Il fu servizio civile
Sono tornato da un paio di giorni, e ho scoperto che non si può accendere Radio Flash senza venire bombardati da una serie di pubblicità che hanno tutte lo stesso oggetto. No, non si tratta del TFR, che ormai è scaduto: si tratta invece del servizio civile volontario, per cui bisogna presentare domanda entro il 12 luglio.
Questi spot sono curatissimi e ben fatti; alcuni esibiscono tanto di attori professionisti che recitano le parti della vecchietta in lacrime e del giovane virgulto che le corre in soccorso. Essi magnificano le grandi opportunità di crescita offerte ai giovani dai 18 ai 27 anni, che possono lavorare non soltanto più nell’assistenza sanitaria o nel volontariato di base, ma addirittura in centri culturali, associazioni di ogni genere, burocrazie e amministrazioni pubbliche, cooperative rosse e bianche, persino circoli e locali. Il tutto per 433 euro al mese pagati dallo Stato (cioè da me).
Eppure, io avrei sperato che almeno una radio giovanile e progressista mandasse in onda la verità . Uno spot onesto dovrebbe dire qualcosa come: “Sei un giovane tra i 18 e i 27 anni, parcheggiato all’università o disoccupato senza speranza? Vieni da noi! Potrai finalmente ottenere un contratto di un anno come sguattero precario, sottoinquadrato e sottopagato, e noi non tireremo fuori nemmeno quelle due noccioline che ti arriveranno come stipendio! E poi, tra un anno, ti daremo un calcio nel sedere e troveremo nuovi sguatteri precari a spese dello Stato!”
Forse sarebbe un po’ troppo onesto? Eppure, una volta il servizio militare, e di riflesso il servizio civile, avevano una loro dignità . Avevano delle regole chiare e una motivazione morale, a vantaggio della collettività . Poi, col tempo, tutto diventò una farsa, fino all’abolizione dell’obbligo per sopraggiunta e contemporanea cessazione delle idee che la società avesse il diritto di richiedere un anno della vita dei propri cittadini, e che essa potesse sapere come farne buon uso. Adesso, il servizio civile è solo un parcheggio per sovvenzionare attività no profit (buona parte delle quali sono attività commerciali travestite da no profit solo per eludere le tasse) a spese di tutti. Che tristezza.