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domenica 24 Agosto 2008, 17:39

Bilancio olimpico

Le Olimpiadi sono finite, e dopo i commenti ai telecronisti, agli sport minori e su Cina e Tibet volevo chiudere con qualche commento sugli italiani (di cui già segnalammo l’olimpicità); e scegliere le mie immagini olimpiche.

Ce ne sono tante che meritano un ricordo, cominciando dalla bella e sfortunata (ma comunque argentea) gara di Davide Rebellin nella prova di ciclismo il primo giorno, nello scenario mozzafiato delle montagne attorno alla Grande Muraglia. E poi, l’oro sofferto fino allo spareggio finale di Chiara Cainero; il bronzo in grande rimonta nel K2-1000; l’argento miracoloso nel taekwondo; la commovente medaglia di Josefa Idem alla settima olimpiade – un non-oro solo per quattro millesimi – davanti ai suoi bimbi già cresciuti, con tanto di intervista in cui lei a metà interrompe la frase di botto per girarsi e dire ai figli di stare bravi e che è arrivata zweiten. Ma due sono le immagini italiane che più mi sono rimaste impresse.

La prima non è una medaglia: è la semifinale dei 1500 metri uomini in cui correva il nostro Christian Obrist, subito definito “senza speranza” perché passavano in cinque e c’erano almeno dieci atleti più forti di lui. Lui si è messo dietro agli africani, è rimasto per quasi tutta la gara aggrappato coi denti in fondo al gruppo e quasi staccato, poi nell’ultima curva ha visto la luce e se li è rimangiati tutti, uno dietro l’altro, arrivando quarto e qualificato in volata. Alla fine nemmeno lui sapeva cosa aveva fatto e come l’aveva fatto, è rimasto cinque minuti a piangere in pista cercando di capirlo: uno di quei miracoli dello sport in cui nella tua testa scatta qualcosa che ti permette all’improvviso di superare i tuoi limiti, e di lasciar muovere il corpo da solo in modo impossibile, come il calabrone che non potrebbe volare ma non lo sa e lo fa lo stesso. In finale è arrivato ultimo, ma non importava più.

Il simbolo sportivo italiano di queste olimpiadi, però, sono indubbiamente loro: Francesco Damiani e i suoi ragazzi. Il pugilato, in Italia, era sport dimenticato, e in più guardato regolarmente con la puzza sotto il naso, come un residuo di tempi andati in cui nella vita era ancora richiesto di menarsi per strada ogni tanto, e in cui la violenza, anche controllata, attraeva gli spettatori invece di respingerli. E invece, dopo una settimana e mezzo di atleti fighettissimi ed atlete imbellettate, che si presentavano sui campi come fosse una sfilata, già pronti a rilasciare l’intervista della medaglia prima ancora di vincerla (spesso poi fallendo miseramente), e interessati più a discettare di tasse e di politica che alla loro prova, vedere questi ragazzoni ruspanti, un po’ tamarri e un po’ terroni, ha fatto bene al cuore.

Intanto, s’è riscoperto questo sport, che sport è sul serio: perché non c’è mica solo da menarsi (anzi, le risse e gli abbrancamenti si son visti molto di più nel taekwondo o nel judo) ma c’è velocità, tattica, tecnica, intelligenza, resistenza, spettacolo, e tanto, tantissimo cuore. E’ stato incredibile vedere i nostri pugili contro bestioni grossi il doppio di loro (e va detto che i nostri non sono piccoli, anzi) girargli attorno come zanzare fino a tirargli un cazzottone dritto sul mento. E’ stato ancora più bello sentire Damiani fargli da secondo papà, e in quei venti secondi tra un round e l’altro incoraggiarli se erano giù, cazziarli se erano mosci, applaudirli se erano stati bravi, sempre urlando senza respiro come fosse il mitico Roberto Da Crema. Un oro, un argento e un bronzo, su sei atleti presenti, è un risultato da incorniciare: e dato che la boxe è anche lo sport che toglie i ragazzi dalle strade di Cinisello Balsamo (come Cammarelle) o dell’immenso degrado campano (come Russo e Picardi), è anche un segno di riscatto sociale; alla fine, rende di più l’Italia ignorante ma vera, che quella evoluta e montata.

Comunque, sono davvero tanti gli italiani che hanno deluso. La scherma e il canottaggio hanno reso decisamente meno del solito; la ginnastica ha subito un tracollo totale; l’atletica è ormai inesistente; degli sport di squadra meglio non parlare, uno peggio dell’altro e zero medaglie, nonostante in svariati casi partissimo da favoriti per l’oro: centinaia di biglietti aerei che ci potevamo risparmiare. Alla fine è andata peggio di Atene, ma nel medagliere siamo comunque noni e davanti a Francia e Spagna: tanto male non è, ma non tutti possono cantar vittoria.

Nonostante questo, qualcuno ha sentito parlare di sconfitte, delusioni, ammissioni di colpa o di semplice superiorità altrui? Io no. Se c’è una cosa triste in questa Olimpiade sono i tanti, troppi atleti italiani che hanno deluso e poi, invece di fare autocritica, hanno cercato di scaricare le responsabilità sulle giurie, sul clima, sulla sfortuna, sulla cabala e su qualsiasi cosa purché non su loro stessi, in questo purtroppo appoggiati dai commentatori Rai, per i quali ammmettere che un italiano ha perso meritatamente o che qualche nostra federazione sportiva sia in mano a raccomandati incompetenti (anzi, più di qualche) pare impossibile, e così giù di titoli e frasi come “argento che vale un oro†o addirittura “quarto posto che vale un oro†e in qualche caso “eccezionale quattordicesimo posto†(?!?).

Può essere che in qualche caso gli atleti di casa siano stati un po’ favoriti dalle giurie e dall’organizzazione rispetto ai nostri, ma questo fa parte del gioco e succede in qualsiasi Olimpiade: basta confrontare il numero di medaglie vinte dalla Grecia quattro anni fa ad Atene con quelle vinte qui o a Sydney 2000. Del resto, quando noi ospitammo i mondiali di atletica a Roma nel 1987, truccammo clamorosamente i risultati del salto in lungo per far vincere la medaglia al nostro Evangelisti

Però, da qui a dire che gli italiani erano fortissimi ma hanno perso perché c’è un complotto internazionale contro l’Italia ce ne corre. Vorrei infatti chiudere con quello che ha detto sbottando Simone Collio (centometrista) nell’intervista a caldo dopo la semifinale della nostra staffetta 4×100, squalificata facendo entrare in finale la Cina. I commentatori Rai (l’ineffabile Bragagna) per cinque minuti hanno montato il caso attaccando la Cina e le giurie. Alla fine, Collio è esploso e gli ha fatto notare che la squalifica ci stava perché noi avevamo fatto un cambio irregolare, e che la brutta prestazione, se mai, era dovuta all’incompetenza dei dirigenti dell’atletica italiana, che ogni anno cambiano allenatori e quartetti delle staffette in base alle amicizie e alle pressioni politiche, impedendo agli atleti di affiatarsi e di costruire una staffetta credibile.

Non so cosa succederà a Collio; essendo in Italia, credo che cacceranno lui invece che i capi dell’atletica.

P.S. Ci sarebbe anche da parlare dei non italiani; solo oggi, c’è stato un Usa-Spagna stellare come finale di basket, una partita incredibile con la Spagna ancora in gara a un minuto dalla fine, a forza di bombe e schiaccioni in faccia a Bryant e soci. E poi, entrambe le cerimonie, con alcuni momenti bellissimi: il conto alla rovescia in quella iniziale, e la torre con i fiori umani e i nastri volanti in quella finale. Intanto, i londinesi mi hanno già fatto godere, perché nel loro segmento della cerimonia di chiusura hanno pensato bene di esibire il paesano Jimmy Page, con tanto di chitarra dal vivo, in Whole Lotta Love. Pechino e Londra unite dai Led Zeppelin: yo, fratelli di rock.

[tags]olimpiadi, sport, pechino, italia, boxe, atletica, rai, led zeppelin, londra[/tags]

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14 commenti a “Bilancio olimpico”

  1. D# AKA BlindWolf:

    Beh, dopo tre Olimpiadi di vacche grasse (solo le casalinghe di Roma e le boicottate di Los Angeles sono state più ricche di azzurro di Atlanta, Sydney e Atene) un po’ di calo è fisiologico.

    I giornalisti devono fare spettacolo: con loro sei alle stelle o alle stalle.

    Le medaglie si assegnano dopo le gare e se da una parte ci si aspettava metallo prezioso dalle tre moschettiere azzurre, dal Robin Hood di Padova, dai 200sl della Pellegrini, dalla bicicletta di Bettini o dalla sbarra di Cassina, dall’altra è arrivato dal vecchio Rebellin, dal non considerato Minguzzi o dalla sconosciuta Cainero. Come ha detto la grandissima Idem: “lo sport è così: a volte vinci di 4 millesimi, a volte perdi di 4 millesimi”. Sarebbe bello che anche i giornalisti ed i tifosi lo capissero: non puoi sempre vincere di 4 millesimi. Anche perchè dall’altra parte c’è un altro che dello stesso pelucco di tempo ha perso.

    Da notare sul medagliere il salto in alto (medaglie raddoppiate!) della Gran Bretagna e la sparizione della Grecia.

    Comunque tra le squadre salvo la spedizione dei pallavolisti: ormai Russia, USA e Brasile sono delle grandissime squadre e fare meglio del quarto posto era quasi impossibile, specialmente dopo aver battuto i vicecampioni mondiali e con Fei, Corsano e Mastrangelo stampellati.

    Pallanuotiste e pallavoliste hanno patito l’eliminazione diretta: lì una partita sbagliata ti mette fuori gioco ed olandesi ed americane sono state più concrete (infatti alla fine sono salite su gradini alti del podio).

    P.S.: poi, per carità, un quattordicesimo posto può essere un risultato eccezionale se sulla carta sei il cinquantesimo. Non possiamo essere campioni del mondo ovunque.

  2. Fabrizio:

    Sottoscrivo ogni cosa. Mi piace però ricordare che comunque, Italia sfavorita o meno, la gara di vela è stata una burla tante le irrregolarità che la hanno contraddistinta e non ammesse. Parimenti la ginnastica artistica a squadre sembrava giudicata dalla mafia russa piuttosto che da giudici imparziali.

    A parte ciò il duo Bragagna Icardi inanella tante di quelle fesserie, banalità, errori, sciocchezze che, a ben vedere, e tenuto conto dell’alta considerazione che evidentemente (pur dopo Torino 2006) nutrono in RAI, son giudicati da giuria altroché mafiosa.

  3. Nya:

    Jimmy Page…pausa mistica… è stato sublime :D e pure il pubblico cinese conosceva “whola lotta love”…

  4. pippo:

    giornalisti italiani.. grandi…bravi…finalmente informazione è una unica …coplimenti avete superato…..la stefani….grandi anni il 1938 -34 per le olimpiadi e informazione.,…wwww la rai.wla rai

  5. Alberto:

    A proposito di scaricare la responsabilità sulle giurie mi ha divertito il caso della scherma dove, pur grandi favorite, le fiorettiste sono state sconfitte nella gara a squadre dalla Russia proprio nell’ultissima contestata stoccata. Da quest’anno nella scherma era prevista la moviola e quindi quest’ultima stoccata è stata rivista alla moviola prima di assegnarla alla Russia.
    Nel passato in un caso simile si sarebbe detto che l’arbitro era parziale, corrotto o almeno orientato. Questa volta non si poteva perché le immagini avevano decretato il risultato, ma con qualcuno bisognava pur prendersela ed allora sia il CT Magro che il presidente del CONI Petrucci se la sono presa con la moviola, dicendo che non andava bene, che queste sono innovazioni che fanno male allo sport e così via. In sostanza questa volta parziali e corrotte erano le immagini…
    Insomma anche questa volta ci hanno fatto fare la solita figura barbina degli italiani che non sanno perdere.

  6. for those...:

    Vittorio, ma non sei mai contento però!
    Ho capito che gli schermidori ti stanno sulle palle perché non vogliono pagare le tasse e perché non restituiscono le megaglie, ma hanno vinto 2 ori e 3 bronzi solo loro.

    Un paio di osservazioni che riguardano la boxe.
    Quella vista alle olimpiadi è la boxe DILETTANTI. è molto diversa dalla boxe dei pro che (fortunatamente) non ci propinano più in TV. Intanto dura un tempo sufficiente per non annoiarti a morte. Poi le protezioni alla testa ne fanno uno sport tecnico, dove lo scopo è assestare colpi mirati a fare punti e non ridurre l’avversario a un vegetale umano a poco più di 30 anni.
    Infine le dichiarazioni di vittoria prima delle gare: vai a ripescarti le parole di Russo prima della finale. Vabbé che i pugili sono un po’ tutti spacconi, ma il rapporto tra dichiarazioni roboanti e figura fatta in finale non gli da molto scampo. Poi, naturalmente, tanto di cappello all’argento.

  7. D# AKA BlindWolf:

    Come ha detto Benvenuti (ex grandissimo del pugilato): “Se prima di un incontro non sei convinto di essere più forte dell’avversario, tanto vale non salire neppure sul ring”. Forse c’è questo dietro le dichiarazioni del pre-gara dei pugili (Cammarelle compreso, ma lui è veramente di un altro pianeta… vincere semifinale – contro un bestione di 10kg più di lui – e finale per KO tecnico tra i dilettanti è da fenomeni), oltre al cercare di demoralizzare l’avversario.

    Rileggendo il post di vb: non mi pare che ci fossero squadre italiane favorite per l’oro (a parte, forse, le pallanuotiste). Quasi tutte le squadre hanno fatto fatica a qualificarsi (i pallavolisti si sono sudati la qualificazione annullando 10 match-ball al Giappone); i cestisti (argento ad Atene) sono rimasti a casa, complici i pochi posti per le squadre europee ed un ricambio generazionale che non c’è stato nonostante 4 giovani promesse.

    I francesi hanno preso un oro meno di noi, ma 12 medaglie in più in totale. Tolto il fatto che il medagliere non è ufficiale, credo che i transalpini abbiano dimostrato maggiore ecletticità sportiva. Per non parlare di Olanda e Australia, che secondo me sono le nazioni più “sportive” del mondo.

    Per quanto riguarda i risultati deludenti penso che occorra considerare caso per caso.
    Nell’atletica ha deluso più che altro Howe, ma era fresco di infortunio. Ma la pista si colora sempre di più d’Africa, dove un serbatoio di atleti eccezionali è sempre meglio utilizzato: i tempi di Alberto Cova e di Livio Berruti sono finiti.
    Altre Federazioni soffrono la mancanza di soldi (o sono molto mal spesi da dirigenti raccomandati?); pochi impianti e pochi partecipanti. Non puoi sempre sperare che tra poca gente ci sia sempre un nuovo Antonio Rossi, dei nuovi Abbagnale, una nuova Sensini, un nuovo Dibiasi, un nuovo Maenza.
    I tre “italiani” nel tennis tavolo si chiamavano Mihai Bobocica, Nikoleta Stefanova e Wenling Tan-Monfardini. Non ci resta che andare in giro a sposare delle Fiona May, Magdelin Martinez, Natalia Valeeva o Josefa Idem?

  8. vb:

    Un po’ di risposte sparse:

    La scherma in realtà ha vinto sette medaglie, non cinque; è sempre il nostro sport migliore; però è impossibile non definire una delusione il fatto che in molte categorie dove ci siamo presentati magari con i numeri 1, 2 e 3 del ranking mondiale abbiamo preso “solo” un bronzo. Sempre meglio dell’atletica, ovvio.

    Io le dichiarazioni roboanti le apprezzo da un pugile casertano alla prima olimpiade, perché mi sembrano spaccone ma entusiaste e sincere. Da campionesse in testa al ranking mondiale da quindici anni, magari arrivate in Cina a corto di preparazione per via di attività extra-sportive, mi sembrano meno sincere e più presuntuose.

    A me risultava che sulla medaglia della pallavolo femminile ci mettessimo la mano sul fuoco, su quella del calcio anche, almeno dopo che hanno sorteggiato i gironi e s’è visto che non avremmo incontrato né Brasile né Argentina prima della finale.

    Sullo sperare nei nuovi Rossi e Abbagnale: il problema è proprio l’approccio a “sperare”. Da noi manca in molti sport qualsiasi programmazione, a partire dall’attività e dallo “scouting” nelle scuole. I dirigenti – per la maggior parte legati a logiche politiche, o di partito o di società sportive o di entrambe le cose – si limitano spesso a manovrare per conservare il potere e poi a sperare che per miracolo salti fuori un nuovo campione. E comunque, incapaci o capaci, la loro principale preoccupazione è apparire davanti alle telecamere (vedi l’insopportabile presidente del canottaggio, che dopo ogni medaglia era prontissimo a bordo vasca a strappare il microfono dalle mani dei suoi medagliati per parlare lui).

  9. FRANK:

    180 giorni. E’ questa la finestra temporale “in avanti” del politico medio. Non penso che per i dirigenti delle federazioni si possa andare più in là. Forse si arriva alla durata di una stagione, comunque sotto l’anno.
    Le prossime olimpiadi sono ad un’era geologica da quelle appena concluse!
    FRANK

  10. D# AKA BlindWolf:

    @vb: Sport di squadra: nel post hai parlato esplicitamente di “oro”. Nel calcio il pronostico era Brasile o Argentina (l’argento era comunque accessibilissimo); Piccinini & compagne erano una delle squadre più forti, ma per darle da favorite davanti ad USA, Brasile e Cuba occorrono alcuni quartini di Barbera.
    Nell’eliminazione diretta basta una partita storta per compromettere tutto (agli Europei Donadoni ci ha rimesso le chiappe per essere stato l’unico a non aver perso contro la Spagna, o guarda il suicidio degli olandesi). I pallavolisti italiani al massimo splendore (Barcellona 1992) hanno perso i quarti di finale di 1 punto al tie-break contro l’Olanda (alla fine argento: tre partite perse nel girone, ma quarti e semifinali li hanno vinti) e sono rimasti fuori dalle medaglie.

    I pronostici contano poco. Se ti qualifichi vai alle Olimpiadi e lì te la giochi.

  11. roberto celani:

    Le medaglie si vincono e si perdono per qualche centesimo…
    Trovo ridicolo il conteggio dei quarti posti e altre amenità del genere. Un movimento sportivo si giudica dalla presenza qualificata nelle gare e soprattutto dal complesso dei piazzamenti, non solo dai successi almeno nelle gare individuali.
    Quello che personalmente mi ha colpito è l’insuccesso in tutti gli sport di squadra (assolverei solo il volley maschile)…
    Sembra un paradigma della nostra società…

    http://robertocelani.blogspot.com/2008/08/ciao-pechino-arrivederci-londra-2012.html

  12. Rikko:

    Il problema italiano è sempre il solito: sfruttare i gruppi consolidati fino alla cenere, senza mai rinnovamento (a meno di morte dell’atleta). La pallavolo maschile e la pallanuoto maschile-femminile sono due classici esempi. Negli anni 90 (e anche in parte nella prima metà del 2000) dominavamo. Ora non dominiamo più con (spesso) gli stessi atleti di un tempo. Se ti tieni i giocatori di 35 anni e i “giovani” li fai esordire a 29-30 ti troverai inevitabilmente un giorno senza più niente.
    Il basket non si è qualficato alle olimpiadi, perchè per una volta si è cercato di rifare la squadra da capo ed è ovvio che un gruppo nuovo ci metta tempo ad affiatarsi (certo che se poi certi preferiscono i soldi dell’NBA alla nazionale, il discorso va in fanteria però almeno è un tentativo), ma è un esempio piuttosto isolato.

  13. vb:

    In effetti la cosa che più colpiva ascoltando le cronache degli italiani era la quantità smodata di nomi noti: alla terza, quarta, quinta olimpiade (settima nel caso della Idem), brillanti 35-40enni e pure oltre. Certo, in qualche caso hanno preso la medaglia (spesso però hanno deluso rispetto alle aspettative), ma quanti giovani abbiamo bruciato nel frattempo, perché il posto era occupato da questi grandi vecchi?

  14. D# AKA BlindWolf:

    Se in molti sport contano i risultati presumibilmente Rossi, Idem, Trillini, Baldini, Rebellin (che a dispetto dell’età era solo alla seconda) & c. erano lì perchè non c’erano giovani alla loro altezza. Il che mi rende preoccupato per il futuro dello sport italiano.

    Concordo con Rikko sul basket: la squadra di ultratrentenni è stata smantellata ed occorre forgiare una squadra sui giovani talenti (Bargnani, Gallinari, Gigli, Belinelli, Mancinelli…). Molti dei “vecchi” (Galanda, Pozzecco, Basile, Chiacig…) probabilmente avevano meno talento ma con il tempo hanno formato una squadra che delle soddisfazioni se le è prese (argento ad Atene 2004), speriamo che i nuovi giocatori (praticamente i primi ad approdare nell’NBA) riescano a fare altrettanto.

 
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