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domenica 28 Settembre 2008, 10:58

Domande su Torino

La Stampa ospita molti blog, ma ne ho scoperto da qualche tempo uno che sembra fatto apposta per me: Questa è la mia città di Maurizio Ternavasio, che si occupa di descrivere la storia delle vie cittadine, compresa la toponomastica e la geografia urbana.

Queste due, infatti, sono uno dei modi migliori per ricostruire a posteriori la storia di una città. Persino la sola mappa cittadina di oggi, se guardata con attenzione, fornisce indizi che permettono di ricostruire la storia dell’espansione urbana; spesso basta unire i puntini. Se poi si riescono a recuperare mappe più vecchie si possono scoprire grandi cose.

Il Ternavasio, comunque, non è riuscito ancora a risolvere uno dei piccoli misteri sorti durante le mie peregrinazioni cittadine. Se percorrete corso Matteotti verso la periferia, l’ultima via è intitolata a tal Policarpo Petrocchi, filologo ottocentesco. Qualche anno fa, però, mentre passavo di lì in bici notai la targa di vernice recentemente restaurata, che portava la scritta “via Alessandro Pedrocchi” (mi pare Alessandro, dovrei controllare, ma il cognome era quello). Cosa sarà successo? Un errore nella targa? Una sostituzione di nome in tutta fretta, magari per eliminare un personaggio scomodo (per esempio fascista), cercando di sostituirlo con il nome meno diverso che si poteva trovare?

Questo non lo so, però, per quelli di voi che vogliono dilettarsi a riflettere su grandi e piccoli cambiamenti urbani con qualche piccolo quiz, lascio qui cinque domande con cui potete cimentarvi. Sparate pure senza ritegno.

1) Dove passava la circonvallazione di Torino e perché fu costruita?

2) Qual è l’unico Lungo Dora che non costeggia la Dora, e soprattutto, perché?

3) Dove sta via Udine? Attenzione, non mi basta un tratto di via Udine: esigo tutto il percorso della via dall’inizio alla fine…

4) Come è possibile che via Lanzo porti a Lanzo, ma passando da una strada (la direttissima della Mandria) che quando via Lanzo è stata così denominata non esisteva ancora?

5) Se percorrete corso Potenza tra via Pianezza e via Valdellatorre, vi accorgerete che a un certo punto c’è un grosso ponte sopra qualcosa… ma cosa?

[tags]torino, blog, la stampa, toponomastica, urbanistica, storia[/tags]

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38 commenti a “Domande su Torino”

  1. FRANK:

    5) così a naso direi che c’era un canale che prendeva acqua dalla dora per portarla alle fonderie semi-demolite in Via Borgaro/C.so Mortara.
    Ho usato per un po’ la pista ciclabile che parte da C.so Regina ed arriva in Via Pianezza che attraversa la Dora su un ponte che sembra essere un vecchio sistema di chiuse.
    FRANK

  2. .mau.:

    per la 5 non sono sicurissimo del canale, sono più per una ferrovia. Sono anche sicuro di avere letto la cosa, ma non me la ricordo più.
    Come via Udine, almeno fino a qualche anno fa, c’era corso Lione: controllare su Virgilio Mappe.

  3. vb:

    Non credo che il paragone tra corso Lione e via Udine regga troppo: c’è qualche similitudine ma limitata (e comunque ancora non avete risposto…). Comunque, se vi date da fare e dimostrate interesse per l’argomento, vi produrrò altre cinque domande di cui una sarà “dove inizia e dove finisce corso Lione?”.

  4. maurizio ternavasio:

    caro vittorio bertola,
    in realtà ho risolto il cao di Petrocchi: vada alla mia rubrica, alla 2a puntata dedicata alla toponomastica della crocetta…
    cordialmente, maurizio ternavasio

  5. Massimo:

    Sarebbe anche interessante capire come mai sulle mappe del TomTom viene segnalato un fantomatico Corso Liguria che taglierebbe Corso Francia appena prima di Piazza Massaua andando verso Rivoli.

  6. vb:

    Così per stimolarvi, partiamo dalla numero 5: esiste – lo si vede bene su Google Maps da satellite – un lungo trincerone, in parte in galleria, originariamente creato per collegare le ferriere di via Nole / via Valdellatorre e l’acciaieria fu ThyssenKrupp di corso Regina. Questo trincerone parte dal retro dell’acciaieria – zona recentemente ricostruita a uso capannoni industriali, vedi via Pier Luigi Nervi – passa, scavato nella collina, sotto alla strada di accesso al castello di Lucento (sì, ne esiste uno), costeggia la Dora proprio in fondo all’ansa, sotto il ponte pedonale-ciclabile di via Borsi che citava Frank, e di lì si infila sotto le case (!) e sbuca dietro via Bessanese, poi passa sotto corso Potenza e prosegue diritto fino a raccordarsi con via Valdellatorre dove essa compie una altrimenti inspiegabile curva di 30 gradi. Immagino che ospitasse anche binari ferroviari, oltre che una strada; comunque, sempre dal ponte pedonale-ciclabile lo si vede bene, c’è anche una rampa (chiusa) e anni fa sopravvivevano dei segnali stradali.

    Attualmente, il progetto è di recuperarlo per costruire una strada di scorrimento veloce che colleghi corso Regina / via Pietro Cossa con via Valdellatorre, e di lì, proseguendo in un nuovo tunnel, con corso Mortara e la stazione Dora.

    Invece, vorrei proprio vedere uno screenshot della mappa di TomTom con corso Liguria che incrocia corso Francia: difatti a Torino esiste una strada dedicata alla Liguria, ma è da tutt’altra parte, e però potrebbe aiutarvi con un altro quesito ;)

  7. D# AKA BlindWolf:

    Il lungo dora Liguria che non costeggia la Dora…

  8. Massimo:

    Qui invece c’e’ lo screenshot del MioMap con l’indicazione dell’inesistente Corso Liguria (l’immagine non e’ chiarissima, ma l’ho fatta un po’ di fretta. Chiedo venia). Tra l’altro lo stesso errore lo dava su una versione del TomTom che ora non posseggo piu’.

    http://img397.imageshack.us/my.php?image=immag002fb5.jpg

  9. vb:

    In effetti è una indicazione un po’ inspiegabile, in questo caso propenderei per l’errore.

    D#: Va bene, ma il difficile non è trovarlo, è spiegare il perché… suvvia, provate a fare qualche ipotesi!

  10. Massimo:

    A veder da questa cartina del 1922 sembrerebbe che il corso della Dora non facesse l’ansa di adesso seguendo Via pianezza, ma tagliasse dritto verso, appunto, il lungo dora liguria.

  11. .mau.:

    beh, da quelle parti c’è pochissima pendenza e la Dora ha sempre combinato un po’ di casini ed esondazioni, probabilmente per un po’ è passata di là. D’altra parte, non è un caso che l’Amedeo di Savoia l’abbiano costruito a due passi, messo in un ansa del fiume per cercare di ridurre il contagio al resto della città.

  12. vb:

    Massimo: La mappa che citi tu non è del 1922, ma è la mappa di un piano regolatore del dopoguerra (o quello del 1942 o quello del 1959) con sovraimposte le linee tramviarie come erano al 1922. Del resto, nel 1922 se lo sognavano di arrivare a costruire fino in via Pietro Cossa o a Mirafiori (lo stabilimento Fiat è del 1939 e fu costruito in aperta campagna). Se guardi bene, nella parte centrale della città c’è uno sfondo grigetto a macchia di leopardo, e suppongo che quello possa rappresentare l’estensione effettivamente costruita nel 1922.

    Detto questo, vi do la risposta: fu appunto il piano regolatore (non so quale dei due succitati, anzi se c’è un architetto all’ascolto che ha le carte e può passarmele…) a prevedere di rettificare la Dora, come già era stato fatto in precedenza per la parte più centrale (non penserete mica che fosse tutta così bella dritta, ad esempio c’era una grossa ansa all’altezza di corso Verona). La rettifica dentro la Pellerina fu effettuata; nella carta vedi appunto la stretta ansa che faceva verso nord, e che era rimasta nella forma delle vie nel piano regolatore. Ebbene sì, quasi tutto il tratto del fiume dentro il parco è artificiale… Quella tra corso Regina e corso Svizzera, invece, non fu mai realizzata, e il fiume rimase nel suo corso naturale, che è quello che svolge ancora oggi.

    Tuttavia, il piano regolatore prevedeva appunto la realizzazione di Lungo Dora Liguria lungo il nuovo percorso della Dora: così, quando l’espansione urbana arrivò fin lì, quello era il nome della via. Anzi, si iniziò a costruire sul lato nord, in attesa che spostassero il fiume sul lato sud…

    Già, perché un’altra cosa interessante è che Lungo Dora Liguria sarebbe il lungo dora sulla riva nord: infatti mi pare di ricordare mappe degli anni ’70-’80 che lo fanno arrivare fino a corso Regina, ma incrociandolo a nord del fiume!

    Questo spiega anche come mai quella zona sia rimasta costruita in modo così sparso e irregolare, invece che con i palazzoni che hanno invaso il resto della città fino a distanze ben maggiori dal centro: sai com’è, in attesa di capire dove va a finire il fiume… Spiega anche come mai i primi numeri di via Forlì e di via Borsi si trovino a sud del fiume, separati dal resto della via dalla Dora (dev’essere facile farsi trovare se si abita lì…).

    Adesso però provate con un’altra domanda: sia la 3 che la 4 sono ampiamente fattibili anche senza essere degli storici, semplicemente osservando le mappe.

  13. .mau.:

    per la 1, non è che la circonvallazione fosse l’attuale giro Sansovino – Pietro Cossa – De Sanctis – Mazzarello – Guido Reni, cioè la cinta daziaria a inizio ‘900?
    Per la 4, via Lanzo portava ad Altessano, e prima che facessero la tangenziale nord si riattaccava alla SP1. Ricordo ancora i lavori, e secondo me la si vede ancora.
    Sulla 3, mi pare di esserci passato in bicicletta quando c’era ancora la sopraelevata di corso Mortara. Diciamo che con un po’ di bici in spalla la si poteva fare tutta.

  14. Massimo:

    VB hai ragione sulla mappa. Me ne sono accorto (ovviamente dopo averla segnalata qui :) ) guardando le altre mappe sul sito storico dei tram torinesi da cui è tratta. C’è addirittura una mappa del 1890 in cui si vedono chiaramente il Politecnico e lo Stadio Comunale :D.

    Comunque la zona è piena zeppa di queste stranezze. Io stesso ho abitato per lungo tempo al numero 61 di Via Viterbo, che si trova all’angolo di via Valdellatorre. La via sembra iniziare da lì, e già sarebbe interessante capire perchè la numerazione inizia dal 61, se non fosse che un piccolissimo tratto di Via Viterbo inizia da via Nole, oltre le vecchie Ferriere che la via avrebbe dovuto attraversare. Una volta abbattute le ferriere mi aspettavo di vedere finalmente completata la via, ma a quanto pare gli “splendidi” palazzoni di Franco Costruzioni (Quello che nella pubblicità di un condominio in Largo Giachino sosteneva che lo stabile fosse “A due passi dai Giardini Reali”) hanno nuovamente ostruito il passaggio.

    Vabbe’… ho divagato troppo. Vado a studiare per Via Udine :)

  15. vb:

    1) Fuochino, ma non credo che le strade sulla cinta daziaria che citi tu (1912-1930) si siano mai chiamate “circonvallazione”; io mi riferivo in particolare a una via su cui tuttora si vede la scritta “già via circonvallazione”.

    3) Ad uso degli altri partecipanti potresti dettagliare il tracciato esatto; inoltre ti invidio perché io non ho fatto in tempo a percorrerne più di mezzo isolato :-(

    4) Sì; del resto, noi siamo abituati a concepire Torino-Venaria e Torino-Borgaro come due direttrici separate, ma fino al dopoguerra per andare a Borgaro si passava da Venaria (vedi anche il tracciato della ferrovia Torino-Ceres). Manca ancora un dettaglio: perché non si riattacca più?

  16. .mau.:

    @massimo: figurati che per me via Viterbo era solo quel pezzettino, dove qualche volta facevo pausa pranzo! In compenso, anche via Nole continua dopo corso Potenza, anche se nessuno se ne accorge.

  17. scrofalo:

    Ma il tratto di via Udine fantasma, è per caso la vecchia passerella pedonale che passava sopra stazione Dora, e che è stata abbattuta quando hanno fatto la stazione della Torino-Ceres per i Mondiali del 90?

  18. vb:

    Per i poveracci di via Nole 90 hanno messo cartelli ovunque, ma già solo per entrare in casa devono infilarsi in un budello a senso unico alternato schiacciato tra corso Potenza e il muro di casa… (se passate dall’incrocio corso Potenza / via Pianezza, fateci caso: ovviamente dal lato periferia). Io mi chiedo sempre perché in questi casi non cambino gli indirizzi e via… peraltro, in questi ultimi vent’anni ci sono state alcune rinominazioni di vie spezzate (probabilmente dando per scontato che ormai non sarebbero più state ricongiunte). Ma per tutto il dopoguerra sono rimaste così…

  19. scrofalo:

    Per quanto riguarda il trincerone che univa le ferriere di via LIvorno/Corso Mortara (dove adesso c’è l’Envinronment park) confermo che c’era un treno che partiva da Corso Mortara ed arrivava all’ attuale Thyssen; fino agli anni 80 era frequente che il traffico in via Livorno si dovesse fermare per fare passare il treno che attraversava l’attuale rotonda di Corso Mortara.

  20. freak:

    Credo che la vecchia circonvallazione di Torino fosse costituita dagli attuali corsi Tortona-Novara-Vigevano-Mortara-Svizzera-Tassoni-Ferrucci-(…)-Dante.
    Il motivo reale della “costruzione” non lo so, penso che fosse semplicemente il confine della città a fine 800.

  21. freak:

    e forse Corso Ferrucci si chiamava via Circonvallazione

  22. LG:

    AH! Un lettore, che si sigla VB, ha inviato un interessante commento alla seconda puntata dedicata ai cambiamenti della toponomastica della Crocetta
    (a leggere le cose solo sul feed poi non si pensa che siano germinati tutti questi bei commenti. ok, abbatto la produttività per una mezz’ora)

  23. .mau.:

    @LG: come? non tieni anche il feed dei commenti?

  24. vb:

    Questo intanto ve lo dovevo… La circonvallazione, come dice il nome, è una strada che corre attorno a un muro di fortificazione (circum vallum). Nello specifico, si trattava della cinta daziaria, ossia il muro che veniva eretto attorno alle città per delimitare il territorio soggetto ai dazi del Comune e controllare la merce che entrava ed usciva. A Torino, la cinta fu eretta nel 1852 e correva appunto lungo il primo cerchio ancora oggi delimitato dai corsi Novara – Tortona – Vigevano – Mortara – Svizzera – Tassoni – Ferrucci, da dove proseguiva in diagonale tagliando la Crocetta non ancora edificata e poi si chiudeva seguendo gli attuali corsi Pascoli e Bramante; dall’altro lato del Po seguiva i corsi Lanza e Sella. Lungo la cinta si aprivano delle porte o “barriere”, tra cui la Barriera di Milano in piazza Crispi, la Barriera di Francia in piazza Bernini, la Barriera di Piacenza (ancora esistente e ben visibile) in corso Moncalieri praticamente angolo corso Lanza.

    Naturalmente, c’era un incentivo a posizionare le attività produttive fuori dalla cinta daziaria, in modo che non fossero soggette ai dazi comunali: per questo motivo, con il piano regolatore del 1908 si decise di espandere la cinta fino all’arco di corso Lecce-Trapani, ma la cosa non si fece per opposizioni politiche; solo che il Comune era in bancarotta e alla fine nel 1912 si decise di costruire il nuovo muro addirittura sull’asse di via Pietro Cossa – via Guido Reni. Il muro fu effettivamente costruito e nel frattempo si abbatté la vecchia delimitazione, permettendo finalmente il passaggio. Nel 1930, di fronte alla sua ingestibilità e anche alla sua decentralità, venne poi abolito dal fascismo il concetto di dazi comunali, e quindi fu abbattuta anche la nuova cinta daziaria.

  25. .mau.:

    Sgrunt, devo anche averla vista quella targa. Non è al primo isolato sulla destra guardando verso nord?

  26. vb:

    No, è all’angolo con via Nicola Fabrizi.

    Comunque, io potrei anche produrre nuove domande, ma dipende se c’è qualcuno disposto a giocarci… Nel frattempo però ecco anche lo spiegone della quarta: come dicevamo, un tempo la strada principale da Torino a Lanzo era quella tramite Borgaro, Caselle e Ciriè, che però si imboccava percorrendo appunto via Lanzo (o anche strada provinciale di Lanzo). La via iniziava a Stazione Dora – corrisponde all’attuale via Giachino, su cui infatti le case sono mediamente più vecchie e pigiate che sulla successiva via Stradella – e poi proseguiva sul percorso attuale. All’altezza di dove ora incrocia la tangenziale, la via scendeva sulla Stura e la attraversava su un ponte, arrivando all’attuale parco Chico Mendes di Borgaro; anzi, la strada rettilinea che si fa per arrivare all’ingresso del parco è appunto il vecchio tracciato della strada provinciale di Lanzo.

    Poi, credo negli anni ’60, fu costruita Strada dell’Aeroporto, per rendere l’accesso a Borgaro e Caselle molto più veloce, tagliando via l’attraversamento di Altessano. A quel punto la strada originaria divenne secondaria, e il ponte serviva soltanto per collegare Borgaro a Venaria. Quando una alluvione della Stura portò via il ponte, quindi, si decise che tutto sommato si poteva anche non ricostruirlo, e la via rimase spezzata a metà.

  27. Massimo:

    Vai con i quesiti VB, che qualcuno disposto a giocarci lo trovi :)
    Pero’ non ho ancora trovato nulla su via Udine :(

  28. vb:

    Avete tempo fino a domani mattina, poi posto i dettagli su via Udine e un altro giro di domande: facciamo che è il gioco della domenica pomeriggio…

  29. Massimo:

    Eccomi, giusto in tempo per andare a recuperare dei vecchi tuttocitta’.
    Non “molto” vecchi, ma forse “abbastanza”, visto che uno è del 2004.

    Via Udine viene tracciata come proseguimento di Via Caserta fino alla Dora, parallelamente alla ferrovia dietro stazione Dora. Poi prosegue per un pezzettino dopo la Dora, sotto la sopraelevata fino a chiamarsi Via Giachino. Non si capiscono due cose, da questa mappa.
    1 – Se la via attraversa la Dora (magari con una passerella).
    2 – Se la via prosegue sotto la sopraelevata e si congiunge fisicamente a Via Giachino.
    Essendo quella parte di sopraelevata gia’ demolita, devo fare affidamento alla mia memoria di bambino, quando mi semba di ricordare che si passasse sotto la sopraelevata verso Stazione Dora in quella che sembrava una via a fondo cieco, che pero’ si apriva a sinistra in fondo, dove c’era una salita che permetteva di collegarsi al ponte di via stradella e superare cosi’ la Stazione. Forse era quello l’ultimo pezzo di Via Udine.
    Tra le altre cose in quel pezzo di corso Mortara, sotto la sopraelevata, che andava da via Livorno alla presunta Via Udine,vennero girate le scene iniziali di un film con Giancarlo Giannini (Mimi’metallurgico? Boh… mi sembra sia quello).

  30. vb:

    Dunque: via Udine nasce circa nel 1910 come rinominazione dell’ultimo tratto di via Bonzanigo: allora era infatti usanza di mantenere il nome anche delle vie secondarie per tratti lunghissimi, e quindi (come da mappa del 1905, se decifro bene perché ce l’ho a bassa risoluzione) il prolungamento dell’attuale via Bonzanigo oltre corso Regina si chiamava ancora via Bonzanigo, e giungeva fino all’allora Regia Fabbrica di Armi, dove doveva deviare leggermente verso destra per aggirare la fabbrica.

    In quegli anni, quando il quartiere situato a ovest della ferrovia Torino-Milano e a nord di corso Regina cominciava a svilupparsi, decisero che mantenere i nomi era troppo scomodo e così il tratto di via Bonzanigo da corso Regina alla Fabbrica di Armi divenne via Caserta; poi, visto che l’ordine era di continuare con vie rettilinee, si mantenne il nome di via Caserta per l’eventuale prolungamento diritto una volta che la fabbrica fosse stata abbattuta, e il tratto leggermente deviato, fino alle rive della Dora, diventò via Udine. Questa è la situazione come risulta da una mappa del 1914:

    Come si vede, nel 1914 la zona era ancora attraversata dal canale del Martinetto, per cui in pratica la via costeggiava per un centinaio di metri il muro della fabbrica e finiva lì, il prolungamento fino alla Dora era sulla carta. Insomma, già allora era una via sfigatissima.

    Negli anni successivi, però, la zona conosce un grande sviluppo industriale; i piccoli stabilimenti lungo la Dora diventano un enorme quartiere di fabbriche. Tra via Udine e corso Principe Oddone viene costruito uno scalo merci ferroviario: via Udine diventa insomma la via che costeggia l’area espansa della ferrovia Torino-Milano, quella che oggi appare come un enorme deposito di terra e cantiere per il passante. In questo periodo (non so se per questi lavori o per altri) viene anche eliminato o intubato il canale (ho il sospetto che sia ancora là sotto da qualche parte, chissà).

    Negli anni successivi, l’area a ovest di via Udine, fino a corso Mortara a nord e a via Ceva a sud, viene interamente occupata dalla Fiat Ferriere, creando un enorme stabilimento sull’area attualmente occupata dalle nuove case di Spina 3 e dall’Environment Park. Naturalmente vi chiederete come facevano, visto che la zona è attraversata dalla Dora: semplice, la Dora fu rettificata e completamente “tombata” in una struttura di cemento, scomparendo sotto terra per un tratto di quasi un chilometro, e fornendo quindi una bella spianata di cemento che si estendeva su entrambe le rive! Infatti, sui Tuttocittà della nostra infanzia la Dora lì non c’è proprio, e io mi chiedevo dove mai andasse a finire…

    A quel punto, via Udine è libera di proseguire oltre la Dora e di arrivare fino alla strada di Lanzo, che come già abbiamo detto è l’attuale via Giachino. Tuttavia, a me sembra di ricordare – dai passaggi in zona nel periodo pre-demolizioni – che la strada a sud di corso Mortara non fosse percorribile: o era chiusa dentro uno dei due complessi industriali, o proprio non esisteva, nel senso che non era mai stata veramente tracciata e che l’area ferroviaria e l’area delle ferriere si erano espanse fino a confinare, inglobando il teorico spazio della via. Non sono mai nemmeno passato dall’originale inizio, cioè l’incrocio tra via Caserta e il prolungamento di via Pistoia, che però non so nemmeno se fosse mai stata tracciato, ricadendo dentro la zona industriale.

    A nord dell’incrocio tra via Caserta e via Ceva, dove ora via Caserta è inghiottita dai cantieri, si vede un muro storico continuare, per cui presumo che almeno per un tratto via Caserta cominciasse e che anche via Udine perlomeno iniziasse. Non ero mai stato nemmeno lì, però .mau. diceva di esserci stato, quindi forse lui lo sa.

    Con la sparizione delle aree industriali, però, tutto il tracciato di via Udine è stato inghiottito nel nulla… ad eccezione dei cinquanta metri d’angolo della fabbrica della Savigliano, che collegano via Giachino a corso Mortara. (In realtà c’è anche un pezzettino sterrato che sta dietro l’ultimissimo edificio – quello nuovo e coperto di legno – dell’Environment Park, ma non è marcato e dubito che possa essere mai riconosciuto come tale.)

    Quei cinquanta metri furono rosicchiati quando si costruì la nuova stazione Dora SATTI come terminale della Torino-Ceres (1990), ma sono sempre stati percorribili; costeggiavano la curva di ferrovia che collegava la Torino-Ceres alla Torino-Milano verso Porta Susa (quando si poteva andare, almeno in teoria, da Porta Susa a Caselle in treno…). Fino a qualche anno fa erano praticamente inutili, visto che il fondo di corso Mortara era chiuso, perché il traffico passava la sopraelevata; si poteva soltanto tornare indietro sotto la sopraelevata fino in via Livorno. Adesso il passaggio stradale è riaperto e si può arrivare in via Stradella.

    In questi cinquanta metri sopravvivono anche l’unica targa “via Udine” rimasta e l’unico numero civico ancora esistente: il 45/A.

    Per cui, direi che via Udine è una via estremamente sfigata: è cominciata come pezzettino cieco di cinquanta metri accanto al muro di una fabbrica, non è mai stata percorribile nella sua interezza e nemmeno per la sua maggior parte, non ha mai portato da nessuna parte, e cent’anni dopo sta terminando la sua carriera come pezzettino semicieco di cinquanta metri accanto al muro di una fabbrica, però da tutt’altra parte rispetto a dove è nata…

  31. .mau.:

    per quello che ricordo io, il fondo di via Mortara era sì chiuso alle auto e senza Dora che era interrata (ma adesso l’hanno ritirata su?) però a piedi o in bici si poteva passare. Non ho invece mai visto l’inizio di via Udine, quello da via Caserta.

  32. Massimo:

    VB, grazie della ricostruzione. Involontariamente mi hai chiarito una miriade di dubbi che ho sempre avuto sulla zona.
    Il canale del Martinetto spero proprio sia stato riempito completamente, visto che la mia casa ci poggerebbe piu’ o meno sopra le fondamenta, ma ora capisco il perche’ di quell’arcata di ponte murata in corso Principe Oddone in corrispondenza di Strada del Fortino, dal momento che il canale Martinetto passava proprio di li’, ed ogni volta che svolto in Strada del Fortino per tornare a casa,mi chiedo a cosa diavolo servisse un’apertura, dal momento che se fosse stato un sottopasso per la ferrovia avrebbe avuto un’arcata troppo bassa rispetto al piano stradale.

  33. vb:

    .mau.: Sì, il fondo (ovvero il corso a livello terra, sotto la sopraelevata) è sempre stato percorribile, credo anche alle auto – mi ricordo di averci pure fatto pratica di guida. In effetti non ricordo però se il passaggio da via Udine verso via Giachino fosse permesso alle auto. Io però intendevo parlare della teorica prosecuzione di via Udine a sud di corso Mortara: in questi casi spesso resta un pezzettino di via, un mezzo sterrato, almeno un sentiero… Nel frattempo però ho scoperto una cosa molto interessante, cioè che le foto aeree di Virgilio Mappe sono talmente aggiornate (grande Telecom) che mostrano ancora le vecchie fabbriche! Saranno del 2001-2002 al massimo… Da lì si capisce che a nord dell’incrocio via Caserta/via Ceva non c’era nulla di pubblicamente percorribile.

    Massimo: Il canale stava esattamente al centro di strada del Fortino, dove c’è l’alberata; nulla vieta che ci sia ancora un bel cassone di cemento là sotto. D’altra parte, perché se no nel bel mezzo di un quartiere di vie rettilinee ci sarebbe una strada con quel tracciato? (Acc, mi sono giocato una domanda…)

  34. vb:

    Dimenticavo: la Dora è ancora intubata; la Fiat si era impegnata a stubarla nell’accordo di cessione al Comune delle aree, visto che devono diventare un parco, ma se ne è bellamente fregata. Adesso quindi stanno discutendo su come trovare i soldi per fare il lavoro. Comunque, c’è un punto in cui hanno cominciato il lavoro e poi hanno mollato tutto lì; è nel bel mezzo della distesa, ma ci arrivi facilmente dal viottolo sterrato di servizio (aperto e senza divieti) che parte dalla rotonda dell’Environment Park. Lì puoi divertirti a guardare nei buchi tra le travi di cemento e vederci sotto la Dora.

  35. scrofalo:

    Via Udine almeno i 50 metri sotto la sopraelevata di corso Mortara è sempre stata percorribile, tranne che durante la demolizione della sopraelevata l’altra estate; prima del 90, dove si univa a via Giachino, al posto dell’ingresso del sottopasso della Torino-Ceres c’era un passaggio a livello oltre il quale iniziava la salita che ora porta a Via stradella, ed una passerella pedonale che arrivava in piazza Baldissera

  36. .mau.:

    @scrofalo: allora non mi ero sognato la cosa. Io ricordo in effetti il giro prima del rifacimento della stazione della Torino-Ceres per Italia ’90 .

  37. scrofalo:

    Fra l’altro il passaggio a livello era attivo, quindi capitava spesso di trovarlo chiuso.

  38. mosk:

    Altre due vie spezzate a Torino, sono corso Kossuth dalla parte della strada vecchia del Pino e via Guala a Mirafiori. In mezzo a Via Guala, che da un lato termina con un ricciolo verso est, si trova il campo sportivo Agnelli, mentre fra le due parti di corso Kossuth c’è una collinetta (le due estremità si trovano anche ad altezze differenti) e un paio di ville. A vedere dalle mappe sembra che un pezzo di prolungamento fino a via Monteu da Po sia inglobato in un giardino di una villa; dall’altra parte è meno chiaro

    Altra via curiosa è via Bona, che si trova dalle parti di corso Bramante vicino alla ferrovia; è lunga solo un isolato è, se mi ricordo, ha un solo numero civico, il 32. In un vecchio tutto città se non sbaglio veniva mostrato anche un prolungamento della via oltre il cavalcavia di corso Bramante, dove ci sono tre casette che credo siano di pertinenza delle ferrovie.
    Qualcuno ne sa di più

 
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