Ho incontrato la Digos
Stamattina ero in giro e ho sentito la notizia dell’arrivo di una nuova trivella della TAV in strada della Pronda, al confine tra Torino e Grugliasco; e così, ho fatto una deviazione e verso l’una e mezza sono arrivato lì per vedere cosa succedeva.
Parcheggio, arrivo sul posto; c’è un gazebo No Tav in via di montaggio con una manciata di persone, una decina al massimo. E poi, come al solito, un oceano di forze dell’ordine; sulla strada cinque o sei furgoni, più molti altri mezzi nel prato dove sta venendo montata la trivella. Mi metto sul marciapiede e comincio a fare qualche fotografia.
Dopo nemmeno due minuti un poliziotto scende dal furgone, attraversa la strada e viene da me; mi ferma, mi chiede i documenti, mi chiede di seguirlo (cosa che io faccio subito, da bravo cittadino). Vuole vedere tutte le foto che ho fatto, si lamenta che si vedono le targhe dei mezzi della polizia; io rispondo che non voglio fare niente di male, che essendo su una pubblica via mi risulta di poter fotografare, che non sapevo che non si potessero inquadrare i mezzi della polizia. Lui insiste che il problema sono le targhe; evidentemente anche i poliziotti tengono alla loro privacy, non sia mai che qualcuno possa poi sorprenderli in pose sconvenienti.
A questo punto il poliziotto chiama un signore della Digos, capelli ricci e occhialoni da sole; sembra quasi Poncharello – il digo che segue i tifosi del Toro – però non mi sembrava il caso di chiedere “scusa, ma tu sei Poncharello?”, comunque se non era lui vuol dire che l’ufficio del personale della Digos li cerca tutti uguali. Cominciano a farmi domande su chi sono e cosa voglio fare, mi chiedono se sono un giornalista – evidentemente se non hai il tesserino magico e la statura deontologica di un Massimo Numa non puoi documentare quel che accade. Io spiego tutto senza problemi, gli dico che sono un blogger (sguardi perplessi) e che faccio politica nel movimento di Beppe Grillo, gli faccio vedere le foto, ripeto che voglio solo documentare quel che accade e che essendo per una pubblica via mi risulta che si possa fare foto. Mi chiedono come ho fatto a sapere della trivella, rispondo “alla radio”, mi chiedono “che radio”, rispondo “Radio Flash”, e loro “ecco! Radio Flash!”.
Il poliziotto, nervosissimo, comincia un pippone di tre minuti, guardandomi sempre più storto; mi dice che sono un pecorone, che sono il decimo che viene a far foto e che solo perché lo dice una radio non devo andarle dietro… (probabilmente confonde Radio Flash con Radio Blackout). Infine, dopo essersi segnati i miei dati, mi dicono “ascolti, le consigliamo caldamente di cancellare quelle foto” e mi fanno andare: fine del primo incontro della mia vita con la polizia.
Dunque io, da bravo cittadino, ho cancellato le foto; ma prima di farlo ho pensato che, insomma, pubblicare una versione a bassa risoluzione era nel mio diritto, naturalmente dopo avere oscurato le targhe e i volti dei poliziotti con delle immagini e dei volti a caso.
Per carità , capisco anche il nervosismo dei poliziotti, il nervosismo di chi viene spedito a fare una repressione per difendere gli interessi privati di terzi, magari rendendosene pure conto; tuttavia io ero lì per documentare, non per prendere posizione e nemmeno per creare problemi a nessuno, anche se sono notoriamente contrario alla TAV. Vedere le strade di Torino invase di camionette, vedere fermare e chiedere i documenti a chi si avvicina, non è certo un bello spettacolo o un buon clima.
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