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sabato 17 Giugno 2006, 16:52

Piemontèis, cupio e cortéis

Oggi a Torino si tiene l’annuale sfilata del Gay Pride, e le madame sabaude sono in subbuglio. E’ vero, siamo da sempre una delle città più progressiste ed avanzate d’Italia, ma siamo anche figli dei Savoia (quelli che si sono estinti nel 1946, ci tengo a sottolineare; per quelli di oggi, a Torino, c’è soltanto umana pietà); abitanti di una città comunista ma fiera del proprio sangue di re. Per questo, siamo a favore dei diritti di tutti, purchè si comportino con un po’ di bel deuit; e i carri di carnevale un po’ sguaiati di questa manifestazione provocano istintivo orrore proprio come i tarri con l’orecchino e la Golf nera.

Credo che sia essenzialmente per questo che Sergio Chiamparino, assurto al trono di Torino dopo l’abdicazione degli Agnelli per loro sopraggiunto decesso, si è dissociato in maniera così clamorosa da questa manifestazione; ha concesso lo spazio, ha spedito un assessore, ma ha dichiarato forte e chiaro che lui non ci sarà. Ma non perchè non condivida la lotta per i diritti GLBT; semplicemente, perchè il rosa è un colore che nessuna persona seria si metterebbe addosso per uscire di casa.

Purtroppo, questa ritrosia di pura forma è difficile da capire per chi non è torinese; e così, è montato il caso. La Presidente della Regione Mercedes Bresso ha dichiarato che lei, invece, ci sarà; ed è subito diventata un’eroina. Chiamparino, invece, si è preso i fischi.

Personalmente, trovo il Gay Pride una manifestazione non solo giustissima, ma meravigliosa, piena di gioia di vivere e di amore; quello che di solito manca in quei cupi (cupi stavolta è in italiano, non in piemontese) denigratori del diritto fondamentale di una persona di amare chi desidera, spesso solo per presunte convenienze politiche. Probabilmente, questi pseudopredicatori cattolici alla Buttiglione sono rimasti all’epoca pre-manzoniana; figuriamoci se arrivano al ventunesimo secolo. E quindi ci sarei andato anche se fossi stato in Chiamparino; trovo che abbia perso un’ottima occasione di aumentare la propria statura di leader di centrosinistra moderato, che non vuol certo dire l’allinamento al papato che vanta ad esempio l’insopportabile Rutelli.

Ma non è da oggi, purtroppo, che ai leader dei DS viene difficile dire o fare qualcosa di anche solo vagamente progressista.

P.S. Il fatto che l’unico link che spieghi un po’ il concetto di bel deuit sia sul sito della Padania grida vendetta. Ma quella della retrocessione della lingua piemontese a macchietta alla Macario e insieme a strumento di deliranti lotte politiche è un’altra storia.

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4 commenti a “Piemontèis, cupio e cortéis”

  1. Sciasbat:

    Mah, per me Chiamparino ha semplicemente capito la differenza tra un sindaco ed un clown: non per nulla fa il pieno di voti nella città dal bel deuit…

  2. .mau.:

    boh. Se il Chiamparino non vuole andare al Gay Pride, mi pare che ne abbia tutto il diritto. Da quanto ho visto, il comune di Torino il patrocinio l’ha dato, e quindi istituzionalmente il suo dovere l’ha fatto.

  3. Baron Litron:

    I son ‘d acòrde: Piemont, pais ëd l’overtura e ëd la toleransa polìtica, étnica e religiosa a dovrìa logicament slarghé sò brass e sò cheur à la Gay Pride Parade. S’a lo fà mach lì parèj a l’é për che ij Piemontèis a son për natura genà. A arnonsio a vive soa vita com a vodrìo për nen dësrangé sò avzin, o për por ëd lòn ch’a podrìa pensé. La Gay Pride a l’é na manifestassion fiamenga, alegra e colorà. Dzorpì, a l’é la marca ëd la volontà ëd vive ëd la manera che un a l’ha pì car, sensa gena. A l’é ës boneur dësgenà che ij Subalpin a capisso nen: a vodrìo pro ‘dcò lor esse parèj, ma a son nen bon.

  4. bondgirl:

    se ci fosse andato, sarebbe stato ribattezzato Chiapparino

 
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