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lunedì 2 Ottobre 2006, 11:34

E’ ora di farsi sentire

La notizia era già stata anticipata nelle scorse settimane in varie occasioni, ma ora è ufficiale: il governo italiano ha aperto una consultazione pubblica sui temi della società dell’informazione, dal diritto d’autore ai problemi dell’accesso a Internet, dallo spam alla diversità culturale.

Si tratta di uno dei risultati del recentemente costituito “Comitato consultivo sulla governance di Internet”, presieduto dal professor Rodotà, di cui faccio parte insieme ad altri sei esperti. Nato per volontà del ministro Nicolais e del sottosegretario Magnolfi, il comitato ha lo scopo di preparare la posizione italiana per il prossimo Internet Governance Forum delle Nazioni Unite, che si terrà ad Atene a fine ottobre.

Allo stesso tempo, abbiamo cercato di costruire un canale di comunicazione tra il governo e il “popolo della rete”, trasformando la prima esperienza del “tavolo Stanca” istituito dal governo precedente in qualcosa che potesse essere aperto a tutti gli utenti della rete, inclusi i singoli individui. E’ nata così l’idea di una consultazione pubblica online, che in Italia ha pochissimi precedenti: da oggi fino al 22 ottobre, partendo da questa pagina e seguendo il link “consultazione virtuale”, è possibile leggere le bozze della posizione italiana ed inviare commenti di qualsiasi genere. Si terrà comunque anche un incontro fisico, il 12 ottobre a Roma, per il quale è necessario registrarsi sul sito, e che sarà trasmesso in webcast in diretta.

Personalmente, l’obiettivo per cui ho spinto per questa apertura è molto chiaro: anche alla luce delle esperienze del passato, legge Urbani in testa, ritengo che i governi italiani di qualsiasi colore debbano prendere l’abitudine di ascoltare molto più attentamente la voce del pubblico, e in particolare di quegli individui e quelle associazioni attive sulla nostra rete che dispongono di idee, competenza specifica, esperienza e capacità di innovazione; tutte caratteristiche che troppo spesso mancano alle istituzioni italiane, rendendo ad esse così difficile gestire adeguatamente l’impatto sociale ed economico delle nuove tecnologie, e così facile cadere vittima della sindrome da “colazione con Bill Gates” – quella per cui la modernità è firmare accordi miliardari con le multinazionali in cambio di un comunicato stampa.

Finora, ci siamo trovati davanti ad interlocutori politici inusualmente aperti e liberi da questo genere di impostazione mentale; tuttavia, si sa, la politica segue il consenso. E’ per questo che è così importante che dalla rete venga un supporto vasto e rumoroso alla pratica di concertazione che stiamo tentando di mettere in piedi, e una opinione libera e indipendente su tutti i temi di Internet, con l’obiettivo di orientare la politica del nostro governo anche dopo Atene, e di segnare una svolta rispetto al quinquennio passato; una svolta a favore dei diritti degli individui, della privacy, della piccola impresa, degli standard aperti, dell’inclusione digitale, della lotta al digital divide, della condivisione della conoscenza, della protezione dei consumatori dell’ICT; in un’Italia che ristagna, una innovazione vera.

Con tutti i caveat e i limiti di una prima volta, la possibilità c’è: sta a tutti noi sfruttarla. La politica è un territorio spesso imprevedibile e legato a logiche difficili da contrastare, per cui nessuno può garantire che questa esperienza avrà risultati tangibili; eppure, vale la pena di provare a farsi sentire. In questo caso, bastano tre minuti, due click e una mail.

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9 commenti a “E’ ora di farsi sentire”

  1. Xenomorph:

    Ecco, visto che sei sull’argomento, che ne dici di questo:

    http://www.camera.it/_dati/leg15/lavori/stampati/pdf/15PDL0010770.pdf

    (meriterebbe un post a parte a dire il vero…)

  2. vb:

    E non è l’unica che questo signore ha presentato… E’ proprio per questo motivo che deve rimanere traccia scritta dell’input del pubblico.

  3. Thomas Jefferson:

    Francamente queste sono iniziative che mi spaventano. Non capisco cosa il governo possa aver da dire in materia (ma capisco perché voglia dirlo).

  4. chartitalia:

    ciao vb
    una domanda preliminare: che probabilità vi sono affinchè una mobilitazione del “popolo della rete” possa cambiare i trattati TRIPS? oppure, detta in altri termini, quali spazi di manovra vi sono per i governi nazionali di introdurre modifiche alla disciplina della proprietà intellettuale senza antrare in conflitto con WIPO e TRIPS vari? A titolo di esempio, si può subordinare la tutela del copyright su di un’opera al fatto che questa sia in commercio o che si paghi una sorta di “registrazione” così come avviene per i marchi registrati?

  5. vb:

    E’ come chiedere che probabilità ci sono che un tizio che scrive una versione demo di un sistema operativo Unix e la mette su Internet possa cambiare il modello di business dell’industria del software: se va bene è dieci alla meno nove, eppure una volta è successo.

    Insomma, il mondo è interdipendente: i cambiamenti sono sempre legati a tante azioni distribuite di tanti attori diversi, causa ed effetto sono difficilmente riconoscibili. Tutto quello che puoi fare è spingere il maggior numero possibile di persone nella direzione che vuoi :)

  6. Felter Roberto:

    Dato che ritengo importante questa notizia, mi sono permesso di riportarla sulle pagine del mio sito http://www.felter.it/articoli/2006/10/06_10_03_consulto.htm
    con i dovuti ed ovvi riferimenti, sperando di riuscire a darne il giusto risalto.
    Se ci sono dei problemi basta che mi informi in e.mail. Grazie

  7. bernardo parrella:

    certo, e’ importante coinvolgere meglio anche il “popolo della rete” italico in simili dinamiche — anche a prescindere da quanto poi potra’ effettivamente influenzare/guidare le policy decisionali

    semmai il problema rimane quello delle policy governative di fondo che spesso tengono poco o nessun conto delle istanze dei cittadini, anche quando ben espresse — tendenza tradizionalmente piu’ evidente in italia che altrove (USA, ad esempio)

    senza dimenticare, appunto, come rimangano pur sempre gli USA a controllare fermamente le policy della internet nel mondo, nonostante le rampanti (ma spesso contraddittorie) pressioni della UE e di altri paesi

    last but not least: e’ possibile sapere i nomi degli altri sei esperti del comitato?

    thanks, ciao

    –b.

  8. vb:

    C’è l’elenco dei membri sul sito della consultazione, se clicchi sul nome del Comitato nella pagina iniziale.

  9. stein simoni:

    è vero?? la costituzione italiana dice che bisogna rispettare gli accordi internazionali e quindi le alleanze (USA)…ma è anche vero che l’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA!!!!
    il governo rischia di andare a casa per non aver o non aver rispettato una o l’altra clausola(oltre che per aver perso la maggioranza)!!!??

 
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