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mercoledì 20 Giugno 2007, 11:27

Collaborazioni

Chi di voi ha un Mac conosce senz’altro NeoOffice, ossia la versione per Mac OS X di OpenOffice, l’alternativa free a Microsoft Office. Difatti, la comunità di OpenOffice.org – il gruppo di sviluppatori del programma, pesantemente sponsorizzato da Sun – non aveva mai provveduto a realizzare una vera versione per Macintosh, ma soltanto per Windows e per Linux; il buco era stato quindi coperto dal progetto NeoOffice.

I due signori alla base di NeoOffice, Peterlin e Luby, si erano allontanati da OpenOffice per divergenze sulle licenze e per la scarsa voglia della Sun di interessarsi alla piattaforma Apple; essendo NeoOffice l’unica suite per ufficio liberamente disponibile per Mac e vagamente integrata col sistema – specie da quando era stata eliminata la necessità di utilizzare l’emulatore di ambiente X11 – essa era velocemente diventata lo standard.

Insomma, i due, intorno al progetto, hanno costruito un piccolo Mac-impero; e dato che oltre al progetto offrono consulenze ben pagate, che raccolgono donazioni per finanziare il lavoro (non si sa di che entità, ma visto il successo dei Mac in questi anni non penso siano poche), e che NeoOffice ogni due per tre ti apre il browser sulla pagina per contribuire, dove viene offerta persino una opzione per la “donazione mensile”, ho il sospetto che la remunerazione economica dello sforzo fosse tutt’altro che marginale. Peccato però che il software lasciasse molto a desiderare, e fosse lento, pesante, poco ottimizzato (per avere i menu in italiano bisogna scaricare un language pack di 20 megabyte…) e sempre in ritardo di molti mesi sui nuovi rilasci di OpenOffice.

Dev’essere per questo che, pochi mesi fa, la Sun ha annunciato, con mossa a sorpresa, di voler sponsorizzare la produzione e il rilascio di versioni ufficiali di OpenOffice anche per Mac OS X, direttamente integrate con il framework Aqua del sistema operativo, e quindi più efficienti. Per gli utenti, una manna; ma i due signori non l’hanno presa molto bene. Per prima cosa, hanno messo su una petizione per la raccolta di firme sotto una ironica lettera aperta alla Sun, chiedendo implicitamente che, invece di sviluppare una versione concorrente, venisse finanziato il loro sforzo. La cosa non ha avuto effetto, tanto è vero che la prima versione alfa di OpenOffice per Mac OS X è già stata rilasciata. E allora, che fare?

Semplicemente, si sono rimboccati le maniche. Et voilà: miracolosamente, in questi due mesi, sono comparse raffiche di avvisi del rilascio di nuove patch, tutte accompagnate da annunci trionfanti sull’aumento di prestazioni: ora ci vuole un quarto del tempo ad aprire un documento! Finalmente non dovete più aspettare due minuti per leggere venti pagine! E così via.

Ora, sono contento – e non dimentico che, alla fine, tutto questo mi è offerto gratis – ma viene il dubbio che forse potessero pensarci prima, a fare un prodotto un po’ più performante, senza farmi soffrire per un paio d’anni ad aspettare fasi di caricamento e ridisegno grafico per interi minuti.

In questi anni, specialmente da noi, si sentono continue e sperticate lodi al concetto dello sviluppo collaborativo del software mediante il modello libero. Esso offre sicuramente grandi vantaggi in molte situazioni; per molti versi, ha cambiato il mondo. Eppure, alla fin fine, tocca sempre constatare che non c’è nulla come la concorrenza – quella che mette in pericolo la tua fama, la tua gloria, e soprattutto il flusso di dollari che scorre pigramente verso le tue casse – per far muovere le chiappe ai produttori, e permettere agli utenti di disporre di prodotti migliori.

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3 commenti a “Collaborazioni”

  1. BlindWolf:

    Quoto, straquoto e ripercuoto!

    Un monopolista ha scarso interesse ad innovare, dato che non ci sono prodotti con cui fare dei paragoni.

    Gnome e KDE si dividono senza grossissime differenze il mercato degli utenti e fanno in continuazione a gara a chi è più figo dell’altro; le varie distro sono in apertissima competizione tra loro ed in poco tempo una distribuzione sconosciuta (Ubuntu) è diventata la più popolare (merito di un profeta sudafricano che disse: “Orsù, prendiamo una distribuzione di qualità. Orsù, rendiamola facile da configurare…”).

    Lo stesso Internet Exploder (per uscire dal FOSS) è stato migliorato molto (e le patch di sicurezza sono molto più celeri) solo dopo che Firefox (ed Opera) hanno iniziato a gonfiare i muscoli (ma io rimango affezionato alla Volpe di Fuoco).

  2. sciasbat:

    Ah la libera concorrenza…

  3. Massimo Manca:

    In OOo la cosa più macroscopica è l’annosa questione della mancanza della “visualizzazione normale”, che i developers developers developers non cagano manco di striscio (è segnalata nell’issue tracker con priorità paragonabile all’implementazione di un interfaccia di input a tre tasti a uso dei bradipi a tre dita) e che invece rende del tutto inutilizzabile OOo per i ricercatori di discipline umanistiche (tipo una riga di testo con trenta note a piè di pagina da dieci righe l’una senza la possibilità di rivedersi solo il testo peché sei sempre in layout di stampa…). Dico i ricercatori di discipline umanistiche, perché quelli di discipline scientifiche o tecniche usano LaTeX, e quindi mi chiedo a che serva OOo, visto che chi lo può usare con profitto avrebbe evidentemente al massimo bisogno del WordPad o di AbiWord.

 
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