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mercoledì 17 Ottobre 2007, 14:47

Scienza e razzismo

Ha fatto scalpore tra i benpensanti l’intervista con cui il vecchio dottor Watson – quello di Watson & Crick, gli scopritori del DNA, premi Nobel nel 1962 – ha dichiarato che, secondo i suoi studi, i neri sono meno intelligenti dei bianchi.

Naturalmente, detta così è troppo generica; bisogna definire cosa si intende per “intelligenza”, e comunque è noto che buona parte di ciò che noi consideriamo tale deriva dall’educazione e non dal proprio patrimonio genetico; e sull’accesso all’educazione i neri, ovunque vivano, sono mediamente svantaggiati.

Credo comunque che uno scienziato di tal livello questo lo sappia, e suppongo quindi che abbia in qualche modo individuato una definizione di intelligenza di tipo esclusivamente genetico; bene, non mi stupirebbe affatto scoprire che i neri sono effettivamente meno intelligenti dei bianchi. Dal punto di vista strettamente matematico, per gruppi di persone di una certa dimensione, è molto difficile che la media di un qualsiasi indicatore all’interno di un sottogruppo coincida esattamente con la media su tutto l’insieme; succede se il parametro con cui si è selezionato il sottogruppo è completamente scorrelato da quello che si sta misurando, e invece nel mondo reale tout se tient. Darei quindi un 50% di chance ai neri di essere meno intelligenti dei bianchi, e un 50% di essere più intelligenti; per sapere quale delle due, bisogna fare misurazioni statistiche su larga scala, sempre ammesso di poterle depurare dell’effetto dell’educazione dei singoli.

Poi, per carità, magari Watson è veramente un vecchio stronzo e i suoi esperimenti non hanno alcun fondamento. La notizia interessante, però, non è la sua affermazione, ma la reazione: è che anche al giorno d’oggi, proprio da quegli strati sociali “laici” che si vantano di aver superato il buio del passato, ci siano teorie scientifiche respinte con sdegno per motivi morali. In un certo senso, la fiducia nel fatto che tutti gli uomini siano uguali almeno in potenza è una moderna religione laica, che va contro le differenze evidenti che ci sono tra tutti noi. Di fronte a questa religione illuminista, agli scienziati è richiesto di cedere il passo, come già a Giordano Bruno.

Eppure, tutte le inquisizioni di Santa Romana Chiesa non servirono a far sì che la Terra si mettesse a ruotare attorno al Sole; e così, spesso l’avere una visione ideologica degli esseri umani diventa un ostacolo al risolvere i loro problemi concreti.

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21 commenti a “Scienza e razzismo”

  1. BlindWolf:

    Beh, come ogni argomento delicato una presa di posizione netta fa scattare una serie di reazioni più o meno controllate. Attendiamo altri studi prima di indossare la sciarpa della “squadra” preferita.

    Personalmente non mi stupisce che un certo gruppo etnico possa avere un’intelligenza media (intelligenza di tipo logico, ovviamente) inferiore ad un’altra: se ci sono differenze di medie in altri parametri (la statura o la composizione delle fibre muscolari, per esempio) non vedo perchè il QI medio debba essere identico tra le diverse razze ed etnie.

    Il problema è un altro: giudicare una persona in anticipo (=”pregiudizio”) in base alle proprie origini supponendo che tutte le persone di quel “gruppo” si attestino su quel valor medio ignorando che rispetto alla media esiste una varianza si chiama razzismo.
    Riconoscere la debolezza di un “gruppo” relativamente ad una certa caratteristica ma valutare criticamente il singolo individuo per quello che vale veramente non è razzismo.

  2. sciasbat:

    Anche qualche altro grande vecchio ha avuto uscite simili verso la fine http://en.wikipedia.org/wiki/William_Shockley#Beliefs_about_populations_and_genetics ;)
    Che dire… per una volta mi trovo d’accordo con vb e pure con BlindWolf: siete proprio sicuri di quello che avete detto? :P

  3. BlindWolf:

    vedi sciasbat, possiamo vederla diversamente sotto diversi punti di vista “opinabili” (politica, economia, morale, squadra di calcio tifata, ecc.) ma se siamo persone ragionevoli qualche riflessione in comune possiamo anche averla. Altrimenti possiamo mollare il blog di vb ed andare a trollare su Punto Informatico.

  4. .mau.:

    qualcuno mi definirebbe che cos’è l'”intelligenza”? (seriamente, intendo)

  5. vb:

    Infatti sarei curioso di trovare fonti migliori sulla ricerca di Watson, per capire appunto che cosa ha preso come misura della “intelligenza”. Non credo che abbiano trovato un “gene dell’intelligenza”…

  6. Attila:

    Sto rileggendo 1984 di Orwell e nelle prime pagine scrive: “Quando non eravamo costretti ad essere tutti uguali” (è una mia traduzione libera, lo sto leggendo in originale, se magari qualche filologo storce il naso, ha perfettamente ragione e chiedo già venia) parlando della giovinezza del protagonista.
    A me ha sempre spaventato l’obbligo ad essere tutti uguali, preferisco un “ugualmente diversi” (che a primo achito può sembrare una frase di Crozza quando imita Veltroni), per cui ognuno è responsabile di se stesso e non ha alcun diritto di nascondersi dietro etnie, genetica e religione.
    Poi le statistiche lasciano il tempo che trovano e siamo (fortunamente) in una porzione del mondo in cui è difficile finire nel gabbio per un’opinione che va contro al pensiero dominante.

  7. Alberto:

    Mi pare un po’ esagerato rievocare Giordano Bruno e la Santa Inquisizione quando il tono dell’intervista (almeno i brani che ho letto sull’Independent) era decisamente poco scientifico. Se, come afferma l’Independent, l’evidenza che porta è l’esperienza “di chi ha avuto a che fare con un impiegato di colore”, la sua presunta teoria ha la stessa validità scientifica di una barzelletta sui Carabinieri.
    Non escludo neanch’io che un particolare tipo di capacità intellettuale possa essere diversamente sviluppato in zone geografiche diverse ma i ragionamenti dell’intervista sono del livello di una qualunque noiosa conversazione dal parrucchiere…

  8. Angelina:

    Forse sbaglio ma credo che si possa vedere ancora sotto un’ altra luce cioè tutti nasciamo intelligenti poi sta alla persona stessa svilupparla o no… ciò che cerco di dire forse e che in parte può essere sbagliato definire questo è più intelligente di quello…
    comunqe bel sito complimenti!!!

  9. rossana:

    Secondo me, il punto focale della questione l’ha toccato .mau. con la sua domanda. Ed io ne aggiungerei un’altra: dato per scontato che si riesca a definire con precisione ed obiettivamente il concetto di intelligenza,per ottenere risultati credibili si dovrebbero sottoporre ad un test rivelatore diversi milioni di individui conn la pelle nera, nati e cresciuti nelle diverse nazioni del globo ed infine confrontare i risultati con quelli ottenuti con un altrettanto alto numero di individui dalla pelle bianca(ma bianca quanto?, mia sorella, ad esempio, è di carnagione olivastra, la potranno sottoporre al test per i neri o per i bianchi? Per fortuna ne ho un’altra con la pelle bianchissima:-)) In conclusione, a me sembra una pura sciocchezza. Uno studio del genere può dare risultati validi soltanto se condotta su piccoli gruppi etnici, emarginati per ragioni geografiche e quindi penalizzati o favoriti per una impossibilità di contatto con altre etnie. Parere personale, eh!

  10. BlindWolf:

    Sostanzialmente: esistono diversi tipi di “intelligenze” (solitamente si “misura” quella logica), che generalmente sono fattori insiti nel proprio DNA e non risentono dell’ambiente circostante (non confondiamo “intelligenza” con “cultura” o “istruzione”). L’intelligenza, di per sè, è meglio averla che non averla, ma non è nè necessario nè sufficiente averne molta per avere successo nella vita.

    Comunque l’affermazione di Watson l’avevo già sentita: era il tema di un famigerato post di alcuni anni fa sul blog di Eric S. Raymond.

    Inoltre tra le varie chicche di Watson secondo me la peggiore era l’incentivo ad abortire rivolto alle donne che avrebbero partorito un potenziale omosessuale…

    Aggiungo un’ultima cosa ispirato dall’ultimo post di Attila: gli uomini non sono tutti uguali. Assolutamente. Ma siccome nessuno può alzarsi in piedi e dire “Tizio è migliore di Caio”, tutti gli uomini devono avere uguali diritti. E’ per questo che alle elezioni il voto di un Nobel in Economia conta tanto quanto quello di un cittadino completamente ignorante.

  11. bozzolina:

    cito dal mio libro di sociologia dell’università: “I gruppi che formano la popolazione umana non sono nettamente separati ma costituiscono un continuum. Il grado di diversità genetica all’interno di gruppi accomunati da alcune caratteristiche fisiche visibili è identico a quello tra i vari gruppi”. sulla base di questi dati il concetto di “razze umane” è stato abbandonato. quindi non si può giudicare scientificamente fondato nè ideologicamente neutro uno studio, quale che sia, sulle “caratteristiche genetiche della razza nera”. se a ciò si aggiunge il fatto che il presunto studio scientifico vuole misurare l’intelligenza, concetto sfuggente ad una definizione scientificamente ineccepibile se non nelle sue forme più semplici e meno significative, direi che non abbiamo a che fare con teorie scientifiche da difendere ma, nella migliore delle ipotesi, con un vecio belota e un branco di gionalisti sensazionalisti che gli vanno dietro.
    trovo comunque interessante questa tua affermazione: “l’avere una visione ideologica degli esseri umani diventa un ostacolo a risolvere i loro problemi concreti”. perchè, conosci qualcuno che non abbia una visione ideologica degli esseri umani?

  12. Bruno:

    L’intelligenza si misura coi test, il più famoso è il WAIS

    http://it.wikipedia.org/wiki/Wais

    I risultati del WAIS sono molto correlati con la cultura del soggetto. Non mi stupisce che l’intelligenza misurata media dei bianchi sia maggiore, dato che statisticamente gli europei e gli americani hanno una scolarità maggiore.

    Ogni definizione di intelligenza comprende anche la capacità del soggetto di integrarsi positivamente con il proprio ambiente. Chi è integrato meglio nella società produce tendenzialmente risultati migliori al test. Il WAIS nasce nell’ambito della cultura occidentale, per cui gli occidentali producono risultati migliori, sempre tendenzialmente.

    Il WAIS da fare è molto lungo e si compone di diverse parti. Anche in parti molto poco attinenti all’istruzione formale, come il completamento di figure, la cultura gioca un ruolo chiave. C’è una figura da completare che rappresenta una lampadina senza filettatura. Chi non ha mai visto una lampadina la sbaglia, assieme a molti elettricisti che la prendono per una lampadina con innesto a baionetta.

    Nella parte di cultura generale (della versione italiana) una domanda fondamentale è “Chi era Dante”. La risposta corretta è “poeta”, mentre è errata “scrittore”. Chi ha fatto le elementari in Italia risulta più intelligente di chi, per qualche motivo, non le ha fatte.

    Un’altra domanda prevede la definizione di “apocrifo”; il numero di vocaboli conosciuti dal soggetto è fondamentale nel misurare l’intelligenza.

    Per farla breve: sì, i neri sono statisticamente meno intelligenti dei bianchi, ma non c’entra nulla il DNA, è che gli africani studiano poco e guardano poca TV.
    Che poi, magari un gene dell’intelligenza c’è: mi sembra che le bionde con tette grosse se la cavino parecchio male con il WAIS. Magari il nostro Watson ha una teoria anche su questo…

  13. vb:

    Il post di Raymond linkato più sopra è altrettanto interessante e ideologicamente spiazzante: quando dice che statisticamente i bianchi occidentali sono il 15% più intelligenti dei neri e il 15% meno intelligenti degli ebrei ashkenaziti, è razzista e sionista? E quando dice che la varianza del QI delle donne è minore di quella degli uomini e ciò spiegherebbe il perchè ci siano molti più uomini sia tra i geni che tra i Darwin Award, è maschilista o femminista?

    Comunque condivido il dubbio su come sia possibile misurare “scientificamente” una “intelligenza genetica”, anche se Raymond dà delle basi teoriche in merito. Temo però che, più che osservare dati specifici o cercare di capire cosa è oggettivo o cosa meno, su questo argomento si tenda molto facilmente ad andare per assimilazione selettiva e cercare conferma a ciò che già si pensa.

    Infine, concordo che non esista il “tutto bianco” o “tutto nero” ma ci sia un continuum nel mezzo, però da lì a dire che non riusciamo a distinguere un bianco da un nero ce ne corre, a meno che non si sia ciechi :-P

  14. bozzolina:

    distinguere un bianco da un nero è possibile guardando il colore della pelle, ma qui si sta discutendo della possibilità di distinguerli guardando (?) l'”intelligenza”.
    e poi, se prendi un nerissimo e un bianchissimo siamo d’accordo, ma se prendi tutte le possibili accoppiate casuali di persone sul pianeta, sei sicuro che sia sempre così facile distinguere? metti che dal confronto io risultassi tra i neri (perché mi paragonano ad un ucraino e mi beccano d’estate all’apice della tintarella), non ti suonerebbe un po’ strano?

    ma quel che mi preoccupa è questo: tu perché ti interessi alle tesi di questo vecchio rimbambito?
    perché se è vero quel che scrivi, che si tende ad andare per assimiliazione selettiva, allora sei razzista e stai cercando conferme.
    se non è così, sei in malafede e ti ritieni l’unico in grado di avere un approccio critico all’argomento…

  15. Bruno:

    Ma Jessica Alba è bianca o nera? E Tiger Woods? E The Rock? Il concetto di bianco e ner0 è prodotto di una società ottocentesca le cui propaggini arrivano fino a noi. Il concetto è superato e scomparirà presto. Ma scompariremo prima noi e, forse, prima di scomparire rincoglioniremo come Watson.

  16. vb:

    Comunque il mio punto non era tanto sul fatto se i neri siano intelligenti o meno, ma su come ancora oggi ci siano degli argomenti tabù per la scienza, su cui si assume per dogma che la verità sia una in particolare, e qualsiasi scienziato che affermi il contrario (ragione o torto che abbia) viene impiumato in piazza.

  17. Giorgio:

    Per UNA volta intervengo in lista [o blog o come cacolo si chiamano queste diavolerie] Vittorio, giuro che non lo faccio piu’. Ti prego in ginocchio: credimi. Tanto tempo fa’, fra le tragedie di due guerre, e’ stato asserito con qualche ragione che la “intelligenza”, e un altro paio di cose indicibili in una lista con Signore e Signorine, non sono soddisfacentemente computabili; ne’ commensurabili in forma statistica. Auspico blinwolf e .mau. confermino.
    Inoltre … “ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le bugie sfacciate, e le statistiche.” (Benjamin Disraeli)

  18. BlindWolf:

    Aggiornamento: James Watson ha appena sostenuto di aver detto una cavolata: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/scienza_e_tecnologia/james-watson/watson-mortificato/watson-mortificato.html

  19. Alberto:

    Ho paura che in questa discussione si faccia un po’ di confusione (molto pericolosa) tra l’esito di un’indagine scientifica e le conseguenze che secondo Watson ciò dovrebbe avere sul pensiero moderno. Il fatto che le indagini fatte portino a pensare che il QI medio non sia equamente distribuito tra i diversi gruppi etnici non è un problema, almeno dal mio punto di vista, come non lo è il fatto che il QI sia ben più variamente distribuito tra i componenti di ognuno di quei gruppi etnici.
    La cosa ben diversa è invece che da questa constatazione consegua il rimettere in discussione il principio di uguale diritti tra i diversi gruppi etnici: “all our social policies are based on the fact that their intelligence is the same as ours”. E’ certo la mia etica che mi porta a considerare ripugnante il collegamento, ma prima che ripugnante esso è semplicemente falso. E’ del tutto falso che le politiche sociali siano basate sul “dogma” che tutti i componenti di una società abbiano uguale QI. Non c’è bisogno di un’indagine per scoprire che Rubbia abbia un QI molto maggiore di Borghezio, il che non mette in discussione che come cittadini debbano, sulla base dei princìpi che la maggior parte di noi condividono, avere pari diritti.
    Respingo come altri hanno fatto, chi metta in discussione questi princìpi, non perché non creda alle indagini fatte ma semplicemente perché i princìpi di cui sopra nulla a che fare hanno con questioni di QI e si basano invece su una preferenza etica tra i diversi modelli sociali.
    Il fatto che Watson colleghi le due cose mi fa solo pensare che il suo QI sia molto calato rispetto ai successi passati, o che consideri molto basso il QI dell’opinione pubblica.
    Giordano Bruno, in questo caso, lo lascerei fuori. Non vorrei che si rivoltasse nella tomba…

  20. BlindWolf:

    Concordo sostanzialmente con le considerazioni di Alberto.
    Personalmente penso che le conquiste scientifiche, tecnologiche, politiche, sociali, economiche, culturali della razza umana siano da attribuire principalmente ad una minoranza di persone situate nella parte destra della campana del QI. Con buona pace di dove si trovi il centro della campana.

    La pericolosità del discorso di Watson non sta tanto nel fatto di aver identificato una differenza tra etnie (supponendo che questa identificazione sia affidabile: tutti i dubbi espressi dagli altri commenti in questo blog sono plausibilissimi) quanto nel fatto di utilizzarla come fattore di discriminazione.

    Porre delle critiche su questo fattore discriminatorio e su come possa essere stata fatta questa statistica è legittimo (e doveroso).

    Ma mi unisco a Vittorio contro chi reputa razzista o blasfemo contestare il postulato “l’intelligenza è equamente distribuita tra i popoli”.

  21. Bruno:

    Forse il commento più adeguato a questa uscita di Watson l’ha fatta il grande Vernacoliere, che titola:

    “La moglie di Watson: quanto a cervello non lo so, ma tengono un uccello tanto”.

 
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