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martedì 11 Maggio 2010, 11:31

Ripagare le banche con la loro moneta

Il bello dei dogmi è che, dato che non possono essere messi in discussione, permettono di prevedere con certezza cosa succederà. I dogmi di questi giorni, per la precisione, sono due: il fatto che anche gli Stati, come già le banche, non debbano fallire, e il fatto che l’Europa debba essere unita da una sola moneta. E sono talmente forti che alla fine la Merkel ha accettato di perdere le elezioni in casa propria pur di non doverli rinnegare.

E’ chiaro che noi stiamo stappando champagne: la strada imboccata dall’Europa vuol dire che possiamo continuare a fare debiti in allegria, tanto li pagheranno i tedeschi, gli olandesi, gli austriaci e così via; anzi ora abbiamo tirato dentro pure il Fondo Monetario Internazionale, per cui li pagheranno anche gli americani, i giapponesi e persino i brasiliani, gli indiani e i cinesi. In questo senso, la nostra entrata nell’euro è un capolavoro di pacco all’italiana.

D’altra parte, gli economisti escono da questo fine settimana con le ossa ancora più rotte: per motivi politici, la Banca Centrale Europea ora si metterà a comprare i titoli di Stato del Sud Europa per stabilizzarne il mercato. E con cosa pagherà questi acquisti? Si è parlato di una “tassa europea” di qualche genere, anche se limitata alle transazioni finanziarie; e questa è la via che spiacerebbe di meno ai finanzieri, anche perché sarebbe un ulteriore passo avanti verso l’“unione europea dei banchieri”, accentrando per la prima volta nella Storia il potere di imporre tasse nelle mani dell’Unione e dunque sottraendo ancora un po’ di sovranità agli Stati nazionali. La verità però è un’altra; che, alla fine, se la crisi peggiorerà (e prima o poi i debiti verranno al pettine), l’unica cosa che potrà fare la BCE è stampare euro, facendo crollare il pilastro della politica monetaria europea da quando esiste la valuta unica – quello che gli Stati non possono finanziare la propria allegra spesa pubblica con la stampa di nuova moneta.

Dal punto di vista politico sono due le visioni che si scontrano; da una parte, gli economisti e i liberisti sostengono che la crisi non è causata da loro, ma dai livelli insostenibili di spesa pubblica abbracciati dai politici del Sud Europa a fronte di una crescita insufficiente; dalle baby pensioni calcolate col sistema retributivo, dalla bassa produttività dei lavoratori, dalla eccessiva spesa in cassa integrazione e in incentivi per sostenere aziende decotte e fallimentari, in generale dalla “bella vita” che greci, spagnoli e italiani farebbero. In questa visione l’unica via d’uscita possibile è data da tagli e sacrifici per le persone, e manovre di “copertura” come quella di sabato sono solo l’ennesimo atto irresponsabile da parte di politici populisti.

Dall’altra, c’è la visione anticapitalista per cui la crisi è solo l’ennesimo sussulto di manovre speculative globali, in cui una manciata di banchieri americani prendono di mira questa o quella nazione per arricchirsi sul suo affossamento e poi arricchirsi di nuovo con i soldi pubblici immessi nel sistema per evitarlo; e per cui la colpa della situazione mondiale ricade proprio sugli economisti, sui finanzieri e su tutti coloro che hanno disegnato e gestito l’economia globale per trent’anni, e che non sono in grado di affrontare il cambiamento di scenario dovuto all’esaurimento dello spazio di crescita.

Qual è la verità? Probabilmente sono vere entrambe; è vero che, in Grecia come in Italia, il debito cresce in maniera irresponsabile e molto denaro viene sprecato in privilegi, sprechi e ruberie, espressamente voluti dal sistema politico per motivi di interesse personale o di consenso politico; ed è vero che le ricette “lacrime e sangue” proposte dalla finanza internazionale solitamente vogliono scaricare sulla classe media i sacrifici, a fronte dell’arricchimento e della speculazione di pochi, cercando poi di ritornare al “business as usual” – e chi ha fatto i soldi se li tiene.

Per questo la discussione su chi abbia ragione mi interessa poco; certo l’idea di ripagare Francia e Germania rendendo carta straccia la moneta che hanno fortemente voluto è interessante; sul fatto che ciò possa preludere a un luminoso futuro (o che possa portare ad altro che alla forzata esplosione dell’Unione Europea) sono però molto scettico. La verità è che la nostra economia è un camion fermo col motore fuorigiri, a cui pare avvicinarsi uno tsunami; come ripartire in tempo per evitarlo, e soprattutto in che direzione muoversi, pare non saperlo nessuno.

[tags]economia, banche, europa, euro, bce, grecia, italia, debito pubblico, finanza[/tags]

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Un commento a “Ripagare le banche con la loro moneta”

  1. Paolo:

    “E’ chiaro che noi stiamo stappando champagne: la strada imboccata dall’Europa vuol dire che possiamo continuare a fare debiti in allegria”

    Se tu pensi che il piano di rientro greco sia una cosa allegra… casomai irrealizzabile perchè troppo duro, ma ben peggio che lacrime e sangue, nemmeno in un’economia di guerra si fanno interventi di quel tipo.

    “tanto li pagheranno i tedeschi, gli olandesi, gli austriaci e così via;”

    Considerato che i tedeschi prendono soldi in prestito, come stato, a meno del 2% e li girano alla Grecia al 5%, direi che qualcosa ci guadagnano.

    “anzi ora abbiamo tirato dentro pure il Fondo Monetario Internazionale, per cui li pagheranno anche gli americani, i giapponesi e persino i brasiliani, gli indiani e i cinesi.”

    Ma tu sei sicuro di sapere come funziona l’FMI?

 
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