Psicopatologia del processo al SUV
Separatamente, però, vorrei spendere due parole anche per quelli che vivono la caccia al SUV come una battaglia di giustizia sociale.
Lo spunto me l’ha dato la puntata di Ballarò di martedì, dove un sindacalista della corporazione dei pubblici dipendenti si è messo a gridare come se fosse uno scandalo: “Le auto di lusso in Italia sono aumentate in un anno del 12%!” E a me è successa una cosa terribile, ossia di essere per la prima e spero ultima volta nella mia vita completamente d’accordo con Ignazio La Russa, e con la risposta che gli ha dato.
Il punto è che non si capisce perchè possedere un’auto di lusso debba essere una colpa in sè. Perchè se quell’auto è stata comprata con i soldi ottenuti evadendo le tasse, allora è ovvio che chi la guida si merita la riprovazione sociale, e la punizione della legge. Ma se è stata comprata con i soldi guadagnati con un normale mestiere, sia pure di quelli redditizi, una volta pagate le opportune tasse (che, come dicevo l’altro giorno, auspico estremamente salate), dove sta il problema? Anzi, dovremmo essere contenti se i consumi ripartono, e se tante persone in Italia possono permettersi qualcosa che prima non potevano comprare: è un segno che il Paese sta meglio di prima.
E invece, ci sono ancora in Italia troppe persone, specialmente nel sindacato e nella sinistra neoconservatrice alla Bertinotti, per cui la ricchezza è una colpa in sè. Più precisamente, la sensazione che danno queste persone è di una invidia infinita, l’invidia del mediocre e del pigro nei confronti di chi è capace e lavora duro, e grazie a queste due cose ha successo. E’ il solito meccanismo al ribasso per cui diventa una colpa non adeguarsi al fancazzismo naturale dell’italiano medio, che ha la propria apoteosi in quella consistente quota di lavoratori dipendenti intoccabili che vanno in ufficio solo a scaldare la sedia e a scaricare il proprio lavoro sui colleghi; e anzi quelli che si sbattono, creando ricchezza per sè e per gli altri, diventano “i ricchi” da “far piangere”, come dice nei suoi manifesti un partito dell’attuale governo.
Io spero che questo genere di mentalità possa infine sparire, perchè se così non sarà , una volta che tutti gli imprenditori italiani, stufi di pagare tasse crescenti per mantenere spese pubbliche insensate e fannulloni invidiosi, avranno spostato la produzione in Cina e la sede legale in Olanda, a piangere saranno i lavoratori dipendenti e precari. Compresi quelli che invece si sbattono per stipendi da fame.