Perché la Cina è un grande Paese
Perché puoi andare a visitare il mausoleo di Mao mentre sta chiudendo, e una delle innumerevoli guardie all’ingresso ti noterà e, nello spirito di servizio tipico del dipendente pubblico comunista, si farà in quattro pur di servirti, gridandoti di seguirlo, e attraversando la strada col rosso pur di portarti in tempo al deposito borse per lasciare la macchina foto, e poi riattraversando di corsa, e poi portandoti fino all’ingresso, e poi, nello spirito imprenditoriale tipico del commerciante, chiedendoti una mancia di 10 euro, e tu gliene darai uno, con reciproca soddisfazione: servizio pubblico svolto alla grande, e economia privata spinta altrettanto alla grande.
Perché negoziano duro, ma senza richiedere le due ore di paziente conoscenza reciproca ed esposizione dei propri alberi genealogici davanti a un tè che ti richiedono i marocchini; bastano due minuti per “135 euro!” “No, 7 euro.” “120 euro!” “No, 7 euro.” “100 euro!” “No, 7 euro.” “Ma stai scherzando, vale proprio 100 euro!” “No, 7 euro.” (Pausa) “Ok, 15 euro!” “No, 7 euro.” “Ma dai, dammi almeno 10 euro!” “No, 7 euro.” “Allora niente.” “Ok, niente” (io mi allontano, la venditrice dopo un attimo mi insegue) “No aspetta, facciamo 8 euro, 8 euro e te ne vai dai!” “Va bene, 8 euro perché sei simpatica.” “Ok, affare fatto!” (e lei comunque ci ha guadagnato lo stesso un margine del 300%: era un pashmina misto seta, e io probabilmente potevo partire da 5 euro o anche meno).
Perché trovi ragazzi di trent’anni che ti dicono che lavorano dieci ore al giorno per sei giorni alla settimana, e lo dicono con orgoglio, non con scazzo.
Perché se a mezzanotte e mezza decidi che il giorno dopo vuoi vedere la Grande Muraglia ma non hai voglia di partire con il pullman delle 7,30, c’è un numero di telefono attivo 24 ore su 24 dove uno che parla inglese ti prenota una macchina con autista anglofono per il mattino dopo alle 9,30 sulla porta dell’albergo; e se tu non sei sicuro di come si pronunci il nome del tuo albergo in cinese, ti chiede il numero di telefono (una chiave numerica che si scrive allo stesso modo in entrambe le lingue e molto facile da comunicare anche in inglese) per usarlo come chiave unica di ricerca e verificarlo.
Perché se proprio non riesci a farti capire, c’è una ditta privata che fornisce 24 ore su 24 anche un servizio di traduttore simultaneo via cellulare.
Perché i venditori del mercato ti prendono per braccio per cercare di portarti dentro il loro stand, ma nessuno si è mai avvicinato con le mani alle mie tasche.
Perché puoi telefonare per venti minuti da una cabina a un cellulare per circa quindici centesimi di euro, e non ho visto pubblicità di suonerie da nessuna parte.
Perché puoi andare al ristorante e ordinare da una fotografia una teglia di pesce, aglio e peperoncino, ed è proprio così, una grossa teglia di metallo servita sul tavolo insieme a pietre calde per tenerla in temperatura, nella quale ci sono due grossi pesci al forno sommersi da centinaia di piccoli peperoncini rossi e svariate teste d’aglio spezzettate; essi galleggiano in un olio rosso rubino, e sfidano la sopportazione dell’essere umano occidentale, ma superato l’impatto iniziale (cosa che nessun altro al tavolo ha fatto, e me ne vanto) si rivela uno dei piatti di pesce più buoni che abbia mai mangiato – e costava cinque euro e mezzo in un buon ristorante.
Perché qui nei mercatini compri la stessa identica roba che compri in Italia, dai vestiti all’elettronica spicciola, ma la paghi dal 50 al 99 per cento in meno.
E poi è grande perché ci devono stare dentro un miliardo e trecento milioni di persone, e che diamine!
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