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Archivio per il giorno 21 Novembre 2006


martedì 21 Novembre 2006, 19:50

Evviva il ciclismo

Domenica a Torino arrivava il Giro d’Italia. E’ difatti regolarmente avvenuto il passaggio dei ciclisti, come sono confidenzialmente chiamati i tifosi della Sampdoria per due motivi; il primo è la loro maglia a strisce orizzontali, che ricorda quella del campione del mondo di ciclismo; e il secondo è, quando si viene al dunque, la loro abilità nella fuga.

Toro – Samp è considerata una delle dieci sfide ad alto rischio del calcio italiano; noi siamo da sempre gemellati con il Genoa, e tanto basta. Nel giro degli ultrà c’era talmente tanta attesa per questo “incontro” da mandare buco l’appuntamento con i gobbi al derby primavera, giocato domenica mattina a Vinovo; io ci sono andato e ho trovato un gruppetto di Arditi e di Tradizione, con dei begli ombrelli in mano (anche qualche tubo), in attesa della controparte, in mancanza della quale non c’è stato negoziato: loro si sono limitati a mezz’oretta di canti su Superga e di insulti crescenti al granata ignoto (nel loro ordine di gravità crescente, “bastardo”, “figlio di troia” e “ebreo”), anche se quando nel secondo tempo il Toro ha messo sotto la Juve si è scoperto che quasi tutta la tribuna era granata.

Ma torniamo in zona Olimpico: siccome io non sono un tifoso da pestaggi, mi sono perso tutto l’aperitivo, del quale peraltro esisteranno sicuramente video sui telefonini, visto che ormai esistono video da telefonino di qualsiasi cosa; comunque, stando alle cronache, quando il gruppone dei ciclisti è arrivato nei pressi dello stadio è spuntato fuori un comitato di accoglienza; l’entusiasmo del pubblico all’arrivo del gruppo era tale che la polizia ha dovuto usare le maniere forti per evitare che le transenne fossero travolte, e che gli ospiti venissero stretti in un caloroso abbraccio. Il risultato è che la polizia ha sparato lacrimogeni un po’ a cavolo, finendo per riversarli sui vecchietti che entravano in curva Primavera (che è accanto al settore ospiti).

Bisogna riconoscere che i doriani erano tanti (circa duemila) e belli incazzati; così, quando bene o male sono stati cacciati a mazzate dentro il loro settore, hanno fatto un bell’effetto. Si sono radunati e l’hanno riempito per benino, cominciando a urlare; e dal nostro lato sono partiti i cori in risposta, accompagnati da uno sventolio di bandiere granata e rossoblu, e da qualche striscione classico tipo “SUSSEVE U BELIN”, accompagnato dalla versione riveduta e corretta (attenzione: contiene volgarità greve) del marinaio stemma della Doria, con qualcos’altro al posto della pipa.

Ora, dovete sapere che a Torino, l’unica città d’Italia dove si osserva il decreto Pisanu (e Chiamparino se ne vanta pure), non c’è polizia dentro lo stadio: la polizia fa le perquisizioni all’esterno e scorta i tifosi, ma all’interno sono le società di calcio a dover predisporre i mitici “steward”, dei ragazzotti precari in pettorina gialla che dovrebbero far rispettare l’ordine e la buona educazione, naturalmente solo con un sorriso e una parola gentile, non essendo autorizzati all’uso della forza. Ovviamente, appena comincia un minimo di casino i ragazzotti si appiattiscono contro il muro, badano a non prendersi niente in testa e lasciano libero sfogo ai violenti.

A questo si aggiunga che, mentre all’ingresso delle curve noi veniamo perquisiti fino a portarci via i tappi delle bottigliette e gli ombrelli pieghevoli, nel settore ospiti nessuno si prende responsabilità. E così, appena entrati loro partono con i fumogeni, invadono il fossato arrivando fino al campo, fanno un po’ quello che vogliono senza che nessuno osi avvicinarsi: una zona totalmente franca che gonfia il bullismo dei tifosi peggiori.

Poi comincia la partita, e parte la prima bomba carta verso il nostro settore. Non so se voi avete mai sentito scoppiare una bomba carta a una decina di metri da voi: fa un gran botto e ti assorda per qualche secondo. Alla risposta di fischi, un bel ragazzone doriano si inerpica sul separè di plexiglass e comincia a farci gestacci; a un certo punto si toglie pure la maglietta, mostrando una panza obbrobriosa, al che si risponde con il grido: “Nu-da! Nu-da!”.

Nel frattempo cominciano a piovere sulle nostre teste bottigliette, pezzi di asta, persino frammenti dei cessi (che vuol dire che hanno dei tubi per staccarli): alla faccia della “mentalità” che imporrebbe di non far male ai non ultrà – e in curva Primavera siamo per la maggior parte tifosi tranquilli. Arrivano anche un altro paio di bombe carta. Dopo una mezz’oretta, qualcosa si muove: dal campo arrivano tre Digos, e… invece di andare da quegli scalmanati, vengono da noi a pregarci di stare “più tranquilli” e “non provocarli”. La cosa è talmente ridicola che persino i vecchietti si alzano e li mandano a stendere: dall’altra parte, oltre a lanciare bombe e pietre, c’è uno che sta indisturbato a fare gestacci da mezz’ora sulle transenne…

Dopo l’intervallo la situazione peggiora ancora: a un certo punto dal nostro lato compaiono quattro genoani che srotolano lo striscione: “BELIN SIETE OSPITI ANCHE QUI!”. Con una mira perfetta, dall’altra parte gli tirano una bomba carta, però addosso – roba da lasciarci una mano o l’udito! Per fortuna noi dal balconcino la vediamo partire, gli gridiamo di stare attenti, e questo gli dà quei due secondi necessari per non trovarsi proprio sul luogo dell’impatto, che è talmente forte da sbriciolare un paio di seggiolini.

Passato lo spavento, scatta la reazione infuriata: le stesse persone che un attimo prima cantavano o guardavano la partita ricompaiono nella parte bassa dell’anello, le sciarpe o i cappucci sulla faccia, a restituire il fitto lancio di pietre e bastoni, ricambiare i gestacci, e anche togliersi la cintura e rotearla in aria (vuol dire “ci vediamo dopo se hai coraggio”).

E poi, finalmente, arriva il gol: è l’apoteosi. Mancano dieci minuti alla fine, loro buttano l’ultima bomba carta, poi sono muti e noi siamo in delirio: uno sfottò dietro l’altro. Partono tutti i canti d’ordinanza in queste circostanze, da “CIAO – CIAO – CIAO – CIAO MERDE” a “TUTTI A CASA ALE'”, e loro sono sempre più muti (d’altra parte la loro squadra sul campo ha fatto pietà, in confronto il Siena o il Messina visti le domeniche passate sono parsi il Real Madrid). Stavolta siamo anche efficienti, e il nostro striscione viene slacciato e ripiegato in un minuto netto: dai tifosi del Siena ci prendemmo dei meritati “oh issa”, visto che a stadio vuoto e con tutti già a casa noi eravamo ancora lì a cercare di tirar su lo striscione. Si esce con circospezione, ma la situazione è tranquilla.

All’uscita, incrociamo un signor Digos, con cui ci lamentiamo del fatto che nel settore ospiti entrino le bombe carta e i tubi di metallo; lui ci dice che è colpa di quelli di Genova, che non hanno fatto bene le perquisizioni alla partenza del treno. Sarà… certo che – oltre a provare il fatto che l’Olimpico è uno degli stadi meno sicuri d’Italia –

La giornata si chiude con un arresto e dodici fermi, un po’ di diffide in arrivo, e gente che si lamenta di aver lasciato la macchina parcheggiata in zona e averla trovata coi vetri spaccati. Hanno assolutamente ragione, ma bello mio, vivi a Torino davanti allo stadio, possibile che tu non sappia che è il giorno di Toro-Sampdoria e sta per succedere di tutto? E’ come camminare con un portafoglio in mano per i portici di piazza Carlo Felice e poi lamentarti che ti hanno borseggiato…

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