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Archivio per il mese di Giugno 2007


giovedì 14 Giugno 2007, 15:18

Sloppy writing

Ok, la pronuncia è quasi uguale; ok, in italiano sono la stessa parola. Ma l’inglese è la tua madrelingua, mica la mia: quindi perché devo passare dieci minuti a spiegarti la differenza tra councillor e counselor?

(Però dev’essere una confusione comune, vista la nota che hanno dovuto aggiungere persino in cima alla pagina di Wikipedia…)

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mercoledì 13 Giugno 2007, 15:04

Pazzolivo

È cominciata come una di quelle stupidaggini che fanno subito il giro del Web: le due giovani promesse della Fiorentina, l’attaccante Pazzini e il centrocampista Montolivo, si assomigliano talmente tanto che, per scherzo, qualcuno ha cominciato a sostenere che fossero la stessa persona, un mitico Pazzolivo pedatore. E così, un paio di settimane fa, ha aperto un blog su Splinder, uno dei tanti blog qualsiasi della piattaforma, e ha cominciato a pubblicare post assurdi e divertenti cercando di provare la propria teoria.

In breve tempo, con il passaparola, l’idea è piaciuta. Si è cominciato a sentirne parlare in giro, sui forum, nei newsgroup. Il sito si è ingrandito, si è spostato a un dominio tutto suo, www.pazzolivo.com. Poi sono iniziate le citazioni in trasmissioni demenziali come quella del Trio Medusa, o sui giornali sportivi. E’ diventato velocemente un fenomeno, una sana presa in giro della valanga di stupidaggini e assurdità che i media calcistici sputano fuori ogni giorno per vendere ed appagare la fame di notizie dei calciofili italiani.

Poi, però, è spuntato lo spot. Per caso, guardando la TV. Trenta secondi su Italia 1, in ora di grande ascolto… e non costano due lire. Lo spot, dopo una serie di immagini, rimanda anch’esso al sito. Lo scrive bello grosso, WWW.PAZZOLIVO.COM. E, alla fine, il logo. Nike.

Naturalmente, ora i forum di tutta Italia ne parlano ancora di più, cercando di capire se la Nike ha cavalcato il fenomeno, o se era tutto organizzato dal principio. Io sono piuttosto sicuro della seconda, più che altro per una serie di dettagli, come il fatto che i due, nello “scatto amatoriale di Giuli75” pubblicato sul sito, abbiano le stesse magliette fighette viste nello spot.

La cosa inquietante è la sensazione di non potersi fidare di nessuno. Chi era in buona fede, chi sapeva, e chi ha preso per il culo il pubblico? I giornali che hanno parlato della questione come un fenomeno della rete, sapevano tutto? Il Trio Medusa ha preso soldi dalla Nike? I giornalisti di Sky? Perchè da una parte è sempre stato ovvio, che su Internet non ci si può fidare di niente; dall’altra, la blogosfera è il simbolo della alternativa dal basso ai giornali corrotti e alle logiche commerciali, e il fatto che venga invasa così, con l’esplicito obiettivo di ingannare il pubblico per un paio di scarpe made in bambino pakistano, lascia proprio l’amaro in bocca.

Anche perchè, ovviamente, io stesso sto contribuendo al successo di questa campagna pubblicitaria; e voi non saprete mai se lo faccio in buona fede, o se la Nike mi ha dato cinquanta euro per il disturbo.

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mercoledì 13 Giugno 2007, 09:38

Connessioni

Ma il personaggio dell’“Architetto” in Matrix era basato su Vint Cerf?

vint_architect.png
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martedì 12 Giugno 2007, 11:21

Ritratto tutto

Ho capito il perchè dell’entusiasmo con cui gli albanesi hanno accolto Bush: guardate qui

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martedì 12 Giugno 2007, 08:46

Ambulanze (video)

Il caso Selva – il giornalista e senatore di AN che ha chiamato un’ambulanza, inventandosi un malore, per farsi portare in tempo ad una trasmissione televisiva de La 7 – è su tutti i giornali, e ovviamente non richiede commenti. Quel che però ho visto ieri grazie a Blob, e volevo aggiungere, è che non è che la cosa sia stata fatta in segreto o con un qualsiasi senso di vergogna, tanto è vero che Selva l’ha detta di sua spontanea volontà davanti alle telecamere, visto che secondo lui era un argomento contro Veltroni e Bush: “Pensate che, dal caos che c’è in centro a Roma oggi, ho dovuto addirittura usare un’ambulanza per riuscire ad arrivare in tempo!”.

Quella parte, su Youtube non c’è (ce n’è un pezzetto su Repubblica); però c’è la parte successiva dell’intervista, dove Selva e il conduttore minimizzano, anche se il senatore confessa ancora apertamente di essersi inventato tutto; e racconta una serie di trucchi di social engineering per infilarsi dove non si deve.

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lunedì 11 Giugno 2007, 00:02

Appello

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La fotografia che vedete qui sopra è quella della presentazione del nuovo idolo delle folle granata: l’attaccante bulgaro Valerio Bogino, proveniente dalla Fiorentina e attualmente in prestito alla gobba, dove ha litigato con tutti ed ha finito per giocarsi la convocazione in tribuna con i magazzinieri. E’ giovanissimo, fortissimo (fu pagato 15 milioni di euro a 19 anni, anche se ora ne vale sette dopo la svalutazione del calciodollaro operata da Calciopoli) ed è anche una enorme testa di cavolo: un giocatore da Toro, furioso con i bianconeri e smanioso di infilarne un paio nel derby per poi correre sotto la tribuna d’onore a fare il gesto dell’ombrello a Cobolli e a Gigli e anche a tutti i tifosi gobbi, un po’ come ha fatto oggi il separato in casa Treseghe per salutare con amore la sua ormai ex squadra:

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Purtroppo, mentre quest’ultima foto è vera, quel che vedete all’inizio non è mai avvenuto; è un fotomontaggio (voi vi fidate ancora delle foto viste su Internet?). Pare che Cairo, al solito, abbia il braccino corto – e abbiamo le prove:

06101930464120.jpg

Insomma, le trattative ci sono, ma troppo al ribasso per essere chiuse. E così, il forum Forzatoro.net ha lanciato una campagna pubblica per convincere Urbano a cacciare il grano, e a prendere Bogino per far abbonare anche un bambino, per non essere pestato da mio cugino, per provare di non avere il braccino e soprattutto per ricevere in omaggio un (questa non si può dire, e comunque l’omaggio non verrebbe da me). Abbiamo anche creato un manifesto dell’iniziativa, questo qui sotto:

abbonamenti1at8.jpg

Siete liberi di diffonderlo. Convinciamo Urbano a comprare Bogino!

…e poi, se non funzionerà, grideremo tutti insieme VIA BOGINO!

[tags]toro, torino fc, juventus, trezeguet, bojinov, cairo[/tags]

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domenica 10 Giugno 2007, 12:31

Alleanze

Stamattina ho acceso il televisore e, per caso, ho visto il notiziario della CNN; parlava della visita odierna di Bush in Albania e la commentava così: “E’ davvero impressionante confrontare le migliaia e migliaia di persone che ieri hanno marciato per le strade di Roma per protestare contro la visita di Bush con l’entusiasmo con cui è stato ricevuto qui in Albania, dove le persone sono scese in strada agitando bandiere americane e festeggiando in massa.” Ed effettivamente le immagini di folle festanti lasciavano pochi dubbi.

Il filoamericanismo è comune a tutti i paesi dell’Est Europa, che vedono gli americani come i liberatori dall’oppressore russo, un po’ come doveva essere da noi sessant’anni fa, e in più li identificano con potere, ricchezza e benessere. Per l’Albania c’è anche un motivo contingente, visto che i russi – per conto dei serbi – stanno per vetare una risoluzione del Consiglio di sicurezza a favore di ulteriori concessioni al Kosovo, il che provocherà (come sanno tutti) la dichiarazione di indipendenza da parte degli albanesi del Kosovo, e l’immediato riconoscimento del nuovo stato da parte degli Stati Uniti, che lo imporranno al resto del mondo.

Certo, però, è interessante chiedersi cosa significhi tutto questo: di fronte a un blocco storico dell’Unione Europea sempre più indipendente politicamente e indifferente, se non ostile, culturalmente, è ragionevole pensare che gli Stati Uniti spostino le loro alleanze e i loro aiuti sui paesi dell’espansione; pare un fenomeno storico potenzialmente senza ritorno, e chissà quali saranno le conseguenze di lungo termine per noi.

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sabato 9 Giugno 2007, 14:53

Convivenza incivile

Oggi il telegiornale riporta con ampi dettagli la vicenda dei manifestanti anti-Bush che, dovendosi recare a Roma per protestare contro la venuta degli americani, hanno bloccato i treni e occupato le stazioni di buona parte del Nord e Centro Italia per protestare contro la richiesta di pagare il biglietto.

Trenitalia, difatti, aveva organizzato convogli speciali e aveva persino offerto la tariffa “grandi manifestazioni”: sedici euro andata e ritorno da Padova a Roma (se lo facessi io per lavoro, ne spenderei oltre un centinaio). Scandalizzati, i manifestanti – supportati da quel paio di ministri del “governo” Prodi che li aspettavano a Roma per manifestare con loro – hanno parlato di “attacco alla democrazia” e “complotto repressivo”: volevano viaggiare gratis, e per rinforzare il concetto hanno bloccato anche tutti gli altri treni, finchè non l’hanno avuta vinta.

Da che mondo è mondo, ogni attività sociale è un equilibrio tra diritti e doveri. In particolare, il diritto di manifestare si accompagna alle relative conseguenze: chi sciopera perde una giornata di stipendio, chi non va a scuola perde la lezione, chi si reca al comizio si paga il viaggio. Invece, esiste un numero crescente di nicchie nella nostra società a cui tutto è dovuto: qualsiasi richiesta di impegno, di spesa, di responsabilità, di un qualsiasi tipo di dovere, viene etichettata come violazione di diritti e mancato rispetto della loro libertà. Questo accade in casi molto diversi, dai manifestanti no tutto agli studenti del liceo, dai dipendenti Alitalia ai rom dei campi nomadi, accomunati dall’idea che le regole siano irrilevanti e che a loro tutto sia concesso, e se non lo è basta rompere le scatole piagnucolando o bullando, immancabilmente supportati da cori buonisti, finchè non la si ha vinta.

Per fortuna l’Italia non è solo così; l’Italia è piena di persone che in silenzio fanno il proprio dovere e vanno anche ben oltre, facendosi carico anche delle responsabilità di quegli altri. E poi succede come a Noto, dove cinque giovanotti si sono messi a fare il bagno fregandosene dei divieti e delle condizioni pericolose, hanno rischiato di affogare, e allora l’animatore del villaggio è andato a salvarli uno per uno, e poi è morto lui.

Il problema è per quanto tempo ancora la parte responsabile dell’Italia sarà disposta a sopportare l’altra: perchè quando si romperà le scatole, allora saranno guai per tutti.

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venerdì 8 Giugno 2007, 19:32

Estrazione

Oggi pomeriggio, verso le 16:30, sono uscito di casa e sono andato a prendere la metro per andare dal dentista. Giunto alla macchinetta, ho selezionato il biglietto, ho inserito un euro, mi è arrivato il biglietto, ma la macchinetta si è ingoiata il resto.

A questo punto avrei dovuto capire che non era giornata, tornare a casa, e mettermi a letto sotto le coperte. Invece ho proseguito, ed è stato un errore.

Difatti, l’appuntamento dal dentista riguardava la tanto sospirata estrazione del mio dente del giudizio superiore sinistro, che era già stata rimandata (da loro) per un paio di volte, dopo essere stata bellamente ignorata da me per un paio d’anni. Il risultato è che nel frattempo il dente, situato in posizione dimenticata da Dio e dagli uomini, si era cariato e aveva cominciato a venire via a pezzettini e schegge, oltre che a farmi male per giorni ogni volta che prendevo un aereo.

Verso le 17:10, sistemato il bavaglio, accomodata la poltrona, il chirurgo ingaggiato dalle mie dentiste per la bisogna mi si presenta, e mi chiede scherzando se voglio l’anestesia; io, ovviamente, rispondo di sì. Me ne fanno una dose, aspettano qualche minuto, e poi cominciano ad esaminare la bocca. Primi gesti di disappunto: il dente subito precedente, che sporge un po’, ha ferito nel tempo l’interno della guancia, provocando un ispessimento della pelle che azzera la già precaria visibilità.

Io, comunque, non demordo, e sono anzi curioso. Mi son chiesto, negli anni, come avrebbero fatto a togliermi questo dente, visto che io, in innumerevoli tentativi con varie combinazioni di specchi, non sono mai riuscito nemmeno a vederlo; del resto, il motivo per cui era così cariato è che era irraggiungibile anche allo spazzolino. Però, io, ho ingaggiato i professionisti, e son qui che aspetto di vedere quali meraviglie la tecnica ha escogitato per compiere una operazione che parrebbe fisicamente impossibile.

L’inizio, devo dire, è un po’ low-tech: cominciano ad infilarmi in bocca pezzi di ferro di ogni forma e dimensione, cercando di fare presa sul dente per allentarlo un po’. Il problema è che il mio dente è decisamente “marcio” (definizione del chirurgo stesso): di fatto, la corona si sbriciola sotto i loro strumenti, lasciandoli senza presa.

Dopo venti minuti, comincia ad affiorare un po’ di nervosismo: il dente è ancora saldissimo, mentre la collezione di strumenti sul tavolino è già significativa. Partono dei conciliaboli a bassa voce nell’angolino, che io tanto non sento, essendo un po’ rincoglionito dalla doppia dose di anestesia che mi fa sentire guance e palpebre come se fossero di gomma pesante.

Decidono di provare con altri metodi: e così, se ne vanno altri venti minuti, in cui, invece dei previsti raggi laser e ultrasuoni, altri pezzi di ferro vengono infilati in ogni modo nella mia bocca. Mentre rischio di soffocare per la saliva e il catarro, e al contempo mi viene continuamente da soffiarmi il naso visto che l’anestesia è arrivata fin lì, il nervosismo si intensifica: partono un paio di semiscazzi tra il chirurgo e l’assistente; il primo sembra sul punto di gettare la spugna e dire “maestra, il compito era troppo difficile, me ne dà un’altro?”. Poi però riprende, e si arriva al punto più raccapricciante; d’improvviso, mentre io in preda a un comunque ragguardevole dolore ho la faccia deformata, e già ci sono schizzi e pozzette di sangue un po’ ovunque, afferra dal tavolino un martelletto e con aria assatanata comincia ad assestarmi svariate martellate sul dente. Giuro! E’ come vedere qualcuno che sfonda una vetrata a martellate, però in soggettiva dal punto di vista della vetrata. L’ultimo colpo mi risuona fin nelle profondità del cranio, spingendomi a reagire con un feroce mugolio.

Ormai è più di un’ora che litigano col mio dente, indignandosi ogni tanto tra loro con dettagli tecnici tipo “come mai non ruota” e “non è possibile che sia ancora attaccato”, e io sto già pensando alle prossime mosse: già mi vedevo il chirurgo andare a prendere il cric dal baule della macchina, infilarmelo sotto il dente e cominciare a saltarci sopra con i piedi. Invece, a un certo punto succede il miracolo, e facendo leva dall’angolo della mia bocca, dilatata al livello di un parto, riescono a far venire giù il dente.

E lì si sprecano i commenti: in pratica, mentre io sto ancora sputando tanto sangue che basterebbe a una operazione a cuore aperto, il chirurgo mi dice che non solo ho un raro dente del giudizio a tre radici, ma le radici sono tutte e tre curve, e una è pure malformata, avendo una forma rigonfia e quasi a S che le impediva di venire fuori. Insomma, per il bene della razza odontoiatrica mi esorta a non avere figli, ed evitare di propagare nei miei geni tanta mostruosità.

Poi mi cuciono la ferita per quel che si può, mi rifilano un tampone da tenere in bocca, una borsa del ghiaccio (in effetti, tra gonfiore e macchie di sangue ovunque, sembra che mi abbiano pestato) e una prescrizione di antibiotici e antiinfiammatori vari, e tra l’esultanza della coda che si è formata nella sala d’attesa mi spediscono sulla metro, di ritorno a casa, infelice e dolorante.

Tutto è bene quel che finisce bene. Tutto sommato, però, penso che forse potevo andare a farmi togliere il dente al Fight Club: ci avrei messo di meno, avrei speso di meno, e almeno avrei potuto restituire qualche cazzotto.

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venerdì 8 Giugno 2007, 00:09

Zwooon

Tanto si dice sulle varie attività endorfiniche che si aprono all’essere umano; ma è inevitabile la constatazione che la serata più allegra degli ultimi mesi coincida con quella a più alta densità di birra! Benvenuta sia la riunione di una manciata di amici, se avviene in presenza di abbondante libagione carnivora, e viene innaffiata da una ampia scelta di liquido biondo, che peraltro converge in un secondo giro di medie di cui nessuno di noi ricorda il nome, ma solo la gradazione in doppia cifra.

Certo è che se ho concluso il viaggio questa volta – una di quelle in cui ti capita di guidare per gli incroci cittadini e solo dopo un centinaio di metri venirti in mente la domanda, “ma quella luce rossa che c’era a lato della strada, sarà mica stata un segnale stradale?” – posso concluderlo ancora ed ancora; e forse aiuta l’avere per caso a volume improponibile sullo stereo della macchina una vecchia, immortale edizione della precisa macchina roccheggiante di Strange Kind Of Woman. Da ascoltare solo ad alta velocità, e con l’amplificazione sopra i cento decibel.

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