Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Gio 14 - 18:04
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per il giorno 2 Dicembre 2007


domenica 2 Dicembre 2007, 17:09

La Grande Muraglia

Oggi siamo stanchissimi: qui è mezzanotte, domani mattina ho la sveglia alle otto e un quarto e in teoria ho anche un’altra sveglia alle tre e mezza di notte per seguire in streaming Toro-Genoa (ma ammetto che potrei dare forfait).

Oggi io e il mio socio (gli altri due del gruppo erano stanchi e sono rimasti in albergo) siamo andati prima alla Grande Muraglia e poi al Tempio del Paradiso; e la giornata ha dato un senso al nostro viaggio. Credo infatti di avere cominciato a capire alcune cose della cultura cinese, per quanto lo si possa fare al terzo giorno di incontro.

Alla Grande Muraglia, tratto di Mutianyu, arrivi prima per una moderna autostrada a tre corsie – le corsie peraltro sono irrilevanti, ci si stringe e ci si infila come in un videogioco – che ha un costo occidentale, due euro per quaranta chilometri; poi per una bellissima strada di campagna che si snoda sulle pendici di una montagna costeggiando un lago e sembra Svizzera; è fiancheggiata da due strette file di pioppi che sono state dipinte per mezzo metro di bianco per fare da paracarro. Poi si attraversano un paio di villaggi di campagna, più che dignitosi e pieni di lampioni alimentati da pannelli solari, e si risale per un po’ una valle; e poi all’improvviso si vede là, proprio sulla cresta delle alte montagne, la muraglia che si staglia sotto il cielo e si estende a perdita d’occhio, con tanto di diramazioni e torri di guardia sulle montagne circostanti.

Per fortuna c’è una funivia per salire; in cima il cielo è terso e non c’è una nuvola, e l’aria sa già di ghiaccio, proprio come sulle nostre montagne (anche se qui siamo solo a un migliaio di metri di quota). Ci vuole un po’, magari anche un’ora di camminata in cima al muro, per capire perché è così straordinario, visto che anche noi abbiamo le nostre montagne e anche noi abbiamo le nostre fortificazioni, che non saranno lunghe settemila chilometri e costruite senza sosta per diciotto secoli, ma sono comunque imponenti.

Eppure ce l’aveva detto il nostro autista, prima di lasciarci andare: “you should walk by foot, it is good for body and soul”, e noi a guardarlo senza capire, “sure, sure”. Certo si fa una fatica notevole, perché il muro non è mai piatto, ma continua ad andare su e giù, ora di poco, ora ripidamente, per sequenze infinite di piccoli scalini.

E però è proprio quella la rivelazione, ciò che non si nota ma è la radice della perfezione di questo monumento; il fatto che non una pietra, non una roccia della montagna siano state tagliate o spostate per far passare il muro. La costruzione è adagiata sui monti come una corda sulla schiena di un dragone; ne segue le sinuosità naturali senza mai interferire con esse. Anche quando ciò costringe il muro a impennate quasi verticali, non c’è mai un terrapieno, un livellamento, uno sbancamento, una variazione di altezza o di spessore, a parte le casupole quadrate, semplici eppure meravigliosamente decorate, poste ad intervalli pianificati con tale cura da non farsi notare, ovvero là dove non disturbano la forma della montagna.

C’è una placca a un certo punto del sentiero che ritorna alla base della funivia, che spiega che la Grande Muraglia è bella perché è armoniosa. A prima vista sembra una di quelle affermazioni incomprensibili che si ottengono quando gli orientali traducono le proprie frasi – sequenze di concetti rappresentati per immagini – in modo letterale: arrivi al fondo e hai capito tutta la frase, ma non l’hai compresa. Bisogna arrivare in cima alla Grande Muraglia, faticare sui gradini e insieme respirare il vento e insieme ammirare la vista e insieme dimenticarsi ciò che si è, per capire cos’è l’armonia, l’unione e l’equilibrio perfetto di sostanza e spirito, di sé e di altro da sé, di individuo e natura; talmente perfetto da risultare ovvio, invisibile come uno zero, come due onde uguali ed opposte in totale sincronia.

A quel punto tutto è in discesa; anche il Tempio del Paradiso non è più un insieme di pagode a caso, ma una escrescenza naturale del terreno, anche se costruita dagli uomini. Si capisce perché un nuovo quartiere di lusso venga pubblicizzato come la sede per una “flawless life”, ossia una vita in cui nulla turbi l’armonia. Il termine “armonioso” compare ovunque: solo due settimane fa all’IGF i cinesi organizzarono un workshop su come realizzare una “harmonious Internet”, e tutti noi occidentali a ridergli dietro, o peggio ad accusarli che il termine nascondesse soltanto desideri censori. In realtà, temo che a noi manchi una intera categoria dello spirito.

[tags]cina, pechino, grande muraglia, mutianyu, tempio del paradiso, armonia[/tags]

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike