Nuovi fatti contro il Tav
Oggi, a Chiomonte, per la seconda volta il presidio No Tav sequestrato dalla magistratura è stato rioccupato, riaprendo il cantiere per finire i lavori. L’inverno si avvicina, e bisogna finire il tetto… In parallelo, la discussione è arrivata nelle stanze del consiglio comunale. Ma invece di concentrarmi solo sulla diatriba mediatica, io vorrei citare una serie di fatti che i media non riportano.
Per quanto riguarda il traffico, sono usciti da poco i dati Alpinfo 2009 – Alpinfo è l’osservatorio sul traffico alpino gestito dalla Svizzera – e sono clamorosi: il traffico automobilistico attraverso il Frejus è calato del 20%, da 12.2 a 10.2 milioni di tonnellate, ma il traffico ferroviario sulla stessa tratta (nella tabella è alla riga “Mont-Cenis”) si è praticamente dimezzato in un anno: da 4.6 a 2.4 milioni di tonnellate. In dieci anni si è ridotto a poco più di un quarto (nel 2000 peraltro, come ricorderete, il Monte Bianco era chiuso in seguito a un drammatico incidente).
Ricordiamo che la capacità dell’attuale linea ferroviaria attraverso il Frejus è di 20 milioni di tonnellate di merce all’anno: anche se per magia tutto il traffico automobilistico venisse spostato su ferro (per quanto i dati dimostrino che la tendenza è se mai opposta) la linea sarebbe piena per poco più di metà …
Ma ci sono altre notizie delle ultime settimane che sono passate abbastanza sotto silenzio. Per esempio, un paio di settimane fa a Bologna gli scavi della stazione sotterranea della TAV, situata in piena zona abitata al di là dell’attuale stazione ferroviaria, hanno provocato l’ennesima voragine. Il terreno è instabile; questa volta sono stati fortunati e la voragine si è aperta in un piazzale, ma venti metri più in là ci sono le fondamenta delle case, che già più volte in questi anni sono state lesionate. Ci sono persone con il salotto o la camera da letto puntellata e transennata e con la casa che rischia di crollare; ma queste cose ovviamente passano sotto silenzio.
Non sarà diversa la situazione a Firenze, in cui dovrebbe essere costruita un’altra galleria di “sottoattraversamento” della TAV in una zona dove le falde acquifere sono a pochi metri dalla superficie: e infatti già con i lavori preparatori ci sono stati danni alle case. Il rischio è che le strutture del tunnel, che scorrerà trasversalmente alle falde e al flusso del Mugnone, facciano da diga, provocando scompensi alle fondamenta di tutta la città , compreso il centro storico. Se non ci credete, basta guardare lo scandalo tutto torinese della Falchera allagata: da quando è stato costruito il ben più piccolo tunnel del tram 4, le acque nel sottosuolo non defluiscono più ed emergono allagando le case. Immaginate una cosa del genere, ma dieci volte più grossa.
Insomma, questi scavi faraonici creano danni e problemi altrettanto faraonici; uno potrebbe ancora capirli se ci fosse una effettiva e pressante necessità , se dall’altra parte ci fossero strade e ferrovie intasate, inquinamento a livelli record, e non ci fossero alternative. Ma del Frejus abbiamo già detto; per Firenze, ad esempio, esiste un progetto alternativo in superficie che costa un ottavo e risolve il problema con meno sforzi e senza rischi. Forse il problema è proprio questo.
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