Greci
Non ho avuto granchè modo di vedere Atene: i greci, difatti, hanno scelto di ospitare il meeting dell’IGF a Vouliagmeni, una delle zone più lussuose del litorale a sud della città , a trenta chilometri dal centro. Se quindi sulla strada principale ho visto sfrecciare alcune Ferrari (dalle velocità di tutte le auto, comprese le Punto, è evidente che in Grecia non hanno la più vaga idea di cosa sia un autovelox) e se comunque il meeting è andato accettabilmente, era del tutto chiaro che agli organizzatori interessava di più impressionare gli ospiti internazionali con il lusso dei propri alberghi migliori, che rendere il meeting efficiente e ben organizzato.
Peraltro, anche nell’impressionare hanno fallito: l’ambiente era bellissimo, ma gli alberghi erano vecchiotti, piccolini, pretenziosi e basta; e non puoi organizzare una conferenza per 1500 persone, con mezz’ora scarsa di pausa pranzo, e offrire come uniche opzioni-cibo il ristorante a cinque stelle a quaranta euro, dove ci vogliono minimo 90 minuti, oppure panini a dieci euro l’uno all’elegante bar. Centinaia di persone – non solo noi della società civile, ma anche i rappresentanti dei governi africani o asiatici, che spesso hanno meno soldi di noi – hanno saltato il pranzo regolarmente e poi sfogato il loro nervosismo nei meeting.
Comunque, questo vi riassume la mia opinione della Grecia: non pensavo che sarebbe stato possibile trovare un popolo più pigro, disorganizzato e casinista degli italiani, e finora le mie peregrinazioni per il mondo avevano confermato questa osservazione… e invece i greci ce l’hanno fatta. Per dire, la nuova e splendida metro che va dall’aeroporto (che sta praticamente in Turchia) alla città va a una velocità tale da venire sorpassata ampiamente dai camion che arrancano sull’autostrada adiacente; alle stazioni, poi, si ferma, riparte, riapre le porte, le richiude, fischia tre volte, e sembra sempre sul punto di gettare la spugna.
Le navette dell’organizzazione, invece, erano totalmente imprevedibili: gli autisti discettavano tra loro, deviavano per andare a prendere amici e parenti, cambiavano percorso ogni giorno, partivano senza aspettare gli utenti, e giravano sempre ad orari insensati (a che serve una navetta alle 8 e poi più niente, se la sessione quel giorno inizia alle 10?). Sul pullman dall’aeroporto, l’unica parola di inglese conosciuta dalla guida era “yes”, il che ha portato a caricare anche una signora americana che con il Forum non c’entrava nulla… mitico poi quando la guida ha cercato a gesti di far salire sul pullman tutti quelli che dovevano andare a un determinato albergo, che però si trovava esattamente di fronte a quello della conferenza: per fortuna uno degli ospiti lo sapeva, e ha dovuto trascinare a braccia la guida per cento metri a piedi e indicarle l’insegna col nome dell’albergo, per convincerla a lasciarli andare.
Ha molto divertito tutti noi anche l’implementazione greca della security. Per entrare al convegno c’era una fila di metal detector che funzionava così: arrivati al controllo, bisognava posare le borse su un tavolino messo a fianco del portale; dopodichè, si passava nel portale; il portale suonava; la guardia, invece di perquisirti, faceva cenno di andare avanti, e tu dall’altro lato riprendevi le borse (che non erano passate sotto alcuno screening) e proseguivi, potenzialmente con un intero arsenale o nella borsa o in tasca. Ma se per caso provavi a passare direttamente con le borse nel portale, senza posarle sul tavolino, cominciavano a urlare! Come variante, all’aeroporto – dove le cose erano leggermente più serie, ma di poco – superata la mezz’ora di coda con gente che si infilava e litigava a voce alta dappertutto, se il portale suonava, ti perquisivano; ma non avevano i metal detector portatili, e quindi si limitavano a tastarti un po’ in giro con le mani.
In compenso, il cibo era ottimo, anche se non molto vario (souvlaki, polpette, verdure, formaggio), e il mare molto bello. E trovo molto affascinante la lingua: mi hanno detto che il greco classico è inutile allo scopo, ma io ho passato i giorni come dentro una immensa Settimana Enigmistica, prima per essere sicuro della traslitterazione delle singole lettere e riuscire a leggere velocemente, e poi per capire i significati per paragoni etimologici. Ci sono alcune corrispondenze bellissime: l’uscita si chiama esodo, e sul foglio di registrazione la casella del cognome è intitolata epiteto. Ma il meglio l’ho visto in autostrada, dove il casello si chiama diodo, e sulla sede della manutenzione c’è scritto centro liturgia: se ci pensate, non fa una grinza.
E però, alla fin fine, tra le due offerte avanzate per ospitare l’IGF del 2010 (Lituania e Azerbaigian) ho visto molti pregare per evitare Baku: sarà un posto senz’altro bellissimo (lo cantava pure Battiato), ma per questo genere di incontri la cosa più importante è che NON vengano ospitati solo per autocelebrare le magnifiche e progressive sorti di una determinata nazione.