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lunedì 23 Agosto 2010, 16:24

Il calcio che dice basta

Stasera inizia per il Toro l’ennesima stagione in Serie B, dopo il disastro di quella scorsa, che ha visto il secondo peggior piazzamento di sempre nella storia centenaria del Torino.

Ovviamente io ci sarò, e ovviamente senza abbonamento; con un biglietto comprato l’altro giorno in Val d’Aosta, nell’unico punto vendita di tutta la regione, con due euro di diritto di prevendita da aggiungere ai dieci del biglietto.

Spero che non vi stiate chiedendo perché, dopo molti anni, non ho rinnovato l’abbonamento: dovreste già saperlo. I telegiornali sono pieni dei comunicati trionfali di Maroni sulla nuova “tessera del tifoso”, di cui questo blog ha già parlato sin dallo scorso autunno. Maroni vaneggia di miglior sicurezza e stadi per le famiglie, quando la realtà è che la gestione della sicurezza nel calcio italiano è sempre più approssimativa e improvvisata, e crea più pericoli di quanti ne risolva; vedi i racconti dell’anno scorso qui, qui e qui.

Per andare allo stadio non basta più farsi schedare in tutti i modi (i biglietti sono già nominativi da anni, non è certo la tessera che ci rende più identificabili, e se volevano rifiutarsi di vendere il biglietto ai diffidati potevano farlo già prima), né è sufficiente dover cercare il biglietto come in una caccia al tesoro e sottoporsi a perquisizioni e code sotto il sole; ora bisogna anche, almeno per l’abbonamento e per i biglietti del settore ospiti, sottoscrivere una fidelity card, che per la maggior parte delle società è anche una carta di credito revolving (anche se Cairo, con la sua Cuore Granata, almeno questa ce l’ha risparmiata… per ora), con la quale naturalmente verremo riempiti di monnezza pubblicitaria e spremuti ulteriormente.

Prego ammirare la grande trovata “a vantaggio della sicurezza”: se io non faccio la tessera, posso benissimo andare allo stadio; solo, devo comprare ogni volta il biglietto, pagando dunque nel complesso una cifra superiore. Non solo; se io non faccio la tessera, posso benissimo andare in trasferta; ma non nel settore ospiti. In pratica, grazie a questo provvedimento, da domani vi troverete gli ultrà più accaniti della squadra ospite non nel settore ospiti, dove potrebbero venire separati e controllati, ma in mezzo a voi negli altri settori dello stadio. Geniale vero?

Insomma, la tessera del tifoso è una presa in giro; a me e a tanti altri non sarebbe costato poi molto farla, ma abbiamo deciso di dire di no. Pagheremo il biglietto ogni volta, spenderemo di più, non importa: è un sacrificio concreto per dare un segnale, per indicare il dissenso non certo degli ultrà e dei violenti, ma di tantissime persone perbene che hanno lo stadio come hobby e che sono stufe di venire vessate e criminalizzate.

Dall’estero piovono critiche, ad esempio quelle di Platini; gli abbonamenti sono calati mediamente del 20% rispetto allo scorso anno, nonostante varie curve si siano fatte “comprare” dalle società (per le tifoserie più grandi, fare l’ultrà, controllando la vendita di gadget e magliette, è un mestiere ben retribuito). Maroni sbraita, la tensione è altissima. Speriamo che ritorni in tutti un po’ di buon senso; anche se l’impressione è che pure su questo, come su tante altre cose, la politica sia interessata più agli slogan populisti e alle dimostrazioni di “celodurismo” che a risolvere i problemi.

Nel frattempo, è bene ricordare che da noi è in corso anche una contestazione a Cairo, in modo pacifico e originale: esporremo allo stadio, oltre al granata, anche i colori giallo e nero, i primi adottati dal Toro alla sua fondazione. Per chi ancora non sa cosa viene imputato a Cairo, c’è qui sotto un bel video: guardatelo e leggetelo con calma. Non si tratta certo di lamentarsi per non aver comprato questo o quel giocatore, ma per la gestione approssimativa e minimale della società.

[tags]calcio, serie b, toro, tessera del tifoso, ultras, maroni, viminale, cairo, contestazione[/tags]

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Un commento a “Il calcio che dice basta”

  1. for those...:

    Da frequentatore occasionale di stadi concordo al 100%. ‘Sta menata della tessera o il prezzo maggiorato del biglietto, le ore di fila per entrare, i centomila controlli inutili (basta vedere quanti petardi scoppiano lo stesso ad ogni partita) sono un ulteriore disincentivo ad andare allo stadio per chi vive la partita come un momento di svago e non come cieca fede in un colore. Così facendo restano solo quei 4 gatti supertifosi oltretutto pure incazzati per i disagi.
    Un fulgido esempio di cura che è peggio del male!
    In quanto a curve “vendute” e ultrà di professione noi milanisti “non evoluti” ne sappiamo qualcosa! :-(

 
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