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martedì 2 Febbraio 2010, 09:32

Londla val bene una mensa

Questa settimana, ebbene sì, sono a Londra, al seguito di una trasferta di lavoro della mia signora. Erano quasi quattro anni che non ci capitavo (l’ultima volta venni per girare questo video e gli altri correlati) e mi fa piacere tornare; è forse la città europea che preferisco.

Il viaggio però è stato un po’ complicato; in pratica siamo usciti alle otto e mezza del mattino da casa a Torino per arrivare in albergo alle 15 (16 ora italiana). Infatti, al ritorno devo scendere per forza su Milano e alla fine fare la “Y” – partire da Torino e tornare a Milano – aveva costi improponibili; da Malpensa, invece, c’era un comodo 100 euro andata/ritorno tutto incluso con Lufthansa; costava persino meno di Easyjet, anche perché siamo stati costretti a organizzare tutto con solo due settimane di anticipo, e arrivava pure su Heathrow.

Peccato che, arrivati al check-in, ci abbiano guardati strani e ci abbiano mandato su British Airways causa cancellazione del nostro volo. Le due linee aeree non fanno nemmeno parte della stessa alleanza, ma si vede che il nostro volo doveva essere bello vuoto (ovviamente la motivazione ufficiale è “inconveniente tecnico”, seeh…) anche perché sul BA, pur avendo imbarcato anche i passeggeri Lufthansa, c’erano al massimo trenta persone. Forse che forse che su Malpensa, anche per motivi politici, c’è attualmente una leggera sovraofferta di voli? (cosa che tra l’altro determina anche il progressivo smantellamento di Caselle, dato che buona parte dei passeggeri di Malpensa sono torinesi costretti a sciropparsi le due ore nella brughiera in seguito all’accordo tra amministratori piemontesi e lombardi per la sopravvivenza dello scalo varesino…)

Comunque, in questo modo ho avuto la possibilità di arrivare al nuovissimo Terminal 5 di Heathrow: talmente nuovo e gigantesco da costringerti a scarpinate di chilometri. Gli inglesi, peraltro, li abbiamo persi: adesso anche loro ti danno il benvenuto con un immenso stanzone pieno di file lunghissime davanti a minacciosi ispettori del controllo passaporti, manco fosse Los Angeles. Che tristezza…

Infine, a Heathrow abbiamo avuto la buona idea di non fare il settimanale cartaceo della metro, ma la Oyster card, caricandoci sopra il settimanale e qualche soldo extra. In questo modo, per esempio, abbiamo pagato per il viaggio da Heathrow al centro solo la differenza tra la zona 6 e le zone coperte dal settimanale: fa tutti i conti lei in automatico. Peccato che la Piccadilly Line ci metta un’ora.

La prima passeggiata in città mi ha riportato subito in luoghi conosciuti: per esempio la fumetteria davanti al British Museum, o, in Frith Street, il ristorante “solo aglio” dove mi portò a cena il mitico Zeppola, che in realtà si chiamava Zappala e nonostante questo, per qualche strano motivo, era convinto di essere inglese; era il responsabile tecnico di Peoplesound, azienda londinese che come Vitaminic avevamo appena acquistato, e credo che cercasse di fare amicizia facendomi bere drink composti di superalcolici, succo di pomodoro e aglio. O forse voleva solo convincermi a migrare tutto il sito su Windows NT, chissà!

Tuttavia, la passeggiata mi ha anche messo di fronte a veri sconvolgimenti: per esempio, all’incrocio topico tra Tottenham Court Road e Oxford Street speravo di ritrovare l’antico kebabbaro Dyonisus – il posto dove ho imparato ad apprezzare il kebab, tanto che riuscivo a infilarne uno persino alle quattro del pomeriggio nei dieci minuti tra fine riunione e partenza per l’aeroporto – e invece non solo non c’è più il kebabbaro, ma non c’è più l’intero isolato:

DSC08005s.JPG

Concludo dicendo che a cena, seguendo il fiuto della mia signora, ci siamo infilati in un ristorante cinese “all you can eat” di Chinatown, dove con undici sterline ci siamo abbuffati di cibo cinese stile mensa ma piuttosto buono, specie il pollo in agrodolce. A dire il vero li ho ridotti in lacrime: dopo il terzo giro di buffet è arrivato il proprietario implorando “La plego, la plego, smetta di mangiale tutto mio cibo, glazie pel applezzamento ma così mi manda in lovina”. Tzè, dilettanti.

P.S. Se ieri verso l’ora di pranzo avete sentito un tizio con la mia voce dispensare saggezza internettiana a mazzi su Radio Marconi, ero proprio io. Ho rilasciato l’intervista tra il tapis roulant e il gate B1 di Malpensa, e ho finito la chiamata proprio mentre si accingevano a chiudere l’imbarco!

[tags]viaggi, londra, malpensa, aeroporti, lufthansa, british airways, easyjet, heathrow, immigrazione, metropolitana, vitaminic, peoplesound, locali, ristoranti cinesi[/tags]

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5 commenti a “Londla val bene una mensa”

  1. .mau.:

    se hai i soldi, da Heathrow si prende l’equivalente britannico del Malpensa Express, credo costi 15 sterline o giù di lì ma ti porta in fretta.

  2. .mau.:

    Ah, per quando torni:
    “It is now compulsory for people selected for a full body scan to take part, or they will not be allowed to fly from Heathrow or Manchester airports.”
    (occhei, lo dice un anonimo su Slashdot, chissà se è vero)

  3. Lobo:

    “la fumetteria davanti al British Museum” = Gosh http://goshlondon.blogspot.com/

    Mentre se ricordo bene quell’angolo.. c’era pure un pizzaland, quando la catena esisteva ancora. Mi ricordo una casa rossiccia, vecchio stile. Anche se da quel lato se non mi sbaglio non e’ piu’ Tottenham, ma Charing Cross Road.

    Per la precisione, eh.

  4. Yari:

    Usti, avevo completamente rimosso il ricordo del soggettone di pipolsaunds (nonchè l’inaudita marea di cazzate che ne accompagnarono apparizione e scomparsa).

  5. vb:

    Vedi che questo blog è una sorgente inesauribile di sollazzo…

 
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