Un giorno nella savana (1)
Bisogna dirlo: al parco Kruger abbiamo avuto una fortuna sfacciata. La gita era stata organizzata dai nostri ospiti italiani, che ormai si sono perfettamente integrati nella mentalità mozambicana: quindi, non eravamo per nulla preparati; non avevamo prenotato; non avevamo una cartina e non sapevamo dove andare, né come fare per vedere gli animali. Eppure, abbiamo messo insieme in un solo giorno una serie di esperienze che molti non riescono a fare in una settimana.
Siccome nel non-piano era prevista una sosta nella città sudafricana di Nelspruit per fare shopping (sosta che ovviamente si è rivelata impossibile a causa della strada persa in Mozambico, dell’ora e mezza di dogana non calcolata e di altri errorucci simili), abbiamo percorso la regione meridionale del parco da ovest a est, dopo averla prima costeggiata in autostrada nella direzione opposta.
Arrivando dal Mozambico, si risale una valle verdissima e piena di coltivazioni di vario genere (banane, cedri, ananas…); poi si attraversa una gola meravigliosa che ricorda molto i canyon dei film western. Si sbuca così nel cuore di Mpumalanga, la regione orientale del Sud Africa: un posto davvero bellissimo. In pratica sono le colline toscane trasportate in Africa; e sebbene ci siano lo stesso anche i vigneti, lo sfondo delle montagne e del sole africano al tramonto le rende spettacolari.
Peccato che, in Sud Africa, non sia troppo sano restare in giro dopo il tramonto; la zona in questione non è Soweto, ma è pericoloso lo stesso. Così, di fronte alla flemma dei nostri ospiti, noi siamo andati in fibrillazione, man mano che il sole calava e non sembrava esserci alcuna vera intenzione di trovare un posto per la notte, anzi saltavano fuori idee bislacche tipo (a mezz’ora dal buio) “facciamo ancora mezz’ora di macchina e andiamo all’ingresso del parco a vedere com’è e se si può dormire lì”.
Per completare il quadro, la mezz’ora di macchina in questione è trascorsa in mezzo a una metropoli fantasma: l’unica zona dove abbiamo visto chilometri e chilometri di colline completamente tappezzate di casupole abitate dai neri più poveri. Lungo la strada, infatti, c’era traffico, gente che camminava, bambini che giocavano, baretti-discoteca pieni di gente del posto; tutto diverso dai cento chilometri precedenti, in cui saremmo potuti benissimo essere in Germania. Le casupole erano decisamente meglio di quelle mozambicane: praticamente mai di paglia, tutte con l’elettricità e l’acqua, e varie di loro erano sviluppate a un livello non dissimile dalla media casa di campagna o di mare del Sud Italia.
Invece, noi europei-previdenti siamo stati scornati, perché è successo il primo miracolo: arrivati alle cinque alla Numbi Gate, un’ora prima della chiusura per buio, abbiamo chiesto se c’era posto nell’unico campo ancora raggiungibile e ci hanno detto che eravamo davvero fortunelli, perché si erano liberate delle capanne. Infatti, per dormire dentro il Kruger bisogna solitamente prenotare con settimane d’anticipo, mesi in alta stagione; se no puoi dormire nei vari albergoni esterni, che però costano il triplo e sono molto meno affascinanti, e poi entrare all’apertura del parco, alle sei di mattina, perdendoti però i safari dell’alba organizzati dal parco. Insomma, dormire dentro è tutta un’altra cosa e se mai ci andrete assicuratevi di farlo.
All’ingresso, ci siamo fatti subito riconoscere: infatti abbiamo imboccato la strada a velocità allegra (ben oltre il limite di 50 km/h che vige nel parco per non investire animali) e con la portiera dei sedili posteriori, scorrevole, aperta per fare meglio le foto. (Inutile dire che io mi sono dissociato sin dal principio e che questo comportamento è tutto effetto del mix culturale Italia-Mozambico.) Le porte vanno tenute chiuse, se non altro per evitare che un leone, o più facilmente una scimmia, ti saltino in macchina! Comunque, dopo tre chilometri è successo questo: il van davanti a noi, di una delle compagnie private di safari, ha accostato in mezzo alla boscaglia e ha detto qualcosa a qualcuno. Tempo di arrivare lì e sbucano fuori due poliziotti neri, che erano seduti tra l’erba davanti a un autovelox; ci fermano, ci chiedono la patente, e ci annunciano la multa. Italia-Mozambico reagisce dicendo che ha aperto la porta “solo un attimino per fare una foto”, al che il poliziotto s’incazza e fa notare che il tizio davanti gli ha raccontato tutto. Alla fine, dopo cinque minuti di cazziatone, visto che eravamo appena entrati non ci ha fatto la multa; però il messaggio è stato chiaro e di lì in poi siamo stati bravissimi.
Arriviamo al campo di Pretoriuskop al crepuscolo: ci danno le nostre capanne, cioè costruzioni tonde in muratura col tetto di paglia, dentro le quali ci sono due letti, un tavolo, due sedie, un lavandino, una lampada elettrica e un ventilatore a pale. Ce le avevano presentate come spoglie e poco accoglienti, ma in realtà sono bellissime: hanno pure le zanzariere e, davanti all’uscio, il barbecue privato. Altre, però, hanno l’aria condizionata, gli utensili da cucina, il bagno privato e tante altre cose… Oltre ad un centinaio di capanne, nel campo – ovviamente chiuso e circondato da recinti elettrificati – ci sono un bar, un ristorante, un negozio di alimentari e souvenir, una pompa di benzina, un bancomat, e persino due piscine rotonde e semi-naturali; ed è pieno di uccelli e di gazzelle che pascolano tra le capanne. Insomma, altro che campeggio: pur sembrando ampiamente selvaggio (e risalendo originariamente agli anni ’30: il parco fu istituito nel 1926) è un posto moderno ed organizzatissimo!
Ceniamo: zuppa e antipasto caldo a buffet, spiedini di kudu e il dolce, più birra e acqua. La notte è fantastica; dopo le 21:30 c’è la consegna del silenzio, anche se le rane e i grilli fanno discoteca tutta la notte; il buio è quasi totale, a parte qualche luce sui passaggi. Il cielo è incredibile, pieno di stelle: uno di quei cieli che scioglie il cuore, facilita l’accoppiamento e (come direbbe qualcuno) ispira un intero disco di ballate a Paul McCartney. Dopo averlo visto non si riesce più a dormire, e così le ultime ore prima della sveglia delle 4:15 sono dedicate alla passeggiata e alla fotografia notturna.
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