I lavoratori della conoscenza
Vi giuro che ho tutte le intenzioni di cambiare argomenti e smetterla di fare post sulla corruzione morale e materiale dell’Italia; però Fiorello Cortiana mi ha appena mandato il link al mio intervento al suo convegno Condividi la Conoscenza 3 di un mese fa a Milano, centrato sulla condizione dei giovani lavoratori dell’informatica nostrana, e così ho deciso di farvelo vedere. Io sono il puffo marrone sulla destra.
19 Luglio 2007, 13:31
Ma se ti piace fare post sulla corruzione morale e materiale dell’Italia, perché mai ti dovresti tarpare?
19 Luglio 2007, 15:08
Analisi corretta, conclusione così così. Sembra quasi che chiedi un sindacato dei lavortori dell’informazione. Sarebbe solo creare un altro soggetto inutile che consuma risorse e non crea alcun beneficio.
Invece prima c’è una autocritica da fare (mi riferisco anche alla risposta di RidendoMores sul “nanismo intellettuale e gigantismo dell’ego” nell’articolo la casta, in cui quando si finiscono gli argomenti si passa al personale): per reagire ci vogliono palle, perché vuol dire andare contro una classe dirigente che neppure percepisce il tuo valore nella catena.
E la generazione dei trentenni ne ha poche, siamo cresciuti in una bambagia in cui sembrava che non cambiasse nulla, laureati con calma senza studiare troppo, poi lavoro garantito a vita, non troppe soddisfazioni porfessionali, ma neppure troppe richieste e, infine, in pensione da giovani a godersi la vita. Poi è cambiato tutto, a circa 20-25 anni o giù di lì, quando avrebbero incominciato a raccogliere i frutti.
In paesi dove anche chi aveva già un posto rischiava comunque qualcosa, tutti hanno reagito e non se la stanno passando male (vedi Irlanda). In Italia invece, dove chi aveva un qualsiasi privilegio s’è arroccato su di esso (da dirigenti incompententi ai sindacati), s’è completamente bloccata la ruota del ricambio e dell’innovazione. Chi ha avuto palle se n’è andato, altri sono riusciti a giocare lo stesso gioco e cialtroneggiando sono passati dalla parte dei “privilegiati” (il mediocre s’accompagna sempre solo con il mediocre), molti hanno subito e basta. Una forma di selezione naturale, purtroppo su parametri tutt’altro che meritocratici.
Il risultato è che di aziende veramente competitive e attrattive nel campo dell’IT non ce ne sono: perché manca il materiale umano per farle crescere. E quindi si cade in un circolo vizioso: poche opportunità e un mercato che esclude chi può crearne.
Personalmente per un po’ ho tirato fuori poco le palle, accontentandomi di lavori soddisfacenti come sfida intellettuale, ma non per il resto. Poi ho deciso di tentare di investire la mia professionalità in una impresa propria. Non so ancora come andrà a finire, ma è quello che consiglio di fare: se hai delle idee non lasciartele mortificare, sfruttale. Anche solo come soddisfazione personale ne vale la pena.
19 Luglio 2007, 15:29
It l’has fame scapé la veuja dë torné n’Italia (nen ch’i n’avèissa và ire). A l’é nen mach ch’a sia cambia-ie gnanch na frisa, a l’é fin-a pes :( Va bin, coma che i-i la foma a tramudesse n’Olanda it farà i savej com a va sot a ij mulin a vent :)
Mia ampression a resta che la gran-a fondamental dl’Italia a sio j’italian, ch’a-i van dapress a mila crijasson ëd polìtich (belavans ëdcò a snista) ma as ciamo pa mai che programa ch’a l’abia sta gent. Basta mach ch’a-j diso che “a venta salvé ël Pais da coj-lì” e lor via ch’a voto, sensa pa dovré la testa.
An Italia a-i son mach doj partì:
1) ch’a riva lòn ch’a veul mi i-j vom dapress a mè Drapò, ch’a l’é mach tuta colpa ëd j’à otri;
2) la vira ch’a-i ven i-j la fom vëdde mi a sti bastard, i vot për j’à otri!
A fé siòpero dle servele parej as va mach an malora, e belavans a notelo i seve mach antra quatr ò sinch. I savrìa pa lòn dive, a esse sincer. Dle vire (dzortut ën vardand coma ch’a nass n’à otra “Italia”, ambelessì n’Ucrain-a, andova ch’a l’é tut franch midem, mach che a sà ota pì ant l’euj) am da che l’ùnica ròba ch’as peul disse a l’é che na popolassion a l’ha ël goèrn (e la sitoassion social ëd tuti ij dì) ch’as sërn daspërchila.
A resta la question che se tuti a fan tant ‘me mi e van a lë strangé… peuj a deje deuit a ca a-i resta pì gnun. Ma miraco a l’é bin për lolì che la sitoassion a ten. Và ire sécoj ch’a l’é che la gent ch’a-i la fa nen a fa le valis da ‘nt l’Italia? E midem da ‘nt l’Ucrain-a. A resto pì che d’à otr coj ant cole situassion-lì as la fan da pocio (e ij bonòm e j’idealista). Coj ch’as la fan da pocio as capiss pro ch’a l’abio tut sò anteressi a fé ch’a-i cambia mai gnente, tant a drita che a snista. E ij bonòm… lor a pòrto passiensa, la costuma a l’é sempe cola.
19 Luglio 2007, 15:49
@mau: vb ha giurato di avere tutte le intenzioni, mica di non postare più sull’argomento!
19 Luglio 2007, 16:08
Sciasbat: Un sindacato no, ma un modo per organizzarsi e farsi vedere serve… ma forse ricado anch’io nella categoria “bonòm” o “idealista”, o più probabilmente entrambe :-)
19 Luglio 2007, 16:44
Ma va, ij bonòm a stan ciuto ò a pioro miseria, ti it daghe da fé, coma bonòm it vade pa bin. :) At resta a dispossion nomach che la patent d’Idealista…
Organisesse as peul e a venta. E për trové dle solussion ant la vita as peul mach dovresse lòn ch’a-i é. Avej na bon-a base d’emigrassion a veul dì avej na bon-a base ëd contat a lë strangé. A veul dì podej pensé dë bogesse an manera dzoranassional.
A l’é pa dita che la sërnia a la sia mach antra l’andessne fòra dle bale ò pura sté a ca toa. Miraco as peul fesse l’un e l’à otr, che ant l’età dl’Anformassion un a peul esse an và ire pòst sensa pa gnanca seurte da ca. Provoma a penseje.
19 Luglio 2007, 17:03
VB ha ragionissima, ma esiste una via d’uscita?
Anche io ho una impresa in Italia ma vorrei tanto trasferirla altrove… dove so benissimo che il nostro bilancio soffrirebbe di meno… (intanto mi sono trasferito io!)
Lo sfondo culturale e sociale italiano, dal mio punto di vista, rema decisamente contro l’IT. Abbiamo contro lo stato che tassa molto e dà poco; abbiamo contro il background educativo dove non si intende che cosa significa lavorare con qualità … e’ difficilissimo trovare giovani intelligenti, che hanno voglia di imparare, e ancora più difficile che intendano cosa significa lavorare bene. Chi è bravo o ha già un lavoro a cui non vuole rinunciare o va all’estero. Io sono completamente amareggiato per come stanno andando le cose in Italia e l’unico motivo per cui non trasferisco l’azienda è che soci e collaboratori hanno paura di andare all’estero e ricominciare daccapo.
19 Luglio 2007, 17:57
vb: lo sai che “organizzarsi” e “farsi vedere” in Italia poi sfocia in un sindacato o qualcosa di simile, anche se non lo chiami così.
L’unico modo per farsi vedere è fregarsene, voltare le spalle a chi non ci arriva e cercare di andare avanti per la propria strada. Il successo di altri, in proprio, o in aziende all’estero, potrebbe far aprire gli occhi e se non lo fa vuol dire solo che questo paese è giustamente destinato al declino.
(Sì lo so, le solite obiezioni: lavori solo se hai conoscenze, se sei nei giri giusti, nessuno finanzia solo le idee… Però non vedo alternativa, oltre a mangiarsi la minestra e stare zitti)
19 Luglio 2007, 20:00
Peggio: come disse Enzo Ferrari, “gli italiani ti perdonano qualsiasi cosa, tranne il successo”. Se hai successo, invece di prendere esempio, molti cercheranno soprattutto il modo di sparlare di te, di ricattarti o di approfittarsene… (se ci pensi, è il principio secondo cui per mantenere inefficienze, sprechi, clientele e raccomandazioni si portano al 60% le tasse sulle residue aziende che funzionano).
20 Luglio 2007, 08:58
@Bruno: capisco la sottile differenza, ma io mi preoccupo per la sua salute: una discrasia tra le intenzioni di non postare e il continuare a postare potrebbe portare a crisi schizofreniche.
21 Luglio 2007, 12:53
Ecco la dimostrazione di quanto sono apprezzati in Italia i tecnici: Con un occhio a Google dal quale bisogna imparare per marketing e comunicazione, ma con la certezza che sul piano tecnologico c’è ben poco da apprendere dal colosso di Mountain View.
Mi pare chiaro che l’unica cosa che conta sono i markettari.
23 Luglio 2007, 11:30
@.mau.: figuriamoci! Tutti coloro che professano una religione o credono in un’ideologia convivono ogni giorno con la totale divergenza tra le loro intenzioni e il loro comportamento.
Non sarà certo il nostro VB a diventare Mr Hyde…
24 Luglio 2007, 10:37
Al contrario, spesso molti qui non capiscono quello che scrivo, proprio perché non essendo guidato da una ideologia non segue un pattern prevedibile…
24 Luglio 2007, 12:04
Vabbé, VB, adesso non fare il genio incompreso…