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Archivio per la categoria 'VitaDaToro'


lunedì 12 Maggio 2008, 12:28

Questa è una malattia

Che cos’è che ti fa svegliare alle sette del mattino di una domenica, salire su un pullman alle otto, scenderne alle due e un quarto – tu seduto, ma alcuni dopo sei ore di viaggio in piedi causa overbooking – e poi cantare per tutta una partita e anche dopo, anche quando non c’è più nessuno, anche dopo anni di delusioni e figuracce, e poi risalire sul pullman alle sei meno un quarto, sciropparti altre sette ore di autostrade e di code, per arrivare a casa all’una e mezza di notte?

Ieri eravamo in tantissimi, a chiedercelo, allo stadio Armando Picchi di Livorno, e abbiamo concluso che è una malattia, l’affezione al calcio come era e come dovrebbe essere, dove il risultato è irrilevante, e lo spettacolo non è in campo, è sugli spalti. Il racconto completo in diciannove video è sul forum di Forzatoro, qui ne metto soltanto quattro: l’ingresso, la festa nell’intervallo, il coro che sfida il vuoto, il cuore che non finisce mai. Per capire meglio cosa significa il tifo “vecchio stile”, contro il calcio moderno.

[tags]toro, calcio, serie a, ultras, tifo, livorno[/tags]

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mercoledì 16 Aprile 2008, 13:18

Tanto tuonò che piovve

Vorrei potervi raccontare della bella cena della curva Primavera tenutasi ieri, ospite d’onore Alberto Pozzo, e in un angolino c’era anche Matteo Sereni che lo ha premiato.

Arriva ora però una notizia surreale: Cairo avrebbe appena esonerato Walter Novellino, richiamando al suo posto nientepopodimenoche Gianni De Biasi, l’allenatore cacciato in agosto prima ancora che cominciasse il campionato, richiamato a febbraio, ricacciato a luglio e ora richiamato in aprile.

Certo, ieri all’allenamento c’era stata una contestazione pesante, con insulti e sputi alla squadra e ad alcuni giocatori in particolare (Recoba e Di Michele su tutti), ritenuti pigri e svogliati. E può darsi che cambiare allenatore fosse l’unica cosa da fare, nel caso in cui si sia giunti a una situazione di incompatibilità tra lui e la squadra. Pare sia vero che dopo il buon primo tempo di Toro-Empoli Novellino sia rientrato negli spogliatoi isterico e mandando tutti affanculo, al punto che due o tre giocatori si sarebbero rifiutati di rientrare in campo e solo l’intervento di Cairo li avrebbe convinti in extremis a desistere (basta che guardiate quelli che sono usciti dal tunnel due minuti in ritardo, facendo aspettare tutto lo stadio e i compagni già schierati); risultato, secondo tempo fantasma e sconfitta.

Ciò detto, nel calcio c’è anche una dignità; e riprendendo un allenatore scarso e viscido, uno che ha manovrato lo spogliatoio per tutto lo scorso anno per far fuori il collega che l’aveva rimpiazzato (e chissà se ha ripetuto l’exploit in queste settimane), Cairo ha veramente compiuto una buffonata. Bastava prendere un Pigino o uno Zaccarelli qualsiasi, per traghettare la squadra per cinque giornate verso il suo destino, qualsiasi esso sia; tanto a questo punto la tattica fa poca differenza. Invece, Cairo – dopo tre anni di errori – ha voluto rendersi ridicolo, e ha reso ridicolo anche il Toro. E io, dopo molti anni, non so se domenica avrò voglia di andare allo stadio: perché, anche se dovessero arrivare i risultati, la coerenza, la dignità, l’onestà e la serietà vengono prima di tutto.

[tags]torino, cairo, calcio[/tags]

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lunedì 31 Marzo 2008, 16:58

Morire all’autogrill

Vorrei non dover parlare dell’ennesimo morto nel calcio; avendo però ben presente il qualunquismo imperante sui media quando si parla di ultrà, mi sento in dovere di fare un paio di considerazioni sul tragico incidente di ieri.

Nessuno ha ancora esattamente capito cosa sia successo all’autogrill di Felizzano. La versione degli juventini, mandata in onda da Controcampo con una intervista ripetuta a ciclo continuo, è che un pulmino di un club juventino (quindi tifosi normali, non ultras) sia stato aggredito da due pullman dei Boys, cioè gli ultras del Parma, con tanto di cinghie, catene e bottiglie; a quel punto l’autista avrebbe cercato di ripartire e scappare e senza accorgersene avrebbe investito l’ultrà parmense. Secondo il presidente del Parma, invece, i tifosi gialloblu presenti nell’autogrill erano soltanto dei pacifici cinquantenni in gita premio, e non vi sarebbe stato alcuno scontro.

E’ noto che tra le due tifoserie non corre buon sangue: tre anni fa addirittura si scontrarono in campo al Tardini, a fine partita, e pare che proprio per aver partecipato a quell’episodio il ragazzo morto fosse stato diffidato; questa era una delle sue prime domeniche di calcio dopo tre anni di assenza forzata. Bene hanno fatto quindi a sospendere la partita per evitare altri guai, nonostante i fischi corali degli juventini allo stadio, al momento dell’annuncio.

Ora, questi sono i commenti più ricorrenti nel mondo ultrà: il primo è che gli juventini se la sono andata a cercare, perché fermarsi con le sciarpe della propria squadra in un autogrill già occupato da tifosi della squadra opposta è una chiara provocazione allo scontro; il secondo è che l’autista ha perso la testa, perché la versione del lancio di bottiglie e cinghiate contro il pullman pare quantomeno esagerata – da quel che si è visto non c’erano cocci per terra e non c’erano ammaccature sul pullman – ed è probabile che al massimo stesse partendo qualche sfottò e qualche gestaccio. L’autista stesso pare aver dichiarato di non aver mai trasportato tifosi negli ultimi anni e di non essere stato assolutamente preparato a un episodio del genere. Gli juventini, comunque, si difendono sostenendo che il loro pullman non era di ultras e che quindi l’attacco dei Boys parmensi sarebbe stata un’infamata.

Possibile dunque che basti fermarsi nell’autogrill sbagliato per farci scappare il morto? Possibile sì, visto che è successo, ma perché? La base è quella cultura demenziale per cui se ci si incrocia con tifosi avversari all’autogrill, invece di offrirsi un caffé, ci si deve per forza menare; certo, la “mentalità” prevederebbe che ciò accada solo se entrambi i gruppi sono di ultrà, ma è ben difficile che su un pulmino di un club gobbo non ci fossero almeno un po’ di giovani maschi bardati da drugo, proprio come paiono mostrare le immagini riprese davanti alla questura di Asti.

A ben vedere, però, non sarebbe successo nulla se l’autista non fosse stato terrorizzato a morte da due manate sul vetro; esattamente come Gabriele Sandri non sarebbe morto se non fosse passato di lì un agente alle prime armi con l’idea di dover fare il Rambo. Perché? Perché è da dodici mesi, dopo la morte di Raciti, che è in corso una campagna isterica di criminalizzazione del tifo calcistico, al punto che chiunque veda un ultrà pensa di essere in pericolo di vita; e reagisce di conseguenza, sparando o accelerando a tavoletta, come se veramente fosse questione di vita e di morte propria o dell’altro.

Solo che a morire alla fine sono sempre gli ultrà; una categoria indecifrabile ma spesso ben diversa dagli stereotipi, se è vero che il ragazzo morto ieri era sì talmente “caldo” da minacciare di menare gli Offlaga Disco Pax – gruppo alternativo dell’odiata Reggio Emilia – se si fossero permessi di suonare a Parma, ma anche talmente normale da laurearsi in ingegneria, avere un lavoro fisso e nel tempo libero fare il volontario. Non un buzzurro insomma, non un analfabeta o un disadattato. E chissà quanto “caldo” veramente oltre alle parole: anni fa, dopo un Sampdoria-Torino, al questore di Genova venne la bella idea di diffidare tutti i tifosi granata che erano andati in trasferta, i cinquanta casinisti insieme ai mille delle famigliole e dei pensionati: gente di cinquant’anni con la Daspo… questo per dire come la diffida sia tutt’altro che un segno certo di attitudine a menar le mani.

Grazie all’isteria del dopo-Raciti, il calcio è molto più pericoloso oggi di prima, come dimostrano due tifosi morti in quattro mesi, cosa mai successa nella storia. L’abolizione delle trasferte organizzate e dei treni speciali ha trasformato ogni viaggio in una avventura in territorio nemico, dove sei solo con il tuo gruppetto e dietro ogni angolo può esserci uno che ti mena; e quindi, a molti viene anche la voglia di colpire per primi. Quelle frange disadattate che una volta, nel gruppo, venivano controllate dagli stessi capi ultrà ora sono libere di andare in giro a far danno per i fatti propri. E in più, basta vedere un tifoso di calcio perché la folla gridi all’uomo nero: e questo aumenta negli ultras la sensazione di essere una tribù di emarginati in lotta per sopravvivere.

Di tutto questo, fatico ad attribuire la responsabilità soltanto a una manciata di gruppi organizzati, o agli stessi disadattati di cui sopra: certo è ora di abbandonare la violenza per sempre, ma se uno nasce e cresce in un certo ambiente e con una certa testa, è ben difficile che sia in grado di cambiare comportamento. Trovo invece molto peggiore il comportamento di chi avrebbe i mezzi culturali per contribuire a un clima migliore, e non lo fa.

E qui possiamo partire dai dirigenti irresponsabili, come ieri l’ineffabile Galliani, che con tutto quel che era successo, dopo l’ennesima prestazione inguardabile della sua squadra, non ha trovato di meglio che andare in televisione a piangere come un bambino lamentandosi dell’arbitro e di presunti complotti anti-Milan: e questo non agiterà forse gli animi dei più violenti tra i suoi tifosi, la prossima volta che gli si parerà innanzi un tifoso con sciarpa nerazzurra?

Soprattutto, è vergognoso il comportamento dei “giornalisti”, che paiono interessati solo a fare sensazione. Perché alla fine quello di ieri è stato veramente un incidente, pur se aiutato dal clima assurdo creato attorno al calcio: non certo un tifoso ammazzato da altri tifosi in uno scontro, ma un investimento involontario da parte di un poveraccio che era lì soltanto per lavorare e che ora rischia la galera. L’unica cosa ragionevole da fare era abbassare i toni, come hanno fatto le due società, come ha fatto il questore.

Eppure, per tutto il pomeriggio e tutta la serata Italia 1, quest’anno la TV ufficiale del calcio, ha soffiato sul fuoco, cercando assolutamente di dimostrare che c’erano stati scontri, che c’era della violenza, fino a presentare una testimonianza che non stava né in cielo né in terra. Sono proprio i Piccinini, i Mosca, gli Ordine, i Liguori ad essere vergognosi, a fomentare un clima di isteria e di violenza per fare audience, per vendere la loro pubblicità; quando non è contro gli ultras è contro gli arbitri, messi alla gogna per ogni minimo errore. Su questo, hanno assolutamente ragione i Boys nel loro comunicato.

Per evitare queste situazioni non serve certo militarizzare tutti gli autogrill d’Italia; basterebbe ricominciare con le trasferte organizzate e scortate, possibilmente facendo pagare il costo delle forze dell’ordine agli stessi tifosi o alle loro società. Io stesso pagherei volentieri venti o trenta euro in più, le rare volte in cui vado in trasferta, per non rischiare di venire pestato da qualche “tifoso” avversario. E poi, che tutti si facciano un esame di coscienza, e comincino a comportarsi da adulti: tutti, non solo gli ultrà.

[tags]calcio, tifosi, parma, juventus, violenza, autogrill[/tags]

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giovedì 13 Marzo 2008, 11:38

E’ pur sempre l’Inter

Non sono rimasto per nulla sorpreso, leggendo stamattina sui giornali del dietrofront tra Moratti e Mancini, con il primo che annuncia che Mancini resterà ancora un anno, e il secondo che ringrazia il presidente per “aver capito il mio sfogo”. Anzi, quando ieri invece avevo letto dell’annuncio improvviso dell’allenatore, “me ne vado a fine stagione e magari anche prima”, avrei scommesso proprio su un pronto rimasticamento.

Naturalmente non si sa se alla fine Mancini resterà davvero; almeno però l’Inter è tornata a fare l’Inter. Dove altro trovi un allenatore che dopo aver perso per 3-0 una doppia sfida di Champions League va in televisione a piangere, scaricando la colpa sull’arbitro, anzi su due arbitri diversi evidentemente d’accordo nel danneggiare lo squadrone milanese? E che poi annuncia l’addio ma, si badi bene, solo ai giornalisti della carta stampata e solo alla fine della conferenza stampa, per evitare che qualcuno possa alzarsi e fare l’unica domanda ovvia, ossia “Scusi, ha bevuto?” ?

Dall’altra parte peraltro abbiamo il solito Moratti, quello a cui puoi dare in mano la miglior azienda del mondo e la trasformerà invariabilmente in una polveriera di bambini isterici. Soltanto negli ultimi due mesi è riuscito a promettere un rinnovo di contratto a Figo, che Mancini proprio non vuole, con il risultato che martedì sera Mancini ha chiamato Figo e questo gli ha riso in faccia e si è rifiutato di giocare; a ricoccolarsi Adriano, uno che a Milano negli ultimi anni faceva il professionista solo dentro le discoteche, mandando così il segnale che i giocatori possono fare quello che vogliono; a dimenticarsi di far chiamare Mancini sul prato durante la festa del centenario; ad andare a dire in pubblico che lui avrebbe preso Capello se avesse potuto, e comunque che gli piace moltissimo Mourinho, un po’ come un marito che dichiara ai giornali che se avesse potuto avrebbe sposato un’altra invece di sua moglie: bella idea, Max!

Ma in fondo, l’Inter ci piace così: pur avendo in rosa non una ma due squadre che potrebbero vincere 4-0 tutte le partite del campionato, ancora ancora riuscirà a finire la stagione con i vari pezzi dell’organico che si tirano i pesci in faccia invece di pensare a giocare, con risultati immaginabili.

Grazie Inter, continua a farci ridere! Il problema è che ci ride dietro mezza Europa…

[tags]inter, mancini, moratti, perdenti si nasce e comunque con molta applicazione ci si può diventare benissimo[/tags]

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domenica 2 Marzo 2008, 20:33

Toglieteglielo dalle mani!

Oggi questa frase si è applicata due volte!

La prima quando, a cinque minuti dalla fine di Samp-Toro, Cassano ha dato di nuovo di matto: perché è un evidente caso psichiatrico. Già durante la partita si comporta da ossesso, continua a incitare il pubblico, e per festeggiare calcia la bandierina che per tutta risposta gli rimbalza addosso e gli fa pure male; e nel tunnel, a fine primo tempo, cerca la rissa con Di Loreto, che avrebbe offeso l’onore della guardalinee donna, arrivando persino a spingere verso la porta degli spogliatoi avversari – ed è fortunato che Novellino con una mano tiene lui e con l’altra oscura la telecamera.

Poi, a pochi minuti dalla fine, gli fischiano un fallo contro, un normalissimo fallo di gioco, e improvvisamente scatta il raptus: parte coi vaffanculo all’arbitro con gli occhi spiritati, e l’arbitro ovviamente lo espelle. Di lì in poi è un crescendo: grida all’arbitro “uomo di merda”, fa due passi, poi ci ripensa, schiva Barone e cerca di mettergli le mani addosso. Poi si toglie la maglietta e la lancia, cercando di colpire l’arbitro con quella. Fa finta di andar via, poi si rigira e corre di nuovo verso l’arbitro; Rosina (suo buon amico) gli si aggrappa cercando di fermarlo, lui lo sradica, alla fine gli si aggrappano in quattro, compagni e avversari, e lo portano via, anche se a metà percorso, senza preavviso, ha una crisi di pianto e si accascia. Finalmente arriva a bordo campo, e contrariamente al regolamento non va negli spogliatoi, ma resta lì; punta l’arbitro e, in favor di telecamera, gli dice minacciosamente: “Ti aspetto dopo, io sono qui!”, come un qualsiasi tarro che vuole menarti per strada. Per completare la festa, sugli spalti il pubblico doriano individua il capo degli arbitri Collina, lo accerchia, lo insulta, lo minaccia finché gli steward non lo scortano fuori: perché violenza e intemperanze sul campo chiamano con matematica certezza violenza e intemperanze sugli spalti.

Cassano ha gran bisogno di uno psichiatra; ho anche il dubbio che giocare faccia tutt’altro che bene alla sua salute mentale, così come riprendere a correre fece malissimo a Pantani. A Genova e non solo lì, poi, invece di educarlo lo coccolano: prova ne è che di fronte a un episodio che, fatto da un calciatore dilettante su un campetto di periferia, porterebbe alla squalifica a vita, oggi in televisione era già pieno di vallette e commentatori che lo scusavano perché “è un ragazzo” (di ventisei anni) ed “è un patrimonio del calcio italiano”. Già prevedo che una debole squalifica di quattro o cinque giornate sarà bollata come durissima e ingiusta, e tutti ne invocheranno lo sconto in appello, mentre alcuni parleranno anche di complotto contro Cassano e la sua squadra. Certo che se lo portassero veramente agli Europei con la Nazionale, e si facesse una scenata del genere in mondovisione, noi italiani non potremmo più mettere il naso fuori dai patrii confini.

Comunque, c’è anche un altro caso in cui la frase suddetta si è applicata: è che oggi ho aperto il vasetto delle acciughe al verde che mi sono preparato ieri, e non riuscivo più a smettere…

[tags]toro, samp, calcio, cassano, acciughe al verde[/tags]

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martedì 26 Febbraio 2008, 17:38

Derby

Tra pochi minuti impacchetterò le mie cose, uscirò di casa e comincerò ad andare verso lo stadio. Parcheggerò l’auto in zona lontana, dove ci siamo dati appuntamento in gruppo per andare tutti insieme a piedi; già, perché il clima è davvero pesante. E quindi, i consigli sono: arrivare rigorosamente dalla parte giusta (corso IV Novembre); evitare assolutamente le zone a sud e a est dello stadio; muoversi in gruppo; non attaccare bottone con nessuno, indipendentemente dai colori che porta (già all’andata i gobbi si travestirono di granata per tentare un agguato, anche se furono riconosciuti ancora in fase di abbordaggio causa mancato uso di congiuntivi).

E’ davvero triste dover andare allo stadio in queste condizioni, dovendosi infilare in chilometri di percorsi obbligati e trincerati, per poi subire perquisizioni intime e magari un po’ di gas al peperoncino sparato dalla polizia, alla faccia degli slogan su “riavvicinare il calcio alle famiglie”.

Io non vorrei essere nei panni del povero arbitro Rizzoli. Da una parte, il Toro ha perso il derby di andata al 94′ su una decisione arbitrale contestatissima; dall’altra, la Juve è stata penalizzata dall’arbitro nell’ultima partita e ha montato su un piagnisteo degno del Moratti dei migliori tempi perdinteristi.

La Juve ha perso un paio di partite (quella di sabato e quella di Napoli) per errori arbitrali che hanno dell’incredibile, mentre l’Inter ha avuto regali su regali in maniera quantomeno sfacciatamente fortunata. Tuttavia, la decisione di soffiare sul fuoco e di alzare i toni su tutti i giornali proprio due giorni prima del derby è totalmente irresponsabile; e per fortuna che Cairo non li ha seguiti, se no staremmo contando i feriti già a quest’ora.

Resta il fatto che l’arbitro che ha danneggiato i poveri bianconeri è già stato sospeso dall’arbitraggio per due mesi, cosa che capitò anche all’arbitro di Napoli-Juve, ma che non è capitata ad alcun altro arbitro che si sia reso colpevole di errori anche peggiori a danno di alcuna squadra senza la maglia a strisce. E come fa un arbitro ad essere imparziale, sapendo che se danneggia una in particolare delle due squadre in campo la sua stagione è finita?

E quindi, si spera che l’arbitro Rizzoli non sbagli; perché se sbaglia contro la Juve si giocherà la carriera, mentre se sbaglia contro il Toro si rischia un’esplosione di rabbia in mezza città. E siccome anche per gli arbitri errare è umano (perseverare invece è ordine del direttore generale della Juventus), la vedo grigia.

Il pronostico comunque volge al brutto; non solo la Juve è più forte, ma dopo questa cagnara è difficile immaginare che l’arbitro possa trattarla meno che con i guanti. In fondo in fondo, però, è irrilevante: il derby si vince sugli spalti, con la qualità del tifo, e su questo il Toro ha già vinto, visto che la Maratona è andata esaurita in sei ore, mentre la curva della Juve non era esaurita nemmeno dopo dieci giorni di prevendita. Il risultato, poi, è solo un fatto di cronaca.

[tags]calcio, derby, toro, juve[/tags]

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mercoledì 20 Febbraio 2008, 11:51

Meno sei giorni dal derby

La notizia di oggi è che alle dieci e un quarto avevo già in mano il biglietto del derby, complice l’efficientissima tabaccheria di via Fratelli Carle 42, un posto dove i souvenir di Torino in vendita sono solo nelle varianti “neutra” e “granata”, a cinquanta metri – come ho scoperto oggi – dal minimarket del compianto Ferruccio, quello per cui a tutt’oggi lo striscione “Ciao Fe'” domina il centro della curva Maratona.

Per voi sportivi, segnalo anche che è partita in questi giorni la sesta edizione della Operazione Uova di Pasqua, l’annuale kermesse in cui un manipolo di distinti signori di varia estrazione sociale cerca di rovinare il business delle squadre a strisce, gobbi in testa, provvedendo con abilità di ninja a visitare i supermercati in incognito, per poi fare in modo di rompere nascostamente il maggior numero possibile di uova di Pasqua scolorate di bianco e nero, e in misura minore di altre strisce. Come dice uno dei promotori, “Cerchiamo le buonissime uova di pasqua gobbe, ammiriamole nel loro splendore e gentilmente premiamole fino a sentire quel dolce “crack”, riponendole con molto savoir faire sullo scaffale.”

Mentre lascio agli juventini all’ascolto il compito di cercare su Google cosa voglia dire “savoir faire” (occhio che non si legge come è scritto), io aggiungo il racconto di uno dei partecipanti:

“Io come lavoro faccio l’autista di mezzi pesanti,e guarda caso lavoro nel comparto alimentare ,e guarda caso ho caricato il camion pieno di uova ,e guarda caso ,in mezzo a quelle delle marche piu’ svariate ,erano presenti anche quelle delle 3 strisciate ,e sto cazzo di muletto mi scappava in continuazione.

una strage :scompiscia: :scompiscia: :scompiscia: :scompiscia:

Una vera lotta operaia contro il marketing e i poteri forti!

[tags]torino, toro, curva maratona, derby, gobbi, uova di pasqua, goliardate[/tags]

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domenica 10 Febbraio 2008, 11:30

Vecchi amori

Sembra una vita fa, e invece erano solo due anni e mezzo, quando un biondino nudo sculettava lieto per il prato del vecchio Stadio delle Alpi, facendo promesse d’amore alla maglia granata.

Poche settimane dopo il Toro falliva, e in un’estate caldissima Federico Balzaretti saltò prontamente sul carro bianconero. Due terzi di Torino, già frustrati dall’epilogo della vicenda cimminelliana e dal futuro incerto della squadra, esplosero di rabbia, tappezzando la città di insulti e minacce (pur non arrivando mai al punto da impedirgli di continuare a vivere tranquillamente in città).

Da allora, molto è cambiato. Il Toro ha una dirigenza completamente nuova, una squadra ricostruita da zero a un livello molto superiore di quella di allora, prospettive comunque credibili per il futuro. La promettente carriera di Balzaretti è finita giù per lo scarico: il suo primo anno alla Juve terminò con Calciopoli e la retrocessione, tanto da qualificarlo ufficialmente come un portasfiga mica male. Dopo l’anno di B bianconera fu scaricato senza tanti complimenti, finendo a far panchina per sei mesi alla Fiorentina, fino a venire ulteriormente scaricato al Palermo in questo mercato di gennaio.

E così soltanto oggi pomeriggio, per la prima volta dopo due anni e mezzo, Balzaretti tornerà di fronte al pubblico granata, per il debutto da avversario. Molti si sono preparati per tutta la settimana, addirittura acquistando fischietti a mazzi e inventando nuovi cori; il delirio che ha fatto impazzire Rolando Bianchi, promettono, non sarà nulla in confronto.

In realtà, penso che non succederà molto; perché rivedendo le immagini di più sopra ci si rende conto che davvero tantissima acqua è passata sotto i ponti granata. E’ come quando ti lascia una fidanzata con cui ci si è molto amati, e sulle prime si schiuma di dolore e di rabbia, e poi piano piano ci si abitua alla mancanza; e infine, dopo anni, la si reincontra per caso e ci si rende conto che non è rimasto più niente, che ogni sentimento è sfumato nell’indifferenza, e che anzi non si capisce più nemmeno cosa si trovasse di tanto speciale in quella persona.

[tags]toro, torino, palermo, calcio, serie a, balzaretti[/tags]

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lunedì 28 Gennaio 2008, 08:21

Quattro minuti

I quattro minuti all’Olimpico di Torino di Rolando Bianchi – il centravanti in odore di Nazionale che dopo aver accettato le offerte del Toro si è rimangiato tutto ed è passato alla Lazio, il tutto tre giorni prima di Toro-Lazio – valgono il prezzo dell’abbonamento dell’intera stagione, anche se davvero il Toro dovesse finire in B.

Non scherzo. Chi era allo stadio mi capirà: il clima era già furioso per l’espulsione ridicola di Barone e per un paio di episodi in cui l’arbitro non ha dato ragione al Toro, oltre che per la frustrazione accumulata da tutta la settimana, sul cui fuoco hanno soffiato ampiamente i giornali.

E poi quel genio di allenatore laziale ha la bella idea di mandare in campo Bianchi. Ecco (e tra l’altro è una brutta cosa da dire, perché vuol dire che è veramente una tifoseria in parte buona solo a contestare) non ho mai sentito l’Olimpico gridare forte come in quei quattro minuti. Un rumore pazzesco, un’eco bestiale di grida e fischi da ogni settore dello stadio.

E questo che fa? Entra in campo, corre dall’altro lato, vede passare un giocatore granata e cerca di spezzargli le gambe con un intervento assurdo: ammonito in trenta secondi, in mezzo a un nugolo di giocatori imbufaliti, e già risparmiato perché per un fallo del genere spesso arriva l’espulsione diretta.

Non pago, gioca un paio di palle sempre in mezzo a fischi assordanti, si becca un inedito coro (nel senso che nessuno a memoria d’uomo è mai stato minacciato ad hominem da una curva) “Uccidete Rolando Bianchi”, e poi a centrocampo, saltando in ritardo su un pallone spiovente, allunga un braccio su Zanetti. Non si capisce cosa volesse fare, forse colpire il pallone con la mano, forse veramente dare una manata all’avversario. Il contatto c’è, anche se è lieve; Zanetti, nello psicodramma generale, finisce per terra con la faccia tra le mani. Non è un gran fallo, ma è appariscente, e mezzo cartellino giallo lo vale tutto; sommato all’uno e mezzo dell’intervento precedente, alla necessità di bilanciare la dubbia espulsione precedente, e all’aggravante di provocare bellamente circa ventimila persone che ce l’hanno con lui, arriva l’espulsione.

Così Bianchi esce quattro minuti dopo essere entrato, in un tripudio di goduria, dove persino i raccattapalle e gli steward vanno ad insultarlo mentre cammina verso lo spogliatoio, e dalle tribune gli lanciano i giornali in mancanza di oggetti contundenti. E poi tutte insieme circa ventimila persone, compresi vecchi donne e bambini, si lanciano in un corale “Ciao, ciao, ciao, ciao Bianchi – Vattela a pigliar nel culo – Vattela a pigliar nel culo”.

Alla fine finisce 0-0; fino all’espulsione di Barone il Toro stava giocando nettamente meglio, e avrebbe potuto vincere; dopo, la Lazio con un uomo in più stava per vincere a mani basse; per fortuna ci ha pensato Bianchi a rimettere la partita in pari.

Eppure, quei quattro minuti dall’intensità emotiva incredibile resteranno comunque nella storia come una leggenda, un momento di vera epica granata. Sperando prima o poi di averne anche qualcuno più in positivo.

P.S. Spero che nessuno si metta a blaterare di fair play; il tennis, il rugby, lo sci sono sport, mentre il calcio è una rappresentazione della vita; e, nella vita, ogni tanto c’è anche da farsi rispettare, e da ripagare le persone con la stessa moneta.

So che non è bello che dopo l’espulsione di Barone il presidente della Lazio Lotito si sia preso bordate di insulti dai vecchietti della tribuna, reagendo con minacce di denuncia e facendo scattare una mezza rissa, conclusa con l’intera dirigenza della Lazio scortata fuori dagli steward sotto una pioggia di sputi catarrosi.

Ma mettetevi nei panni di un distinto imprenditore piemontese della tribuna d’onore che tifa Toro, paga le tasse, usa i congiuntivi e poi si trova davanti un personaggio come Lotito, che – a parte la scarsa dimestichezza con l’italiano, che ne fa lo zimbello di tutte le trasmissioni televisive – guida una tifoseria che esibisce regolarmente croci celtiche ovunque, e una società che è stata salvata dal fallimento per motivi politici, rateizzandole in 23 anni un centinaio di milioni di euro di tasse mai pagate, e adesso si permette ancora di fare pastette e ulteriori debiti per comprare giocatori: se poi ancora sta rubando la partita per una disgraziata decisione arbitrale, davvero non vi verrebbe voglia di sputargli in un occhio?

[tags]calcio, toro, lazio, bianchi, lotito, moggi[/tags]

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mercoledì 23 Gennaio 2008, 15:36

Il desiderio di non scendere in dettagli

Vorrei tanto potervi scrivere qualcosa di intelligente.

Ma non solo sono nel mezzo del trasloco: ho anche passato tutta la tarda sera di ieri, la notte, la prima mattinata e la pausa pranzo a premere F5 come un cretino sulle pagine del forum di Forzatoro, per condividere l’incredulità e poi sfogare l’incazzatura per la vicenda Rolando Bianchi.

Per riassumere, come la mette Nesti, “Si percepisce, attraverso le voci dei dirigenti granata, il desiderio di non scendere in dettagli, al di là della grande delusione sul piano umano.” In pratica, stamattina Nesti ha telefonato a Cairo chiedendo “Allora, mi racconta com’è che s’è fatto fregare il giocatore quando l’aveva già annunciato a mezzo mondo?” e Cairo ha risposto insultandolo per dieci minuti…

[tags]toro, cairo, nesti, rolando bianchi, calciomercato[/tags]

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