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giovedì 21 Luglio 2011, 20:19

2011 odissea nel rifiuto

Questa mattina, insieme a tutta la commissione Ambiente, abbiamo fatto un interessante sopralluogo alla ex discarica (chiusa da fine 2009) di Basse di Stura. L’amministratore delegato Maurizio Magnabosco ci ha guidati fino in cima alla collina, da cui la vista è davvero bellissima; la montagna di rifiuti è già coperta d’erba, e intorno lo sguardo spazia su tutta la città fino alle Alpi.

bassedistura_544px.jpg

Alla lunga, la città dovrà decidere se farne un parco o qualcos’altro, per esempio una grande distesa di pannelli fotovoltaici. Considerando però che nell’anno e mezzo dalla chiusura la cima della collina si è abbassata da sola di nove metri, capite che il tutto è piuttosto instabile e che ci vorranno una decina d’anni prima di poterci fare qualsiasi cosa; nel frattempo, il biogas estratto (con efficienza del 97%, la più alta al mondo – almeno secondo Amiat) viene utilizzato per produrre energia.

Magnabosco ci racconta che con la chiusura della discarica Amiat ha perso 30 milioni di utili, che guarda caso sono proprio la differenza tra quel che la città paga per il servizio di raccolta rifiuti (154 milioni l’anno) e quel che costa ad Amiat fornirlo (circa 185 milioni).

E’ chiaro che Amiat batte cassa, perché – finito l’attuale periodo di transizione in cui i nostri rifiuti vanno alla discarica Cassagna del CIDIU, a parte l’organico che va metà a Borgaro e metà a Pinerolo – ora le entrate da smaltimento di rifiuti di terzi andranno a TRM, che gestirà l’inceneritore (problema noto di cui vi parlavo già più di due anni fa). E dunque, il tema delle sinergie (fusioni?) tra Amiat e TRM si pone con forza, anche se ho il sospetto che qualcuno a Palazzo Civico possa preferire gli amici di Iren. (A proposito di inceneritori, Magnabosco ribadisce che un secondo inceneritore a Settimo da 100.000 tonnellate/anno è inutile perché sarebbe in perdita cronica; sotto le 300.000 tonnellate sarebbe una follia.)

Io gli chiedo notizie sull’estensione della differenziata porta a porta e lui alza il prezzo: l’assessore Lavolta aveva detto che servono due milioni di euro l’anno per ogni punto percentuale di incremento della differenziata, lui dice tre perché “la comunicazione è costosissima” e perché bisogna andare in centro dove il porta a porta non si può fare per mancanza di cortili. Gli facciamo notare che mancano ancora molti quartieri semicentrali, e anche che, passato l’investimento iniziale, Amiat dovrebbe iniziare a guadagnare dai materiali recuperati. Lui segnala che a Torino Amiat (pubblica) gestisce le fasi del ciclo in perdita, mentre quelle in attivo sono affidate ai privati, ad esempio a cooperative di tutti i colori (direi anzi arcobaleno). Altra bella questione!

Si chiude parlando di puzze, loro giurano che non arrivano dai loro impianti ma dai vicini campi nomadi, che sono circondati da discariche a cielo aperto e sono sede regolare di attività giusto un pelino inquinanti, tipo bruciare le guaine di plastica dei cavi elettrici rubati per estrarre il rame da rivendere. Partono racconti di zingari che bloccano i camion dell’immondizia, prendono il materiale che gli interessa e abbandonano il resto per strada; Amiat stima in due milioni di euro i soldi che servirebbero per ripulire la zona, operazione peraltro inutile perché dopo qualche mese sarebbe come prima.

Ma non era solo di questo che volevo parlarvi; è che stasera, in preparazione dell’estate, ho deciso di fare il grande svuotamento dei bidoni. Io ho tre grossi bidoni di plastica sul balcone (carta, vetro-lattine e plastica); produco pochi rifiuti, dunque i primi due vengono svuotati con le pulizie stagionali. A parte il fatto che appena ho sollevato il bidone della carta esso si è parzialmente sbriciolato come se fosse diventato di pane carasau, e dunque mi chiedo che razza di roba chimica corrosiva ci sia nell’aria di Torino; comunque, mi è venuto il dubbio delle confezioni dei biscotti.

Io consumo grandi quantità di biscotti in pacchetto di carta con interno di alluminio, che butto regolarmente nel vetro-lattine. Parlandone coi nostri esperti, settimane fa, mi avevano cazziato: secondo loro non erano riciclabili. Giunto il momento dello smaltimento, dunque, mi è venuto il dubbio, e ho pensato di andare sul sito Amiat per capire cosa dovevo fare.

Ho cercato con Google “amiat differenziata rifiuti”, ma il primo risultato non dice nulla di utile; ho guardato tutti i link della sezione, dove ci sono tante belle informazioni su che fine fanno i nostri rifiuti e quanto è brava Amiat, ma non l’informazione che credo cerchi il 99% dei visitatori del sito Amiat, ovvero “dove devo buttare questo materiale?”. Sulla sinistra vedo però un bel bannerone Flash con scritto “Buttalo giusto”: ok, sarà lì.

Clicco, e mi ritrovo su un fantasmagorico sito in Flash… perfettamente inutile. Già, perché tutto quel che posso fare è cliccare su un cassonetto e leggere un elenco molto incompleto di cosa ci va dentro. Peccato che il problema tipico dell’utente sia esattamente l’opposto, ovvero dato il materiale scoprire il cassonetto. Usability fail! Nemmeno cliccando su tutte le icone una per una trovo l’informazione: solo una gran perdita di tempo.

Un po’ scocciato, provo con l’home page… nemmeno lì c’è nulla di utile, solo trionfali comunicati stampa. Alla fine ce la faccio: c’è un’icona praticamente invisibile (grigio scuro su grigio chiaro…) con scritto “le guide di Amiat”; dentro, sperduto a metà elenco, c’è il link “rifiutologo”; lì dentro trovo finalmente un PDF di forma che pare appositamente studiata per non poter essere né maneggiata né stampata a casa, ma che almeno a schermo mi dà un elenco di materiali con associato il giusto cassonetto.

Vi risparmio l’ulteriore perdita di tempo nel cercare di capire quale materiale sia “busta dei biscotti”; cerchi “alluminio” e non trova niente di utile; cerchi “alimentari” e non trova niente di utile; alla fine è (sperando di aver valutato bene) l’intuitivo “confezioni per alimenti in carta argentata”. E va appunto nel vetro-lattine: alla faccia degli esperti.

Certo che (alla faccia della comunicazione costosissima) se ho dovuto perdere mezz’ora io per trovare l’informazione su dove buttare una normalissima confezione alimentare, come pensiamo che il torinese medio possa differenziare correttamente? Basterebbe che quel PDF fosse attaccato a un bel link grosso in home page…

[tags]amiat, rifiuti, torino, discarica, inceneritore, differenziata[/tags]

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11 commenti a “2011 odissea nel rifiuto”

  1. mke777:

    E questo il link alla versione “stradale” della riciclata:
    http://www.amiat.it/images/File/ComunicazioneEsterna/Stradale_2010.pdf

    In entrambe i casi si puo’ salvare il file sul menu’ di Chrome/firefox (e stamparlo automaticamente in 2 A4 con Acrobat reader X). Consiglio di appenderlo sull’imbarco dell’ascensore di condominio perche’ e’ una bella lettura mentre si aspetta! ;)

  2. Pippo:

    Ma scusa, ti hanno appena detto “la comunicazione è costosissima” e dunque vorrai fornire all’utenza un sito che sia complicato da sfogliare?
    Altrimenti come giustificano i costi di comunicazione?
    Questa storia che la comunicazione sia costosa mi ha un po’ stufato soprattutto se riguarda un sito internet. Spesso ti dicono che hai poche decine di pagine a disposizione per inserire i tuoi contenuti e te le fanno strapagare.
    Come saprete vi è un grosso provider, ARUBA, che con 25 euro l’anno ti da il dominio, spazio web illimitato e 5 caselle mail.
    D’accordo che chi fa e gestisce un sito deve essere pagato ma i costi di struttura sono ridotti al minimo!
    Senza parlare della piattaforma WordPress, oramai talmente sviluppata da poter creare dei veri e propri siti web completamente gratuiti.
    L’uso di Flash sul web sarebbe da limitare, troppe risorse, troppa larghezza di banda necessaria e spesso, tanti effetti speciali e poi non trovi quello che cerchi.

  3. .mau.:

    Certo che (alla faccia della comunicazione costosissima) se ho dovuto perdere mezz’ora io per trovare l’informazione su dove buttare una normalissima confezione alimentare, come pensiamo che il torinese medio possa differenziare correttamente?

    A dire il vero la risposta dovrebbe essere diversa: una legge che obblighi (a) a fare confezioni facilmente separabili nei vari componenti e (b) a indicare dove vanno le componenti. Non è banalissimo, perché per esempio Milano ricicla i cartoni del latte (che dentro hanno l’alluminio) nella carta; però con un sistema di icone sulle confezioni poi basterebbbe che i bidoni del riciclo avessero le stesse icone, e anche se non parli italiano ma solo patois sai cosa devi fare.

    (semplificare la comunicazione perché sia efficace costa, non so se più o meno di fare un inutile sito flash ma costa)

  4. Marco[n]:

    D’accordissimo con .mau. Tra l’altro alcuni oggetti hanno gia’ un simbolo che identifica il materiale (ACC, AL, CA, PE ecc.) all’interno di un cerchio o un esagono. Basterebbe estendere questa simbologia a tutti i contenitori e riportarli pari pari sui bidoni per eliminare ogni dubbio.

  5. Redsox:

    Grazie!!!! sono anni che cerco di capire dove va la confezione dei biscotti, lo giuro!!!
    Magari ne stampo anche io una copia per l’ascensore, geniale!
    Un’ottima cosa che potresti cercare di migliorare è l’informazione su cosa-dove buttare, ci conto!!

  6. Gian:

    Gentile V.B. grazie per il link .

    perhe’i capelli vanno nel “rifiuti non recuperabili” mentre i peli e le piume vanno nell'”organico” ?

    spero che non sia per le tinture …

  7. Polemico74:

    A parte che non capisco in base a cosa ti senti superiore al cittadino medio, a proposito di energia:

    http://www.adnkronos.com/IGN/Regioni/Piemonte/Regione-aumenta-accise-benzina-per-reperire-fondi-per-danni-alluvioni_312271554925.html

    Quando l’avevate detto che volevate aumentare le tasse sulla benzina? Mi deve essere sfuggito…ho cercato sul vostro sito ma non ho trovato nulla….anche se sono solo un cittadino medio….

  8. vb:

    Scusa, io che c’entro? Chiedilo a Bono, è lui che ha queste alzate d’ingegno.

  9. D# AKA BlindWolf:

    Tra parentesi nel PDF linkato dice di buttare gli scontrini nella carta… .mau. in un suo post di qualche giorno fa e questo link http://www.ecoseven.net/news/Ambiente/E_lo_scontrino_fiscale_dove_lo_butto_Strano_ma_vero_non_nel_contenitore_della_carta_5179 dicono il contrario… e mo’ che faccio?

  10. Polemico74:

    Io che c’entro…ahahahah…peggio dei socialisti che uscivano dal consiglio dei ministri criticando le scelte che avevano appena appoggiato.

    Io che c’entro…ahahahaha

  11. zap:

    interessante la questione del recupero di biogas. (http://www.amiat.it/interno.cfm?SEZ_ID=20&SS_ID=12&PAG_ID=23 e pdf allegato))

    la falsa pubblicità promozionale dell’inceneritore fa leva sulla presunta “riduzione della CO2” proprio ipotizzando che non ci sia nessun recupero di biogas… da denunciare per pubblicità ingannevole!

 
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