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mercoledì 10 Febbraio 2010, 18:42

La donna del Bancomat

Tu.

Tu che incedi con il piumino foderato di sacchetti della spazzatura viola, solo perché qualche marchettaro minchione di Milano ha deciso che quest’anno è il viola il colore che le anime deboli come te, costrette a uniformarsi agli ordini sottili della comunicazione di massa, devono correre ad acquistare nelle boutique eleganti, buttando via lo stesso abito acquistato anni fa, ma verde pisello.

Tu che sfoggi un povero cane di quelli addestrati duramente a rompere i coglioni, sempre, comunque, ovunque; proprio come te.

Tu che probabilmente, per essere in giro pittata in quel modo a mezzogiorno di un martedì feriale, non svolgi attività lavorative di alcun genere, se non forse l’estetista per altre anime deboli o l’imbucata nell’azienda del papi, e magari ti fai mantenere da un povero fesso a cui la sventoli davanti da anni ma son più le volte che c’hai mal di testa.

Tu che ti poni davanti al mio bancomat – è mio, sono io che ci ho parcheggiato davanti, facendo tutta la manovra per benino perché non sono uno di quelli che pensano che le quattro frecce smaterializzino magicamente l’auto permettendole così di sostare senza problemi nel perfetto centro della strada. E mentre io parcheggio, tu lasci la tua nuova 500 (pensata apposta per te da Lapo Elkann) con due ruote sul marciapiede e pure storta.

E ti metti al bancomat.

E infili la tessera.

E passi tre minuti a farti la ricarica del cellulare, sbagliando due volte a digitare il numero.

E togli la tessera.

E rimetti la tessera.

E ti fai stampare l’estratto conto del tuo conto su cui sicuramente figurano un sacco di soldi, ma sempre meno di quelli che avrebbe una persona sana di mente che non spenda i suoi soldi in costrutti di spazzatura viola e in cagnolini di razza fighetta tanto puri quanto stronzi.

E sono passati cinque minuti e porca miseria, io ho un appuntamento, sto arrivando in ritardo, devo premere due bottoni e farmi dare cento euro, non ci vuole tanto, ci metto un attimo.

E tu riprendi la tua tessera e fai per infilarla ancora una volta, la terza.

E io allora cerco di non sbottare, di non essere maleducato e nemmeno aggressivo, e dico gentilmente “Scusa, potresti solo farmi prelevare e poi vado via?”.

E tu mi guardi con il tuo sguardo da lobotomia di massa, inconsapevole del fatto che al mondo esistano altri che te, ignorante del fatto che il futuro del pianeta (dunque anche il tuo) dipenda dalla collaborazione e dalla solidarietà tra tutti gli esseri viventi, e mi dici: “Adesso ci sono io, ci sto quanto mi pare!”.

Sì, adesso ci sei tu.

Ci sei tu a prendertela nel culo dall’inflazione, dal tiggiunocinquequattrodue, dalla rivenditrice e dal fabbricante di sacchetti della spazzatura viola, dalla tua banca che sicuramente ti addebita nottetempo costi inesistenti, dal pubblicitario che ti fa passare serate a piangere disperata perché hai visto una tipa più in tiro di te, o perché tu hai tutto il guardaroba viola e invece il colore del futuro è il verde oliva, porca miseria, è sicuramente il verde oliva.

Ci sei tu a non avere la minima idea di quanto la felicità dipenda dall’armonia con gli altri e di quanto la tua infelicità (che peraltro fai finta di non vedere) sia creata ad arte per renderti schiava, per eliminare il tuo libero arbitrio col rincoglionimento sociale e per trasformarti in un numero qualsiasi, in un codice fiscale vestito alla moda.

Ci sei tu, ad avere accanto un animale e ad usarlo come un simbolo di stato invece che come una meravigliosa creatura vivente, a meno che a forza di trattarlo come un peluche e di trasmettergli nevrosi tu sia pure riuscita a estirpare da lui l’energia vitale.

Fidati: i soldi del papi, del ganzo, dell’amante, del servizio sociale, della pensione del nonno, di qualsiasi fonte provveda ad abbeverare il tuo egoismo e la tua ignoranza, finiranno. E a quel punto, ma te lo dico con tristezza, vedremo chi ride ultimo.

[tags]società, moda, individualismo, egoismo, economia, consumismo, gentilezza, armonia, colori di moda quest’anno[/tags]

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12 commenti a “La donna del Bancomat”

  1. simonecaldana:

    solo a me e’ venuto in mente l’intro di TVUMDB?

  2. D# AKA BlindWolf:

    Chapeau!

    @simonecaldana: a me è venuto in mente Alex Drastico. (ma dopo “Tu, ragazza che limoni sola”) (“sola” con la s minuscola, neh?)

  3. Massimo Manca:

    Alex Drastico, quanti ricordi.

  4. lilith:

    E se si fosse trovato davanti una vecchietta che tentava lentisssssimamente di fare le stesse cose, si sarebbe arrabbiato tanto o avrebbe cercato un altro bancomat ?

  5. simonecaldana:

    io mi sarei arrabbiato altrettanto, con la tenue attenuante che almeno la vecchietta non intasa le poste per andare a prendere la pensione in contanti tutti i mesi in modo da farsi rapinare appena uscita.

  6. vb:

    Comunque non è un giudizio assoluto, io mi sono arrabbiato perché ero di fretta e per la risposta cafona, se no avrei aspettato e basta. Però ho il forte sospetto che una vecchietta avrebbe chiesto da sola se volevo passare, proprio perché una volta l’educazione e la mentalità erano diverse.

  7. maxxfi:

    Beh, in fondo vedo che le cose sono leggermente migliorate.
    Certe persone un po’ di anni fa giravano in SUV, ora si accontentano di una 500.
    http://www.onemoreblog.it/archives/001681.html

  8. .mau.:

    La vecchietta probabilmente non avrebbe lasciato la 500 in doppia fila.

  9. Gian:

    Ogni persona ha la sua norma soggettiva , le divise (macchina ,cagnolino e nylon viola) hanno il sapore delle vecchie discussioni generalistiche al circolo (voglio marcare l’assurdo ). Io che dicevo : un “extracomunitario” mi ha fatto imprecare al semaforo . E loro : sei un razzista .
    Converrete con me che i meccanismi che ci rendono “umani” sono gli stessi per tutti e che questa donna non e’ un alieno ma bensi’ una persona (piange e gioisce come ognuno di noi) .
    io sono parte di questa comunita’ e non posso far altro che “filosofare” sulle motivazioni che portano le genti a tali gesti nel quotidiano .
    Si e’ perso (per piu’ motivi) il ruolo pedagogico che una societa’ civile deve obbligatoriamente somministrare ai propri appartenenti .
    “IO” persona sono qui perche’ io ho lottato contro le avversita’ della “natura” organizzandomi in societa’ , in comunita’ .
    poiche’ “IO” e’ societa’ , devo cercare nel quotidiano di dare il buon esempio ,di non lasciarmi prendere da quell’istinto primordiale che riaffiora (perche’ deriviamo dalla bestia ma bestia non siamo piu’) .
    Questo “sermone” sembra banale ma quante volte abbiamo visto gente litigare ,arrivare alle mani per gesti simili ?
    al semaforo ,all’assemblea di condominio …al bar .
    Io cerco di essere distaccato …aspettero’ di piu’ e arrivero’ dopo a destinazione …pazienza ,in fondo perche’ essere sempre di corsa come se guidassi un’ambulanza ?
    Per fare cosa poi ?
    La calma e’ ingrediente della saggezza …
    Un comporamento educato (che non vuol dire far finta di niente e subire) puo’ contrastare l’ignoranza ed essere contagioso proprio come una busta di plastica viola (ahimè simbolo della loro schiavitu’) .
    Quoto in pieno con V.B. sul comportamento tenuto .

    Con sincerita’
    Gian

  10. lilith:

    “una volta l’educazione e la mentalità erano diverse”: Giusto.
    Frutto di un’educazione severa e rigorosa, data a parole ma soprattutto con l’esempio.
    Evidentemente la “vecchietta” non ha passato ( o non è riuscita a farlo…) le consegne al figlio/a che a sua volta non le ha passate alla nipote viola con la 500…..Ci siamo persi qualchecosa ?

  11. vittorio pasteris:

    Sommo rispetto al poeta che c’è in te

  12. Marco:

    Quoto tutto.
    Aggiungerei che molti sono ancora convinti che il bancomat sia una specie di vaso di pandora che produce soldi e basta.
    Più volte ho aspettato come te che quello davanti si convincesse che non poteva prelevare perché non aveva i soldi sul conto. E dopo che glielo spieghi lui afferma “ma se lunedi prossimo mi pagano lo stipendio, perché non me li danno subito ? Tanto lunedi li pago !!!”.
    Massima solidarietà.

 
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