Mangiare in Liguria
Tra ieri e oggi abbiamo provato un paio di posti dove mangiare nel circondario: infatti, causa freddo e febbre abbiamo passato tutte le vacanze rinchiusi nella nostra casetta, e solo con il venire del sole e delle buone condizioni siamo scesi a valle a cercare cibo.
Il primo posto è stato il Ristorante Bagni Restano a Cervo, uno dei posti più conosciuti in zona. E’ un locale proprio sulla spiaggia, nella zona delle vecchie rimesse che sta tra San Bartolomeo e la fantastica marina con ponte ferroviario di Cervo (quest’ultimo è un posto bellissimo, peccato che quando tra pochi mesi chiuderà la ferrovia ottocentesca finiranno certamente per piazzare delle auto sul ponte o per abbatterlo); ci si arriva dalla strada che si stacca dall’Aurelia verso il mare proprio in corrispondenza del sottopassaggio della ferrovia.
Siamo andati subito al sodo e abbiamo preso spaghetti allo scoglio e pappardelle con carciofi e gamberetti, e poi fritto misto per due: tutto ottimo, sia i primi (specialmente il mio, visto che è stagione di carciofi) che il fritto, che conteneva pesci anche di buone dimensioni che però non sapevano di fritto, ma di pesce appena cotto, rosa al punto giusto; anche i calamari non sapevano di gomma e onion rings come nella maggior parte dei fritti, ma di calamaro appena colto (macellato, potato, insomma comunque sia che i calamari diventino quella roba che lì però chiaramente non era un cilindrato Pirelli, ma aveva anche regolamentari punte e barbette). Senza antipasti, con un solo dolce e con mezzo litro di vino – ma siamo usciti piegati, sarà che era domenica sera e avevano il pesce da finire ma il fritto era davvero abbondante e ha messo in seria difficoltà anche me – e con un oste davvero gentile, abbiamo speso meno di 35 euro a testa: sommando il fattore pesce al fattore Liguria direi che è giusto così.
Oggi invece siamo andati in gita ad Albenga e, nonostante le indicazioni contrarie della guida delle Osterie d’Italia, abbiamo trovato aperta la farinateria Puppo, la principale istituzione culinaria del centro storico (peraltro pieno zeppo di ristorantini, che però erano tutti o chiusi o vuoti; qui invece c’era la coda fuori). Certo, all’arrivo ci siamo trovati davanti l’ennesimo pacco da Osterie d’Italia: come quasi sempre quando si segue questa guida, si riceve la promessa di un posto rustico dei tempi andati – qui addirittura doveva essere uno di quei buchi nei caruggi che fanno la farinata come nell’Ottocento – e ci si ritrova davanti un locale leccatissimo pieno di proposte fighette e arredi eleganti, e dai prezzi regolarmente rivisti all’insù.
Comunque, qui l’eleganza del locale è ancora tollerabile, limitandosi a dei bei mobili antichi di legno, dei bei tavoli rivestiti di marmo, e l’ormai obbligatoria carta ruvida color senape su cui piazzare i fritti accanto a un inutile contorno di rucola (mio dio, quanto odio il contorno di rucola); alla fine, il leccatismo si è rivelato davvero l’unico punto debole del locale, a parte forse l’orrida cassetta di hits di John Denver il cui suono usciva dalla cucina.
Il cibo, infatti, era eccellente, a partire dalla farinata, che era davvero perfetta: una sottilissima crosta unta e non dura sotto, uno strato di consistenza papposa ma solida in mezzo, e sopra le isolette di parte cotta e rappresa come le rocce in mezzo a un mare di lava, solo che queste sprizzano olio d’oliva. Poi abbiamo preso una zuppa di pesce, una fetta di caciotta alla piastra con miele, fette sottilissime di pera e gherigli di noce (vi avevo detto che era un posto fighetto) e soprattutto delle eccellenti acciughe fritte, un altro piatto povero che è difficile trovare in giro ma che se fatto bene è ottimo. Anche i dolci erano buonissimi, in particolare il mio cestino di pasta sfoglia contenente una mousse alla fragola e panna guarnita con fragoline di bosco (vi avevo detto ecc.). Porzioni comunque buone, conto 39,80 euro in due rigorosamente senza scontrino.
In appendice, segnalerò che ad Albenga ci siamo andati per visitare il centro storico medievale, che è uno dei tesori nascosti della Liguria; non è enorme ma è bellissimo, una cosa che fosse in Toscana ci verrebbero i giapponesi, e invece è in Liguria quindi i locali lo tengono nascosto perché sono troppo intenti a costruire palazzoni e parcheggi sul mare. Abbiamo provato anche un’altra esperienza bellissima, l’antica strada romana che tuttora è percorribile a piedi su per i colli verso Alassio, e che corre tra gli ulivi fiancheggiata da sette o otto edifici funerari romani ancora ben visibili; peccato che i liguri ci abbiano subito costruito sopra delle ville (con indirizzo “passeggiata Archeologica 4”!), spezzando i muri del I secolo d.C. per farci il vialetto d’accesso, e riempiendo le pietre del selciato romano con cemento anni ’60 per passarci più comodi con le macchine. E trovare questa strada è praticamente impossibile, sopravvive a malapena qualche cartello giallo anni ’70 arrugginito e crollato per terra! Certo che lo scempio che hanno fatto della Liguria è davvero tremendo: non stupisce che ormai attragga solo più i pensionati di Torino e Milano.
[tags]ristoranti, recensioni, liguria, albenga, cervo, turismo, osterie d’italia[/tags]
5 Gennaio 2009, 21:02
“non stupisce che ormai attragga solo più i pensionati di Torino e Milano.”
Pero’ rigorosamente divisi, mi raccomando: i piemontesi a ponente, i lombardi a levante. Farli mischiare sarebbe come in Star Trek far toccare materia e antimateria!
5 Gennaio 2009, 22:58
Quindi se un torinese si trasferisce per lavoro a Milano diventa .mau.? ;-)
5 Gennaio 2009, 23:55
.mau. va solo a Genova, quindi?
6 Gennaio 2009, 11:02
Non leggete con attenzione: già alcuni post fa .mau. ha spiegato che va a Levante, con ciò dichiarando la sua sopravvenuta milanesità .
6 Gennaio 2009, 12:48
ma se alassio è piena di milanesi!
6 Gennaio 2009, 16:45
a dire il vero prima non andavo né a Levante né a Ponente, e ancora adesso faccio qualche puntata verso Pietra Ligure :-)