre giorni ci hanno detto che stavano ancora esaminando le liste e non se ne sapeva ancora nulla, e poi dopo tre giorni ci hanno detto che in realtà avevano già esaminato e approvato lista e simbolo quattro giorni prima; e la cosa non è marginale, dato che il tempo per ricorrere al TAR è appunto di tre giorni dalla decisione. Abbiamo chiesto di vedere le firme di questa lista, cosa che l’anno scorso ci era stata concessa quasi su due piedi, e ci hanno risposto che a norma di legge loro hanno trenta giorni per rispondere alla nostra richiesta di accesso agli atti e dunque di tornare pure tra un mese. Abbiamo chiesto una copia del verbale di accettazione, e ci hanno risposto che non hanno nessun obbligo di pubblicarlo.

Dal canto nostro non abbiamo problemi: se non si può ricorrere al TAR prima del voto, lo si può comunque fare dopo il voto stesso, anche se la conseguenza sarebbe un eventuale annullamento delle elezioni con ripetizione del voto. Certo che capisci che ormai in Italia non ci sono solo liste patacca, ma intere istituzioni patacca; consigli comunali e regionali che dipendono dall’indispensabile voto del consigliere dei Verdi-Verdi-Verdi-Scoiattolo triste e del Partito Italiano dei Socialisti, in perenne lotta legale col Partito Socialista d’Italia e col Movimento Italiano Socialista per aggiudicarsi il garofano e il migliaio di voti nostalgici che porta con sé (che poi quest’anno, con La Ganga in lista, andranno tutti al PD).

La patacchite è arrivata ovunque, se persino la coalizione “alternativa finalmente” – quella del partito nato morto, i cui rappresentanti alle 12:30 del sabato, mezz’ora dopo la scadenza, stavano ancora compilando dei moduli coi nomi dei candidati, ma tanto nessuno può provare che quei moduli sono quelli che poi sono stati consegnati pochi minuti dopo, sono certo che era solo una copia di brutta per loro – si sente in dovere di sfoggiare una lista Coppola per catturare con la confusione qualche voto al centrodestra, come un Rabellino qualunque. La coalizione di Rabellino però ha sfoggiato un colpo di classe: non solo candida sindaco tal Domenico Coppola, ma presenta anche Denis Martucci detto Coppola; Martucci è un ex Forza Italia, cinque anni fa candidato sindaco dei rabellini, che – così mi hanno detto – si è ricordato solo quest’anno che Coppola era il suo soprannome alle elementari.

E allora che dire? Queste situazioni infangano la democrazia, la riducono a una burla; ma le istituzioni sono loro, non siamo noi. Noi andremo pazientemente ad aprire una scheda elettorale ridotta a lenzuolo e a cercare l’unico movimento politico serio in un mare di disegnini privi di significato, consci che la maggior parte degli italiani faranno una croce più o meno a caso, tenuti appositamente nella disinformazione o nella paura di chissà quale disastro.

Lo scorso anno, la lista di Rabellino si presentò senza dover raccogliere le firme grazie all’apparentamento con il gruppo dei Verdi, quelli (teoricamente) veri, un gruppo che faceva parte della coalizione della Bresso e che garantì per loro. E’ ovvio che il centrosinistra dia una mano a Rabellino: perché le patacche, la confusione, lo schifo, e dunque l’astensionismo, ammazzano la democrazia, e dunque sono funzionali al mantenimento del sistema di potere.

[tags]elezioni comunali, torino, istituzioni, democrazia, rabellino, lista grillo, partiti[/tags]

divider
sabato 16 Aprile 2011, 09:22

Il business di ammazzare la gente

Ieri sera è finalmente arrivata la sentenza sul caso Thyssen-Krupp; ed è una sentenza storica, quella in cui speravamo in molti, ma che ci aspettavamo in pochi. Eppure è tutt’altro che immotivata.

Infatti, se – come pare confermato dalla sentenza – l’azienda ha coscientemente cominciato a smantellare o smesso di mantenere gli impianti di sicurezza in quanto pianificava di chiudere lo stabilimento a breve, pur conoscendo benissimo il rischio, c’è stata una volontà esplicita e cosciente (non una semplice sottovalutazione del rischio) di mettere in pericolo la vita degli operai; e dunque non è un omicidio colposo, ma volontario.

Che un’azienda si comporti così non mi stupisce; ormai è considerato normale calcolare i morti nei business plan. Le perdite di vite umane sono considerate danni collaterali necessari allo “sviluppo” e all’economia, quantificate a priori e “risolte” con una assicurazione o uno stanziamento preventivo di fondi per pagare i risarcimenti ai parenti dei defunti. Non vale certo solo per i privati; è lo stesso calcolo che hanno fatto Chiamparino e soci, con tanto di studio del Politecnico, per autorizzare l’inceneritore del Gerbido. Uccidere un po’ di gente e poi “ripagarla” costa meno e dunque, cinicamente, si fa così; ed è proprio per questo che il carcere duro ai dirigenti d’azienda e ai sindaci cancerofili è l’unico deterrente possibile.

Ora si dice che una sentenza così dura farà chiudere le aziende, farà scappare gli imprenditori stranieri. Lo si dice sempre, ogni volta che si chiede al capitalismo una responsabilità anche minima; del resto l’unico modo in cui buona parte degli italiani concepiscono il fare impresa è quello di fare ciò che gli pare: non pagare le tasse, trattare i lavoratori come carta igienica, corrompere politici e giudici, violare qualsiasi normativa ambientale. Di imprenditori così non abbiamo bisogno, e ve lo dice una persona che nella sua vita ha fondato sei aziende; fare impresa in modo normale, insieme ai propri dipendenti invece che contro di loro, non solo si può, ma è l’unico modo che può funzionare in un sistema economico sviluppato, in cui il capitale che fa davvero la differenza per il successo delle aziende è solo quello umano.

L’alternativa è diventare non la Cina, ma il retrobottega schiavizzato della Cina; poveri, sfruttati e vittime sacrificali di una idea malata di progresso.

[tags]thyssen krupp, sentenza, economia, operai, impresa, capitalismo, sviluppo, diritti[/tags]

divider
lunedì 11 Aprile 2011, 17:22

I partiti sono tutti morti

Lo ammetto, all’inizio qualche dubbio ce l’avevo, a me piace poco parlare male degli altri e preferisco parlare bene di noi. Eppure l’iniziativa I partiti sono tutti morti è stata un successone: sabato in piazza Castello e ieri in via Roma centinaia di persone si sono fermate, hanno preso un fiore e l’hanno posato sulla tomba del partito che consideravano il peggiore di tutti.

Ovviamente il maggiore affollamento si è verificato su PD e PDL e sulla Lega; ovviamente qualcuno si è offeso (tipicamente sostenitori di Vendola o Di Pietro, sono i più permalosi); per il resto, i torinesi si sono divertiti con noi. Speriamo che si divertano anche il 15 e 16 maggio.

[tags]torino, movimento 5 stelle, partiti, installazione, elezioni comunali[/tags]

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike