Profumo di cambiamento
La lettera con cui il Rettore del Politecnico Profumo comunica la sua indisponibilità a fare il sindaco segna probabilmente un momento di svolta negli equilibri geopolitici di Torino. Detto che su questo genere di cose giravolte e ripensamenti sono all’ordine del giorno, il messaggio che ha mandato ieri il Rettore è molto chiaro: “io l’avrei anche fatto, mi ci sarei messo seriamente, ma voi avete cominciato a litigare e allora non ci sto”.
Il “voi” in questo caso è la classe politica cittadina, da Chiamparino in giù; che poi vuol dire, vista la calcolata inconsistenza del centrodestra a Torino città , soprattutto il PD. Con Castellani prima e con Chiamparino poi, il PD è stato organico al blocco socio-economico che controlla la città : è stato fedele alleato della Fiat sia sul piano industriale che su quello dell’immagine (compresi i mondiali di sci e le Olimpiadi); si faceva scrivere i piani strategici dal Sanpaolo; ha permesso ai palazzinari (talvolta amici, talvolta parenti) di cementificare le periferie; aveva dalla sua parte anche gli accademici, non solo gli intellettuali di Palazzo Nuovo, ma addirittura quei “confindustriali” del Politecnico.
Ora, però, questo asse si è incrinato. Da una parte il potere economico ha spinto Profumo in tutte le maniere; se riprendete in mano le prime pagine della cronaca cittadina della Stampa, quasi ogni giorno per tre mesi c’è stato un articolo su cosa faceva Profumo, cosa pensava Profumo, quanto era figo Profumo. Dall’altra la politica cittadina ha detto no: chi più chi meno, i vari capetti del PD hanno detto “con Castellani ci avete preso alla sprovvista, con Chiamparino ci avete marginalizzato, ora tocca a noi”; hanno detto che la “società civile” deve stare al suo posto, e che l’amministrazione delle istituzioni compete ai politici professionisti.
Questo esito rafforza, se ce ne fosse bisogno, il ruolo di una lista civica come la nostra; una lista che, pur facendo parte di un movimento nazionale, non aspira a formare politici di professione, ma piuttosto a portare un gruppo di persone comuni nelle istituzioni. Il nostro gruppo è particolarmente variegato; ci sono i “meetuppari” classici, gli esperti di decrescita, di energie alternative, di mobilità sostenibile, di GAS; ma ci sono anche persone che sfuggono a questa classificazione, imprenditori, liberi professionisti, persone che vogliono soprattutto una gestione di Torino migliore, orientata al bene comune invece che agli interessi di pochi.
Se questa varietà può far storcere il naso a chi intende il Movimento come un club di puri, essa è invece per me un grosso valore: vorrei che fossimo noi la vera “alleanza per Torino”, quel movimento di persone che non vogliono fare politica per mestiere ma che, venendo da esperienze molto diverse, si radunano su un programma di rinnovamento e rilancio della città . Più ampio e variegato sarà il fronte che riusciremo a costruire, migliori saranno le nostre chance di ottenere dei risultati: questa è la nostra sfida dei prossimi mesi.
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