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Archivio per il mese di Luglio 2009


mercoledì 8 Luglio 2009, 23:49

Giornate esistenziali

Ci sono molte cose che si potrebbero dire della giornata di oggi.

Per esempio, guidare in autostrada in Italia ormai è diventata una roulette russa: passi centinaia di chilometri per strade piene di curve e gallerie, talvolta preistoriche e chiaramente insicure (vedi tangenziale di Genova), a fianco di un’unica colonna di TIR. Ogni due chilometri, un TIR a 75 all’ora – fregandosene anche, quando ci sono, dei numerosi divieti di sorpasso per mezzi pesanti – esce improvvisamente e blocca l’autostrada per tre o cinque minuti per sorpassarne un altro che va a 70. Spesso questa operazione viene compiuta indipendentemente dal fatto che sulla corsia di sorpasso stia arrivando un’auto, costringendola a inchiodare; ad ogni modo, si crea subito una fila di auto bloccate dietro al TIR che sta sorpassando, che fanno fisarmonica rischiando continuamente il tamponamento. Se poi uno pensa a quel che diceva Report qualche settimana fa, cioè che moltissimi autisti di camion sono strafatti di cocaina, eccitanti e droghe varie per guidare ben oltre i tempi consentiti dalla legge…

Comunque è stato un viaggio interessante: buona parte del mio cervello era occupata dal rimuginare su questioni varie, così a un certo punto mi è spuntato in mano un CD che non ascoltavo da forse dieci anni, dritto dai primi anni ’90: Dirt degli Alice In Chains, il prototipo del disco grunge per adolescenti depressi. Racconta il cantante dei Poison che capì che l’era del glam rock era finita quando entrò negli uffici della sua casa discografica e trovò tutti i loro poster staccati e sostituiti da quelli degli Alice In Chains: e Dirt è un disco depressissimo, cupo e insieme potente, il classico disco per quando ti senti tipo “I lie dead gone under red sky / I feel so alone / gonna end up a big ol’ pile o’ them bones”.

C’è però, a metà disco, un momento epico: quando improvvisamente la musica scema e prosegue sommessa per un paio di minuti, prima di esplodere di botto in un delirio di piacevole morte e distruzione. E’ l’inizio di Rooster, uno dei pezzi che più simbolizza il passaggio dall’innocenza al pessimismo e dagli anni ’80 agli anni ’90:

Immaginate ora di essere presi ad evitare TIR giù per le curve e i viadotti da Ovada a Voltri, e che questo momento sommesso vi capiti proprio mentre vi trovate inaspettatamente in un improvviso e dilatato istante di pausa, soli, in una galleria scura, buia e dritta. Non è un fantastico esempio di sintonia empatica tra mondo e lettore CD?

Comunque, alla fine la cosa importante è una sola: qui al convegno, nonché al ricevimento di stasera, c’è anche un astronauta russo che ha vissuto due anni in orbita nella Mir, accompagnato dalla figliola, una ventenne russa alta un metro e ottanta in vestitino corto che ha monopolizzato l’attenzione. Alla sua apparizione tutti i maschi in sala, dai venti ai novant’anni, hanno immediatamente smesso di porsi domande esistenziali.

[tags]autostrade, traffico, tir, sicurezza stradale, genova, alice in chains, dirt, musica, grunge, topa forever[/tags]

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martedì 7 Luglio 2009, 14:51

MacBuc Pro

Oggi, in pausa pranzo, sono andato fino alle Gru per due motivi.

Il primo era fare benzina al self service: infatti da stasera i benzinai sono in sciopero e io domani devo andare fino a Pisa, dove sarò tra i relatori del Meeting di San Rossore 2009. Non c’era nemmeno troppa coda, se non fosse stato per una signora davanti a me che per mettere dieci euro di benzina avrà impiegato dieci minuti, nonostante l’aiuto di tre o quattro diversi automobilisti, l’ultimo dei quali è servito a proteggerla da un paio di tamarri inferociti che, stufi di aspettare, l’hanno apostrofata al grido di “vai a fare la calza”. Inoltre, i gestori delle Gru hanno avuto l’intelligente idea di chiudere per lavori il vialetto d’uscita del benzinaio proprio oggi, così per uscire bisognava passare dall’ingresso, che a sua volta dà sull’uscita del parcheggio dell’ipermercato, larga due metri e girata al contrario… insomma il tutto ha generato un ingorgo che bloccava mezzo parcheggio.

Il secondo task, comunque, era acquistare una borsa per portare il mio nuovo MacBook Pro, che essendo da 13 pollici invece dei 12 del precedente non entra più nella borsa che avevo. Ecco, qui sta il problema: da Mediaworld c’erano due file di borse di vario genere, ma praticamente nessuna per computer più piccoli di 15″.

Allora vado da Fnac e lì invece di borse ce n’erano varie, però… intanto bisogna dire che la maggior parte delle borse mancano di alcuni elementi essenziali di una borsa, tipo una maniglia o una tracolla (almeno una delle due: se no che faccio, mi porto il computer sottobraccio in aereo? metto il mio computer nella borsa senza maniglie e poi la borsa in un sacchetto della Coop per trasportarla?). Alla fine però ce n’erano un paio di accettabili, una del genere “borsa con maniglie e cerniera” e una del genere “borsa a tracolla”.

Il problema era che quest’ultima era in stile “arte povera” con tanto di chiusura in panno e decorazioni disegnate di vario genere, mentre la borsa con maniglie era disponibile solo in due colori: il primo era “beige translucido con eleganti inserti dorati” e il secondo era “arancio fluorescente”. Sì, c’erano tante belle borse nere e blu, ma erano solo per computer più grossi; quelle dei 13″ erano tutte, con rispetto parlando, borsette da signora o perlomeno da cupio.

Ho notato anch’io come negli ultimi tempi, in ossequio al generale trend – lamentato da tutte le donne – di generale rammollimento del maschio italiano, la culattonaggine avanzi anche nel settore informatica: prova ne sia che alla Fnac i giochi della Playstation 3 – per la maggior parte fantastici sparatutto tridimensionali dove le munizioni non bastano mai – sono ormai relegati in un angolino, mentre c’è mezza sala dedicata ai “giochi” della Wii che insegnano ai nerd a fare ginnastica, a cucinare, a fare l’uncinetto e a cambiare i pannolini al pargolo virtuale (di farne uno reale non se ne parla). Ma è possibile che se un uomo si compra un portatile che sia veramente portatile – non una roba che prenda l’intero baule dell’auto per essere trasportata – sia condannato a portarlo in giro in una borsetta arancio fluo?

[tags]computer, portatili, borse, videogiochi, playstation, wii, macbook, apple, moda giovane, informatica, culattonaggine[/tags]

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lunedì 6 Luglio 2009, 15:10

Non-Lidl

Oggi abbiamo deciso di fare il pesto, e così, mentre ero in giro in bici all’ora di pranzo, mi sono dedicato a procurare l’ingrediente mancante (i pinoli). Avrei potuto andare al mio Lidl di fiducia, ma non ero sicuro che li avessero – anche se mi immagino le antiche pinolaie della Baviera, dove donne poppute colgono il saporito frutto dagli alberi tedeschi per poi inviarlo al discount nazionale.

Sulla mia strada c’era invece il Simply (ex Sma) di piazza Sabotino; e così sono andato lì, e (oltre a pagare tre euro un sacchettino di pinoli) ho avuto per la prima volta dopo tanto tempo la possibilità di incrociare nella spesa un gruppo di massaie italiane. Al Lidl, infatti, gli italiani sono in aumento, ma sono perlopiù o giovani sui trent’anni con bimbi piccoli, o coppie piuttosto anziane. La massaia italiana tipica, quella che fa la spesa per tutta la famiglia mentre il marito è al lavoro, è una specie molto rara; e invece lo Sma ne era pieno… e sono rimasto piuttosto perplesso.

In coda alla cassa ero infatti piazzato tra due signore sui 45 anni. Quella davanti a me non ha comprato del cibo; ha comprato quasi solamente barattoli e scatole di roba pronta, tra cui un “carpaccio con scaglie di formaggio” (il formaggio aveva l’aria di essere scarto di cartone pressato) il cui prezzo è probabilmente il triplo rispetto al comprare la carne tagliata, comprare il formaggio, tagliarne delle scaglie e disporle manualmente sulla carne – una operazione evidentemente lunga e complicata tanto da richiedere che il supermercato la faccia per te.

Quella dietro di me, invece, ha esordito con una lamentela: ha chiesto come mai non ci fosse più acqua San Bernardo lievemente frizzante. La cassiera si è doverosamente scusata, ma la signora ha proseguito spiegando che i suoi figli bevono soltanto acqua di marca San Bernardo e soltanto lievemente frizzante – quella naturale non va bene e quella frizzante nemmeno, per non parlare di altre marche d’acqua.

Tutto questo avviene non in un elegante quartiere collinare, ma nel (fu) operaio Borgo San Paolo, una zona di classe media dove la crisi, in teoria, dovrebbe colpire duro. Eppure mi sembra che di superfluo in giro ce ne sia ancora parecchio.

[tags]crisi, supermercato, lidl, sma, san paolo[/tags]

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sabato 4 Luglio 2009, 22:01

Nel tempo

Oggi sono andato al matrimonio di una mia compagna di liceo, ed è stata una buona occasione per rivedere persone che frequento ancora, ma che in gran parte ormai vedo solo in queste occasioni o quasi – matrimoni, battesimi e qualche cena o grigliata un paio di volte l’anno.

Rivedere i compagni dei tuoi quindici anni quando tendi ai quaranta è sempre pericoloso: il tempo nel mezzo è volato… cioè, se ci pensi hai fatto tantissime cose, però ti sembrano sempre poche rispetto a quelle che avresti potuto fare secondo le tue fantasie di quindicenne. Forse è per questo che moltissimi dei miei coetanei preferiscono frequentare al massimo uno o due grandi amici rimasti dal periodo dell’adolescenza, ma si concentrano soprattutto su giri di amicizie successive – l’università, i colleghi di lavoro, gli hobby propri e quelli del compagno/a. In più, sulla lunga distanza c’è anche il rischio di un po’ di competizione o perlomeno di confronto: che succede se quel tizio che a scuola era uno sfaticato ora guadagna il doppio di te, o se tutti i tuoi ex compagni son già lì con i figli e tu ancora non hai deciso se è giunto il momento di diventare adulto?

Eppure oggi mi sono trovato bene; forse in maniera sorprendente, dato che una delle origini principali dell’esito di queste situazioni è l’autostima e ultimamente la mia non è in gran forma. Per fortuna, prevale il piacere di ritrovare le storie comuni; e quando si è fortunati si scopre che tutti sono cambiati, ma il legame è rimasto.

[tags]tempo, compagni di scuola[/tags]

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venerdì 3 Luglio 2009, 16:24

Fiction ferroviaria

Io ho sempre ammirato molto Pierangelo Sapegno e il modo che ha di raccontare le vicende degli uomini; è uno dei pochi motivi rimasti per leggere La Stampa. Per questo motivo ho subito apprezzato questo articolo, che racconta la vicenda eroica del capostazione di Viareggio, Carmine Magliacano, che con sprezzo del pericolo si è buttato sui binari della sua stazione in fiamme per andare a fermare l’intercity in arrivo da Roma, evitando così che il treno finisse in mezzo all’incendio provocando una strage. Si aggiungono naturalmente i commenti dei giornalisti sull’importanza degli uomini, che dei compiuter non ci si può fidare.

Peccato che, tra una lacrimuccia e un’altra, mi siano venuti alcuni piccolissimi dubbi. E’ noto infatti che sin dalla notte dei tempi i segnali ferroviari sono progettati per mettersi automaticamente in posizione di blocco in caso di qualsiasi malfunzionamento; all’inizio si usavano ad esempio delle palle o delle aste che segnalavano “via libera” se alzate o “stop” se verticali, in modo che, in caso di rottura, la gravità le riportasse in posizione di stop. Figurarsi se i segnali attorno a Viareggio continuavano a dare il verde.

Ma anche l’avessero fatto, ci sono altri sistemi di sicurezza: ad esempio il BACC, che ripete i segnali tramite correnti elettriche che vengono immesse e fatte circolare all’interno dei binari stessi, in assenza delle quali il treno si ferma automaticamente. Non credo proprio che sui binari in mezzo all’incendio i segnali elettrici fossero regolari… E poi c’è ancora l’SCMT

Comunque, nel dubbio, ho postato l’articolo sul forum dei ferrovieri; ecco qui una piccola selezione dei commenti che hanno fatto all’articolo. Divertitevi.

“Cazzate come quelle che stanno dicendo in radio. Quando ci sono problemi TUTTI gli apparati si dispongono DI DEFAULT per la Via Impedita, altro che paletta.”

“Pur essendo sicuro della professionalità, dello spirito di servizio dei colleghi DM e Deviatore, e dei colleghi in servizio a bordo del treno incidentato, mi permetto di chiedere ai professionisti o meno che abbiano contatto con le redazioni dei giornali di chiedere una presa di coscienza che li porti a scrivere in maniera meno sconsiderata. Gli articoli come quello della stampa, fanno il paio con i famosi film americani “di traggedia”…”

“Veramente è triste pensare a ‘sta cosa: ogni qual volta accade una tragedia di queste proporzioni (ma anche in casi ben più modesti, quando non succede proprio nulla) è l’irrazionalità, fatta di fantasie, paure, suggestioni a prendere il sopravvento sulla razionalità e la cultura. E così “giornalisti” scrivono quelli che a loro paiono evidentemente pezzi di alta letteratura. Ma il termine corretto è quello che avete utilizzato voi: CAZZATE.”

“Direi decisamente inverosimile. Fermo restando che vorrei capire come possa, un ac [apparato di controllo della stazione], mantenere un segnale a VL [via libera] in quelle condizioni. Già tanto se il segnale resta acceso.”

“Tra l’altro il racconto del giornalista non regge per un dettaglio banalissimo. Il merci è deragliato sulla radice [la fine dei binari della stazione] sud di Viareggio ed è lì che il gas si è incendiato. L’IC [intercity] veniva anch’esso da sud e quindi il DM [il suddetto dirigente di movimento Carmine Magliacano] eroico per farsi vedere sbracciandosi dai macchinisti dell’IC avrebbe dovuto quantomeno attraversare le fiamme andando incontro al treno. Se poi, come ha detto, avrebbe tolto tensione alla linea quando il merci era ancora in piedi, come avrebbe fatto l’IC a entrare in stazione? Secondo me, come è normalissimo, il DM può aver telefonando all’IC dicendogli di fermarsi subito. Tra l’altro i macchinisti avranno ben visto qualcosa e magari sono stati loro a telefonare al DM o al DC.”

“Sono basito per la terrificante e perversa fantasia di certi giornalisti che scrivono CAZZATE come quelle dell’articolo della Stampa, che danno della ferrovia (ma anche degli automatismi in generale) una visione abberrante che non può far altro che generare diffidenza (se non panico) in chi legge non conoscendo principi di funzionamento, regolamenti e procedure.
Non si tratta di pretendere che un giornalista sia competente di tutto quello che scrive, ma l’utilizzo della pura fantasia rischia di essere devastante. Mi piacerebbe sentire cosa ne pensa un giornalista svizzero/tedesco/austriaco di un articolo del genere, sapendo che in quei paesi la cultura ferroviaria è di ben altro livello ed una cosa del genere non verrebbe scritta nemmeno in un racconto per bambini.”

[tags]ferrovie, viareggio, incidente, la stampa, disinformazione, sicurezza[/tags]

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giovedì 2 Luglio 2009, 11:44

Ragazzate

La vecchiaia incombe, e non solo per motivi anagrafici: ieri sera sono uscito con i soliti vecchi amici e sono rimasto colpito dal fatto che fino a un paio d’anni fa, quando eravamo giovani e single o lascamente fidanzati, l’argomento di discussione principale erano giochi e videogiochi, mentre da qualche tempo, ora che siamo vecchi e sposati o strettamente accoppiati, si parla soltanto più di film porno (anche se in chat sostengono che si è parlato di film porno solo per farci smettere di parlare di Torino a 5 Stelle).

Comunque, tutto ha inizio ieri quando per caso in rete rinvengo questa fantastica risposta alla tremenda, odiosa, vergognosa pubblicità della Coca Cola con Giulia di Pisa, quella che “la crisi non c’è perché basta bere l’intruglio multinazionale gasato” (credo uno spot che entrerà negli annali per essere riuscito in un attimo a distruggere l’immagine italiana del brand più forte del pianeta). E quindi ecco qua:

La lacrimuccia però scende se si notano gli autori: è il parto dell’ineffabile Andrea Camerini, già noto e incrociato un deca d’anni fa a Lucca come fumettista del Vernacoliere e autore dell’immortale personaggio de Il Troio (sottotitolo “Sulle strade de La California (LI)), un giovane sfaccendato di bella presenza caratterizzato dal maschilismo assoluto, dall’occhio bovino e dalla totale assenza di segnali nel cervello. Naturalmente l’umorismo livornese non è per persone timorate di Dio e tantomeno per persone dotate di un qualsivoglia senso del pudore, per cui non vi raccomando di seguire il link.
[tags]amici, ragazzate, porno, coca cola, pubblicità, giulia di pisa, camerini, vernacoliere, fumetti, il troio[/tags]

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mercoledì 1 Luglio 2009, 14:22

Non si legge bene la sovraimpressione

Lo sapete, che il TG1 è sempre una miniera di notizie interessanti! Per questo, nei miei dieci minuti di pranzo, non manco mai di accendere il televisore e vedere cosa ci propinano oggi. Certamente non le immagini di Berlusconi contestato a Viareggio; ormai ovunque mette piede si becca bordate di fischi, e dev’essere per questo che il TG1 parlava invece dei caccia militari che “manterranno l’ordine” durante il G8.

Dopo i doverosi servizi sull’introduzione ufficiale con voto di fiducia delle ronde padane e della censura su Internet, però, è andata in onda una chicca fantastica: immagini di bambini e bambine che correndo nei prati si dicevano “passa parola” con un libro in mano (e no, non era un loro book fotografico destinato a Emilio Fede). Intitolata Passaparola, con un chiaro riferimento aulico alle Ultime Letterine di Gerry Scotti, si tratta di una nuova pubblicità (aka appalto da 2,4 milioni di euro) pagata da noi contribuenti, ideata dal fido Bonaiuti insieme a un paio di veline ministro, e destinata a convincere i giovani a leggere.

Stando al comunicato ufficiale, infatti, “In Italia abbiamo pochi che leggono moltissimo e molti che leggono poco”, ha detto il ministro Bondi, spiegando che “questo divario va superato perchè è anche un problema che incide direttamente sullo stato della democrazia nel Paese”: infatti se fossimo finalmente tutti analfabeti sarebbe più facile per Berlusconi venire finalmente eletto Presidente a vita e magari pure Papa.

Ma la Mariaporastella rincara la dose: non solo partono con questa pubblicità, ma “sarà indetto un concorso per le scuole elementari e medie per la realizzazione di un spot che invogli alla lettura.” La dichiarazione è certamente autentica, dato che dice “un spot”, ma il dramma è che quello già fatto non basta: ne vogliono pure far fare un altro ai bambini. D’altra parte, se uno vuole provocare un cambiamento sociale qual è la soluzione? Ovviamente la pubblicità: l’unico modo di rapportarsi con la “plebe” è inculcare le idee tramite rincoglionimento mediatico (se quello non funziona, c’è poi la seconda opzione: il manganello).

Pensate che sia finita qui? No, naturalmente c’è una chicca nella chicca: il TG1 ci ha tenuto a informarci che la musica dello spot, un intollerabile belato di tasti di pianoforte che invocano pietà o almeno la pronta legalizzazione dell’eutanasia, è del “maestro Allevi”. E di chi se no?

[tags]cultura, istruzione, berlusconi, fede, bonaiuti, bondi, gelmini, allevi, passaparola, letterine, gerry scotti, pubblicità, lettura[/tags]

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