Giustizia italiana
Riemergo da due giorni di febbre per rammaricarmi: se non fossi stato malato, era già in preventivo il giro a Roma per partecipare alla manifestazione indetta dall’Associazione Familiari Vittime della Mafia a sostegno del Procuratore di Salerno Apicella (no, non il cantante berlusconale).
Ormai sparare sui giudici è di moda, per esempio quando agli imputati vengono concessi gli arresti domiciliari, o quando le pene sono troppo leggere (il che, tenendo conto del fatto che la pena media auspicata oggi dall’italiano medio per qualsivoglia delitto varia dalla morte alla castrazione chimica, vuol dire praticamente sempre). In realtà , in questi casi quasi mai è colpa del giudice, ma piuttosto del Parlamento che fa le leggi che i giudici applicano.
Si sa però che per l’attuale classe politica la giustizia malfunzionante è un triplo vantaggio: per prima cosa, permette di additare continuamente al popolo i giudici come insensibili, molli, iniqui, magari mostrando quelle belle scene di madri con la bava alla bocca per il desiderio di vendetta, che si rotolano e si strappano i capelli davanti alle telecamere maledicendo il giudice che ha dato “solo” trent’anni di galera all’imputato. Per seconda cosa, fomenta il clima di insicurezza nel paese, aumentando le richieste generalizzate di “ordine e disciplina”, che possono poi essere usate per manganellare qualsiasi forma di opposizione all’ordine costituito. Per terza cosa, dato che il nostro Parlamento è pieno di criminali o sospettati tali, permette personalmente di sfuggire alla galera e di continuare a corrompere, farsi corrompere e fare i propri comodi.
Succede però che qualche giudice si ostini a indagare sui potenti: come il famoso pubblico ministero De Magistris, che indagava sul ministro della Giustizia Clemente Mastella finché il suo capo (il procuratore generale di Catanzaro) non gli tolse l’inchiesta, e lo stesso Mastella ne chiese e ne ottenne il trasferimento a Salerno. Ma nell’inchiesta di De Magistris compariva buona parte del gotha politico italiano, di destra, di sinistra e soprattutto di centro (Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere: l’equivalente bianco delle coop rosse emiliane).
Qualche mese fa, l’ulteriore scaramuccia: i magistrati di Salerno indagano su quelli di Catanzaro, con il sospetto che quella “sottrazione di inchiesta” fosse appunto una manovra per impedire alla giustizia di compiersi. Scoppia la rissa tra le due procure; qual è l’esito? Su pressione dell’attuale ministro della Giustizia Angelino Alfano, il CSM sospende il capo della procura di Salerno, Apicella, e trasferisce alcuni suoi collaboratori; una punizione epica.
Se avete fiducia nelle nostre massime cariche politiche, potete pensare che giustizia sia stata fatta: questi magistrati arroganti e ficcanaso, che si permettevano di importunare alte cariche dello Stato, sono stati finalmente fermati. Adesso, poi, si metterà fine anche allo sconcio delle intercettazioni telefoniche, in modo che nessuno potrà più sentire Berlusconi che parla di soubrette o Fassino che esulta perché ha una banca (anzi no, Berlusconi lo sentiremo comunque perché ormai fa battute sessiste anche in pubblico: l’anziano che avanza).
Se invece tale fiducia non avete, penserete che poteva essere una nuova Mani Pulite, ma è stata troncata sul nascere; del resto, anche Borsellino fu messo sotto accusa da parte del CSM, quando cominciò a dire pubblicamente delle verità scomode su quel che succedeva all’interno della magistratura. Allora ci fu un’ondata di indignazione, oggi non frega più niente a nessuno; e il giudice Carnevale, quello che negli anni ’80 chiamava Falcone “quel cretino” e che trovava tutti i cavilli per annullare le sentenze contro i boss della mafia, ora è di nuovo in Cassazione, a cassare sentenze e referendum.
Purtroppo, questi sono i tempi che corrono; e i nostri blog sono sempre più pieni di stupidaggini e minuzie, e sempre meno parlano delle cose importanti. Non sono un magistrato, ma condivido le domande angoscianti poste da uno dei magistrati trasferiti da Salerno, Gabriella Nuzzi, nella sua lettera all’Associazione Nazionale Magistrati, quella che dei magistrati dovrebbe essere il sindacato e che invece è ormai un puro e vuoto centro di potere e di raccomandazione. Per questo mi spiace proprio non poter essere domani a Roma.
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