Commento critico a “Una bloggata eccezionale”
“Con “Una bloggata eccezionale” il Bertola raggiunge vertici insuperati nel genere letterario del “blog d’autore”, affermatosi con grande rilievo nei primi anni Duemila. Si tratta di un duplice post che l’autore effettuò sul suo blog personale tra il 20 e il 21 luglio 2009, il cui testo può essere reperito qui e qui.
Il piano superficiale dell’opera, evidente, è dato da un sottile dileggio verso la scena sociale e culturale in cui l’autore si trova ad agire ma in cui evidentemente non si ritrova. Con un tono fintamente aulico, numerosi artifici retorici tipici della satira di costume vengono impiegati per costruire un crescendo di feroce sarcasmo, che viene poi brutalmente interrotto rimandando a “domani”, come se il post rappresentasse la presentazione enfatica e vacua di un qualsiasi grande evento televisivo, però resa da un presentatore ignorante, incapace e destinato a rendersi ridicolo da solo. Se la lettura letterale del testo può dunque portare a interpretarlo come un banale “trailer”, ignorando o mancando di notare gli errori e le assurdità del testo, anche il lettore un po’ più attento e consapevole si limiterà ad individuare in tali errori e in tali assurdità un banale espediente per incrementare la comicità e l’attrattività della presentazione.
E’ proprio questo, tuttavia, che porta fuori strada il processo di assimilazione del testo. Vi è, infatti, un piano di lettura subito sottostante, in cui l’oggetto del discorso non è il testo ma il suo autore. In questo senso “Una bloggata eccezionale” rappresenta volutamente la messa a nudo, la distillazione essenziale del post medio di moltissimi blogger, nonché dell’autore stesso; partendo dall’esporre le motivazioni psicologiche del bloggare – stupire e attrarre il lettore, farsi ricordare, ottenere riconoscimento tra pari – il testo elimina completamente il proprio contenuto, riducendo la bloggata ai suoi veri scopi e insieme evidenziando come tali scopi siano del tutto disconnessi dal contenuto; bloggare, insomma, non come strumento per comunicare ma come strumento per inserire se stessi in un contesto sociale. Sottilmente ma chiaramente, il post evidenzia come per l’autore il contenuto dei propri post sia in fondo poco rilevante, tanto da poter essere tranquillamente rimandato al giorno successivo, mentre l’essenza dello scrivere stia nello scrivere stesso.
Ma il contenuto più profondo e recondito del messaggio sta nascosto bene in fondo, destinato a chi riesca ad isolarsi dal sovraccarico informativo e dalle ondate testuali che – tramite il Web, tramite la mail, tramite Facebook e tutti gli altri sistemi di comunicazione elettronica – sommergono il lettore del tempo: a questi il post regala un quadro impressionistico ed intimista della situazione dell’autore come giovane uomo del ventunesimo secolo, un quadro vibrante nel suo essere appena accennato. Racchiusa tra la propria esigenza di emergere e la realtà della propria improduttività , tra gli estremi sogni d’infanzia di ognuno di noi e lo scontro con la normalità di una esistenza precaria, sta la condizione umana in tutta la sua fallibilità . Come un Grisù aspirante pompiere, non manca giornata in cui l’autore si alzi e cominci a scrivere il proprio capolavoro, la propria bloggata eccezionale; e non manca giornata in cui, alla fine, essa si concluda con un deferimento al giorno successivo, accompagnato da una fatua reiterazione della propria (in realtà vacillante) determinazione. Aspettando in eterno il Godot della propria affermazione letteraria, egli chiude così perfettamente il cerchio di una ieratica e infinita coazione a ripetere.
Una nota merita infine la scelta, questa sì innovativa, di far seguire al post un finto commento critico, a firma di un sedicente e ignoto Alberto B., che, con un linguaggio tronfio e pretenzioso, ne spiega il significato ai lettori. Secondo l’epistolario del Bertola così come ritrovato nel suo comodino, la scelta è tutt’altro che casuale, e anzi il secondo post va considerato parte integrante dell’opera esattamente come il primo. Si realizza così un’opera complessa e sfaccettata, nella quale il significato emotivo (contenuto nel post) e quello razionale (contenuto nel commento) vengono prima separati e poi di nuovo fusi insieme, in un rituale incontro-scontro tra materializzazioni opposte dello stesso vissuto. Se così facendo l’autore si assicura che la sua opera venga effettivamente compresa, allo stesso tempo egli realizza una dualità metalinguistica senza precedenti, se non forse per quel filone di arti visuali dove un quadro è composto dalla fotografia di un quadro e così via. Aggiungendo all’opera la dimensione del tempo, essa diviene quindi un fulgido esempio di “performance art digitale” di cui anche i lettori-fruitori, catturati non solo come spettatori ma anche come commentatori attivi, divengono parte attiva per tutto il periodo della performance, compreso tra il primo ed il secondo post.
Alberto B.”