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Archivio per il giorno 8 Novembre 2006


mercoledì 8 Novembre 2006, 12:15

Filmoni

Ieri sera ero a casa mia con un amico, e dopo cena, tra una chiacchiera e l’altra, abbiamo fatto un sottofondo di zapping su Sky; e dopo un po’ di tempo siamo stati inesorabilmente attratti dall’imperdibile canale 132, denominato Fantasy. Partito a maggio con grandi annunci, questo canale è già assurto a stato di culto in modo involontario, per la sua capacità di imbastire una programmazione fatta solo ed esclusivamente di film di serie C.

Ieri sera, difatti, siamo stati inizialmente attratti da The Sculptress, un film che vorrebbe raccontare dell’interazione tra una giovane scultrice smodatamente gnocca e un pazzo demoniaco che parla con il parrucchino della mamma. Già qui, le premesse sono ottime, e il film le conferma ampiamente: trama inesistente, recitazione inesistente, dialoghi insensati, e ogni volta che ti stai per addormentare il regista ti fa vedere la tipa seminuda per motivarti a rimanere (niente nudo però, acc…).

Incuriositi, ci siamo messi con IMDB ad esaminare il curriculum degli altri film che venivano pubblicizzati come di prossima programmazione sul canale. Spicca tra questi la saga di Howling, un ottimo film dell’orrore (di lupi mannari, per la precisione) diretto da Joe Dante all’inizio degli anni ’80. Il problema è che dopo qualche anno decisero a tutti i costi che dovevano farne dei sequel, e quindi nacquero una serie di capolavori imperdibili, naturalmente in programmazione su Fantasy, che vi vado a elencare con una fredda serie di dati: Howling II – La lupa mannara puttana, voto 2.3/10, 33° posto nella classifica dei peggiori 100 film di tutti i tempi; Howling III – I marsupiali assassini, voto 2.4/10, 47° posto nella classifica dei peggiori 100 film di tutti i tempi; Howling IV – L’incubo originale, voto 2.7/10; Howling V – La rinascita, voto 4.1/10 (un capolavoro, rispetto agli altri); Howling VI – I mostriciattoli, voto 3.7/10 (già l’ispirazione è andata via); e infine, il mito assoluto: Howling VII – Luna nascente, voto 1.5/10, escluso dalla classifica dei peggiori 100 film di tutti i tempi perchè “c’è un limite anche a ciò che può essere considerato un film”.

Naturalmente io non ho mai visto Howling VII, ma ci sono sette pagine di recensioni utente una più bella dell’altra, che parlano da sole. Pare che uno degli attori minori del V e del VI – nonchè produttore esecutivo di altri filmoni come Il tagliaerbe (miracolo di realtà virtuale il cui protagonista è lo stesso di The Sculptress, perchè nel trash tout se tient) e soprattutto Il tagliaerbe II, voto 2.1/10, 26° posto nella classifica dei peggiori 100 film di tutti i tempi – abbia avuto non si sa come l’opportunità di scrivere, produrre, dirigere e interpretare il numero sette, e abbia scelto di stupire il mondo con una idea geniale: realizzare un film horror che fosse anche un musical country.

Pare insomma che Howling VII consista di 90 minuti di paesani ubriachi della provincia americana, attori non professionisti, che interpretano se stessi passando il tempo a raccontarsi barzellette vecchissime e a ruttarsi in faccia, e prorompendo ripetutamente in dieci insopportabili minuti di noiosissimi balli country; intercalati ogni tanto da una sequenza in cui una immagine confusa e virata in rosso rappresenta il lupo mannaro che ne ammazza qualcuno. Anche dialoghi e trama sono leggendari, culminando nel momento in cui, per motivare il fatto che lo sceriffo si allontana lasciando inspiegabilmente sola una futura vittima, egli deve recitare la seguente battuta: “Possiamo continuare domani? Mi stai fornendo troppe informazioni rispetto a quante io ne posso assorbire in un giorno.”

E poi, dopo novanta minuti di attesa danzereccia senza nè mostri nè horror, compare infine il lupo mannaro. Nell’ultima sequenza. Per sette secondi. Ed è realizzato con un effetto ottico da filmino di casa, che prende la faccia di un tizio e la allarga un po’.

Non so se Fantasy manderà tutti gli Howling o soltanto i primi, ma quello che so è che, dopo che il mio amico è andato via e che The Sculptress è finito, ha trasmesso Un poliziotto sull’isola, titolo originale Beretta’s Island, film americano “con Arnold Schwarzenegger“, ma scritto, prodotto e interpretato da Franco Columbu, lo Stallone di Ollolai (NU). Per chi non lo conoscesse, è anche lui un ex Mr. Universo: insomma un tizio col fisico di Schwarzenegger, ma alto un metro e mezzo.

Dunque, veniamo ai fatti: Schwarzenegger compare solo nei primi tre minuti del film, in una scena in palestra in cui lui e Columbu si passano bilancieri e manubri come fossero patatine, girata come una televendita di fitness di quelle sulle TV locali. Le battute clou di Arnold sono “è bello allenarsi insieme”, “uno, due, tre…” (contando i sollevamenti a Columbu) e “Sai, mi piace il tuo vino della Sardegna, ma non sopporto il fatto che tu lo schiacci coi piedi: ogni volta che bevo il tuo vino sento puzza di piedi, per questo preferisco il mio vino austriaco, o quello tedesco.” (Schwarzenegger ci ha messo due giorni per memorizzarla tutta.)

Dopodichè, senza nessun collegamento credibile, Columbu – che sui titoli di testa cavalca una Harley Davidson per le strade della California – si trova a cavalcare una Harley Davidson per le strade di Ollolai (NU), in compagnia di una presunta poliziotta dell’FBI (tette grosse e cervello fino), inseguendo dei teorici trafficanti di droga che minacciano i poveri giovani di Ollolai (NU), aiutato da amici locali tra cui spicca la divina Jo Champa, in seguito luminosa stella del Festival di Sanremo sezione Giovani.

Il film, privo di una qualsiasi forma di trama, prevede quindi una serie di inseguimenti tra una potente Fiat Uno del 1983 targata SS, o in alternativa una Seat Regata altrettanto vecchia (erano i tempi in cui la Seat era Fiat) che ha la ripresa di un camion, e la Harley Davidson di Columbu lanciata a dieci all’ora in folle giù da una discesa. In alternativa, si vedono i banditi che scappano a piedi dopo vari ammazzamenti sanguinosissimi (era ancora l’epoca di Commando) inseguiti a due all’ora da Columbu, anche lui dotato della ripresa di un camion. E vi ho omesso l’effetto straniante di un bodybuilder alto un metro e sessanta, lampadato, ingioiellato e vestito Armani che corre per i terreni polverosi e scoscesi di Ollolai (NU).

Il film ce la mette tutta per arrivare al suo originale e importante messaggio conclusivo, “la droga fa male”. A un certo punto si vedono persino i giovani dell’Ollolai (NU) che giocano a pallone sul campetto della parrocchia, finchè uno d’improvviso si butta clamorosamente in area. Simulazione? No, è morto per droga, colpito dai morsi della droga che uccidono i giovani per colpa della droga. Così, a cinque minuti dalla fine, e con le tre sostituzioni già effettuate.

Insomma, ho spento a metà film, eppure Franco Columbu è uno dei miei nuovi miti: pare che abbia fatto altri due o tre film, sempre con la stessa “trama” del poliziotto che porta le cineprese in Sardegna, prima che lo abbattessero per pietà come con i cavalli, e che un giudice gli ingiungesse di restare ad almeno cento metri di distanza da qualsiasi set cinematografico.

Ma non temete, continuerò fiducioso ad aspettare i filmoni di Fantasy.

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