Solidarietà al ribasso
La seconda notizia di oggi è questa: il governo avrebbe deciso di introdurre una sovrattassa sull’elettricità di 12 centesimi di euro al kilowattora a tutte le aziende e all’80% delle famiglie italiane, per finanziare uno sconto al rimanente 20%, ossia alle famiglie che hanno un indicatore economico sotto i 7500 euro.
La Stampa lo definisce un “miniprelievo”, ma visto che a Torino l’elettricità per la normale utenza residenziale costa 11 centesimi al kilowattora, se le cifre sono corrette si tratterebbe di un raddoppio della bolletta elettrica per l’80% dei torinesi; per non parlare dell’effetto indotto sull’aumento dei prezzi al consumo, per via dell’aumento dei costi di produzione delle aziende.
Spero che le cifre siano sbagliate, visto che con un raddoppio della bolletta all’80% della clientela viene fuori per gli altri altro che uno sconto; a meno che, naturalmente, con la scusa dello sconto ai poveri lo Stato non sia pronto a incassare il resto, o peggio ancora a farlo incassare alle municipalizzate grasse ed amiche di cui già parlavamo.
In più, mi chiedo come faccia il 20% degli italiani a tenere in piedi una famiglia con 7500 euro lordi l’anno, perdipiù di indicatore economico (per cui basta possedere una casa, anche se il reddito è zero, per sforare la soglia). C’è una fascia di persone estremamente povere che vanno aiutate, ma non è possibile che siano una su cinque; più facile che buona parte del 20% siano evasori fiscali.
Ad ogni modo, non è possibile costruire un sistema economico in cui il 20% delle persone riceve sovvenzioni di reddito: una cosa è ridurre o eliminare le tasse per le fasce più povere, un’altra è pagare i loro costi quotidiani o dargli dei soldi in mano. Che da qualche parte dovranno pur venire, ossia da quella classe media che dovrebbe sopportare gli aumenti solidali, e insieme aver voglia di farsi ancora di più il mazzo sul posto di lavoro per far crescere l’economia. La vedo improbabile.