Strane notti
Tornare a casa sazi dopo una cena coi parenti, e smazzare ancora un po’ di computer, e i bollettini dell’ICI per domani. Poi provare ad andare a dormire, col fresco della finestra aperta vanificato dal calore accumulato dalle lenzuola durante il giorno, e trovarsi a guardare la luna e pensare, e chiedersi cosa starà facendo un’altra persona, e chiedersi perchè ce lo si sta chiedendo. Aver bisogno di alzarsi e suonare un po’, invariabilmente le stesse quattro battute delle stesse quattro canzoni, con una innaturale predilezione per De André. Tornare indietro, accendere il computer, cominciare due mail per due persone diverse, e non spedirne alcuna.
Dev’essere il caldo che cuoce il mio cuore, dorando la torta che esso prepara, in tutta la sua dolcezza; ma anche lievitando l’inevitabile coscienza di come il medesimo fiore che, raccolto, porterebbe gioia e bellezza, lasciato e non consumato imputridisca, e finisca per dare infezione alla sua stessa pianta.
Oppure erano le acciughe al verde.
21 Giugno 2006, 09:10
Visto che ti capisco assai (nota- accordi di “Caruso”: molto più di 4 …), tifo dichiaratamente per le acciughe al verde …