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venerdì 2 Maggio 2008, 12:00

Internet – Veltrusconi 1-0

Ieri ho pubblicato i link ai dati (purtroppo non totalmente completi) di Torino, quindi avrete intuito come la penso sulla pubblicazione dei redditi degli italiani. Non sono completamente convinto che sia stata una grande idea: ci sono evidentemente degli aspetti negativi. Eppure, più ci penso e più mi convinco che Visco abbia comunque fatto bene, e che le polemiche siano pretestuose.

Per prima cosa, questi dati sono pubblici per legge da 35 anni. Non contengono dati personali (indirizzi, numeri di telefono…) e nemmeno dettagli sensibili come l’ammontare delle spese mediche o le donazioni ai partiti. Si tratta semplicemente di un elenco di nome, cognome, data di nascita, tipo e ammontare del reddito imponibile e delle tasse pagate. Prima, questi dati potevano essere conosciuti solo dai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate (che sono tutti onestissimi e incorruttibili, per cui la lamentela secondo cui “adesso la mafia sa quanto guadagno e prima no” è proprio fondata), da quelli dei Comuni, da quelli dell’INPS e degli altri enti previdenziali, dai giornalisti e da chiunque si fosse preso la briga di scartabellare un po’: diciamo, alcune decine di migliaia di persone. Adesso, li possiamo conoscere tutti; a me sembra un elemento di giustizia.

La lamentela non va quindi indirizzata a chi li ha messi su Internet, ma se mai al Parlamento che, nel 1973, ha deciso che il totale dei redditi di ogni italiano è una informazione pubblica. Su questo, Paesi diversi hanno politiche diverse: in Scandinavia pare che tu possa sapere il reddito di chiunque mandando un SMS, mentre nell’Europa centrale sono dati privati.

Il reddito non è il patrimonio. Il reddito è un indicatore di ricchezza soltanto secondario; puoi guadagnare duecentomila euro l’anno e non avere una lira perché sei indebitato con le banche o ti sei fumato tutto al casinò, o puoi guadagnare cinquemila euro l’anno ma essere miliardario per l’eredità dello zio (e anzi, proprio per quello non lavori e non guadagni). Difatti, ormai da anni tutte le forme di assistenza pubblica – sconti su tasse universitarie, case popolari… – non si basano sul reddito ma sull’Isee, un indicatore basato principalmente sul patrimonio, su cui l’evasione fiscale ha anche molto meno effetto. Quello sì che secondo me deve restare privato, così come ovviamente i dati bancari.

In compenso, il reddito, confrontato con il lavoro che si fa, costituisce una ottima indicazione di quanto ogni persona sia onesta verso la collettività nel pagare la propria parte di tasse; e infatti, la definizione migliore che ho trovato in giro è “è come andare a una cena alla romana e alla fine avere l’elenco di chi ha pagato e chi no”.

E in questo ho avuto interessanti sorprese, come scoprire che, tra tutti i miei amici e conoscenti circa coetanei, quello che ha dichiarato di meno in assoluto non è l’amica che in quel periodo era in cassa integrazione, non è l’amico in stage precario in eterna attesa di assunzione, ma l’amico affermato professionista, super-antiberlusconiano e militante del PD.

Resta però una curiosità: come mai l’elenco è venuto fuori proprio ora? Visco non è stupido né autolesionista: cos’è, un desiderio di immolarsi in un ultimo attacco agli evasori? Non è che il giochino di pubblicare i dati e poi subito ritirarli era già calcolato, magari per aver la scusa per spiattellare il reddito di qualcuno in particolare, dopo la delibera del Garante sulla Privacy che mesi fa disse che pubblicare i redditi è illegittimo se li hai avuti sottobanco, ma legittimo se prima li ha pubblicati l’Agenzia delle Entrate?

Io ho anche il nome e cognome, cioè Grillo Giuseppe Piero, santone antipolitico e contribuente per oltre quattro milioni di euro, che esce abbastanza colpito da questa vicenda, anche perché guarda caso tutti i giornali hanno subito concentrato l’attenzione su una sola dichiarazione su sessanta milioni, la sua: e infatti lui aveva già pronto il pezzo di fuoco contro la manovra, la mattina stessa in cui tutto accadeva… Comunque, anche una parte dei suoi se la sono presa, e lui ha dovuto prontamente fare marcia indietro e gridare al complotto, che però secondo me potrebbe anche esserci stato davvero. E poi, secondo me lo scandalo è chi evade, non Grillo che guadagna quattro milioni e li dichiara fino all’ultima lira.

Purtroppo per i veltrusconiani, il giochino è sfuggito di mano: i file sono finiti sul peer-to-peer, e in sostanza saranno pubblici per sempre, compresi quelli relativi ai loro amici e parenti. E’ questa la cosa più positiva della faccenda: la sensazione che la rete livelli il terreno, e ci renda meno soggetti alle manovre mediatico-politiche sulla nostra pelle, dandoci invece occasioni di sorveglianza democratica che un tempo sarebbero state impensabili. Certo, dei file del peer-to-peer non sai quanto fidarti, e difatti secondo me a questo punto sarebbe il caso che l’Agenzia delle Entrate li rimettesse su, almeno siamo sicuri che siano i dati veri.

E però, anche se io sono un grande sostenitore del diritto alla privacy, non confondo la privacy con il desiderio di sfuggire alla propria accountability, alla propria responsabilità verso la società di cui si fa parte. Siamo in un momento drammatico, e c’è bisogno che tutti siano a bordo; e invece, molti italiani remano contro e pensano solo al proprio vantaggio personale. Questa faccenda, con un po’ di sorveglianza collettiva, ci permetterà di pinzarne anche solo una manciata, ma soprattutto ricorderà a milioni di italiani che prima o poi potrebbero dover rispondere del proprio latrocinio fiscale direttamente ai propri amici, e guardandoli negli occhi: e sarà comunque stato un grande risultato.

[tags]dichiarazioni, redditi, online, agenzia delle entrate, visco, grillo, privacy, responsabilità[/tags]

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17 commenti a “Internet – Veltrusconi 1-0”

  1. Piero:

    Come giustamente dici, il reddito non è il patrimonio e la ricchezza non la si misura solo con il reddito. C’è chi è ricco di soldi e povero di salute. C’è chi è ricco di bellezza ed è povero di soldi. C’è chi è ricco di intelligenza ed è povero di salute. C’è chi è bello, ricco e intelligente, ma ha un cancro che gli consuma il fegato e il cervello. C’è chi ha figli e c’è chi non li può avere. C’è chi ha qualcuno che lo ama e c’è chi è solo. C’è chi crede e ha una fede e c’è chi è ateo e agnostico. Il reddito è solo un indicatore aleatorio della capacità contributiva di una persona o di una azienda.

    Finché giudichiamo le persone in base al loro reddito, rischiamo di condannarci da soli, perché la vita di una persona non dipende dai suoi beni o dal suo reddito.

  2. elena:

    La cosa buffa è che il modo di pensare “vecchio” (e anche un tantinello demagogico) rappresentato certune associazioni dei consumatori ha deciso di sfogarsi denunciando visco nelle 104 procure italiane, non in una (e sarebbe già bastato, magari in quella di Roma che è competente territorialmente per questo caso, ma anche in tutte le altre 103…) io mi chiedo a che serva ciò, se non ad imbrigliare ulteriormente la già sofferente amministrazione giudiziaria.
    Saranno in cerca di consenso? forse. Vorranno confondere le acque? può darsi, certo è che si ritrovano già ad essere superati dagli eventi. Me le vedo le 104 procure ad indagare tutte insieme in questa materia. Chi le paga le spese per le indagini preliminari? per la carta ed il tempo per le archiviazioni? eccetera…

  3. for those...:

    **ma l’amico affermato professionista, super-antiberlusconiano e militante del PD**
    Assomiglia tanto alla descrizione di uno che ha di recente dichiarato pubblicamente di volersi arricchire! ;-)

    Scherzi a parte, mi trovo perfettamente d’accordo su Grillo (come avevo accennato di sfuggita nell’altro post). Soprattutto sul fatto che non vedo cosa ci sia da nascondere nel dichiarare 4M€ al fisco. Anzi…
    E concordo perfettamente sull’opportunità da parte dell’Agenzia delle Entrate, di rimettere subito i LORO dati per evitare manipolazioni. Se proprio non vogliono rimetterli online che quantomeno pubblicizzino il fatto che i dati che circolano P2P potrebbero non essere veritieri.

  4. Mir:

    Non sono d’accordo con questa cosa della pubblicazione dei redditi IN ITALIA (potrebbe andar bene in paesi che mi dicono piu’ civili come, che so, la Germania).
    Il perche’ e’ spiegato nel tuo articolo “La sceneggiata Napolitano”.
    In un paese dove lo sport nazionale e’ quello di inveire e imbastardirsi piuttosto che rimboccarsi le maniche e tirar fuori la voglia di FATICARE cosa vuoi che succeda?
    Il livello culturale del nostro paese lo deduco da tutte le pubblicita’ di maghi e tarocchi che vedo su innumerevoli televisioni private.
    Se l’Italia oggi fosse una grande Roma io sarei volentieri Nerone.

  5. Alberto:

    @Mir: scusa Mir ma prima ti lamenti col fatto che in Italia lo sport nazionale è inveire e imbastardirsi e poi ti proclami Nerone? Non mi pare che Nerone fosse propriamente uno che aveva voglia di rimboccarsi le maniche e faticare…

  6. Mir:

    @Alberto. E’ vero, ma dimentichi due cose fondamentali:
    1) Sono pur sempre un italiano anch’io, anche se molto migliore della media di questa nazione di CAPRONI (w la modestia)!
    2) Citavo Nerone limitatamente al fatto che a un certo punto ha detto : “Damoje foco!”

  7. Leonaltro:

    Interessante analisi. Del comportamento squallido dei giornali, tutti impegnati a riportare le parole di uno che fino al minuto prima non cagavano nemmeno di striscio, mi ero accorto anch’io.
    Però non avevo fatto il salto logico del “L’hanno fatto apposta”, che però in effetti ha un suo senso.
    Però: se attribuisci a Visco & Co. una malizia (e quindi anche, pur se viziata, un’intelligenza e abilità) del genere, vuoi dire che la cosa del p2p li ha davvero presi di sorpresa? Ormai, per chi ha anche solo un minimo di conoscenza internettiana, è ovvio che una cosa pubblicata in forma digitale per un minuto è come se fosse pubblicata per sempre, posto che a qualcuno interessi.

    Non concordo, invece, con la tua analisi sull’utilità della pubblicazione di questi dati. Non credo che serva a niente, se non a soddisfare curiosità personali.
    “Questa faccenda, con un po’ di sorveglianza collettiva, ci permetterà di pinzarne anche solo una manciata,”
    Non dirmi che ci credi davvero. Come dovremmo fare a “pinzarli”? Intendi denunciare il tuo amico evasore? Non credo proprio (e se anche intendessi farlo: ripensaci. Sarebbe solo una cazzata: questi dati, come dici anche tu, sono parziali. Non sappiamo tutto quel che c’è dietro, e penso che non faremmo altro che fomentare una serie di denunce infondate).
    E poi, per la denuncia o anche solo il “pinzamento”: non c’è mica bisogno di leggere questi dati per sapere che il tuo dentista è un evasore. QUello lo sai nel momento in cui non ti fa la fattura. E chi è che lo denuncia?

    Anche se in qualche contorto modo io un po’ ci godo che un tot di evasori in questo momento si sentano un po’ di strizzetta, provino un minimo di vergogna etc. tutto sommato credo che la pubblicazione di questi dati, come detto, vada solo a soddisfare la curiosità. E non vedo la soddisfazione della curiosità come una cosa che dovrebbe essere garantita dalla legge.
    A parte questo: perché mai io dovrei avere il diritto di sapere quanto guadagni tu?

    Finisco lo spataffione (sorry) con una considerazione su Grillo. A me ultimamente non piaceva perché mi sembrava avviato lungo una deriva un po’ troppo populista. Eppure in questa occasione il suo intervento è stato quanto di meno populista si possa immaginare. La posizione populista sarebbe stata quella di sbeffeggiare la casta, dire che non vogliono far sapere niente di quanto guadagnano e farsi bello della propria dichiarazione. Quindi non so, hos’è sbagliato o le sue posizioni non sono studiatamente populiste.

  8. vb:

    Non so, anche io non ho una opinione definitiva. Credo però che sia diverso andare dal dentista e accettare di non fare una fattura (cosa che peraltro NON facciamo tutti, io non andrei da un dentista che si fa pagare in nero) e un’altra scoprire che, facendo così, a fine anno il dentista dichiara un quarto del tuo reddito pur girando in Porsche. E’ un passaggio logico che non è affatto ovvio e che è bene far venire fuori.

  9. Luciano Mollea:

    Più leggo e più mi disgusta l’indole da portinaia dei miei concittadini. Il portinaio è tipicamente quello che non si fa i cazzi suoi e se se li fa mediamente non capisce una beneamata minchia di quello che sta succedendo. Le cose mal sentite e mal capite dalle portinaie sono l’ispirazione delle migliori piece di commedia greve e boccaccesca del nostro cinema (ma anche di alcuni grandi lavori teatrali del passato, vedi Goldoni). Purtroppo sulle dichiarazioni dei redditi non avremmo bisogno di portinaie ma di persone con un minimo di sale in zucca.

    Almeno vb ha avuto il coraggio di dire che quei numeri non servono a nulla danno solo metà del quadro della situazione e – aggiungo io – servono solo a sobillare e fomentare il senso disgustoso di invidia dei miei concittadini-buoi.

    Non esulto perchè i dati sono finiti su emule. Gli idioti ed i disonesti esistono e i dati falsati cominceranno a venire fuori (perchè come ci sono i contribuenti disonesti ci sono pure gli internauti disonesti). Preferisco poter andare non tanto in comune quanto all’agenzia delle entrate, lasciare un documento (è vero che gli “onestissimi” dipendenti della agenzia delle entrate ed altri me li guardano, aggiungiamoli alla lista – nominativa – di chi è che si fa li cazzi mia), e vedere quelli ufficiali anche di tutta italia, ma spiare dal buco della serratura e sperare che la sora maria mi mandi la cassetta del litigio di quella del piano di sopra è un atteggiamento che trovo da pezzente.

    Purtroppo siamo una nazione dove abbiamo costruito le fogne ma continuiamo a tirarci addosso i pitali di merda dalle finestre. E le teorie del complotto servono solo a darle un sapore migliore.

    Ah, giusto così per saziare la sete di pissipissibaobao dei miei concittadini, nel 2005 (vado a memoria) ho fatturato circa 50k e per quello devo avere pagato mal contati 16k di tasse e 10k di IVA.

    Continuiamo così, che siamo un grande paese.

  10. Massimo:

    Luciano, condivido al 99% quanto hai scritto. Il restante 1% e’ relativo alla tua ultima frase.
    Tu l’IVA non la paghi. La versi. I tuoi clienti la pagano a te e tu la versi allo Stato per conto loro.
    Giusto per la precisione.

  11. vb:

    Metto a verbale che anche io trovo deprimente la quantità di persone che non solo è interessata più al voyeurismo che alla lotta all’evasione fiscale, ma che non si sbatte nemmeno quel tanto che serve per trovarsi i dati da soli…

  12. Luciano Mollea:

    @Massimo: come direbbe Aldo “miii quanto sei pignolo”! ;)

  13. Rikko:

    Francamente non ci trovo niente di strano nell’evento sopracitato, del resto l’Italia è sempre stato il paese dei pettegoli e questa mi sembra un’evidente, ulteriore dimostrazione. Concordo pienamente con Luciano Mollea.

  14. Mantopelo:

    per la prima volta in vita mia, profondamente scosso, ho prenotato un appuntamento dallo psicanalista; ho infatti deciso che davvero c’è qualcosa di sbagliato in me…..
    Non riesco ad interessarmi, anzi, per dirla tutta e chiara, non me ne frega un cazzo di leggere la dichiarazione dei redditi di chicchessia… e quindi, siccome mi pare di capire che sono il solo italiano disinteressato alla cosa, ho capito di essere malato!
    Forse però, a ben pensarci, un pochino sarei interessato a che la mia dichiarazione dei redditi fosse molto molto più corposa, ed al limite poterlo dire a tutto il mondo… “guadagno un fiume di soldi”
    che paese di pagliacci; siamo nella merda fino al collo, ma per fortuna abbiamo un nuovo argomento di chiacchiera nazionale, peccato non sia ancora la stagione degli ombrelloni

  15. D# AKA BlindWolf:

    Concordo anch’io con Luciano.

    Vi dirò, sarei anche interessato a leggere (molto più per curiosità ed informazione che per sputtanamento) i redditi di “colleghi”, capi ed ex capi e clienti vari ma mi rifiuto di procurarmi gli elenchi delle dichiarazioni dei loro redditi perchè rispetto la loro privacy. Non è illegale? Non sono considerati dati riservati? Non mi importa, va contro i miei principi morali e non lo faccio.

    Basta guardare l’altro post per rendersi conto di quanto il popolo sia bue (o pecora): parecchie persone che invece che andare in Comune (prima non lo sapevano, adesso non possono non saperlo) chiedono con la bava alla bocca il file dei comuni più disparati su un blog (in alcuni casi chiedono che venga loro spedito via mail. E una fettina di c..o con le olive in omaggio?), che non sanno cercarlo con un programma dall’uso semplicissimo ed in alcuni casi non sanno neppure trovare tale programma (gratuito) in rete.
    L’invasione degli zombie.

  16. Rikko:

    Beh se tiriamo in ballo gli zombie, ho la sensazione che il nostro Paese sia diventato una sorta di Raccoon City già da tempo.Quel che mi piacerebbe sapere a questo punto è dove sia finita Jill Valentine, che la sua figura la fa sempre.

  17. BiGi:

    Massima solidarietà ed identità di vedute con Luciano Mollea. Ho anche scritto due considerazioni sull’argomento…

 
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