Follie da stadio
Effettivamente, Toro-Lecce non è stata soltanto una partita folle per il risultato, un pareggio subito al novantanovesimo di quelli che solo il Toro può riuscire a far materializzare. Ancora più folle è stata la scena sugli spalti alla mezz’ora del primo tempo.
Infatti, dopo una prima mezz’ora di tifo gagliardo, la Maratona si è ammutolita: Paolo S. è caduto di sotto. Paolo S. è un signore che io, pur frequentando la curva opposta, conosco di vista da qualche trasferta e qualche riunione di tifo. E’ quello a destra in questa foto qui, trovata nel gruppo a lui dedicato su Facebook:
E’ uno di quelli che al calcio dedicano la vita, nel ruolo insostituibile di lanciacori della curva Maratona: la persona che, invece di godersi la partita, si mette in piedi sulla balconata, si gira verso gli altri e urlando a squarciagola dà gli attacchi per i cori. Senza queste persone, il tifo non potrebbe esistere: come farebbero migliaia di tifosi a intonare lo stesso canto tutti insieme? E senza il tifo non ci sarebbe nemmeno lo spettacolo del calcio; anche perché, nel calcio tattico muscolare e sceneggiato di oggi, se non sei in Champions League in campo c’è poco da vedere.
Per essere visibili ed udibili nel caos di una curva, queste persone devono mettersi in piedi, a cavalcioni della ringhiera: non c’è alternativa. La posizione ovviamente è precaria e pericolosa, basta vedere la foto… Da sempre si lega alla ringhiera un palo o l’asta rigida di una bandiera, spesso ricoperta di nastro da pacchi, in modo che la persona in piedi abbia qualcosa a cui tenersi mentre si agita per dare indicazioni: si vede anche nella foto, tra le due persone.
Purtroppo da qualche tempo – solo a Torino, dicono – la cosa non si può più fare: anche questo palo è stato considerato una potenziale arma contundente (non si sa per cosa, dato che il settore ospiti si trova dal lato opposto, a circa cento metri di distanza: a meno che il campione mondiale di giavellotto non sia un tifoso del Toro…). Dunque, niente palo e lanciacori in piedi a urlare e gesticolare reggendosi solo stringendo la ringhiera tra le gambe: e così, domenica Paolo è caduto di sotto.
Ancora più folle è stato quel che è accaduto dopo: mentre si soccorreva il caduto e lo si portava in ospedale (per miracolo non si è fatto niente di serio), la Digos ha ritenuto di arrestare e portar via uno dei pericolosi ultrà che stavano lì attorno… una vigilessa quarantenne del comune di Moncalieri. Non si capisce cosa sia successo: la polizia dice che la signora, che ha prestato soccorso al caduto, dopo aver accompagnato il ferito nell’antistadio ha resistito a non si sa cosa, con ciò costringendo gli agenti ad arrestarla e a diffidarla dal venire allo stadio, il che le vieterà di avere la tessera del tifoso per tutta la vita – dunque mai più partite di calcio – e magari le farà anche perdere il lavoro. Secondo la polizia, la signora era ubriaca e, perquisita, aveva in tasca un manganello da difesa personale, non si sa se portato apposta allo stadio o tenuto sempre in tasca come precauzione, dato che sia le aggressioni ai vigili che il disturbo delle donne per strada non sono certo eventi rari. Anche fosse, non pare che avesse cercato di usarlo.
Io non ho visto la scena dunque non posso esprimere giudizi, ma su Facebook girano commenti basiti: chi c’era ha detto di non aver visto alcuna ragione per arrestare questa persona, e anzi si cercano testimoni a sua difesa. Certo, o a Moncalieri le selezioni dei vigili sono molto poco serie o si fa davvero fatica a capire cosa mai possa aver fatto di tanto grave una persona con un ruolo di pubblico ufficiale, al punto da rischiare di rovinarsi la vita, soccorrendo un tizio ferito, tra tifosi tutti della stessa squadra.
Vero che allo stadio ci si sfoga e anche le persone migliori agiscono in modo inconsulto, ma al punto in cui siamo la paura di andare allo stadio te la mette non il rischio (ormai inesistente) di incidenti, ma la paura di incontrare un tutore dell’ordine un po’ esaltato.
P.S. Altrettanto folle è stata la scena di Renzo Rabellino, leader della Lega Padana Verdi Verdi Grillo Parlante No Euro Forza Toro Pensionati Democrazia Cristiana, che, davanti alla curva, raccoglieva firme “per il Filadelfia” (in realtà i presenti sospettano che le voglia usare per le elezioni regionali) fino a che un paio di ultras non sono andati a “dare il giro” al banchetto (sin dagli anni ’70, quando la cosa implicava potenziali pistolettate, tra i tifosi del Toro vige un rigido “no politica in curva”). Ha poi proseguito protetto da una ventina di poliziotti pagati da noi, con i comitati pro Stadio Filadelfia che picchettavano il banchetto spiegando alla gente perché non firmare.
Del resto, nel weekend precedente era stato avvistato davanti allo stadio per la partita della Juve, raccogliendo firme “per la restituzione degli scudetti rubati”. Io ci ho pure messo un po’ a capire che intendeva quelli rubati alla Juve dall’Inter: di primo acchito avevo pensato a quelli rubati dalla Juve al resto del mondo :-P
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