Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Ven 19 - 8:37
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per il mese di Febbraio 2009


venerdì 6 Febbraio 2009, 23:57

Gang bang su Eluana

No, scusate, non ce la faccio: oggi è stata la giornata in cui in contemporanea l’Italia ha introdotto la censura a tappeto di Internet, le ronde armate legalizzate, il divieto di curare gli immigrati clandestini acciocché spargano ovunque la tubercolosi e la lebbra, e in più è diventata una repubblica integralista religiosa sul modello dell’Iran islamico, con il Vaticano che dice al governo cosa deve fare e il governo che lo fa anche a costo di minare le basi della democrazia, come la separazione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario.

E tutto questo è niente, perché io non riesco a smettere di chiedermi cosa volesse dire il nostro Presidente del Consiglio quando spiegava che è un dovere mantenere in vita Eluana Englaro perché così potrebbe ancora fare dei figli. Elio già da tempo ci ha spiegato che essere donna oggi, in ossequio alle moderne regole del marketing parolaio a sfondo rosa, significa essere “non più cagafigli, bensì dolce e caparbia cagatrice dei tuoi figli”. Ma una persona ridotta in stato vegetativo in un letto d’ospedale da diciassette anni come può procreare (ammesso il caso del tutto impossibile che sia fisiologicamente in grado di farlo) se non venendo violentata?

P.S. Il titolo è volutamente disgustoso (per quanto sia esattamente quel che ha detto Berlusconi) e cerca di farvi vomitare, così magari è la volta che, dopo anni passati a dibattere se sia meglio la collusione egoista di D’Alema o quella imbecille di Veltroni permettendo nel contempo di arrivare a questo punto, avrete finalmente una reazione. Ma se non sapete cosa vuol dire, vi consiglio di evitare di indagare.

[tags]eluana, stupro, berlusconi, italia, censura, dittatura, regime[/tags]

divider
giovedì 5 Febbraio 2009, 17:47

Filtriamo anche Facebook!

Puntuale come un treno (cioè un mese in ritardo) si è palesato l’inevitabile: il disegno di legge, pare già approvato in Senato, per censurare Facebook.

Personalmente sono assolutamente favorevole a che Facebook risponda non tanto dei contenuti illegali postati dai propri utenti, come la vergognosa apologia della mafia, quanto dell’inazione consistente nel non rimuoverli pur dopo ampia e pubblica segnalazione. E’ preciso dovere di chi gestisce una piattaforma del genere rispettare le leggi italiane, almeno quando si opera in italiano e si hanno diversi milioni di utenti nel nostro Paese.

Detto questo, noto che come al solito – almeno per quel che riportano i giornali – il disegno di legge è totalmente campato per aria, in quanto impone di “disporre l’interruzione dell’attività indicata” (cioè la diffusione di contenuti violenti e criminosi) “ordinando ai fornitori di servizi di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine”.

Cioè, ha pensato il nostro Parlamento: Facebook è negli Stati Uniti e non riusciamo a ordinargli niente, ma ci son sempre qui i nostri bravi provider, che per legge fanno quello che gli diciamo noi. Bene, allora scarichiamo la patata su di loro: ci saranno degli strumenti appositi, usateli no?

Peccato che le alternative siano due, cioé o oscurare l’intero Facebook, o mettere in piedi un sistema di filtraggio basato nemmeno sull’URL, ma sull’argomento nella query string del singolo URL, dato che la differenza tra un gruppo illegale e un gruppo qualsiasi sta nel numero che si trova dopo “http://www.facebook.com/group.php?gid=”. Roba da fantascienza o perlomeno da investimenti in hardware spaventosi.

Che i provider – un insieme di aziende private con i propri interessi economici da perseguire – si mettano a violare l’articolo 15 della Costituzione, che stabilisce che le comunicazioni possono essere intercettate solo dalla magistratura e solo su atto preciso e motivato, e diventino gli sceriffi della rete, pronti a sorvegliare tutto quello che ognuno di noi fa su Internet e ad intervenire senza garanzie per una pletora di azioni presunte illegali, dal gioco online ai fan di Totò Riina, è uno scenario assurdo e terrificante (in merito linko anche la lettera inviata oggi al Comitato contro la pirateria da NNSquad Italia).

Ma ancora di più è terrificante la faciloneria e l’approssimazione con cui i nostri politici legiferano in materia da un giorno all’altro, senza documentarsi e senza consultare nessuno, partorendo dei mostri inapplicabili e ridicoli.

[tags]internet, internet governance, censura, facebook, mafia, nnsquad, neutralità della rete, isp, senato, parlamento[/tags]

divider
mercoledì 4 Febbraio 2009, 11:59

Tradimento e terrore

Oggi sono di nuovo a Milano, e le differenze mi straniscono; e non parlo solo del fatto che qui chiamano i bus al femminile.

Per esempio, a Torino c’è Lidl, ma qui c’è LD: la catena di discount del signor Lombardini. (C’è anche a Torino, ma non vicino a casa.) E così, ho dovuto tradire ed entrare in un altro discount.

L’esperienza è inquietante: ci sono tutte le stesse cose, ma leggermente diverse. Hanno tutte lo stesso aspetto anonimo, ma sono più anonime di quelle che conosci bene dopo anni di frequentazione del Lidl; e sono disposte in modo simile, ma un po’ diverso. E così sei privo delle tue certezze: devi ricominciare a trovare, provare, scoprire, valutare.

A parte questo, LD mi è piaciuto: quel che ho provato finora era di qualità assolutamente decente, e i sughi sono addirittura buoni. I prezzi sono abbastanza equivalenti a Lidl, qualcosina un pelo meno, qualcosina un pelo più. La birra, per esempio, costa di più; i biscotti al burro decisamente di meno. Ci sono anche alcune cose che a Lidl mancano molto, tipo le lenticchie precotte in lattina o una birra dunkel che non abbia un sapore dolciastro (ma qui, ne converrete, sono esigente). In generale, essendo una catena italiana, è più forte sui prodotti nostrani e meno sul genere crucco-etnico-internazionale.

C’è però, in questa casa di Milano, un grosso problema: non c’è né l’ADSL né la televisione. Per l’ADSL io sopperisco temporaneamente con un cellulare GPRS, tanto ci vengo un giorno a settimana. Ma mi sono reso conto che l’assenza della televisione mi angoscia, e mi ritorna in mente come un tarlo a intervalli regolari.

E dire che io non guardo poi molto la televisione; se mai sono dipendente dal PC. Tuttavia, la mancanza dell’ADSL mi preoccupa di meno; sono abituato ad avere dei periodi offline anche lunghi. La mancanza della televisione, invece, è una sensazione completamente nuova: per tutta la mia vita, in casa mia c’è sempre stata una televisione accesa. Nei periodi di solitudine, quando ti annoi e non sai cosa fare, puoi sempre premere un rassicurante bottone e ricevere degli stimoli audiovisivi, e anche se non li guardi almeno ti fanno compagnia. Quando sei con altri, e nessuno sa cosa dire, si può sempre guardare qualche cosa in TV. E se non sai come riempire la serata, ci puoi aggiungere un bel lettore DVD. Anche ripensando al passato, faccio fatica a ricordare un pasto senza la televisione accesa (cioè, ce ne sono sicuramente stati, ma erano meglio quando c’era la televisione accesa).

E’ comunque strano, perché non sono certo una persona passiva; sono preso in tonnellate di progetti, hobby, discussioni, e poi ogni tanto leggo, ogni tanto scrivo, ogni tanto prendo e vado a fare un giro in bicicletta, o, se mi trovo fuori casa, vado ad esplorare il posto. Ma l’idea di non avere lì, a portata di mano, un comodo pulsante per entrare in modalità riempitivo mi terrorizza davvero.

[tags]milano, discount, lidl, ld, televisione, adsl, dipendenza[/tags]

divider
martedì 3 Febbraio 2009, 10:47

Giuseppe Gatì

È un paio di giorni che cerco di scrivere questo post, senza riuscirci.

Il post parla di Giuseppe Gatì, una persona che voi probabilmente conoscete senza saperlo. Il suo nome non era mai emerso, ma Giuseppe è diventato piuttosto famoso quando durante le recenti vacanze natalizie le televisioni, da Blob in poi, hanno cominciato a trasmettere il filmato della sua contestazione: un ragazzo di ventidue anni che ad Agrigento, davanti alle autorità schierate a festa e alle forze dell’ordine messe a protezione del potere, si alza e ricorda che l’ospite d’onore Vittorio Sgarbi – paracadutato da non si sa chi come sindaco di Salemi, nel cuore della Sicilia – è in realtà un pregiudicato, condannato per truffa ai danni dello Stato; e grida “Viva Caselli! Viva il pool antimafia!”. Naturalmente era stato portato via di peso, spintonato, trattenuto per “accertamenti” per ore.

Giuseppe Gatì, a ventidue anni, lavorava; faceva il pastore e l’operaio nel caseificio del padre, a Campobello di Licata, sulle colline dietro Agrigento. Sabato mattina, solo un mese dopo i suoi quindici minuti di gloria, Giuseppe è stato trovato morto; era andato a prendere il latte da un vicino. Ha afferrato il rubinetto di metallo della vasca refrigerata per aprirlo, ma nell’impianto c’era un filo scoperto; è morto fulminato.

Abbiamo pensato tutti la stessa cosa: che nelle campagne siciliane certi incidenti non succedono per caso. E già mesi fa, da altre fonti, avevo sentito storie preoccupanti, dei ragazzi candidati alle regionali siciliane per la lista di Sonia Alfano – la presidente dell’Associazione Familiari Vittime della Mafia – che vanno ad attaccare Sgarbi in campagna elettorale, e vengono minacciati prima dalla polizia e poi da sconosciuti figuri del posto con un aspetto poco raccomandabile. Ma sarebbe ingiusto, in una situazione così dolorosa, dedicarsi alle illazioni; confidiamo che ci sia ancora qualche investigatore, qualche giudice che voglia prendersi la questione sulle spalle, e darci una risposta attendibile.

Comunque, se fosse un’altra delle tante morti sul lavoro che accadono in Italia, sarebbe altrettanto significativa: uno di quei pochi giovani che non si rassegnano alla corruzione e alla mediocrità dell’Italia, ucciso da uno dei difetti endemici dell’Italia stessa.

Di tutta questa storia, alla fine, resta un senso di vuoto: il senso che davvero, tra un tè pomeridiano e un futile discorso, l’Italia ormai si sia rovesciata, come la definiva Grillo dedicando a Giuseppe Gatì gli auguri di inizio anno. Lo stesso Grillo gli ha dedicato il post, domenica, ma è anch’esso un post pervaso di vuoto, di smarrimento: come se nemmeno lui, l’infiammato per eccellenza, riuscisse a superare lo stordimento.

E però, il vuoto dura soltanto un attimo: perché se c’è una cosa che è chiara e imperativa, è che tutte queste morti non devono avvenire invano.

[tags]italia, sicilia, mafia, gatì, sgarbi, salemi, grillo, alfano, incidenti, morti bianche[/tags]

divider
lunedì 2 Febbraio 2009, 14:33

Perché sbattersi

Oggi, grazie a Punto Informatico, abbiamo lanciato una lettera aperta al Comitato antipirateria del governo (già citato l’altro giorno) per chiedere un po’ più di equilibrio, e in particolare studi adeguati, attenzione anche agli aspetti positivi della distribuzione digitale in rete, e il coinvolgimento anche delle associazioni e delle aziende di Internet. Io l’ho firmata per conto di NNSquad Italia.

Vedremo che succederà; nel frattempo sono rimasto senza parole, stamattina, nel leggere i primi commenti dei lettori di Punto Informatico. Metà dicono “tanto non serve a niente” (disfattismo) e l’altra metà “hanno firmato FIMI, dmin.it e Microsoft quindi tutti gli altri sono dei venduti” (paranoia). Ho sempre più ammirazione per le qualità morali del forumista italiano medio.

[tags]governo, pirateria, peer to peer, internet governance, nnsquad, italiani[/tags]

divider
domenica 1 Febbraio 2009, 14:08

La terra dei branchi

Ho apprezzato molto l’editoriale di Barbara Spinelli sulla prima pagina de La Stampa di oggi, intitolato Gli eroi non vivono in branco (era online stamattina sul sito ma l’hanno tolto, spero ricomparirà presto nel blog della Spinelli). In pratica sottolinea ciò che è evidente a tutti, cioé che la società italiana è ormai completamente balcanizzata, divisa in gruppi e gruppetti a cui ogni persona sente di appartenere, e che si pongono in antagonismo forzato sia verso gli altri gruppi che verso il concetto stesso di collettività.

L’Italia è da sempre il paese del tifo: invece di discutere civilmente e pietosamente sul conflitto tra israeliani e palestinesi e su come ricomporlo, ci si divide tra chi tifa per i primi e chi tifa per i secondi; e lo stesso per qualsiasi altra questione politica o sociale. Sempre più spesso, però, il tifo è assoluto: arruolandosi in una squadra si nega la legittimità stessa dell’altra, e ci si pone come obiettivo non la mediazione, ma la sconfitta assoluta dell’avversario.

Qualsiasi discussione, insomma, deve concludersi con la propria vittoria, con l’ottenere ragione completa, e con la sconfitta dell’avversario; se così non avviene, se un terzo osservatore o la collettività prendono un’altra via, si va automaticamente a concludere che essi sono stupidi, ignoranti o direttamente corrotti e in malafede.

E’ sintomatico come, in un paese dove (come riportato oggi dai giornali) “il numero di reati gravi per abitante è pari solo a quello della Bosnia”, si abusi ormai della parola “giustizia”: una parola che, per definizione, dovrebbe essere usata con misura e con ponderatezza, essendo sin dal principio coscienti dei limiti insiti nel suo stesso concetto. Ormai, invece, la parola “giustizia” viene soltanto più gridata: “Giustizia!”.

Non passa giorno che non inquadrino madri tremanti e amici rabbiosi che gridano “Giustizia! Giustizia!” – ed è chiaro invece che ciò che essi davvero gridano è soltanto “Vendetta! Vendetta!”. Ed è, perdipiù, una vendetta tifosa: non interessa a chi la grida alcuna misura di equità né tantomeno di prevenzione o di redenzione del crimine, interessa solo il ripristino delle gerarchie di potere, la prova ufficiale che “noi” abbiamo ragione e “loro” hanno torto, talvolta persino la prova ufficiale che “noi” siamo più forti e “loro”, pur avendo conseguito un temporaneo vantaggio mediante un ammazzamento o una prevaricazione, alla fine soccombono – e tanto meglio se la loro sconfitta è devastante e sproporzionata, come auspicano tutti quelli che reclamano la pena di morte o il pestaggio di piazza per gli scippatori o gli spacciatori di turno.

E’ ancora più preoccupante come la sostituzione mentale del sé-cittadino col sé-membro-del-branco abbia ormai contagiato le istituzioni. I casi di abusi da parte delle forze dell’ordine si moltiplicano, e ormai intere fasce sociali vedono i poliziotti come un nemico a prescindere, anziché come una entità sopra le parti. Cosa potranno pensare i senegalesi d’Italia, dopo l’episodio del poliziotto vicedirettore del locale Ufficio Immigrazione che ammazza a freddo il vicino senegalese perché gli dava fastidio che usasse anche lui il giardino condominiale?

E’ difficile, in un clima del genere e in un momento di crisi economica, pensare che la convivenza civile possa durare a lungo: inevitabilmente i vari branchi si scontreranno ogni qual volta vi saranno delle risorse in palio. Per evitarlo, sarebbe necessario rieducare gli italiani alla civiltà moderna; ammesso che vi siano mai stati educati.

[tags]italia, società, giustizia, politica[/tags]

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike