La festa del lardo ad Arnad
La fine dell’estate è il cuore della stagione delle sagre, una abitudine italiana che (quando non degenera in modo troppo commerciale) permette di girare per il nostro territorio e di scoprire ricette e prodotti locali a prezzi accessibili, favorendo dunque l’economia locale a chilometri zero. E come tutti gli anni, il blog ve ne segnala alcune, sperimentate di prima mano.
Ieri sera dunque siamo andati a provare il ristorante della Festa del lardo di Arnad, che si tiene ogni ultimo fine settimana di agosto nel ridente paesino della bassa Val d’Aosta. Solitamente, alla festa si va la domenica a pranzo, quando i produttori della zona, distribuiti in simpatiche casette di legno nel mezzo di un boschetto, offrono sia alcuni piatti caldi e freddi sia la possibilità di acquistare i prodotti locali, tra i quali, oltre all’immancabile lardo e ad altri salumi, si segnala l’alcoolico Grand Miel (50% miele, 50% grappa, 100% cirrosi epatica).
Quest’anno, tuttavia, noi abbiamo deciso invece di provare e recensire per voi il ristorante della sagra, aperto tutte le sere da ieri fino a domenica; il ristorante non va confuso con gli immancabili e attigui “laboratori del gusto” di Slow Food, che lasciamo volentieri al progressismo d’élite.
Come da norma nelle sagre, si deve fare una prima coda alla cassa (apparentemente lunga ma grazie alle quattro casse in parallelo è piuttosto veloce, e ce la siamo cavata in poco più di un quarto d’ora) e poi una seconda coda al ritiro pietanze, situato in un vicino tendone (una decina di minuti). Vi daranno un vassoio ogni paio di persone con tutti i piatti caricati sopra, e se come noi volete il menu completo vi ritroverete con tre strati di piatti (purtroppo di plastica) messi uno sull’altro sul vassoio: siate equilibristi. Con una breve camminata potete raggiungere poi panche e tavoli, disponibili sia all’aperto nel bosco – ottimo ma se, come ieri, viene fuori un temporale dovrete correre al riparo con la roba in mano – sia in tendoni coperti.
Potete ordinare ciò che volete scegliendo in un menu che contiene tre o quattro opzioni per ogni portata, ad eccezione del dolce che è unico; se prendete tutto – antipasto, primo, secondo, contorno e dolce – spendete 21,50 euro, che di questi tempi mi sembra comunque un buon prezzo (in alternativa è disponibile un piatto freddo unico a 13,50 euro). Le porzioni non sono immense ma non sono nemmeno piccole, e prendendo tutto sarete decisamente pieni.
Ora veniamo ai piatti; tra gli antipasti l’unica cosa che non mi è piaciuta è il salame di patate, in compenso erano ottimi – oltre alla dose decisamente abbondante di lardo a fettine – sia il salame che il cotechino (peccato per le sole due fettine) nonché il salignon (che per i non adusi è una specie di ricotta) aromatizzato al ginepro. Come primo io ho trovato eccezionale la seuppa in versione priva di liquido – in pratica pane cavolo e fontina al forno – ma anche le minestre erano buone; come secondi, abbiamo provato il coniglio e le salsicce con polenta, ed entrambe le cose valevano la pena. Il dolce è un po’ banale, ma le fette di torta erano comunque buone.
In generale, l’esperienza è stata positiva, meglio del caos della domenica a pranzo (se caos dev’essere, meglio le sagre di Asti). Magari come ultima tappa dopo una bella passeggiata in montagna, Arnad non è troppo fuori mano, anche se difficilmente raggiungibile coi mezzi pubblici – ci dev’essere una corriera da Pont-Saint-Martin, a cui si giunge con un’ora e mezza di treno a carbonella sulla linea Torino-Aosta – ma in auto da Torino ci vuole circa un’ora; se poi per caso siete già da queste parti non potete mancare, anche se facilmente nel fine settimana ci sarà molta più gente.
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