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mercoledì 4 Febbraio 2009, 11:59

Tradimento e terrore

Oggi sono di nuovo a Milano, e le differenze mi straniscono; e non parlo solo del fatto che qui chiamano i bus al femminile.

Per esempio, a Torino c’è Lidl, ma qui c’è LD: la catena di discount del signor Lombardini. (C’è anche a Torino, ma non vicino a casa.) E così, ho dovuto tradire ed entrare in un altro discount.

L’esperienza è inquietante: ci sono tutte le stesse cose, ma leggermente diverse. Hanno tutte lo stesso aspetto anonimo, ma sono più anonime di quelle che conosci bene dopo anni di frequentazione del Lidl; e sono disposte in modo simile, ma un po’ diverso. E così sei privo delle tue certezze: devi ricominciare a trovare, provare, scoprire, valutare.

A parte questo, LD mi è piaciuto: quel che ho provato finora era di qualità assolutamente decente, e i sughi sono addirittura buoni. I prezzi sono abbastanza equivalenti a Lidl, qualcosina un pelo meno, qualcosina un pelo più. La birra, per esempio, costa di più; i biscotti al burro decisamente di meno. Ci sono anche alcune cose che a Lidl mancano molto, tipo le lenticchie precotte in lattina o una birra dunkel che non abbia un sapore dolciastro (ma qui, ne converrete, sono esigente). In generale, essendo una catena italiana, è più forte sui prodotti nostrani e meno sul genere crucco-etnico-internazionale.

C’è però, in questa casa di Milano, un grosso problema: non c’è né l’ADSL né la televisione. Per l’ADSL io sopperisco temporaneamente con un cellulare GPRS, tanto ci vengo un giorno a settimana. Ma mi sono reso conto che l’assenza della televisione mi angoscia, e mi ritorna in mente come un tarlo a intervalli regolari.

E dire che io non guardo poi molto la televisione; se mai sono dipendente dal PC. Tuttavia, la mancanza dell’ADSL mi preoccupa di meno; sono abituato ad avere dei periodi offline anche lunghi. La mancanza della televisione, invece, è una sensazione completamente nuova: per tutta la mia vita, in casa mia c’è sempre stata una televisione accesa. Nei periodi di solitudine, quando ti annoi e non sai cosa fare, puoi sempre premere un rassicurante bottone e ricevere degli stimoli audiovisivi, e anche se non li guardi almeno ti fanno compagnia. Quando sei con altri, e nessuno sa cosa dire, si può sempre guardare qualche cosa in TV. E se non sai come riempire la serata, ci puoi aggiungere un bel lettore DVD. Anche ripensando al passato, faccio fatica a ricordare un pasto senza la televisione accesa (cioè, ce ne sono sicuramente stati, ma erano meglio quando c’era la televisione accesa).

E’ comunque strano, perché non sono certo una persona passiva; sono preso in tonnellate di progetti, hobby, discussioni, e poi ogni tanto leggo, ogni tanto scrivo, ogni tanto prendo e vado a fare un giro in bicicletta, o, se mi trovo fuori casa, vado ad esplorare il posto. Ma l’idea di non avere lì, a portata di mano, un comodo pulsante per entrare in modalità riempitivo mi terrorizza davvero.

[tags]milano, discount, lidl, ld, televisione, adsl, dipendenza[/tags]

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martedì 3 Febbraio 2009, 10:47

Giuseppe Gatì

È un paio di giorni che cerco di scrivere questo post, senza riuscirci.

Il post parla di Giuseppe Gatì, una persona che voi probabilmente conoscete senza saperlo. Il suo nome non era mai emerso, ma Giuseppe è diventato piuttosto famoso quando durante le recenti vacanze natalizie le televisioni, da Blob in poi, hanno cominciato a trasmettere il filmato della sua contestazione: un ragazzo di ventidue anni che ad Agrigento, davanti alle autorità schierate a festa e alle forze dell’ordine messe a protezione del potere, si alza e ricorda che l’ospite d’onore Vittorio Sgarbi – paracadutato da non si sa chi come sindaco di Salemi, nel cuore della Sicilia – è in realtà un pregiudicato, condannato per truffa ai danni dello Stato; e grida “Viva Caselli! Viva il pool antimafia!”. Naturalmente era stato portato via di peso, spintonato, trattenuto per “accertamenti” per ore.

Giuseppe Gatì, a ventidue anni, lavorava; faceva il pastore e l’operaio nel caseificio del padre, a Campobello di Licata, sulle colline dietro Agrigento. Sabato mattina, solo un mese dopo i suoi quindici minuti di gloria, Giuseppe è stato trovato morto; era andato a prendere il latte da un vicino. Ha afferrato il rubinetto di metallo della vasca refrigerata per aprirlo, ma nell’impianto c’era un filo scoperto; è morto fulminato.

Abbiamo pensato tutti la stessa cosa: che nelle campagne siciliane certi incidenti non succedono per caso. E già mesi fa, da altre fonti, avevo sentito storie preoccupanti, dei ragazzi candidati alle regionali siciliane per la lista di Sonia Alfano – la presidente dell’Associazione Familiari Vittime della Mafia – che vanno ad attaccare Sgarbi in campagna elettorale, e vengono minacciati prima dalla polizia e poi da sconosciuti figuri del posto con un aspetto poco raccomandabile. Ma sarebbe ingiusto, in una situazione così dolorosa, dedicarsi alle illazioni; confidiamo che ci sia ancora qualche investigatore, qualche giudice che voglia prendersi la questione sulle spalle, e darci una risposta attendibile.

Comunque, se fosse un’altra delle tante morti sul lavoro che accadono in Italia, sarebbe altrettanto significativa: uno di quei pochi giovani che non si rassegnano alla corruzione e alla mediocrità dell’Italia, ucciso da uno dei difetti endemici dell’Italia stessa.

Di tutta questa storia, alla fine, resta un senso di vuoto: il senso che davvero, tra un tè pomeridiano e un futile discorso, l’Italia ormai si sia rovesciata, come la definiva Grillo dedicando a Giuseppe Gatì gli auguri di inizio anno. Lo stesso Grillo gli ha dedicato il post, domenica, ma è anch’esso un post pervaso di vuoto, di smarrimento: come se nemmeno lui, l’infiammato per eccellenza, riuscisse a superare lo stordimento.

E però, il vuoto dura soltanto un attimo: perché se c’è una cosa che è chiara e imperativa, è che tutte queste morti non devono avvenire invano.

[tags]italia, sicilia, mafia, gatì, sgarbi, salemi, grillo, alfano, incidenti, morti bianche[/tags]

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lunedì 2 Febbraio 2009, 14:33

Perché sbattersi

Oggi, grazie a Punto Informatico, abbiamo lanciato una lettera aperta al Comitato antipirateria del governo (già citato l’altro giorno) per chiedere un po’ più di equilibrio, e in particolare studi adeguati, attenzione anche agli aspetti positivi della distribuzione digitale in rete, e il coinvolgimento anche delle associazioni e delle aziende di Internet. Io l’ho firmata per conto di NNSquad Italia.

Vedremo che succederà; nel frattempo sono rimasto senza parole, stamattina, nel leggere i primi commenti dei lettori di Punto Informatico. Metà dicono “tanto non serve a niente” (disfattismo) e l’altra metà “hanno firmato FIMI, dmin.it e Microsoft quindi tutti gli altri sono dei venduti” (paranoia). Ho sempre più ammirazione per le qualità morali del forumista italiano medio.

[tags]governo, pirateria, peer to peer, internet governance, nnsquad, italiani[/tags]

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domenica 1 Febbraio 2009, 14:08

La terra dei branchi

Ho apprezzato molto l’editoriale di Barbara Spinelli sulla prima pagina de La Stampa di oggi, intitolato Gli eroi non vivono in branco (era online stamattina sul sito ma l’hanno tolto, spero ricomparirà presto nel blog della Spinelli). In pratica sottolinea ciò che è evidente a tutti, cioé che la società italiana è ormai completamente balcanizzata, divisa in gruppi e gruppetti a cui ogni persona sente di appartenere, e che si pongono in antagonismo forzato sia verso gli altri gruppi che verso il concetto stesso di collettività.

L’Italia è da sempre il paese del tifo: invece di discutere civilmente e pietosamente sul conflitto tra israeliani e palestinesi e su come ricomporlo, ci si divide tra chi tifa per i primi e chi tifa per i secondi; e lo stesso per qualsiasi altra questione politica o sociale. Sempre più spesso, però, il tifo è assoluto: arruolandosi in una squadra si nega la legittimità stessa dell’altra, e ci si pone come obiettivo non la mediazione, ma la sconfitta assoluta dell’avversario.

Qualsiasi discussione, insomma, deve concludersi con la propria vittoria, con l’ottenere ragione completa, e con la sconfitta dell’avversario; se così non avviene, se un terzo osservatore o la collettività prendono un’altra via, si va automaticamente a concludere che essi sono stupidi, ignoranti o direttamente corrotti e in malafede.

E’ sintomatico come, in un paese dove (come riportato oggi dai giornali) “il numero di reati gravi per abitante è pari solo a quello della Bosnia”, si abusi ormai della parola “giustizia”: una parola che, per definizione, dovrebbe essere usata con misura e con ponderatezza, essendo sin dal principio coscienti dei limiti insiti nel suo stesso concetto. Ormai, invece, la parola “giustizia” viene soltanto più gridata: “Giustizia!”.

Non passa giorno che non inquadrino madri tremanti e amici rabbiosi che gridano “Giustizia! Giustizia!” – ed è chiaro invece che ciò che essi davvero gridano è soltanto “Vendetta! Vendetta!”. Ed è, perdipiù, una vendetta tifosa: non interessa a chi la grida alcuna misura di equità né tantomeno di prevenzione o di redenzione del crimine, interessa solo il ripristino delle gerarchie di potere, la prova ufficiale che “noi” abbiamo ragione e “loro” hanno torto, talvolta persino la prova ufficiale che “noi” siamo più forti e “loro”, pur avendo conseguito un temporaneo vantaggio mediante un ammazzamento o una prevaricazione, alla fine soccombono – e tanto meglio se la loro sconfitta è devastante e sproporzionata, come auspicano tutti quelli che reclamano la pena di morte o il pestaggio di piazza per gli scippatori o gli spacciatori di turno.

E’ ancora più preoccupante come la sostituzione mentale del sé-cittadino col sé-membro-del-branco abbia ormai contagiato le istituzioni. I casi di abusi da parte delle forze dell’ordine si moltiplicano, e ormai intere fasce sociali vedono i poliziotti come un nemico a prescindere, anziché come una entità sopra le parti. Cosa potranno pensare i senegalesi d’Italia, dopo l’episodio del poliziotto vicedirettore del locale Ufficio Immigrazione che ammazza a freddo il vicino senegalese perché gli dava fastidio che usasse anche lui il giardino condominiale?

E’ difficile, in un clima del genere e in un momento di crisi economica, pensare che la convivenza civile possa durare a lungo: inevitabilmente i vari branchi si scontreranno ogni qual volta vi saranno delle risorse in palio. Per evitarlo, sarebbe necessario rieducare gli italiani alla civiltà moderna; ammesso che vi siano mai stati educati.

[tags]italia, società, giustizia, politica[/tags]

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sabato 31 Gennaio 2009, 16:21

Si è piantato Google!

A dimostrazione che anche nelle migliori famiglie ogni tanto qualcosa non funziona, da almeno un quarto d’ora si è incartato Google.

Ciò che succede, più precisamente, è questo: Google ha da tempo un meccanismo per identificare i siti che cercano di installare dialer, badware o altri programmi pericolosi. In questo caso, invece di linkare il sito, viene presentata sotto il link la scritta “Questo sito potrebbe arrecare danni al tuo computer.”, e cliccando sul link si viene rediretti a una pagina di spiegazione che ti invita a non entrare nel sito, oppure a farlo a tuo rischio e pericolo copiando e incollando l’URL a mano.

Bene, in questo momento, qualsiasi cosa voi cerchiate sul motore di ricerca, tutti i siti contenuti fra i risultati vengono marcati come potenzialmente pericolosi. Per esempio, cercando “torino”, questo è ciò che si ottiene:

googlepiantato12.png

Come vedete, tutti i siti dal primo all’ultimo – quello del Comune, Wikipedia, quello del Torino FC, quello della Provincia, quello del Politecnico… – vengono marcati come pericolosi. Se cliccate ad esempio sul link a Wikipedia, viene fuori la pagina di avvertimento:

googlepiantato3.png

Se poi volete davvero capire meglio e sapere perché il sito è stato classificato come pericoloso, potete cliccare sul link alla “pagina diagnostica Navigazione sicura” e, dopo un po’, ottenere questo:

googlepiantato4.png

Probabilmente quest’ultima pagina viene generata da un sottosistema apposito che è dimensionato per situazioni normali; in questo momento in cui tutti i risultati di Google portano lì, quelle povere macchine stanno sicuramente morendo.

Immagino che qualcosa sia andato storto in un aggiornamento software o in una base dati, e ora tutti i siti vengano marcati in automatico come pericolosi… Il bello è che questo accade per tutti i risultati, qualsiasi cosa cerchiate, e su qualsiasi versione di Google (almeno, ho provato quella inglese ed è piantata uguale). Non c’è quindi modo, se non con un copia e incolla dell’indirizzo, di arrivare a un qualsiasi risultato: Google è completamente inutilizzabile.

Per dieci minuti ho pensato “oddio, e adesso come faccio a usare Internet?”, finché Elena non mi ha ricordato che esiste anche Yahoo!

[tags]google, errori, software, bachi, badware, protezione utonti[/tags]

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venerdì 30 Gennaio 2009, 22:33

Rottura morale

La signora Sung è il mio nuovo idolo.

Seriamente: non ho ancora capito se questo siparietto in realtà fosse preordinato o meno. Ma l’idea di saltare sul palco, fregandosene di telecamere e contratti, vestita da sciura anni ’50 al mercato, brandendo un immaginario mattarello contro quel povero vecchietto del marito Milingo che cerca di calmarla, per difendere l’idea che far vedere una ballerina seminuda (nella parte precedente di trasmissione) insieme a un monsignore è una mancanza di rispetto alla religione, mi sembra un atto – oltre che di amore – di rottura morale dirompente: altro che Papachannel su Youtube, altro che negazionismi e calcoli politici.

Anzi, correggo l’affermazione iniziale: la signora Sung è il mio nuovo Papa.

[tags]religione, morale, chiambretti, milingo, sung, chiesa, papa, ratzinger, modernità[/tags]

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giovedì 29 Gennaio 2009, 22:41

Il mercato degli ingegneri

Intendiamoci, sono molto contento che si sia trovato il modo per salvare il posto di lavoro a 180 dei trecento e passa ingegneri del Centro Ricerche Motorola, alcuni dei quali sono pure amici. Sono contento anche perché Reply è una azienda torinese a cui bisogna fare tanto di cappello per i successi che riscuote, in cui lavorano altri amici, e il cui amministratore delegato Tatiana Rizzante è stata pure mia collega di attività sociali durante il Politecnico.

Resto però perplesso per le modalità, se sono quelle pubblicate dai giornali: in pratica, per assumere 180 persone, Reply riceve dalla Regione Piemonte e dal governo un contributo a fondo perduto (= regalo) di 20 milioni di euro, più finanziamenti agevolati per altri 5 milioni e una commessa da 10 milioni dalla Regione.

Anche considerando solo il fondo perduto, vuol dire che Reply riceve oltre 110.000 euro per ciascun dipendente ex Motorola che assume: in pratica, per almeno un paio d’anni Reply avrà a disposizione 180 lavoratori pagati da noi contribuenti, ma il cui lavoro sarà venduto e monetizzato dai soci di Reply. Insomma, messa così, pare un caso da manuale di socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili; Chiamparino e Bresso l’hanno fatto prima con Motorola e lo fanno ora con Reply.

Per certi versi è una buona cosa: se con questa spintarella Reply riuscirà a stabilizzare queste persone, ad espandersi, magari a conquistare mercato lontano da Torino e quindi a drenare denaro dall’estero verso di noi, ne sarà valsa la pena.

Esiste però – si è verificato tante volte in Italia in casi simili – anche lo scenario opposto: l’azienda sovvenzionata sfrutta i lavoratori finché non li deve pagare, poi li scarica alla prima occasione; nel frattempo, grazie al grosso vantaggio competitivo derivante dall’abbattimento dei costi del personale, elimina dal mercato locale i concorrenti, senza creare nuova ricchezza in città, ma semplicemente appropriandosi di quella altrui. Quanti ingegneri delle altre aziende ICT di Torino perderanno il posto in silenzio perché le loro aziende non potranno più competere con Reply? Spero nessuno, ma il rischio c’è.

Per non parlare dei 160 che non saranno assunti da Reply, e di quelli che avevano contratti a progetto che sono evaporati da un giorno all’altro già mesi fa: su di loro è già sceso il silenzio, per non turbare la bella figura dei politici cittadini. Eppure, da una parte le casse pubbliche sosterranno altre spese per ricollocarli, dall’altra perché qualcuno dovrebbe assumerli a condizioni più sfavorevoli rispetto ai loro colleghi?

Alla fine va bene così: tra tante sovvenzioni pubbliche che vanno in giro per l’Italia, meglio comunque se qualcosa arriva anche a Torino; ed è difficile dire “lasciate che il mercato faccia il suo corso”, quando di mezzo ci sono persone che conosci personalmente e che da mesi non dormivano la notte. Però, razionalmente, ho come il sospetto che queste nostre manovre tipicamente italiane, che fanno sì che in Italia di economia di mercato non ce ne sia praticamente mai, nel complesso ci facciano molto più male che bene.

[tags]motorola, reply, torino, ict, industria, sovvenzioni, mercato, economia[/tags]

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mercoledì 28 Gennaio 2009, 12:52

A caccia di pirati

Forse avrete seguito la polemica relativa al nuovo Comitato contro la pirateria digitale e multimediale (già il nome è tutto un programma) istituito per studiare sanzioni severissime e durissime contro alcune decine di milioni di italiani, e alla tremenda bozza di legge scritta dalla SIAE e circolata in questi giorni.

Il Comitato ha finalmente aperto un forum di discussione, che stamattina si è improvvisamente animato (l’avranno linkato da qualche parte): quindi, iscrivetevi e partecipate anche voi!

E’ moderato ma finora non mi hanno cassato nulla; io ho già postato quattro dettagliati interventi e cioé:

1) sulla proposta di una flat fee aggiuntiva sul costo degli abbonamenti ADSL;

2) sul “metodo Sarkozy” cioé tagliare il collegamento a chi viola il diritto d’autore;

3) sull’effettiva applicabilità di qualsiasi legge sul diritto d’autore venga fuori, e sulla necessità invece di ampliare la partecipazione e coinvolgere gli utenti;

4) e infine (dato che il forum è invaso da videotecari di Savona che sostengono di vantare un diritto a continuare a guadagnare noleggiando VHS in eterno) sul fatto che resistere all’innovazione tecnologica è futile.

Naturalmente non sono così ingenuo da pensare che il Comitato terrà troppo conto di cosa viene scritto nel forum, ma tentare non nuoce.

[tags]pirateria, download, peer to peer, internet, internet governance, diritto d’autore, siae[/tags]

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martedì 27 Gennaio 2009, 17:29

Giustizia italiana

Riemergo da due giorni di febbre per rammaricarmi: se non fossi stato malato, era già in preventivo il giro a Roma per partecipare alla manifestazione indetta dall’Associazione Familiari Vittime della Mafia a sostegno del Procuratore di Salerno Apicella (no, non il cantante berlusconale).

Ormai sparare sui giudici è di moda, per esempio quando agli imputati vengono concessi gli arresti domiciliari, o quando le pene sono troppo leggere (il che, tenendo conto del fatto che la pena media auspicata oggi dall’italiano medio per qualsivoglia delitto varia dalla morte alla castrazione chimica, vuol dire praticamente sempre). In realtà, in questi casi quasi mai è colpa del giudice, ma piuttosto del Parlamento che fa le leggi che i giudici applicano.

Si sa però che per l’attuale classe politica la giustizia malfunzionante è un triplo vantaggio: per prima cosa, permette di additare continuamente al popolo i giudici come insensibili, molli, iniqui, magari mostrando quelle belle scene di madri con la bava alla bocca per il desiderio di vendetta, che si rotolano e si strappano i capelli davanti alle telecamere maledicendo il giudice che ha dato “solo” trent’anni di galera all’imputato. Per seconda cosa, fomenta il clima di insicurezza nel paese, aumentando le richieste generalizzate di “ordine e disciplina”, che possono poi essere usate per manganellare qualsiasi forma di opposizione all’ordine costituito. Per terza cosa, dato che il nostro Parlamento è pieno di criminali o sospettati tali, permette personalmente di sfuggire alla galera e di continuare a corrompere, farsi corrompere e fare i propri comodi.

Succede però che qualche giudice si ostini a indagare sui potenti: come il famoso pubblico ministero De Magistris, che indagava sul ministro della Giustizia Clemente Mastella finché il suo capo (il procuratore generale di Catanzaro) non gli tolse l’inchiesta, e lo stesso Mastella ne chiese e ne ottenne il trasferimento a Salerno. Ma nell’inchiesta di De Magistris compariva buona parte del gotha politico italiano, di destra, di sinistra e soprattutto di centro (Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere: l’equivalente bianco delle coop rosse emiliane).

Qualche mese fa, l’ulteriore scaramuccia: i magistrati di Salerno indagano su quelli di Catanzaro, con il sospetto che quella “sottrazione di inchiesta” fosse appunto una manovra per impedire alla giustizia di compiersi. Scoppia la rissa tra le due procure; qual è l’esito? Su pressione dell’attuale ministro della Giustizia Angelino Alfano, il CSM sospende il capo della procura di Salerno, Apicella, e trasferisce alcuni suoi collaboratori; una punizione epica.

Se avete fiducia nelle nostre massime cariche politiche, potete pensare che giustizia sia stata fatta: questi magistrati arroganti e ficcanaso, che si permettevano di importunare alte cariche dello Stato, sono stati finalmente fermati. Adesso, poi, si metterà fine anche allo sconcio delle intercettazioni telefoniche, in modo che nessuno potrà più sentire Berlusconi che parla di soubrette o Fassino che esulta perché ha una banca (anzi no, Berlusconi lo sentiremo comunque perché ormai fa battute sessiste anche in pubblico: l’anziano che avanza).

Se invece tale fiducia non avete, penserete che poteva essere una nuova Mani Pulite, ma è stata troncata sul nascere; del resto, anche Borsellino fu messo sotto accusa da parte del CSM, quando cominciò a dire pubblicamente delle verità scomode su quel che succedeva all’interno della magistratura. Allora ci fu un’ondata di indignazione, oggi non frega più niente a nessuno; e il giudice Carnevale, quello che negli anni ’80 chiamava Falcone “quel cretino” e che trovava tutti i cavilli per annullare le sentenze contro i boss della mafia, ora è di nuovo in Cassazione, a cassare sentenze e referendum.

Purtroppo, questi sono i tempi che corrono; e i nostri blog sono sempre più pieni di stupidaggini e minuzie, e sempre meno parlano delle cose importanti. Non sono un magistrato, ma condivido le domande angoscianti poste da uno dei magistrati trasferiti da Salerno, Gabriella Nuzzi, nella sua lettera all’Associazione Nazionale Magistrati, quella che dei magistrati dovrebbe essere il sindacato e che invece è ormai un puro e vuoto centro di potere e di raccomandazione. Per questo mi spiace proprio non poter essere domani a Roma.

[tags]mafia, giustizia, magistratura, politica, de magistris, apicella, alfano, roma, falcone, borsellino, berlusconi, fassino, nuzzi, mani pulite[/tags]

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domenica 25 Gennaio 2009, 14:37

Cose così

Alle volte nella vita succedono combinazioni ben strane.

Per esempio, ieri all’ora di pranzo stavo andando in auto da mia mamma e ho imboccato l’ultimo tratto di via Bardonecchia, verso corso Brunelleschi. Mi sono trovato davanti un blocco: nella chiesa si svolgeva un funerale, e c’era così tanta gente che la massa strabordava e bloccava anche la via. Ho anche bestemmiato un po’, pensando “ma questi non potrebbero starsene sul marciapiede invece di bloccare il traffico”? Poi, tornato a casa, ho scoperto da un forum che era il funerale di uno dei quattro alpinisti morti sul Bianco.

Comunque, ieri ho usato LinkedIn per chiedere una introduzione a un mio conoscente americano, un ex manager di ICANN. Così ho visto il suo profilo, e ho cominciato a leggere per capire cosa avesse fatto dopo aver lasciato ICANN: bene, oltre a lavorare per Al Jazeera, è stato un “field coordinator” per la Universal, cioè un cercatore di luoghi e situazioni, per i due lungometraggi seguenti: 1) Borat; 2) Bruno. Così ieri sera ho finalmente visto Borat, ed effettivamente il suo nome compare nei titoli di coda…

Naturalmente non ho nessuna intenzione di chiedergli aneddoti sulla lavorazione dei film, visto che gliel’avranno già chiesti tutti. Però mi sono infine guardato il DVD, e devo dire che il film è migliore di quello che sembrava, cioè meno razzista e meno malvagio di quel che temevo. La parte migliore, comunque, sono le scene extra…

[tags]torino, coincidenze, funerale, borat[/tags]

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