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venerdì 19 Ottobre 2007, 22:27

Non avevano capito

Di quanto sia potenzialmente pericoloso e insensato il testo di legge del governo sulla riforma dell’editoria – che richiederebbe una registrazione e forse anche l’assunzione di un direttore responsabile col tesserino di giornalista a chiunque voglia aprire un sito Web – ha scritto l’intera blogosfera italiana. Sul blog di Grillo si sono accumulati quasi seimila commenti in una giornata; un numero mai visto persino per i post sul precariato e sul vaffanculo.

Io volevo soltanto aggiungere un particolare, legato alla mia esperienza di contatto diretto con le istituzioni: non è che la campanella non fosse stata suonata, anzi; è da sei, nove, forse dodici mesi che chiediamo di essere messi in contatto con il sottosegretario Levi e con chi si stava occupando di stendere questo testo. Ciò non è avvenuto, eppure non penso affatto che dietro ci siano una volontà politica o una scelta.

La mia sensazione – peraltro giustificata dalla generalizzata e frettolosa marcia indietro dell’intero governo, una volta scoppiato il caso – è che, semplicemente, non si rendessero conto di ciò che stavano scrivendo; che nessuno di quelli che ha lavorato a questo testo abbia bene idea di come funzionino i blog e i siti web, a parte i portaloni fallimentari da 45 milioni di euro. Soprattutto, che nessuno abbia capito che i paradigmi e gli scenari sono completamente diversi, e che non si tratta semplicemente di “aggiornare” una legge includendo le nuove tecnologie nei vecchi schemi; e che sarebbe almeno il caso di chiedere a qualcuno che ne capisca veramente.

Che poi, a ben vedere, è pure peggio.

[tags]riforma dell’editoria, blog, governo[/tags]

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8 commenti a “Non avevano capito”

  1. Stefano Quintarelli:

    A ben vedere, l’unica CPU con cui sono in contatto, e’ quella del telefonino. Ma decidono su tutto.

  2. elena:

    A parte che se tale normativa dovesse entrare in vigore oggi, senza modifica alcuna, essa sarebbe palesemente incostituzionale, a parte che difficilmente entrerà mai in vigore causa problemi di faticosa sopravvivenza di codesto governo, a parte tutto vorrei fare un paio di considerazioni generali.

    Non è la prima volta che vengono presentate proposte di legge da definirsi come minimo “deliranti”, vuoi per ignoranza, come sembra questo caso, vuoi per compromesso prettamente politico pur di ottenerne l’approvazione a qualsiasi costo (ho in mente alcuni esempi, ma non voglio andare OT).

    Inoltre,mi inquieta questa “fame” di legificazione, di riforma dell’esistente, spesso peggiorativo di ciò che già c’è. Insomma, la “riformite acuta” dovrebbe essere una patologica politico – istituzionale da curare, non da incentivare.

  3. Hayabusa:

    Mi sono sempre chiesto, anche per i media canonici, come si concilia l’obbligatorietà di avere un direttore responsabile “iscritto all’albo dei giornalisti”, cioé una persona che deve forzatamente appartenere ad una categoria ben delimitata, al cui ingresso esistono precisi sbarramenti e autorizzazioni, con il principio sancito nell’articolo 21 della nostra costituzione:

    “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”

    Non mi si venga a dire che è per identificare il responsabile della pubblicazione, che per quello basta nome e cognome, non serve una tessera (come non è vero che una tessera ti garantisca la capacità di agire e scrivere con responsabilità)

  4. BlindWolf:

    Una legge simile è già entrata in vigore nel 2001, tuttavia dopo la paura iniziale gli effetti sono stati veramente limitati. Il problema è che questa legge mira a colpire dove la precedente non poteva.

    Escludo che passerà così com’è: si arriverebbe ad una regolamentazione inconcepibile per una nazione “libera”, tuttavia un qualunque giro di vite sulla libertà di informazione tramite Internet è sempre una pessima idea, anche dal punto di vista costituzionale.

  5. Franco:

    ho scritto pochi minuti fa la stessa cosa, senza aver letto questo, probabilmente sono i contatti con le istituzioni. Di diverso c’è solo che io il quesito lo lasciavo aperto.

  6. antonio:

    teniamoci pronti per la mobilitazione generale. Dobbiamo lottare con ogni mezzo per evitare che la libertà di pensiero venga messa a rischio.

  7. BlindWolf:

    BTW: ho letto su Punto Informatico (ma non me ne stupisco, se mi ricordo bene era citato anche in “La scomparsa dei fatti” di Travaglio) che l’Italia è già l’unica nazione democratica a pretendere che i giornalisti siano iscritti ad un Ordine (istituito da un dittatore che, in quanto tale, solitamente controlla l’informazione). Sempre nel “ventennio” è stato istituito il reato di “stampa clandestina” che persiste tutt’oggi (non sono un giurista, ma non credo che sia tanto costituzionale dopo il 1946) e che colpirebbe il giornalismo via Internet qualora la testata non fosse registrata presso il Tribunale competente.

  8. Alberto:

    Io sono per un’interpretazione un po’ meno generosa di quella di vb. Non credo che il testo sia comparso per caso o per errore, ma credo invce che sia stato l’effetto del solito intervento lobbistico. Solo che questa volta il lobbista di turno ha esagerato, nel tentativo di difendere l’oligarchia dell’informazione da un modo diverso di informare che anche in Italia si sta diffondendo. Quello che ne è uscito è un testo obiettivamente inaccettabile e quindi fortunatamente il tentativo è andato a vuoto.
    Rimane tuttavia il problema che segnalava Blindwolf della lobby giornalistica, una delle più forti e compatte in Italia, che tiene in gabbia l’informazione in modo sempre meno tollerabile.

 
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