Sky
Vittorio vb Bertola
Fasendse vëdde an sla Ragnà dal 1995

Vën 29 - 14:45
Cerea, përson-a sconòssua!
Italiano English Piemonteis
chi i son
chi i son
guida al sit
guida al sit
neuve ant ël sit
neuve ant ël sit
licensa
licensa
contatame
contatame
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vej blog
vej blog
përsonal
papé
papé
fotografie
fotografie
video
video
musica
musica
atività
net governance
net governance
consej comunal
consej comunal
software
software
agiut
howto
howto
internet faq
internet faq
usenet e faq
usenet e faq
autre ròbe
ël piemonteis
ël piemonteis
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
vej programa
vej programa
travaj
consulense
consulense
conferense
conferense
treuvo travaj
treuvo travaj
angel dj'afé
angel dj'afé
sit e software
sit e software
menagé
login
login
tò vb
tò vb
registrassion
registrassion

Archivio per il giorno 12 Dicembre 2007


mercoledì 12 Dicembre 2007, 08:45

L’Italia tribale

Della protesta dei camionisti parlano tutti i giornali (e io sono anche rimasto senza benzina). Che cosa ne pensi è ovvio: se è sacrosanto il diritto di sciopero – che pure deve avvenire all’interno di una regolamentazione, per rispettare anche la necessità di non fermare i servizi vitali alla collettività – è inaccettabile che questo venga accompagnato da blocchi stradali, pestaggi di chi non sciopera e danneggiamenti ai camion che tentano di circolare comunque.

In paesi come la Francia e l’Inghilterra, a scioperi ben meno violenti di questo si è opposta una semplice considerazione: non si tratta con chi usa la forza o ricatta la collettività al di fuori delle regole previste per lo sciopero. Ha sempre funzionato; magari dopo una settimana, ma alla fine quella settimana di resistenza ha evitato chissà quante settimane di futuro caos.

In Italia, però, invece di Brown o Sarkozy abbiamo nonno Prodi, uno che si fa prendere equamente a pesci in faccia dai tassisti, dalla Romania e persino dai propri alleati. E quindi, già immagino che il governo calerà le braghe anche stavolta.

La cosa veramente preoccupante, però, è – se vera – quella che emerge da un sondaggio di Repubblica, secondo il quale un italiano su tre approva questa forma di protesta. In parte è il risultato di trent’anni di degrado morale, che porta molti a credere che sia normale usare posizioni di forza per imporre i propri interessi individuali, e chi forza non ha è giusto che subisca e se la prenda in saccoccia. In parte però è il segnale di un malessere profondo, per cui una parte importante della società ha raggiunto un livello tale di sfiducia e disperazione da trovare giusto l’uso di qualsiasi mezzo, compresi il ricatto e la violenza, per portare a casa qualche euro in più per se stessi a danno degli altri. Disgregatosi dal resto, il gruppo a cui si appartiente non è più una componente della società, ma una tribù che vive per sé e lotta contro tutte le altre.

Se così è, ci aspetta a breve una guerra civile fredda, tutti contro tutti a colpi di chi danneggia di più il Paese, per strapparsi di bocca un tozzo di pane qui ed ora, senza preoccuparsi dell’interesse generale e del futuro; e senza rendersi conto che una società è un ecosistema integrato, una unica barca in cui gli squilibri e i privilegi sono certo possibili sul momento, ma alla lunga, nel mare più grande dell’economia globale, si vive o si perisce tutti insieme.

[tags]sciopero, camionisti, prodi, società, italia[/tags]

divider
 
Creative Commons License
Cost sit a l'è (C) 1995-2024 ëd Vittorio Bertola - Informassion sla privacy e sij cookies
Certidun drit riservà për la licensa Creative Commons Atribussion - Nen comersial - Condivide parej
Attribution Noncommercial Sharealike