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Archivio per il giorno 18 Febbraio 2007


domenica 18 Febbraio 2007, 19:41

La cena per farli conoscere

Ieri sera, uscendo con un gruppo che poi si è aggregato a un altro gruppo e così via, mi son ritrovato all’impossibilmente incasinato da raggiungere cinema Ideal per vedere La cena per farli conoscere, sottotitolo Commedia romantica, di Pupi Avati, con Diego Abatantuono; la storia di un vecchio attore comico italiano dalla vita dissoluta che si trova a fare i conti con il proprio declino e la propria vecchiaia (sarà mica una autobiografia?).

Ogni tanto fa bene vedere un film italiano, per ricordare a se stessi com’è che si era deciso di non andare a vedere i film italiani. Questo non era nemmeno totalmente orrendo; insomma, si poteva vedere, e la folla di venti-x-enni dai vestiti strappati ma firmati e dal portafoglio pieno dei soldi di papà, che affollavano il cinema, sembrava gradire. Certo, però, un buon film – buono, eh, mica un capolavoro – è comunque tutta un’altra cosa.

La parte leggera, o comica, era ancora accettabile; qualche scena buffa c’è, anche se è centrata su Abatantuono che imita Bisio (difatti nel film ha i capelli leccati e poco visibili, niente barba e baffi, e gli occhi sporgenti). Alcune battute erano carine, anche se altre erano di quelle in cui il cinema attorno a te ride, tu no, e ti chiedi pertanto se i venti-x-enni attorno a te sono stati talmente lobotomizzati dai film di Muccino e dalle battute di Striscia la Notizia da ridere a giochi di parole puerili, oppure se li paghino per ridere per finta.

Sulla parte drammatica, stendiamo un velo pietoso; essa è centrata su Abatantuono che imita Vasco Rossi, con gli occhiali da sole, i luoghi comuni spacciati per saggezza di vita, e le frasi sconclusionate. Soprattutto, è appiccicata con lo scotch; probabilmente hanno detto ad Avati che sull’ora e mezza (minimo sindacale) di film, dovevano esserci almeno tot minuti di dramma, e quindi ogni tanto, d’improvviso, succede un mezzo colpo di scena alla Chiquito e Paquito (ovviamente non ve li svelo), tutti piangono per tre minuti, e poi ricominciano i lazzi demenziali.

Da segnalare la dubbia prova delle supposte figlie di Abatantuono; Violante Placido è discreta, Ines Sastre è monotona, Vanessa Incontrada… dai, non scherziamo, Vanessa Incontrada sarebbe un’attrice? Vi dico solo che, quando verso fine film arriva sullo schermo Francesca Neri, sembra che sia entrata in scena Ingrid Bergman.

Riassumendo, la cosa migliore del film dev’essere la franca ammissione che neanche troppo velatamente Abatantuono fa nel finale: che la sua carriera d’attore, per quanto lui se la tiri, è stata ‘nammerda.

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domenica 18 Febbraio 2007, 11:59

Fuga dall’Italia

È notizia di ieri che anche il comune di Carema, dopo le valli Orco e Soana, ha indetto il suo referendum separatista: vuole lasciare il Piemonte e aggregarsi alla Valle d’Aosta.

Forse quella di Carema è ancora la richiesta più ragionevole: è l’ultimo paese del Piemonte prima del confine. E’ anche vero che in periodo littorio, per “italianizzare” la Vallèe, le valli del Gran Paradiso e dell’Alto Canavese vennero effettivamente aggregate per qualche anno alla provincia di Aosta.

Ma il senso vero della domanda è un altro: questi comuni di montagna, spesso poveri e semiabbandonati, vedono nella Val d’Aosta la possibilità di sfuggire all’abbandono a cui lo Stato italiano condanna le periferie del territorio, prive di servizi, di fondi e di collegamenti, costrette a buttare le proprie tasse in un gigantesco calderone nazionale pieno di sprechi e di sussidi per ogni genere di corporazione e di area geografica tranne le nostre.

In confronto, la Val d’Aosta è un paradiso coperto di soldi (anche nazionali, come “compensazione” per non essersene andati con la Francia dopo la guerra) e soprattutto della possibilità di gestirseli in autonomia, trattenendo sul posto quasi tutte le tasse versate, e gestendole in modo snello. Basta guardarsi attorno per vedere la differenza tra le montagne aostane, pulite e mantenute con qualità svizzera, e le montagne piemontesi, specie quelle non sciistiche, semiabbandonate e ferme all’Ottocento.

Naturalmente, i valligiani sono ben determinati a tenersi per sè questi privilegi: hanno già annunciato ricorsi alla Corte Costituzionale contro la legge che permetterebbe ai comuni adiacenti di scegliere di aggregarsi ad essa.

Ci si chiede però perchè, tra le tante storture e iniquità dell’Italia, non si possa prima o poi sistemare anche questa: che senso abbia che esistano alcune regioni che possono scegliere che fare dei propri soldi e dei propri progetti, e anzi ne continuino a ricevere dall’esterno per motivi geopolitici di sessant’anni fa. Io, di mio, mi sono sempre chiesto perchè anche il Piemonte non possa avere l’autonomia che hanno Aosta o il Trentino.

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