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sabato 20 Settembre 2008, 12:16

Le leggende erotiche della provincia di Biella

Devo aver mangiato troppo, quest’estate; non mi si chiudono più le camicie. Eppure anche questo sarà un weekend mangereccio; in attesa dell’odierna Sagra della pizza di Pratrivero (BI), iersera ci siamo trovati con un gruppo di amici gaudenti all’Agriturismo Il Molino di Cavaglià (BI) (però questo è un BI stentato, proprio all’incrocio con VC e TO; uscita A4 Santhià). E’ un posto simpatico dove per venticinque euro ti danno qualche antipastino, un po’ di formaggi, un dolcetto, il caffé; e una bella costata al sangue. Si sente un po’ la mancanza dei carboidrati, ma ciò è comunque reso secondario dal fatto che nella cifra di cui sopra sono comprese anche quattro bottiglie di vino in cinque. E uno dei cinque praticamente non beveva. E non ero io.

Si diceva appunto che tantissimi anni fa la paglia odorava di paglia, e l’erba sapeva di erba. Per i bambini di campagna c’era ogni scusa per perdersi, e per estrinsecare la propria natura incipiente in un’estate calda; una espressione di sperma così tanto per fare, felici di una felicità normale come le mucche e i conigli. Oggi non è così, e per perdere la verginità ci vogliono una laurea e l’autorizzazione del Papa; la vita è inutilmente complicata.

La stradina dell’agriturismo è un ottovolante sgommoso, ma finisce subito; la radio invece attacca “bello, bello e impossibile, con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale”. Grazie grazie, prima di scoprire che su qualsiasi canale io giri ci sono sempre i redivivi Verve, la cui canzone fa oh-oh oh-oh oh-oh oh-oh (eco ad libitum); e al massimo un finto reggae appena passabile che a naso attribuirei ai Maroon 5 (il secondo disco è sempre il più difficile nella carriera di un artista). Musicalmente omologati nella notte d’autunno; vorrei imboccare l’autostrada ma c’è un furgone fermo sulla tangente della seconda rotonda, e mi tocca inchiodare in piena piega. Lui è indiano e non sa dove prendere per Genova, e per fortuna che lo indirizzo. Il resto è tutto dritto, anche se sulla strada ci sono altri incerti e zigzaganti; è un venerdì notte qualsiasi, mai una pattuglia della stradale a toglierti la patente. Arrivi al punto che le macchine ti sfrecciano accanto in direzione retro, prima ancora che tu le abbia coscientemente vedute.

Anni fa, ricordo di aver dormito in coppia con la faccia su un tavolino, incurante delle ucraine seminude che popolavano il Con-Tatto di Oldenico (VC, ma è di quel VC che sarebbe passabile come basso BI), uno di quei posti che io, con il mio ingegnerismo di ortodossia nerdica, mai avrei immaginato che esistessero; peraltro, anche dopo che gli amici allupati mi ci portarono, la mia risposta fu la faccia sul tavolino, fino a che qualche polacca strafiga non venne a svegliarci a tettate, giacché dormendo abbassavamo il tono del locale. Gli amici erano già spariti a botte di cinquantaeuri nel privé, che poi io conclusi che il privé era una tortura perché di scopare non se ne parlava, e allora – se avessi mai deciso nella mia vita di andare a puttane – almeno avrei pagato per concludere e non per farmelo tirare. Love, children, is just a kiss away.

L’undicesima edizione dell’Enciclopedia Britannica (1911) è a tutt’oggi considerata come il punto più alto della sistematizzazione del sapere anglosassone. Certo, su alcune cose è ovviamente un po’ antiquata: non è più corretto definire Trieste come “the principal seaport of Austria, 367 m. S.W. of Vienna by rail”, e nemmeno dedicare qualche pagina a discutere se la teoria che la materia sia fatta di atomi sia credibile o meno, concludendo che “it has more than once happened in the history of science that a hypothesis, after having been useful in the discovery and the co-ordination of knowledge, has been abandoned and replaced by one more in harmony with later discoveries. Some distinguished chemists have thought that this fate may be awaiting the atomic theory”. Inoltre, non credo che piacerebbe ai nostri storici sentire che il Ku Klux Klan è l’equivalente americano della Giovine Italia di Mazzini; e pare che alla voce “negro” non si possa più dire che “the arrest or even deterioration of mental development [after adolescence] is no doubt very largely due to the fact that after puberty sexual matters take the first place in the negro’s life and thoughts.” Teorie più moderne dimostrano infatti che gli affari sessuali occupano un posto centrale nel pensiero di qualsiasi essere umano in età riproduttiva (posso confermarlo su base statistica per i maschi; le femmine tirino una riga nei commenti), e che la differenza, al massimo, sta in quanto ci si concede di esserne consapevoli ed esplicarli.

Ci sono un sacco di posti dove da sempre i ragazzi usavano fare sesso; solo l’arrivo della civiltà dell’automobile, negli anni Sessanta, li ha mandati progressivamente in disuso, a favore dell’imboscarsi quieto nelle stradine di campagna e in tutti i piazzali cittadini (per Torino si spazia dal Monte dei Cappuccini al Castello di Rivoli, anzi su quest’ultimo ci troverete pure la Fernanda Lessa con la gomma bucata). Prima era diverso; e se in campagna era uno spasso, in città la situazione non era così semplice. Fonti del periodo confermano che, in fin dei conti, c’era un solo luogo sempre aperto, gratuito, buio e per la maggior parte del tempo totalmente vuoto; e così sono tante le verginità perdute per passare il tempo, negli anfratti e nei confessionali dei templi della Beata Vergine.

Cosa dunque possiamo concludere sulle leggende erotiche della provincia di Biella, nel momento in cui la vita si risveglia dopo il lungo letargo della notte, all’alba delle undici e trenta di un sabato mattina? Innanzi tutto che sono tutte vere; e questo può essere certificato da un grande numero di testimoni. Inoltre, possiamo dire che sono assolutamente naturali, e se qualcuno vi ha trovato elementi di stupore o di sdegno è persona che ha seri problemi con la propria anima animale. Talvolta c’è negli uomini contrapposizione tra lo spirito e la carne, ma, come potete vedere, ciò che la società separa l’etimologia riattacca. E quindi, “if in doubt, follow your instinct”: è giunto indubbiamente il momento per lasciare che la natura faccia il suo corso.

[tags]uh… vediamo… biella, pizza, agriturismo il molino, santhià, vita, morte, sesso, riproduzione, chiesa, prati, verginità, madonna, uh la madonna, vino, enciclopedia britannica, fernanda lessa, torino, negri, animali, istinto, mazzini, papa, oldenico, gianna nannini, verve, maroon 5, rolling stones, natura, anima, tutto si tiene[/tags]

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2 commenti a “Le leggende erotiche della provincia di Biella”

  1. Piero:

    Sessualità patriarcale: http://it.youtube.com/watch?v=zMC0kbojOBg

  2. simonecaldana:

    Come stanno gli elefantini rosa?

 
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