Chi cerca non trova
Qualche giorno fa, mi hanno segnalato che la saga di Uruknet continua.
Per chi non lo conoscesse, Uruknet è un sito di informazione alternativa dall’Iraq occupato, in italiano e in inglese, di orientamento chiaramente contrario all’invasione americana e alla filosofia dei teocon bushiani. Da anni, Uruknet è in lotta con Google, perché, sostengono loro, sia Google News che il motore di ricerca eliminano sistematicamente il sito dai risultati presentati al mondo.
Io non so se la censura lamentata da Uruknet sia vera; è anche possibile che loro si stiano semplicemente scontrando con l’imperscrutabilità e i muri di gomma dei call center, come immagino sia quello che risponde alle richieste di spiegazioni da loro inviate a Mountain View.
Tuttavia, conoscendo gli americani, non rimarrei troppo sorpreso se Google davvero limitasse la visibilità di questo genere di informazioni: in fondo, l’Iraq (o meglio, quella sua parte che dopo anni ancora si rifiuta di farsi occupare o di farsi governare da una amministrazione messa lì da Washington) è un nemico dell’America e ogni americano, anche il più liberal, trova del tutto naturale usare ogni mezzo a propria disposizione contro i nemici dell’America.
Purtroppo, gli allarmi di questo genere si ripetono spesso: pensate all’episodio di censura lamentato da Beppe Grillo, che sulle prime anche a me è parso un caso di incomprensione delle caratteristiche del mezzo; eppure, andando al di là delle scontate prese per il culo da parte di fonti autorevoli come Mantellini e Il Giornale, qualcosa di strano c’era, anche se probabilmente era una incompatibilità culturale tra gli algoritmi di indicizzazione di Google e il fatto che Grillo rediriga i visitatori non chiaramente italiani (tra cui me, maledizione) alla versione inglese del suo sito.
Insomma, il problema è che la visibilità su Google, e in misura minore sugli altri motori di ricerca, è ormai vitale per qualsiasi sito; se essa viene a mancare, il sito rimane effettivamente censurato e quasi completamente invisibile. A questo punto, diventa irrilevante che la cosa dipenda da Google o da qualche particolare tecnico (o errore vero e proprio) del sito indicizzato. Come in tante altre cose, il problema tecnico genera un effetto politico potenzialmente rilevante, tale da non permettere di liquidare l’incidente come una semplice questione tecnica da delegare agli ingegneri.
Io credo, insomma, che si dovrebbe tutti insieme trovare una strada per permettere a Google e agli altri motori di ricerca di fare il proprio mestiere senza lacciuoli, ma anche perché sia possibile a chiunque ottenere una spiegazione trasparente sul come mai certi contenuti non appaiono, in modo da risolvere i problemi anziché gridare subito alla censura; e così intrinsecamente verificare che i motori di ricerca non barino.
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