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sabato 23 Luglio 2011, 12:38

La schizofrenia dei compensi dei politici

Questa mattina ho avuto tempo di mettermi ad aggiornare il sito del Movimento 5 Stelle Torino, rivedendo un po’ l’home page; e ho potuto inaugurare la sezione destinata alla trasparenza, in cui troverete le informazioni per scrutinare il nostro operato.

Vorrei delucidarvi in breve sulla questione relativa alle nostre presenze e ai conseguenti gettoni di presenza, che – come già spiegato – determinano il nostro stipendio; perché non è così semplice come sembra.

Se confrontate le nostre buste paga con l’elenco delle nostre presenze (potete estrarlo anche voi da questa pagina), noterete che le presenze effettive sono superiori a quelle elencate nelle buste paga. Questo accade perché non tutte le riunioni sono retribuite; in particolare, non sono retribuite le riunioni della conferenza dei capigruppo, che cubano tranquillamente sei-otto ore a settimana, e che – a parte le prime due di giugno, prima della costituzione formale del gruppo consiliare – riguardano solo il capogruppo cioé io.

Inoltre, non sono retribuite le occasioni in cui, per nostro interesse, partecipiamo a una riunione di una commissione di cui non facciamo parte; per esempio, io qualche giorno fa ho partecipato alla riunione di prima commissione a cui si parlava di innovazione e agenda digitale, e per quella non sarò retribuito.

Sono invece retribuite le riunioni in cui ci facciamo sostituire formalmente; mentre in consiglio comunale non sono ammesse deleghe e dunque dobbiamo essere sempre presenti entrambi, io e Chiara possiamo gestirci i nostri impegni in commissione sostituendoci tra noi in caso di necessità.

Ricordo infine che esiste comunque un tetto massimo di tre riunioni retribuite al giorno e di 19 riunioni retribuite al mese, che tipicamente noi raggiungiamo già dopo le prime due o tre settimane. Tutto il resto diventa automaticamente non retribuito (potete capire quali sono le riunioni retribuite, a fine mese, guardando quelle che nell’elenco del Comune riportano la lettera L).

Alla fine, questo sistema porta a risultati abbastanza schizofrenici, a meno che non si raggiunga il tetto massimo e finito lì. Vi potreste chiedere ad esempio come mai Chiara a giugno ha guadagnato 604,25 euro lordi, e io invece solo 483,40. Vuol dire che Vittorio ha lavorato di meno? In realtà, se prendete le presenze, scoprirete che per certi versi io ho lavorato di più, partecipando a due conferenze capigruppo durate una tre ore e l’altra due ore e mezza.

Tuttavia, quelle non sono riunioni retribuite, mentre sono retribuite le riunioni iniziali delle commissioni, convocate per l’elezione del presidente; sono riunioni di dieci minuti, anche se sul verbale risultano di 30-45 minuti perché viene riportata l’ora di fine effettiva, ma l’ora di inizio teorica come da convocazione. La logica di questa scelta è che chi è puntuale è comunque lì da quell’ora, anche se la riunione inizia spesso con 20-25 minuti di ritardo. In pratica, io arrivo sempre alle commissioni con dieci minuti di ritardo, correndo e pensando che mi stiano aspettando, e trovo praticamente sempre la sala semivuota, con un paio di persone al massimo.

Dunque, le otto commissioni hanno fatto la loro prima riunione tra fine giugno e inizio luglio; il caso ha voluto che delle quattro di Chiara ne venissero convocate tre il 30/6 e una il 4/7, mentre le mie sono state divise due e due. Per questo motivo, a giugno Chiara ha una riunione retribuita in più di me, e dunque guadagna 120 euro (un gettone) in più di me. Poco male direte voi, Vittorio recupererà a luglio? No, perché a luglio comunque supereremo entrambi il tetto di 19 sedute, e dunque la seduta in più non sarà retribuita.

Non mi strappo i capelli per 120 euro, ma vi ho fatto questo raccontino per farvi capire la totale schizofrenia in una materia che a noi sta molto cara, quella della corretta compensazione dei politici per le loro attività. Peraltro, oltre alle sedute, noi dobbiamo dedicare una grande quantità di tempo (che nessuno può misurare o controllare) a tutto il resto, cioè a studiare le questioni, documentarci, scrivere e protocollare mozioni e interpellanze, partecipare a riunioni e incontri con cittadini e comitati, e raccontarvi le cose su Internet. Per certi versi sarebbe più corretto avere uno stipendio fisso, ma per altri, visto che comunque ci sono consiglieri che lavorano decisamente meno di noi, un compenso legato all’effettivo impegno è necessario.

D’altra parte anche il conteggio delle presenze è bugiardo, dato che un consiglio comunale di sei ore con decine di questioni e una commissione di mezz’ora di chiacchiericcio (in qualche caso ottenuta spezzando in tre sedute un argomento da un’ora e mezza, moltiplicando i gettoni) sono retribuiti allo stesso modo; e dato che basta farsi vedere in commissione per risultare presenti per tutta la sua durata, anche se magari si va via dopo dieci minuti.

Noi abbiamo presentato una mozione per introdurre la doppia firma e controllare almeno che le persone stiano alle commissioni per tutta la loro durata o quasi, visto appunto che alcuni vengono, ascoltano la prima mezz’ora e vanno via. D’altra parte mi è già capitato un paio di volte di avere due commissioni in contemporanea, dunque mi vedrete risultare assente per forza… Insomma, la questione non è così facile da affrontare come sembra!

[tags]politica, stipendi, casta, movimento 5 stelle, comune, torino[/tags]

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venerdì 22 Luglio 2011, 21:50

Un errore aumentare il prezzo della benzina

Ho scoperto ora dai giornali che i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle hanno votato a favore di una imposta addizionale regionale sulla benzina di 2,5 centesimi al litro, insieme alla maggioranza di centrodestra, mentre il centrosinistra ha votato contro.

Naturalmente rispetto le loro scelte; nel Movimento ogni eletto è indipendente dagli altri e le uniche persone che deve consultare prima di agire sono i cittadini che lo hanno votato. Allo stesso tempo vorrei dire che non sono d’accordo.

Indubbiamente siamo in un momento di difficoltà finanziarie (che peraltro non diminuiranno facilmente) e capisco che tassare la benzina offra una facile scappatoia per tappare i buchi di bilancio. Tuttavia, la benzina è una delle principali voci di spesa delle famiglie italiane, e in questo momento – in cui già il carburante subisce il classico rincaro estivo – molte di loro non possono permettersi altri aumenti.

Avrei ancora potuto capire se la tassazione facesse parte di un progetto organico relativo ai trasporti, per esempio tassare la benzina per reinvestire gli utili in servizi pubblici migliori. Ma qui, stando a ciò che leggo, si tratta semplicemente di usare la benzina come bancomat per reperire soldi per attività comunque importanti, ma che non c’entrano niente (nello specifico, risarcire i danni delle frane). E se si comincia con questo, poi non si finisce più: si può continuare ad aggiungere sovrattasse sulla benzina per qualsiasi ragione.

Soprattutto, in un Movimento che si vuole basare sulla democrazia dal basso, credo che una posizione su una materia così sentita vada costruita discutendone con i cittadini. Anche il Comune dovrà trovarsi a prendere decisioni impopolari, probabilmente scegliendo se aumentare il biglietto del pullman o la sosta a pagamento (ne parlavamo giusto mercoledì in uno dei tanti thread che scaturiscono dal mio racconto delle commissioni su Facebook). Se sacrificio deve essere, sarebbe bello che fossero i nostri elettori a decidere cosa sacrificare.

[tags]tasse, benzina, movimento 5 stelle[/tags]

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giovedì 21 Luglio 2011, 20:19

2011 odissea nel rifiuto

Questa mattina, insieme a tutta la commissione Ambiente, abbiamo fatto un interessante sopralluogo alla ex discarica (chiusa da fine 2009) di Basse di Stura. L’amministratore delegato Maurizio Magnabosco ci ha guidati fino in cima alla collina, da cui la vista è davvero bellissima; la montagna di rifiuti è già coperta d’erba, e intorno lo sguardo spazia su tutta la città fino alle Alpi.

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Alla lunga, la città dovrà decidere se farne un parco o qualcos’altro, per esempio una grande distesa di pannelli fotovoltaici. Considerando però che nell’anno e mezzo dalla chiusura la cima della collina si è abbassata da sola di nove metri, capite che il tutto è piuttosto instabile e che ci vorranno una decina d’anni prima di poterci fare qualsiasi cosa; nel frattempo, il biogas estratto (con efficienza del 97%, la più alta al mondo – almeno secondo Amiat) viene utilizzato per produrre energia.

Magnabosco ci racconta che con la chiusura della discarica Amiat ha perso 30 milioni di utili, che guarda caso sono proprio la differenza tra quel che la città paga per il servizio di raccolta rifiuti (154 milioni l’anno) e quel che costa ad Amiat fornirlo (circa 185 milioni).

E’ chiaro che Amiat batte cassa, perché – finito l’attuale periodo di transizione in cui i nostri rifiuti vanno alla discarica Cassagna del CIDIU, a parte l’organico che va metà a Borgaro e metà a Pinerolo – ora le entrate da smaltimento di rifiuti di terzi andranno a TRM, che gestirà l’inceneritore (problema noto di cui vi parlavo già più di due anni fa). E dunque, il tema delle sinergie (fusioni?) tra Amiat e TRM si pone con forza, anche se ho il sospetto che qualcuno a Palazzo Civico possa preferire gli amici di Iren. (A proposito di inceneritori, Magnabosco ribadisce che un secondo inceneritore a Settimo da 100.000 tonnellate/anno è inutile perché sarebbe in perdita cronica; sotto le 300.000 tonnellate sarebbe una follia.)

Io gli chiedo notizie sull’estensione della differenziata porta a porta e lui alza il prezzo: l’assessore Lavolta aveva detto che servono due milioni di euro l’anno per ogni punto percentuale di incremento della differenziata, lui dice tre perché “la comunicazione è costosissima” e perché bisogna andare in centro dove il porta a porta non si può fare per mancanza di cortili. Gli facciamo notare che mancano ancora molti quartieri semicentrali, e anche che, passato l’investimento iniziale, Amiat dovrebbe iniziare a guadagnare dai materiali recuperati. Lui segnala che a Torino Amiat (pubblica) gestisce le fasi del ciclo in perdita, mentre quelle in attivo sono affidate ai privati, ad esempio a cooperative di tutti i colori (direi anzi arcobaleno). Altra bella questione!

Si chiude parlando di puzze, loro giurano che non arrivano dai loro impianti ma dai vicini campi nomadi, che sono circondati da discariche a cielo aperto e sono sede regolare di attività giusto un pelino inquinanti, tipo bruciare le guaine di plastica dei cavi elettrici rubati per estrarre il rame da rivendere. Partono racconti di zingari che bloccano i camion dell’immondizia, prendono il materiale che gli interessa e abbandonano il resto per strada; Amiat stima in due milioni di euro i soldi che servirebbero per ripulire la zona, operazione peraltro inutile perché dopo qualche mese sarebbe come prima.

Ma non era solo di questo che volevo parlarvi; è che stasera, in preparazione dell’estate, ho deciso di fare il grande svuotamento dei bidoni. Io ho tre grossi bidoni di plastica sul balcone (carta, vetro-lattine e plastica); produco pochi rifiuti, dunque i primi due vengono svuotati con le pulizie stagionali. A parte il fatto che appena ho sollevato il bidone della carta esso si è parzialmente sbriciolato come se fosse diventato di pane carasau, e dunque mi chiedo che razza di roba chimica corrosiva ci sia nell’aria di Torino; comunque, mi è venuto il dubbio delle confezioni dei biscotti.

Io consumo grandi quantità di biscotti in pacchetto di carta con interno di alluminio, che butto regolarmente nel vetro-lattine. Parlandone coi nostri esperti, settimane fa, mi avevano cazziato: secondo loro non erano riciclabili. Giunto il momento dello smaltimento, dunque, mi è venuto il dubbio, e ho pensato di andare sul sito Amiat per capire cosa dovevo fare.

Ho cercato con Google “amiat differenziata rifiuti”, ma il primo risultato non dice nulla di utile; ho guardato tutti i link della sezione, dove ci sono tante belle informazioni su che fine fanno i nostri rifiuti e quanto è brava Amiat, ma non l’informazione che credo cerchi il 99% dei visitatori del sito Amiat, ovvero “dove devo buttare questo materiale?”. Sulla sinistra vedo però un bel bannerone Flash con scritto “Buttalo giusto”: ok, sarà lì.

Clicco, e mi ritrovo su un fantasmagorico sito in Flash… perfettamente inutile. Già, perché tutto quel che posso fare è cliccare su un cassonetto e leggere un elenco molto incompleto di cosa ci va dentro. Peccato che il problema tipico dell’utente sia esattamente l’opposto, ovvero dato il materiale scoprire il cassonetto. Usability fail! Nemmeno cliccando su tutte le icone una per una trovo l’informazione: solo una gran perdita di tempo.

Un po’ scocciato, provo con l’home page… nemmeno lì c’è nulla di utile, solo trionfali comunicati stampa. Alla fine ce la faccio: c’è un’icona praticamente invisibile (grigio scuro su grigio chiaro…) con scritto “le guide di Amiat”; dentro, sperduto a metà elenco, c’è il link “rifiutologo”; lì dentro trovo finalmente un PDF di forma che pare appositamente studiata per non poter essere né maneggiata né stampata a casa, ma che almeno a schermo mi dà un elenco di materiali con associato il giusto cassonetto.

Vi risparmio l’ulteriore perdita di tempo nel cercare di capire quale materiale sia “busta dei biscotti”; cerchi “alluminio” e non trova niente di utile; cerchi “alimentari” e non trova niente di utile; alla fine è (sperando di aver valutato bene) l’intuitivo “confezioni per alimenti in carta argentata”. E va appunto nel vetro-lattine: alla faccia degli esperti.

Certo che (alla faccia della comunicazione costosissima) se ho dovuto perdere mezz’ora io per trovare l’informazione su dove buttare una normalissima confezione alimentare, come pensiamo che il torinese medio possa differenziare correttamente? Basterebbe che quel PDF fosse attaccato a un bel link grosso in home page…

[tags]amiat, rifiuti, torino, discarica, inceneritore, differenziata[/tags]

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mercoledì 20 Luglio 2011, 23:16

Varie sui trasporti

Ho capito che il lavoro di consigliere comunale, a pieno regime, è assolutamente a tempo pieno, tanto che manca persino il tempo per raccontare tutto quello che facciamo; stamattina sono entrato nella prima riunione alle 9, sono uscito dall’ultima alle 15:45 (con venti minuti di pranzo in mezzo), fino alle 17:15 ho scritto due interpellanze e smazzato posta e questioni varie, poi ho preso il pullman e sono andato al consiglio circoscrizionale aperto sugli allagamenti della Falchera, restando lì fino alle 20:30.

Siccome però quel che non viene raccontato non esiste, cerco lo stesso di dire in giro quel che vedo, se non altro tramite aggiornamenti di stato su Facebook (so che non è l’ideale ma è il metodo più gestibile che ho). Poi quando riesco faccio un post tematico.

Ad esempio, ora vi riassumo in breve le attività sul fronte mobilità. Lunedì scorso, l’assessore Lubatti ha risposto in aula alla mia interpellanza sui treni regionali Torino-Milano; ha esordito dicendo che non sono di sua competenza, e questo lo sapevo già, l’avevo pure scritto nell’interpellanza; poi ha cominciato a parlare del servizio ferroviario metropolitano. Alla fine io gli ho detto che il senso dell’interpellanza è che il Comune non si limiti a segnalare alla Regione e a Trenitalia le segnalazioni dei problemi (cosa che lui peraltro ha promesso di fare), ma che faccia anche pressione politica e morale perché vengano affrontati; siamo rimasti che a settembre vedremo di audire le varie parti coinvolte.

Nel frattempo, ho presentato una nuova interpellanza a proposito della metropolitana; in pratica i grossi temi sono due – il primo è il crescente sovraffollamento, e chiedo lumi sui margini esistenti per aumentare la capacità nel medio-lungo termine e su eventuali piani in materia; il secondo è l’opportunità di tanti piccoli miglioramenti a basso costo. Per esempio, si potrebbero segnalare meglio le porte adatte a chi entra con passeggini e carrozzine; si potrebbero togliere una parte degli strapuntini, che vengono costantemente occupati anche quando la carrozza è piena e non si riesce più a passare dalla porta; si potrebbe indicare con più chiarezza di stare fermi a destra sulle scale mobili per farsi passare a sinistra; si potrebbero mettere al piano tornelli degli schermi che indichino i prossimi passaggi dei mezzi pubblici nelle varie fermate della zona; si potrebbero avere macchine venditrici dove sia umanamente possibile pagare con la carta di credito e comprare qualcosa di più complesso di un biglietto di corsa semplice; e poi c’è l’annoso problema del portare le bici in metropolitana, eventualmente gestibile con una integrazione tra metro e bike sharing. Insomma, io di idee gliene dò, si spera che ne facciano buon uso.

Oggi ho poi presentato una ulteriore interpellanza sulla vicenda della linea storica di tram numero 7, semplicemente per sapere quali fossero i costi e i numeri dei passaggi e dunque per capire se abbia davvero così senso cancellarla nei giorni feriali, come hanno appena fatto, proprio nel periodo di massimo afflusso turistico.

Stamattina peraltro Lubatti è venuto in II commissione e così ci ha esposto un po’ di prospettive su viabilità e trasporti, che posso riassumere in due punti principali: ci saranno sempre più buche per le strade perché ci sono sempre meno soldi per ripararle (la relativa voce di bilancio è passata dai 7 milioni di euro del 2001 ai 2 milioni di euro di quest’anno); ci saranno sempre meno pullman perché la Regione sta tagliando i fondi (-12% in tre anni). A fronte di questo taglio, la scelta è se tagliare i mezzi pubblici, aumentare il biglietto o entrambe le cose; Lubatti si è anche detto intenzionato a mettere in piedi una profonda razionalizzazione che potrebbe includere un ridisegno generale della rete dei trasporti pubblici, come quello che fu fatto nel 1982.

Secondo me (e questo è ciò che ho detto in commissione) un momento di crisi come questo si può affrontare in due modi, quello rassegnato e quello coraggioso. Nel modo rassegnato, si comincia a tagliare il servizio e si derubricano i trasporti pubblici a “sistema residuale per sfigati” che nessuno usa se non è proprio costretto, come è negli Stati Uniti (anzi era, perché pure lì si stanno convertendo). Nel modo coraggioso, invece, si scaricano le necessità di nuovi fondi non sul trasporto pubblico ma su quello privato, ad esempio aumentando il costo della sosta, in modo da mantenere inalterata la qualità dei mezzi pubblici e contemporaneamente disincentivare l’uso dell’auto. Naturalmente il secondo è (almeno in prima battuta) impopolare, per cui ho pochi dubbi su cosa sceglieranno di fare.

[tags]viabilità, trasporti, metropolitana, torino[/tags]

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sabato 16 Luglio 2011, 11:12

La lavanda non si tocca

Solo chi ha frequentato la Libera Repubblica della Maddalena conosce il vero senso di questo slogan, in ossequio al quale una serie di omoni che spostavano interi tronchi a cavallo della strada (le barricate venivano messe la sera e smontate al mattino per permettere l’accesso ai contadini e ai vignaioli) si muovevano in punta di piedi per evitare le piantine di lavanda coltivate in un fazzoletto di terra proprio accanto all’ingresso.

Ora che il territorio della Maddalena è passato dalla Libera Repubblica allo Stato italiano, tutto è stato calpestato e devastato; a parte cagare nelle tende per dispetto, a parte sfasciare la nostra roulotte e bruciare il camper No Tav solo per vendetta, ora la nuova gestione non permette più l’accesso nemmeno ai proprietari dei terreni, nemmeno a quelli che non fanno parte di nessun movimento e vorrebbero solo evitare che il proprio campo o la propria vigna andasse in malora, come puntualmente sta accadendo. Il prato recintato che nasconde il villaggio neolitico della Maddalena, che durante il presidio era sacro, ora è stato usato come parcheggio per i blindati e rovinato forse irrimediabilmente; il museo è stato trasformato in caserma. Tutto questo senza aprire un metro di cantiere, anche perché l’area recintata non è quella dove devono iniziare lo scavo, ma quella militarmente più definibile; al momento non c’è nessun cantiere, solo truppe.

In tutto questo, ieri è uscito un video dove si vede benissimo il trattamento riservato dalla polizia ai fermati, trascinati per centinaia di metri mentre i poliziotti si avvicinano e li prendono a calci e bastonate, nonché una sassaiola da parte degli stessi poliziotti. A me non interessa tanto parlare di chi ha ragione o chi ha torto, interessa far notare che quello che è avvenuto a Chiomonte non assomiglia tanto a una operazione di polizia, quanto a uno scontro tra due eserciti sovrani, per quanto con grande differenza di mezzi militari: una guerra civile.

[tags]no tav, chiomonte, polizia[/tags]

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venerdì 15 Luglio 2011, 11:03

Il programma di Fassino: cosi è la politica

Mercoledì sera, dopo una lunga maratona, il consiglio comunale ha approvato il programma del prossimo quinquennio; ed è stata una vicenda molto istruttiva per capire come funziona la politica.

Vediamola dal nostro lato: già vi abbiamo raccontato di come io e Chiara abbiamo presentato in totale 49 emendamenti di merito, assolutamente non ostruzionistici. In particolare, dato che non ci interessano i teatrini ad uso telecamere, abbiamo cercato di evitare le proposte che tanto la maggioranza non avrebbe mai accolto e di presentare invece soprattutto quelle su cui qualsiasi persona di buon senso avrebbe potuto concordare, cercando di riempire i numerosi buchi della bozza iniziale.

Bene, nella nostra ingenuità ci aspettavamo dunque che si potesse avere un esame in aula (per quanto breve, se no saremmo stati lì fino a settembre) delle nostre 49 proposte; e ci aspettavamo anche, meno ingenuamente, che avremmo dovuto ridurle a una ventina delle più importanti, in spirito costruttivo per non allungare la discussione.

Nulla di tutto questo; infatti, il regolamento riconosce alla maggioranza la possibilità di presentare una “mozione di accorpamento” che riunisce un qualsiasi numero di emendamenti in uno solo, che si può poi votare (e bocciare) in blocco; di fatto vengono così eliminati tutti quegli emendamenti, che non arrivano nemmeno a essere esposti e discussi in aula. E’ una misura anti-ostruzionismo, se no i 2700 emendamenti della Lega avrebbero bloccato i lavori per mesi; peccato che la maggioranza abbia deciso di applicarla non solo agli emendamenti ostruzionistici, ma a tutti gli emendamenti delle minoranze, anche quelli costruttivi, salvandone solo qualcuno in segno di buona volontà. Dunque, decidono loro quali nostri emendamenti possono essere discussi e votati e quali no.

Ora, la selezione nel nostro caso è avvenuta come segue. Mentre io ero in conferenza capigruppo, arrivano Chiara e il vicecapogruppo del PD con quattro fogli in mano (gli emendamenti si possono presentare solo su carta, uno per foglio); in pratica, il gruppo PD si è riunito e ha deciso di tenerne quattro dei nostri. Ma non quattro perché li hanno letti ed erano quelli che hanno trovato ragionevoli; quattro perché zero o uno sarebbe stato uno schiaffo morale troppo forte, e sei, otto, dodici sarebbe stato un regalo eccessivo.

Infatti, la logica in vigore è che se un nostro emendamento di buon senso viene approvato non è tanto un bene per la città, quanto una occasione per noi per dire a voi che ci avete votato che siamo stati bravi e far bella figura; dunque, ce ne lasciano qualcuno in segno di ringraziamento perché non abbiamo fatto ostruzionismo (altrimenti la prossima volta arriveremmo anche noi con 2700 emendamenti) ma non troppi per non permetterci di fare una figura troppo bella.

In sostanza, dunque, quali fossero i quattro da tenere era relativamente poco importante; e infatti, quando ho visto i quattro scelti dal gruppo PD, ho sbarrato gli occhi e mi è venuto da ridere, perché tra i quattro che avevano tenuto ce n’era uno dei soli due o tre veramente “antagonisti”, quello che cancellava l’impegno a realizzare la Tangenziale Est. Purtroppo ha sbarrato gli occhi (ma senza ridere) anche Lo Russo, capogruppo del PD, e ha subito tirato via il foglio…

…e mi ha detto “dai ve ne passiamo tre, son già tanti”. Io ho risposto “ma no dai, sono buoni emendamenti, teniamone qualcun altro”. Lui ha abbozzato, allora ho detto “ma se ce ne passate ancora un po’ magari sul documento finale ci asteniamo”. Lui ha detto “Ah beh allora cambia tutto, se è così tirane fuori un altro paio e mettimeli qui”, e io ho avuto circa dodici secondi per sfogliare una pila di 49 fogli, scegliere e salvare dalla cancellazione altri due emendamenti, se ben ricordo quello sulla base low cost all’aeroporto e quello sulla tutela degli animali. Lui ha chiamato il suo ufficio per dargli i numeri degli emendamenti da salvare, poi mi ha detto “ok sull’astensione ci conto eh?” e io “sì però dammi il tempo di pensarci e di parlarne con Chiara”.

Poi, parlandone tra noi, nonostante il 90% del documento sia talmente generico da non dire nulla di così impossibile da condividere, abbiamo deciso che non potevamo non votare contro a un documento che conteneva Tav, inceneritore e compagnia bella, e dunque un’oretta dopo gliel’ho comunicato, per correttezza. Lui ha risposto “chissà come mai me lo aspettavo” ma ci ha comunque lasciato i cinque emendamenti, che alla fine erano tre scelti da loro e due da noi.

Alla fine, in aula, ce ne hanno approvati tre (sviluppo dell’aeroporto, tutela degli animali e lotta al gioco d’azzardo) e bocciati due (piste ciclabili su tutti i corsi + estensione del bike sharing e valutazione dell’impatto sulle pari opportunità di tutte le decisioni amministrative) perché secondo il sindaco questi due erano “impliciti” in ciò che aveva già scritto (sarà…). E dunque ora, in questo teatrino, devo venire da voi a bullarmi del fatto (peraltro vero) che se non fosse stato per noi non ci sarebbe stata nemmeno una riga sulla tutela degli animali, sulla base low cost a Caselle e sulla lotta al gioco d’azzardo.

La verità è che tutta la faccenda è stata invero triste. Come già vi dicemmo, il documento in sé non era granché, molto generico e con poche idee concrete. La discussione è stata pure peggio: la maggioranza stessa, soprattutto SEL, ha chiesto subito un rinvio di una settimana perché Fassino non aveva consultato i suoi partiti prima di pubblicarlo. Poi sono arrivati gli emendamenti ostruzionistici della Lega a cui la maggioranza ha risposto cancellando sostanzialmente la possibilità delle opposizioni di partecipare all’elaborazione del testo, eliminando tutti gli emendamenti a parte due del PDL, cinque dei nostri e tutti quelli di Musy, che si era già messo d’accordo di suo (come ampiamente riportato dai giornali) e alla fine infatti non ha votato contro al programma ma si è astenuto.

Di fatto, abbiamo passato due pomeriggi fino alle nove di sera a discutere il programma non per i dubbi delle opposizioni, ma per i dubbi della maggioranza; mercoledì pomeriggio è stato uno spettacolo di dissenso interno, con SEL che si barcamenava per inserire i suoi punti-bandiera non condivisi da Fassino (e infatti alla fine non gliene hanno passato quasi nessuno, accettando solo emendamenti minori o riscrivendoglieli al volo in maniera molto annacquata, e loro hanno “convintamente votato”, parole loro, un programma contenente Tav e inceneritore) e con una discussione di mezz’ora tra i cattolici e i laici del PD sulle parole “quoziente familiare”, che peraltro in sé non vogliono dire nulla.

Il bello è che la maggioranza aveva pure imposto di limitare a un quarto d’ora per gruppo il tempo per parlare in aula, per evitare che le opposizioni la tirassero in lungo; dopodiché, a forza di arguire, i due partiti che sono arrivati al limite sono… PD e SEL; la Lega ha chiesto di far rispettare la regola, è scoppiato un putiferio, si è sospeso il consiglio per mezz’ora, il presidente ha giurato che da suoi conti il tempo del PD non era ancora finito e che avevano ancora un paio di minuti, la seduta è ripresa, poi all’emendamento successivo un consigliere PD ha parlato per altri cinque minuti e nessuno ha detto niente; le regole valgono solo per gli altri.

Insomma, abbiamo capito che noi, a parte l’ostruzionismo, non potremo fare nulla che non ci sia gentilmente concesso dalla maggioranza; il che ci lascia di fronte alla scelta politica tra essere sempre durissimi e non ottenere mai nulla, o essere costruttivi e dialoganti e ottenere tre emendamenti su 49. E su questo punto attendo le vostre opinioni.

[tags]politica, comune, torino, fassino, programma, movimento 5 stelle[/tags]

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mercoledì 13 Luglio 2011, 22:54

Prima o poi doveva accadere

Oggi abbiamo ricevuto la nostra prima lettera anonima di ingiurie, anzi due, una indirizzata al “Movimento Grillo 5 Stelle” e una personalmente a me. Sono scritte dalla stessa mano, ripetono all’infinito che “No Tav = merde” e danno al sottoscritto del “bastardo”, e così via.

Credo che si tratti di un semplice squilibrato e non do certo peso a queste cose, però in un momento in cui le lettere minatorie volano da ogni parte (son quasi deluso che nella mia non ci fossero proiettili) mi pare opportuna una riflessione: che i toni di questa faccenda sono diventati davvero troppo alti, da parte di quasi tutti. So che non tutti hanno gradito il nostro comunicato della scorsa settimana dopo gli scontri di Chiomonte, giudicandolo troppo poco schierato contro la polizia, ma continuo a pensare che chi ha assunto ruoli istituzionali debba portare per quanto possibile parole di calma e di pace.

Certo, stamattina abbiamo “audito” Virano, insieme a due commissioni del Consiglio Comunale, ed è stata un’esperienza frustrante; lui ha avuto un’ora e mezza per parlare, poi a noi sono stati concessi due minuti per fare domande – che io peraltro ho devoluto al professor Angelo Tartaglia, che è stato così gentile da venire in qualità di nostro esperto.

Virano è un ottimo affabulatore, e ha i media ufficiali ai suoi piedi (vedasi lo spot senza contraddittorio che anche oggi gli ha dedicato La Stampa); la verità è che anche i consiglieri della maggioranza sono usciti dalla sala piuttosto perplessi per la quantità di fattori indefiniti che ormai aleggiano attorno al progetto. A fronte delle richieste di giustificare il senso economico dell’opera, lui ha risposto “stiamo ultimando il nuovo business plan”… adesso?

La perla per me poi è stato il nuovo fasaggio dei cantieri, secondo cui la linea dovrebbe entrare in servizio nel 2025 avendo realizzato solo il tunnel di base e la galleria Buttigliera-Rivalta-Orbassano, e così restare per cinque o dieci anni. In pratica, tutto questo fantasmagorico traffico che rende necessario investire 20 miliardi di euro nel Tav sarebbe talmente esiguo da poter tranquillamente entrare nel passante ferroviario di Torino, nonostante esso sarà (da piani) già occupato da un treno ogni pochi minuti per il servizio ferroviario metropolitano, e dove i merci sfreccerebbero tranquillamente davanti ai marciapiedi sotterranei di Porta Susa pieni di gente in attesa del treno. Mah…

[tags]no tav, comune, virano, tensione[/tags]

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martedì 12 Luglio 2011, 15:47

Precisazioni su un po’ di Movimento

Parecchie persone negli ultimi giorni mi hanno chiesto spiegazioni su una vicenda che sta rimbalzando in rete da un blog all’altro, e che riguarda quattro delle persone meno sconosciute di tutto il Movimento: David Borrelli di Treviso, Matteo Olivieri di Reggio Emilia, Vito Crimi di Brescia e infine il sottoscritto. Vorrei dunque raccontare brevemente il mio punto di vista, nel modo più oggettivo possibile.

La storia inizia il 16 giugno, quando in un colloquio di un quarto d’ora presso la Casaleggio & Associati – la società che gestisce il blog di Grillo – mi viene chiesto se io abbia voglia di dedicare un po’ di tempo, gratuitamente, a programmare un software Web per condividere i testi di delibere e mozioni tra i consiglieri del Movimento nei vari Comuni. Siccome è proprio il mestiere che faccio da quindici anni, e siccome è una cosa che serve a tutti e che da anni tutto il Movimento chiede a Grillo di mettere in piedi, decido di accettare l’incarico, ovviamente lusingato dal fatto che abbiano pensato a me, chiedendo peraltro di poter coinvolgere un po’ di informatici dai vari gruppi locali del Movimento per suddividere il lavoro. Si trattava comunque di cosa di poche giornate che con la pausa estiva alle porte avrei potuto svolgere senza intoppi, non certo un incarico di anni e nemmeno una “carica” permanente.

Sabato 18 giugno si tiene a Milano un incontro nazionale tra tutti i consiglieri del Movimento. Negli scorsi anni ne sono già avvenuti cinque o sei; io ho partecipato solo agli ultimi due (a marzo come candidato sindaco). Si tratta di brevi corsi di formazione per i consiglieri del Movimento (durano circa tre ore con mezz’ora di pausa in mezzo) in cui lo staff di Grillo o suoi esperti forniscono nozioni su argomenti specifici; in quello di marzo, ci avevano spiegato come comunicare efficacemente sui blog e sui media, e poi un avvocato ci aveva edotto sui rischi legali (es. diffamazione) della nostra attività politica; in questo di giugno, è stata presentata una analisi dei risultati elettorali e della nostra comunicazione, poi ci sono state spiegate le conseguenze legali dei referendum sull’acqua. In cinque minuti, sono anche stati annunciati gli sviluppi che si volevano fare sul sito del Movimento e le quattro persone che avevano accettato di farsene carico, tra cui me.

Ora, per la maggior parte dei presenti la situazione era del tutto normale, ma non per Davide Bono, che a fine riunione ha avuto da ridire sul fatto di non essere stato consultato sulla scelta dei quattro referenti, che a suo parere avrebbe dovuto essere fatta in riunione, da tutti i consiglieri eletti del Movimento. Ha ricevuto una risposta piuttosto secca, e la cosa poteva finire lì.

Invece, la polemica è proseguita in rete, venendo poi ovviamente ripresa da chi non aspettava altro. Si è dunque montato a forza un attacco frontale contro Grillo, contro Casaleggio e contro noi quattro malcapitati, rei di avere accettato del lavoro gratuito per il bene di tutto il Movimento, in aggiunta a tutto ciò che già facciamo, senza aver prima chiesto il permesso degli “eletti”. Siamo stati descritti come “coordinatori nazionali” – termine che né Grillo né noi abbiamo mai usato e nemmeno inteso in alcun modo – per poi cavalcare le critiche che inevitabilmente, dopo una tale distorsione della realtà, sono spontaneamente gonfiate, fino a finire sui giornali interessati ad attaccare il Movimento, con titoli come “La base contesta Grillo”.

A me preme dunque chiarire che non è la base che contesta Grillo, ma qualche attivista e consigliere eletto che ritiene di dover contare di più nelle scelte nazionali del Movimento, secondo una visione che io non condivido (e tantomeno Grillo). L’idea alla base del Movimento è che esso sia un veicolo per portare individualmente dei cittadini dentro le istituzioni, facendo in modo che essi rispondano esclusivamente ai propri elettori, e non a una struttura intermedia di partito. Chi è stato eletto per fare il consigliere in una qualsiasi istituzione deve dedicare il proprio tempo a quello, e non ha alcun particolare titolo di mettere becco in ciò che fanno persone elette in altre istituzioni o nelle decisioni prese ai livelli geografici sopra e sotto il suo. Chi è stato eletto in Regione non è il capo di chi è stato eletto nei Comuni e non è nemmeno il rappresentante di tutto il Movimento regionale verso il livello nazionale; fuori dall’istituzione in cui è stato eletto, vale esattamente come qualsiasi altro elettore del Movimento.

La cosiddetta “democrazia interna” che chiedono alcuni è in realtà l’esatto opposto della democrazia partecipativa che vorremmo realizzare; nel momento in cui si creasse una struttura di delegati comunali, regionali e nazionali, in cui ci fossero assemblee regionali e nazionali con il potere di prendere scelte politiche e organizzative, il Movimento sarebbe diventato un partito, e inevitabilmente, per via delle naturali dinamiche di qualsiasi gruppo, comincerebbero a formarsi gruppetti, correnti, cordate e così via. Le scelte nazionali dovrebbero essere prese invece da tutti i cittadini iscritti sulla piattaforma del Movimento, in diretta relazione con Grillo che fa da garante, e senza intermediari; è logico che chi si è conquistato autorevolezza con le proprie azioni avrà la possibilità di influenzare l’opinione dei cittadini, ma non gli va attribuito alcun potere particolare.

Comunque, insieme allo staff di Grillo, abbiamo deciso di sospendere le attività in attesa di tempi migliori, per calmare un po’ le acque ed evitare spaccature; ed è comunque giusto che ci sia una discussione sulla futura organizzazione del Movimento, anche alla luce del fatto che evidentemente ci sono in giro visioni molto diverse. Allo stesso tempo, per dimostrare la mia buona fede, a un certo punto io ho rimesso il mio mandato agli elettori, dicendo di essere pronto a dimettermi (da consigliere comunale e di conseguenza anche da qualsiasi incarico nel Movimento) se, come sostenevano alcuni, io avevo violato l’impegno preso con gli elettori stessi accettando un “doppio incarico” deciso in maniera “non democratica”; alla fine, in una assemblea cittadina mi è stato detto che il fatto non sussiste, dunque non ho alcuna remora a continuare come prima il mio lavoro in Comune. Nonostante questo, alcuni sono persino riusciti a dipingere questa scelta come un mio tentativo di fare carriera, consistente nel lasciare il consiglio comunale per mettermi a fare gratis il webmaster di Grillo…

Questo mese è stato umanamente piuttosto difficile, non tanto per gli attacchi pubblici degli avversari e dei quotidiani, che ho messo in conto sin dal principio, quanto per quelli che sono venuti da alcuni compagni di avventura nel Movimento, alcuni dei quali hanno dimostrato una tale aggressività nei miei confronti (e in quelli di Grillo e Casaleggio) da lasciarmi molto perplesso e molto amareggiato. D’altra parte, la politica è passione e con passione ci si butta anche nei confronti interni… Certo però che la divergenza di vedute su come debba essere organizzato il Movimento, su cosa voglia dire “democrazia” e come la possiamo realizzare, necessita di forte riflessione: e senza dubbio questo sarà un grande tema dei prossimi mesi.
[tags]movimento 5 stelle, grillo, polemiche, coordinatori[/tags]

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sabato 9 Luglio 2011, 13:03

Mettiamoci un po’ di sostanza

Come vi avevo anticipato, noi stiamo cercando di infondere un po’ di sostanza nel documento programmatico di Fassino, mettendoci dentro qualcosa per cui valga la pena vivere a Torino. Abbiamo dunque passato pomeriggi e nottate a scrivere i nostri 49 emendamenti, confidando in una discussione costruttiva in Sala Rossa.

E poi ieri, dopo la scadenza, abbiamo saputo che la Lega ha presentato 2700 emendamenti.

Ora, va bene essere opposizione e anche dare fastidio, ma francamente non capisco il senso di fare le barricate su un documento programmatico che comunque è inevitabilmente responsabilità politica della maggioranza (hanno preso il 57% e dunque hanno diritto di realizzare il programma su cui hanno avuto i voti) e che comunque resta un pezzo di carta senza conseguenze dirette. Pare (la Lega non si è presentata alla conferenza capigruppo e dunque si sono solo potute fare delle ipotesi) che sia una forma di protesta per il precedente rinvio di una settimana del voto sul documento, avvenuto perché Fassino non aveva condiviso la stesura con la sua stessa maggioranza e dunque erano stati loro a volere più tempo per presentare emendamenti.

Il risultato è che la discussione verrà contingentata a forza e dunque anche i nostri emendamenti, fatti in spirito costruttivo, rischiano di venire trascinati via senza discussione. Per questo motivo noi li ridurremo a una trentina, ma allo stesso tempo abbiamo preteso di avere un minimo di tempo per presentarli sia lunedì, nella discussione, sia mercoledì, quando si convocherà un consiglio comunale straordinario per votarli (i nostri come quelli degli altri – gli emendamenti non ostruzionistici sono circa 180). Ci aspetta comunque una maratona, considerato che, per poco che sia il tempo dedicato a ogni emendamento, tra lettura, esposizione e votazione andranno via come minimo tre minuti.

Il documento ha alcuni assiomi fondamentali che non possiamo condividere ma non possiamo nemmeno cambiare, primo tra tutti quello che il motore dello sviluppo futuro di Torino debba essere la nuova edilizia legata al recupero urbanistico delle aree industriali dismesse (pazzesco…), e poi ad esempio l’inceneritore; non valeva nemmeno la pena di proporre di cambiare queste cose, sarebbe stata solo una perdita di tempo per tutti. Abbiamo invece pensato a proporre scelte tratte dal nostro programma, ma che anche la maggioranza possa condividere e fare proprie.

Ecco dunque gli impegni che ho proposto di inserire o modificare nel programma di Fassino:

  • una “agenda digitale” per la città, sul modello dell’appello Torino Digitale che già Fassino aveva sottoscritto in campagna elettorale, ma di cui poi nella stesura del programma si è evidentemente dimenticato;
  • alcune righe sulla tutela degli animali, altro argomento completamente assente;
  • un impegno a puntare sulla “green economy” per il rilancio di Torino (almeno in aggiunta all’edilizia, suvvia…);
  • obiettivi più ambiziosi sulle piste ciclabili (si parlava solo di quantità ma non di qualità e nemmeno di utilità delle stesse), sulle politiche “rifiuti zero” e sulla raccolta differenziata: Fassino parla di raggiungere il 50% in tre anni, l’obiettivo di legge sarebbe il 65% l’anno prossimo… Torino ha ottenuto una esenzione in quanto “comune turistico”, ma non è un buon motivo per fregarsene, dunque noi abbiamo proposto di elevare l’obiettivo al 65%;
  • migliori collegamenti aerei da Caselle, ennesimo punto completamente assente (si parla solo del collegamento con la città, ovvero di spendere 170 milioni di euro per il tunnel di corso Grosseto, il resto apparentemente non importa);
  • la differenziazione dei limiti di velocità (30 nelle vie residenziali, 70 sui viali) e il disincentivo dei veicoli ingombranti e inquinanti (SUV e simili);
  • la lotta all’inquinamento acustico e luminoso (altri temi assenti);
  • combattere la diffusione del gioco d’azzardo;
  • impegni sulla tutela dell’acqua pubblica e dei beni comuni nelle partecipate, nonché sulla disponibilità dell’acqua pubblica nelle fontane e nei locali;
  • combattere le infiltrazioni mafiose non solo a parole, ma ad esempio mediante l’istituzione di una commissione antimafia;
  • la tutela della lingua e cultura piemontese con pari dignità rispetto a quelle degli immigrati (a cui Fassino dedica una pagina intera);
  • un impegno a considerare le nuove forme di partecipazione dal basso, come i referendum senza quorum, il bilancio partecipativo e così via;

Ce ne sono poi molti altri su cui ha lavorato Chiara, e che purtroppo ora non ho sottomano (eventualmente farà un elenco lei); ad esempio quelli su bilancio, commercio, giovani, pari opportunità… Francamente mi sembra che nelle nostre proposte non ci sia nulla che una persona di buon senso non possa appoggiare, vedremo dunque cosa decideranno di fare.

Ho anche proposto di stralciare completamente due argomenti: il TAV e la tangenziale est (accompagnata, nel documento, dal fantomatico progetto del tunnel lungo lungo alto alto sotto tutta la città da sud a nord… parlando di progetti realistici…). Proporre di opporvisi non avrebbe avuto alcuna chance, e dunque la nostra proposta è di stralciarli per destinarli a discussione più approfondita. Ovviamente, che ciò accada non è molto probabile…

P.S. Sono riuscito a ottenere, dopo una lotta al coltello, che lunedì alle 15 vada in discussione la nostra interpellanza sulla falda della Falchera. Chi è interessato si faccia sentire.

[tags]consiglio comunale, torino, fassino, movimento 5 stelle, programma[/tags]

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mercoledì 6 Luglio 2011, 18:27

Un po’ di confusione in testa

Mi è arrivata oggi pomeriggio una circolare che mi invita ad assistere a un convegno del PD, venerdì sera. E su che argomento potrà mai organizzare un convegno a Torino il partito democratico degli invocatori di manganello? Disoccupazione, povertà, immigrazione, assistenza, innovazione… no, guardate voi stessi.

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E’ proprio il momento giusto per organizzare un convegno sulla sicurezza, con tanto di interventi su “I City Angels e il presidio solidale del territorio” (ma le ronde non erano roba da leghisti?) e tavola rotonda con i sindacati di polizia.

E attenzione alla chicca: dove lo si fa? All’Arsenale della Pace! Mi sa che, a forza di cercare di vincere le elezioni inseguendo Berlusconi, hanno in testa un po’ di confusione sui valori…

[tags]pd, sicurezza, convegno[/tags]

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