Sfratti
Ha fatto molto rumore la sconfitta subita ieri dal governo in Parlamento in sede di votazioni sulla Finanziaria, per quanto riguarda l’ennesimo decreto sugli sfratti. Si trattava dell’ennesima edizione di quel provvedimento che viene riproposto ogni tanto, per impedire l’esecuzione degli sfratti e rimandarli di qualche mese. Questo, in particolare, riguardava alcune categorie specifiche: anziani e famiglie con handicappati a reddito medio-basso. L’aula non si è limitata a bocciarlo: ha deciso che un provvedimento del genere è anticostituzionale, il che rende complessa la sua riproposizione.
Nello specifico, si è trattato di un incidente politico: come saprete, la maggioranza al Senato ha solo un paio di voti di margine, e siccome molti senatori hanno anche altro da fare possono esserci delle assenze, che fanno immediatamente mancare il governo. Si sono viste scene ridicole, come quella dei senatori di maggioranza che fanno ostruzionismo a se stessi, prendendo la parola uno dopo l’altro per dire stupidaggini in modo da far passare il tempo fino a che uno o due assenti della maggioranza non rientrano in aula.
La materia è importante. Ieri in radio sentivo un rappresentante degli inquilini lamentarsi per gli anziani costretti a lasciare le loro case in centro, che i padroni vogliono riaffittare a prezzo più elevato oppure vendere, e andarsene in periferia. Ci sono certamente necessità di assistenza che lo Stato deve affrontare.
Allo stesso tempo, trovo incivile che queste necessità di assistenza vengano scaricate sui privati, colpevoli soltanto di possedere un alloggio e di averlo affittato a una persona in difficoltà (tra l’altro si sente talvolta di gente che evita di affittare ad handicappati anche per questo motivo). In Italia, la casa è la forma principale di investimento per le famiglie, e non tutti i padroni di casa sono ricchi speculatori.
Ci sono non pochi casi di persone che sono a loro volta in mezzo alla strada, e pur possedendo un appartamento, magari ereditato dalla nonna, non riescono a rientrarne in possesso perchè lo sfratto di fine contratto è bloccato per due anni, e poi ancora per uno, e poi ancora per sei mesi, da leggi di proroga successive. In questo periodo (ammesso che non lo facesse già prima) l’inquilino di solito smette di pagare l’affitto – tanto è già sfrattato… – mentre il proprietario è tenuto a continuare a pagare ICI e spese condominiali. Un inquilino teoricamente disagiato finisce per diventare, grazie alla pietà della legge, uno sfruttatore del proprietario di casa sua. Così, magari, in periferia ci finisce il proprietario e non il suo inquilino.
Eppure, specie nella sinistra italiana, quando si parla di questo argomento si ottiene quasi sempre un coro di simpatia per gli inquilini, povere vittime della società , e di riprovazione per i padroni di casa. Colpevoli di possedere una casa.