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martedì 20 Gennaio 2009, 16:21

Un martedì no grat

Ieri avevo ricevuto un invito per il presidio contro il grattacielo di Banca Intesa, che si sarebbe tenuto oggi in pausa pranzo nei giardinetti lì accanto; e oggi a pranzo, essendo in giro in bici, sono andato a vedere.

Sono arrivato lì circa all’una e un quarto; c’erano una dozzina di persone, nessuno che conoscessi di persona. C’era però Paolo Hutter – ex Lotta Continua, ex o forse ancora Verdi, ex assessore all’Ambiente – incatenato a un albero; nonché un altro paio di persone che conoscevo di vista dai tempi del Poli, ricercatori o docenti.

C’è fermento perché stamattina, senza preavviso, il cantiere è stato espanso: è stata posta una serie di grate in mezzo ai giardinetti, e le ruspe hanno cominciato a spostare più in là i jersey di cemento su cui è posata la recinzione metallica. Tra i jersey e le grate sono rimasti chiusi una presa d’aria del parcheggio sotterraneo e soprattutto un albero. Non si capisce se l’operazione sia autorizzata o no, né quale sarebbe il destino dell’albero, per cui Hutter si è incatenato in attesa di spiegazioni da parte del dirigente del cantiere.

La cosa più importante per me, però, è quello che apprendo dal ricercatore di Architettura: infatti, vedendo l’area recintata rasa al suolo per cominciare lo scavo, avrete sicuramente pensato che il grattacielo sia ormai cosa fatta e pronta all’ultimazione. In realtà pare non essere così, perché del grattacielo non esiste ancora nemmeno il progetto definitivo – e quindi nemmeno le relative valutazioni!

Sembra che il Comune abbia concesso in fretta e furia un permesso provvisorio per cominciare a fare qualcosa, tipo un po’ di pulizia e un po’ di scavo, proprio per battere sul tempo le opposizioni al grattacielo prima che si organizzino; tanto è vero che è stata richiesta una fidejussione perché, se il progetto non dovesse venire infine approvato, ci siano i soldi per riempire il buco che stanno facendo.

Il motivo è prettamente politico: l’operazione grattacielo, infatti, è stata concepita per due motivi. Da parte del Comune, c’è l’esigenza di incassare decine di milioni di euro in oneri di urbanizzazione, per salvare le proprie casse sull’orlo della bancarotta; da parte di Banca Intesa, c’era l’interesse di assicurarsi una gigantesca speculazione immobiliare, che avrebbe portato la banca a possedere una enorme cubatura in un punto strategico, proprio sopra la nuova stazione, quindi con valore notevole. Certo, oggi ti dicono che ci metteranno gli uffici della banca e che questo porterà occupazione a Torino (come se nel frattempo non avessero dato un calcio nel sedere a tutti i maggiori dirigenti ex Sanpaolo, e come se le banche non fossero tutte piene di dipendenti che, nell’era della finanza automatizzata e dell’online banking, non servono più a niente…); in realtà, nel medio-lungo termine, è facile prevedere che gli uffici possano venire rivenduti o addirittura trasformati in alloggi di lusso.

Lasciamo perdere l’insensatezza urbanistica di attirare ulteriore traffico in quel punto e quella ambientale di deturpare il paesaggio di una città che punta sul turismo e che si è finora salvata dalle americanate; ma, in tempi di crisi e di mercato immobiliare a rischio crollo, che una banca spenda 400 milioni di euro per costruire un grattacielo pare insostenibile anche economicamente. Paradossalmente, ciò che non ha potuto impedire la contrarietà della cittadinanza potrebbe essere impedito dal mercato.

Nel frattempo, però, si è scatenata la gara per raggiungere il presidio: arrivano primi i dighi, uno dopo l’altro, seconda Torino Cronaca, gli altri quotidiani non sono pervenuti dato che per loro il problema non esiste. Per una dozzina di persone ci sono cinque agenti della Digos, che cercano di mimetizzarsi, ma senza speranza: da una parte ci sono persone di una certa età e un po’ di giovanotti smilzi, dall’altra cinque tizi belli grossi con accento del profondo Meridione…

Partono book fotografici in abbondanza: noi fotografiamo il cantiere, gli operai fotografano noi, i giornalisti fotografano gli operai che fotografano noi, la Digos fotografa i giornalisti che fotografano gli operai che fotografano noi che fotografiamo il cantiere. Nell’era dell’abbondanza mediatica, sappiate che Torino Cronaca ora ha una foto di me abbracciato a Paolo Hutter, ma non ho da temere perché c’era l’albero in mezzo – e poi non mi sono presentato, né gli ho lasciato il numero. Quanto ai dighi, sai chemmefrega: io ormai sono schedato per almeno cinque diversi tipi di sedizione…

Verso le due arriva infine il capocantiere, un tizio alto alto dall’accento fortemente veneto, accompagnato da qualche operaio e da un negrone di due metri della sua security. Parte una civile chiacchierata, loro spiegano che le grate sono provvisorie e servono solo per il lavoro di spostamento della recinzione, il quale è stato regolarmente autorizzato dal Comune con tanto di pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico; e che l’albero non sarà toccato in alcun modo. Tanto basta: Hutter si scatena e ce ne andiamo tutti a casa.

I dighi confabulano per capire se qualcuno deve essere denunciato e per cosa (forse c’è un reato per Hutter nell’aver aggirato la grata, che peraltro era aperta da un lato; comunque nessuno è mai entrato nel cantiere); concludono che in assenza di querele non si può far niente, e un digo basso e grosso si scusa per aver preso a male parole il cane di un manifestante. Gli operai ritornano ad operare. Anche oggi, una dozzina di persone hanno rivendicato il diritto ad avere un’opinione dissenziente. Non sarà abbastanza, ma è meglio che niente.

[tags]torino, grattacielo, banca intesa, sanpaolo, comune, hutter, digos[/tags]

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13 commenti a “Un martedì no grat”

  1. Alberto:

    Ho francamente difficoltà a comprendere le ragioni contrarie al grattacielo. Il fatto che costruire un grattacielo danneggi il turismo in una città mi pare un punto di vista piuttosto discutibile, altrimenti non si capirebbe come mai New York è una delle mete turistiche più ambite.
    Se il principio è che qualunque nuova costruzione sconvolga l’assetto della città allora con questo stesso principio non si sarebbe costruita nemmeno la Mole, che è pur sempre uno dei simboli della città ed una delle sue principali attrattive turistiche. Siamo proprio sicuri di volere che la storia architettonica della città sia da considerarsi conclusa e che da oggi in poi i torinesi vogliano vivere in un museo?

  2. Lobo:

    concordo con Alberto. Inoltre spero proprio che nessuno si inventi vincoli delle belle arti per salvare quell’obbrobrio che sono le ex carceri (o ex caserma, non so con precisione) davanti al futuro grattacielo. Una bella zona di architettura all’avanguardia (che vada fino alla nuova biblioteca) non puo’ far altro che migliorare l’aspetto di questa zona della citta’.

  3. Thomas Jefferson:

    Congratulazioni!
    Hai appena messo d’accordo me, FF e Alberto.

  4. Fabio Forno:

    Non pensavo potesse succedere

  5. vb:

    Contenti voi… A me basterebbe che si facesse un bel referendum cittadino per decidere se vogliamo avere altri edifici alti oltre alla Mole, oppure no. Se però il Comune, invece di discutere pubblicamente e accettare il giudizio dei cittadini, procede per colpi di mano, allora mi girano un po’ le scatole. Per esempio, che senso ha che centinaia di cittadini presentino una proposta di delibera popolare per vietare i grattacieli, ed essa venga messa all’ordine del giorno subito dopo alla delibera che autorizza quello di Banca Intesa? Così il Comune ha approvato una moratoria sui grattacieli, ma solo dopo aver fatto l’eccezione per la banca degli amici…

    Il problema non è tanto il fare grattacieli o no, ma l’avere una politica urbanistica comunale legata soltanto agli interessi economici di una serie di soggetti, e tutto il resto viene dopo; è su questo che bisogna fare la voce grossa.

  6. D# AKA BlindWolf:

    Spiacente, ma il quarto rompipalle (il sottoscritto) non concorda con gli altri splendidamente abbracciati (solo una volta ho avuto lo stesso punto di vista di FF… era sul blog di .mau., relativamente al tasso alcolico). Anche la base sta entrando nel clima inciucioso. Brutto segno.

    Il grattacielo Intesa-SanPaolo è brutto, inutile e nel posto sbagliato. Non credo che inficierà il turismo, ma non facciamo paragoni con NY: lì i grattacieli sono una delle attrazioni della città, ammirare un monolite in corso Vittorio è come andare a Rimini per sciare.

    Le città non sono immutabili. L’architettura all’avanguardia sta benissimo quando è fatta bene e nel posto giusto. Se volete fare il paragone tra il grattacielo ed un edificio esistente però non fatelo con la Mole, fatelo con il Littorio.

  7. dariofox:

    Vb:
    personalmente sono a favore di un’area con grattacieli che svecchi l’immagine di torino barocca.
    Di palazzacci e torri fasciste ne abbiamo già e se poi vogliamo fare un referendum votiamo per scegliere il progetto “bello”, piuttosto che il non-progetto.

    Sugli interessi economici che guidano la politica urbanistica non mi scandalizzo di sicuro: il mondo in cui viviamo è guidato dagli interessi di gruppi di potere.
    D’altronde cosa dovrebbe guidare la politica urbanistica? L’estetica (Firenze), la filosofia (Atene), la matematica (Pienza), la religione (Roma), l’ideologia (Mosca)?

    Nel passato comunale italiano le torri piu belle ed alte erano costruite dalle famiglie più ricche per rappresentare il loro potere (Lucca ad esempio).

    Considerato che gli ultimi idealisti che lottavano per principi superiori sono stati cancellati dal governo dalle ultime elezioni, oggi conta di nuovo il potere.

  8. Fabio Forno:

    Blindwolf: infatti quello era un evento da festeggiare con… un brindisi! Cmq tranquillo, questa è la prima volta con Alberto e capisco quanto ci si possa rimanere male… fanculo vubbì!

  9. Tizio:

    Vi piace il grattacielo?
    ma che bello!
    pensate alla gioia dei residenti dall’altro lato del corso-passante che si beccheranno la sua ombra.

    volete i grattacieli? e costruiteli fuori dal centro storico, come la defense a parigi, che ancora rimpiangono di aver edificato l’orrore della tour de montparnasse…

    (temo che le carceri c.d. “nuove” abbiano già un vincolo della sovrintendenza, non per niente la loro destinazione futura sarà museale e non credo che la biblioteca li vicina sarà mai costruita: da dove arriveranno i fondi? il comune acquisterà altri derivati?)

  10. Alberto:

    @vb: sul referendum sono d’accordo con te: come su ogni altra forma di liberazione delle decisioni politiche dalla prigionia delle consorterie in cui purtroppo oggi langue la nostra politica. Ciò premesso non ho pregiudiziali ideologiche contrarie a grattacieli, ponti, torri o altre forme architettoniche (compresi i minareti… :-) ))

  11. vb:

    Ma nemmeno la mia è una pregiudiziale ideologica; contro il grattacielo ci sono varie argomentazioni e cioè:
    – estetica (ovviamente soggettiva);
    – urbanistica (già meno soggettiva: quasi tutte le grandi città europee ormai fanno grattacieli solo concentrandoli in aree esterne, come La Defense o Canary Wharf, perché sono attrattori di traffico e inquinamento che il centro, già congestionato, non può sopportare);
    – energetica/ambientale (il grattacielo, per quanto ben costruito, richiede intrinsecamente quantità mostruose di energia per riscaldamento, dispersione energetica – battuto dai venti a 150 metri di altezza… – spostamenti interni ecc., insomma non è certo una forma di edilizia eco-friendly)
    – di metodo (non è accettabile imporre una scelta che “marchia” la città in modo pesante, fino a diventarne potenzialmente un simbolo visivo, senza coinvolgere i cittadini e agendo per sotterfugi).

    Ovviamente possono esserci anche argomentazioni a favore, ma come al solito non si riesce ad avere un dibattito perché le decisioni vengono prese da pochi e attuate prima che si faccia in tempo a discuterle pubblicamente, dopodiché chiunque abbia una opinione diversa viene sgomberato con la forza e deriso sui giornali: questa è probabilmente la cosa che ha fatto più arrabbiare e che ha creato la sollevazione contro il progetto.

  12. Mike:

    > Il grattacielo Intesa-SanPaolo è brutto, inutile e nel posto sbagliato.

    Hai ragione, io lo costruirei dalle parti di Porta Genova.

  13. D# AKA BlindWolf:

    @Mike: :-) Come ha detto qualcuno su questo blog pochi giorni fa: “Milano l’hanno costruita per poter apprezzare Torino” (io vengo da una cittadina esattamente nel mezzo e non ho avuto dubbi tra la Mole e la Madonnina)

    @Fabio: in effetti credo che andremmo più d’accordo davanti ad un buon rosso che su un blog. (“Questa è la prima volta con Alberto”: ma prima almeno gli hai offerto la cena? :-))))) )

 
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